Una decina di anni fa cercavo un buon maschio per il mio piccolo allevamento e, tramite un’amica, mi rivolsi ad un allevatore e giudice americano che mi mandò in visione una cassetta nella quale si vedeva un persianino rosso e le sue sorelle a tre mesi. Non ebbi dubbi e pensai subito che era il soggetto giusto. Gli avevano dato il  nome di Jack O’Lantern perché era nato il 31 ottobre ed è con questo  nome  che viene chiamata la buffa zucca con occhi e bocca intagliata che viene portata in giro come una lanterna l’ultima notte di ottobre, la magica notte di Halloowen. Dovetti  aspettare però cinque mesi prima di averlo perchè l’allevatore desiderava che diventasse Gran Champion in America e al CFA il campionato comincia dopo gli otto mesi. Era l’agosto del 90’ quando partii per la Florida per  prendere Jack. 
Wayne Trevathan, l’allevatore, aveva iscritto Jack alla mostra di Jacksonville per fargli raggiungere il punteggio che  l’avrebbe fatto diventare Gran Campione. Quando entrai nella grandissima sala della mostra mi sentivo come Alice nel paese delle meraviglie; quante volte avevo sfogliato l’annuario del CFA come fosse il libro dei sogni, i gatti fotografati in quelle pagine erano al top dei miei desideri. Quei gatti ora erano là, perfetti, bellissimi,  non uno solo, a mio giudizio, che non fosse da Best! I nomi sul catalogo, gli allevatori che incontravo, erano i più prestigiosi del Gotha felino d’America: Rambo, Bar-B, Quin-Jo, Marhei, Pironti, Hapajo, South-Paw e tanti altri ancora. Per la prima volta vedevo tanti meravigliosi gatti di razze diverse: le svelte silhouette degli ocicat, dei siamesi, degli  egiptian mau erano disegnate dalle linee armoniose delle lunghe zampe e dal corpo sottile e scattante. Non avrei mai immaginato la dolcezza dei grandi occhi scuri di un burmese e la perfezione della sua piccola testa arrotondata. Gli american short- hair, la comune razza di gatti a pelo corto che gli americani allevano con estremo rigore, erano capolavori di armonia e perfezione nel disegno tabby del mantello. Il livello di tutti i gatti presenti era altissimo e i persiani, che più di tutti mi toccavano il cuore, avevano  sontuosi mantelli e grandi, dolcissimi occhi.  
Ma, gatti a parte, il colpo d’occhio della sala era incredibile: drappeggi, festoni, merletti, nastri, piume, rasi, pailettes, tulle e tutto quanto di più festoso, ricco e kicth scintillava negli addobbi delle gabbie. Girando tra la rutilante festosità dei box trovai il mio Jack e l’allestimento della sua gabbia era veramente da shock. In lucido raso crimson con ciuffi di tulle nero e drappeggi orlati di merletto intrecciati a boa di struzzo nero e rosa; sul tetto della gabbia, un “Pierrot” di porcellana troneggiava tra alte piume. Avevo appena visitato la Georgia e le deliziose ed antiche cittadine come Shavanna mi avevano fatto rivivere i tempi di “ Via col vento”. Così, per associazione di idee, guardando quel box mi venivano in mente l’accogliente “casa” di Bella Watling e i suoi rossi bodoir. Nella gabbia scintillavano due grandi occhi dolci e un buffo bavaglino gli proteggeva la bella gorgera. Il suo nome-Jack O’Lantern era scritto su  una lucida targhetta nera.

Poi sono cominciati i giudizi e in ogni ring dove Jack veniva portato vedevo il giudice appendere al suo box il fatidico nastrino rosso o blù. Le coccarde e i nastrini si moltiplicavano nella sua gabbia e già al terzo ring, dopo il giudizio di Craig Rothermel , era diventato Gran Champion! Al termine della mostra il suo punteggio era salito a 366 punti, una seria ipoteca per ulteriori titoli. A sera le grandi rastrelliere dove erano allineate le coccarde, erano vuote mentre le gabbie dei vincitori erano, se possibile, ancora più ricche e festose. Grande gioia e tripudio attorno al buffo bodoir di Jack !!  Ora, mentre scrivo, c’è qualcuno acciambellato sul mio tavolo e il suo ron-ron accompagna il ticchettio della macchina da scrivere. E’ un grande batuffolo rosso che mi guarda con grandi e dolci occhi ed è qui non per prendere il posto di chi non c’è più ma per ricominciare uno splendido dialogo fatto di intese, emozioni, allegria e tanto affetto.  

Ho scritto questo pezzo nel 91’ per la rivista “ Amici miei”, avevo perso da poco Kariff. un persiano rosso con il quale avevo cominciato nel 1981 la mia avventura “felina” e Jack era appena arrivato. Adesso però devo riscrivere nuovamente quell’ultima frase

Ora, mentre scrivo, c’è qualcuno acciambellato sul tavolo e il suo ron-ron accompagna il ticchettio della tastiera. E’ un grande batuffolo rosso e bianco con grandi occhi dolci ed è qui non per prendere il posto di chi non c’è più ma per cominciare un nuovo meraviglioso dialogo fatto di intese, emozioni, allegria e tanto, tanto affetto                    CIAO   JACK

                                                                                 Benvenuto ROMY