Sono
alti 13 cm, hanno grosse orecchie a punta,
occhi tondi, ricoperti di pelo rosa shoking.
Possono essere grigi, bianchi, neri. Alcuni
hanno la coda e altri il ciuffo, muovono la
bocca e strizzano gli occhi: si chiamano
Furby. Ssono peluche interattivi, teneri
innocui pupazzetti pelosi che stanno facendo
impazzire i bambini americani. Messo da
parte il Tamagochi, c’è il Furby il
peluche hi-tech,
la
risposta americana al Tamagochi giapponese.
Che
cosa fanno?
I
Furby hanno la caratteristica che se gli
sussurra qualche parolina dolce attraverso
le grandi orecchie captano il suono e lo
ripetono grazie a un microchip contenuto nel
loro pancino. Questi peluche cantano,
strillano, russano e dopo aver mangiato
fanno il ruttino. Ognuno di essi è diverso
da ogni altro per l’aspetto, per il nome
(che pronuncia la prima volta che viene
acceso) e per il carattere.
Come
funzionano?
Furby
funziona grazie a sei sensori: due sensibili
al tatto (su pancia e schiena), uno
sensibile al suono, uno per il movimento e
uno per la comunicazione a infrarossi,
grazie a cui può dialogare con i suoi
simili. I sensori sono collegati a due
microchip che gestiscono le funzioni motorie
e del linguaggio. Furby ha un vocabolario di
duecento parole che può combinare in
ottocento frasi; di questo repertorio, cento
parole sono in “furbish”, un idioma
inventato in cui ci sono parole come “gaa-gaa,
mee-mee” ecc.
I
Furby hanno bisogno di “may-may” (amore)
e “may-lah (coccole), cantano, ballano e
nel futuro giocheranno pure a nascondino.
Diversamente dai Tamagochi, non muoiono.
A
chi piacciono? Chi ne ha uno?
I
Furby sono stati venduti soprattutto in
America (10 milioni), poi in Inghilterra
(1,5), in Francia (1,2) e in Spagna (0,9); in
Italia, dove il pupazzo è arrivato solo da
qualche mese, i primi 40 mila esemplari sono
spariti in pochi giorni. Da poco tempo oltre
alla versione che parla in “furbish” e
inglese c’è anche quella in italiano, che
è arrivata da poco.
Tutti
pensavano che sarebbero piaciuti soprattutto
ai ragazzi tra i sei e i sedici anni, invece
fanno impazzire anche gli adulti: tra
questi, anche persone della televisione come
Emilio Fede, che l’ ha chiamato Otto e lo riempie
di cure, Alessandro Cecchi Paone, che
se lo contende con la n ipotina, e Giuseppe
Brindisi di “Studio Aperto”, dato che
sia lui che la sua fidanzata gli dedicano
sempre un po’ di tempo prima di andare a
lavorare; ce l’avevano persino molti
impiegati della NASA, cui però è stato
proibito di portarlo in ufficio per le
interferenze con le altre apparecchiature
elettroniche.