Sono
Salem, un gatto nero con un pelo molto folto
e ho due occhi variopinti: uno giallo ed uno
verde.
Il
mio padrone si chiama Carlo, un buon uomo
anziano che mi tratta molto bene.
Il
mio hobby preferito è acchiappare le
lucertole e gli uccellini.
A
casa combino a volte qualche guaio: spacco
un po’ di vasi, bicchieri, piatti... ma
non lo faccio apposta e comunque so farmi
benvolere, e ciò che mi piace di più è
farmi coccolare.
Io
abito vicino ad una scuola media, e gli
studenti mi coccolano sempre, soprattutto un
ragazzo di nome Hossam. Sapete, lui mi è
molto simpatico e io mi ritengo sfortunato
perché non ho potuto rispondergli come
avrei voluto quando lui mi ha proposto,
molte volte, di andare a vivere a casa sua:
però io non so parlare ma solo miagolare,
peccato, se no avrei accettato. Ma pazienza,
non fa niente, perché della mia
sistemazione non mi posso davvero lamentare.
Voglio
raccontarvi di quella volta che sono andato
a Londra con papà Carlo. Lui e le altre
persone parlavano una lingua chiamata mm...
siamese, no no, danese?... uffi... come?!!
Ah ecco, inglese, e dicevano cose di questo
tipo: «do you speak English?» e l’altro
che rispondeva «yes I do» oppure «no I do
not», beh, io non capivo niente.
Lì
a Londra un giorno Carlo uscì per compere
(per lo «shopping», dicono gli inglesi) ed
io ne approfittai per andare in giro. Ero
tranquillo, perché sapevo che gli inglesi
hanno una lunga tradizione di rispetto e
amore per gli animali, ma ahimé, in quel
quartiere i bambini non erano come me li
aspettavo io: non erano gentili e sensibili
come qua a San Maurizio, al contrario mi
hanno preso a calci, mi hanno lanciato sassi
e scarpe... ma c’era solo uno... avete
capito bene, solo un ragazzo, di nome David,
che mi faceva i complimenti quando mi
vedeva, mi offriva cibo e carezze e poi meno
male parlava l’ italiano.
Io
lo apprezzavo molto, però lui era molto
timido e tutti lo prendevano in giro.
Poi
un bel giorno, indovinate chi incontrai là?
Su, dai, indovinate! Incontrai la prof. Nin,
un’ ambientalista e animalista
sensazionale, che non ama solo i gatti, ma
tutti gli animali e, naturalmente, anche
tutti i bambini e i ragazzi.
La
prof. Nin, quando i ragazzi inglesi
prendevano in giro David, lei, dato che sa
parlare l’inglese, lo difendeva sempre.
Onestamente,
io ero invidioso di lei, perché lei
difendeva David, mentre invece io non ci
riuscivo, benché anch’io volessi con
tutto il cuore aiutarlo, per esempio facendo
uno scherzo ai bambini persecutori.
Finché
una notte... mi misi a pensare un piano e,
quando mi venne in mente, il giorno seguente
andai da Pete, il capo dei teppistelli, che
disse: «look at this cat, he is of David».
Poi mi afferrarono e mi portarono in un
parco; là, mi posarono a terra e in quel
preciso momento io cominciai a correre più
veloce che potevo. I ragazzacci ovviamente
mi inseguirono senza badare al fatto che io
li stavo portando dritti dritti alla
centrale di polizia: quelli, ingenui, mi
seguirono fino in fondo e quando fummo
dentro io cominciai a saltare sui tavoli
facendo cadere carte, fogli, telefoni...,
insomma riuscii a scatenare un tale caos...
e poi usciii. Però non avevo più i
teppistelli alle calcagna, e sapete dove
erano andati a finire tutti quei bambini?
Dai poliziotti, che li portarono a casa dei
loro genitori, i quali li mandarono in
collegio tutti, bambino per bambino.
Ad
essere sincero, io non volevo una punizione
così dura, ma d’altra parte se la
meritavano.