Borodin: l'artista

Le vite parallele di Aleksandr Porfir’evich Borodin, pietroburghese, uomo buono e di genio

L’artista

"Per i miei amici la musica è la loro principale occupazione, il loro lavoro e lo scopo della loro vita. Per me è un riposo, un passatempo che mi distrae dalla mia attività principale, l’insegnamento. Io amo la mia professione e la mia scienza. Amo l’Accademia e i miei allievi. Se da una lato io vorrei dedicarmi alla musica, dall’altro temo di farlo troppo assiduamente e di trascurare gli impegni scientifici".

"...come una persona affetta dalla tisi, che appena sopravvive ma che continua a parlare di un viaggio nel sud, dove andrà per bere latte di capra, passeggiare nei boschi, ecc., così io continuo a parlare di un’opera che avrei intenzione di scrivere. Ma esiste una differenza tra il malato di tisi e me stesso: i suoi progetti potrebbero realizzarsi quando la sua salute migliorasse, mentre i miei potrebbero avverarsi solo quando io mi ammalassi. Quando sono così malato da dover restare in casa e non ho nulla di importante da fare, quando ho un tremendo mal di testa e gli occhi pieni di lacrime, quando devo cercare un fazzoletto ogni minuto, allora compongo musica. E’ stato lo stesso anche questa volta. Sono stato malato due volte quest’anno ed in entrambe le occasioni la malattia ha prodotto la nascita di nuovi mattoni per la edificazione della mia prossima opera: (Quest’opera è “Il Principe Igor”. Il materiale mi è stato fornito da V.V. Stasov. Ne sto realizzando il libretto)

Da queste affermazioni è abbastanza agevole risalire al carattere di serena e cordiale comunicatività che ebbe, per Borodin, il suo "passatempo", ma è altrettanto importante tenere presente che una personalità tanto creativa da alimentare un’onorevolissima attività scientifica di respiro internazionale, una generosissima operatività filantropica e contemporaneamente partecipare a un prestigioso sodalizio musicale - che avrebbe dato significato all’arte musicale russa negli anni della maturazione ad una definizione nazionale ed europea ad un tempo - non poteva affrontare il momento creativo, con tutte le sue implicazioni estetiche, se non con la massima consapevolezza e il più forte impegno: un passatempo quindi molto serio.

Questo, ed altro, a ben sentire, emerge dal rigoroso aspetto formale e dalla nobiltà dei contenuti tematici delle sue amabili opere.

Il nome di Aleksandr Porfir’evich Borodin si è proiettato nella posterità e qui ha trovato una sicura collocazione per merito delle due attività in cui si è scissa, apparentemente senza punti di tangenza, lungo una non estesa esistenza, la sua fertile creatività: il mondo della chimica e della medicina gli deve i risultati di una prestigiosa carriera di ricerca e di applicazioni; il mondo della musica lo ha riconosciuto, con Musorgskij e Ciaikovskij, tra i più significativi compositori del grande Ottocento russo, ricco di tensioni e di carattere.

Figlio naturale - mai riconosciuto - di un principe e di una fanciulla della piccola aristocrazia, poi andata sposa a un medico militare, Borodin nacque a San Pietroburgo il 12 novembre 1833. Il piccolo Aleksandr mostra subito una spiccata precocità per l’arte dei suoni e già a nove anni compone pezzi caratteristici da salotto; la sua prima composizione è infatti una Polca in re minore, intitolata Helene, dedicata al suo giovane amore, Elena. Nel l847, a quattordici anni, le prime composizioni di più largo respiro; nasce il Trio in sol magg. per 2 violini e violoncello su un tema tratto da Roberto il Diavolo di Meyerbeer e il Concerto per flauto e pianoforte. A quindici anni si iscrive alla Facoltà di medicina per laurearsi sei anni dopo con una specializzazione in chimica. Dal 1850 al 1856 esegue le prime ricerche sotto la direzione di N.N.Zinin. Sempre nel 1856, a ventitre anni, compone il Quartetto in miniatura in re magg. per flauto, oboe, viola e violoncello su temi di Haydn; è la rivelazione di quale ascendenza la forma classica abbia su di lui. Nel 1860 compone il Sestetto in re min. e la Sonata in do min. per violoncello e pianoforte, dalla Sonata n.1 per violino solo BWV 1001 di J.S.Bach. Nel 1861, a ventotto anni, Borodin è professore di chimica all’Accademia di medicina di San Pietroburgo e conduce le prime ricerche sulla chimica organica del Fluoro, contemporaneamente studia da autodidatta pianoforte, flauto e violoncello e compone il Trio per pianoforte e archi in re magg.

Nel 1862 Musorgskij, con il quale Borodin ha stretto amicizia, lo presenta a Milij Balakirev, di tre anni più giovane, formidabile pianista, didatta e compositore, dal quale ha lezioni di armonia e composizione. E’ di quest’anno la nomina di Borodin a professore aggiunto all’Accademia di chirurgia di San Pietroburgo, per la chimica.

In precedenza, dal 1859, il giovane scienziato compie viaggi in Italia, Svizzera, Germania e Francia, approfondendo le sue conoscenze musicali - fondamentali furono le esperienze tratte dal romanticismo tedesco, che egli tenne sempre presente per il magistero formale -e stabilendo contatti con il più autorevole e avanzato mondo scientifico. Studia con D.I.Mendeelev, e nel 1860 è membro della delegazione russa al Primo congresso internazione di chimica di Karlsruhe.

Sempre nel 1862 Borodin dà avvio alla composizione della Prima Sinfonia in mi bem.magg., la prima opera di disegno ampio, che lo impegna per cinque anni. Nello stesso anno firma il Quintetto per pianoforte e archi.

In questi primi anni ‘60 i rapporti di Borodin con Modest Musorsgkij, Aleksandr S. Dargomyzskij, Milij Balakirev e Tzezar si stringono nel dinamico Gruppo dei Cinque ( o Potente gruppetto), cui si affiancò, come portavoce estetico, il critico Vladimir Stasov. Alle polemiche animate dal Gruppo, di cui Borodin era un componente di prestigio, egli rimase perciò sostanzialmente estraneo, rimanendo giocoforza ai margini del sodalizio.

Dal 1863 al 1874 Borodin condusse importanti studi sulla polimerizzazione e condensazione delle Aldeidi.

Il canto da camera, al quale Borodin si avvicina assumendo a modello ispiratore il Lied tedesco ha, nel suo catalogo, una presenza non ingente ma significativa per la forza evocativa, pur lontana da tendenze realistiche. Si ricordano La principessa addormentata (1867) e Il canto della foresta oscura; molto apprezzati furono, tra gli altri, La principessa del mare, La nota falsa, I miei canti sono avvelenati, Canto antico, e Non c’era vento.

Alla stesura della Seconda Sinfonia "Eroica", Borodin attende, con intervalli, dal 1869 al 1876. In questa sua opera, di piglio epico e lirico, di ampie dimensioni, il compositore trasfonde il frutto di una ricerca tematica atta a conciliare la profonda anima folklorica e un’invenzione motivica originale; Richard Leonard, nella sua Storia della musica russa, la definì "senza dubbio una sinfonia russa, il manifesto di un nuovo nazionalismo russo" Sempre nel 1869 il compositore pietroburghese avvia la sua opera di maggiore peso, Il Principe Igor, anch’essa entrata nelle programmazioni teatrali di tutto il mondo, e che ospita le Danza polovesiane, la pagina più nota di Borodin. L’epopea di Igor rimasta incompiuta - pur completa nella sua stesura pianistica, fu portata a termine con fedeltà di intenti da Rimskij-Korsakov e da Glazunov - presenta un aspetto atipico, nella sua grandiosità, che ricorda, anche se nelle sue forme chiuse, la struttura dell’affresco musicale; si tratta infatti di una convinta e ardente raffigurazione della Russia eroica. Il Principe Igor ha occupato quasi un ventennio della discontinua attività compositiva dell’autore; dell’opera Borodin era solito affermare che era "un lavoro essenzialmente nazionale, che non può interessare che noialtri russi". Vista la ininterrotta circolazione sulle scene di tutto il mondo, oggi è possibile dire che l’autore fu un "cattivo profeta".

E’ del 1870 la ballata Il mare, valutata dalla critica tra i più efficaci suoi pezzi di canto da camera.

Nel 1872 Borodin, studiando i prodotti di condensazione dell’acetaldeide, ottiene contemporaneamente, ma indipendentemente, dalle ricerche di C.A.Wurtz, la spiritoaldeide o aldolo.

In quest’anno è tra i più convinti fondatori della Scuola femminile di medicina. E’ un periodo di intensa attività: Borodin è nominato presidente della Società degli amici della musica di San Pietroburgo e si dedica tenacemente alla composizione anche se solo nei momenti lasciati liberi dai frequenti viaggi.

Dal 1874 al 1881 Borodin attende alla composizione dei due Quartetti per archi , in la magg. e in re magg.: entrambi sono opere importanti nel panorama cameristico russo ottocentesco per la maturità e la leggerezza dell’invenzione melodica, autonoma dai comunque positivi modelli tedeschi. Anche l’assetto formale delle opere, che sono entrate nel repertorio quartettistico, è da fare risalire alla amorosa, dichiarata ammirazione che l’autore nutrì per Mendelssohn, per Schumann e soprattutto per Beethoven.

Nel 1876, a quarantatre anni, Borodin elabora un metodo azometrico e progetta uno strumento per la determinazione quantitativa dell’urea. Nel 1877, a Weimar, Borodin conosce Franz Liszt. Con il celeberrimo pianista e propugnatore della Musica dell’avvenire si stabilisce un rapporto di reciproca stima che finirà per precisare alcuni orientamenti di Borodin verso la tradizione romantica tedesca: a Liszt Borodin dedicherà nel 1880 Nelle steppe dell’Asia centrale, uno schizzo sinfonico che godrà nel tempo di molta popolarità per una sua genuina capacità evocatrice e per la bellezza dei colori orchestrali, e il compositore ungherese gli scriverà "Il vostro istinto musicale è tale da risparmiarvi il timore di non essere originale"

"Io sono un compositore domenicale che si sforza di restare nell’ombra" confessò Borodin a Balakirev tempo addietro, quando si conobbero. Nell’ombra non fu certamente lasciato ma egli rimase sempre, soprattutto nello spirito, un dilettante - di genio - nell’accezione più alta e aristocratica della parola. Nella sua concezione artistica la musica era intesa come diletto e riposo, tanto dell’anima che della mente. Infatti il suo carattere sereno e ricco, versato all’ottimismo, era alimentato da una fiducia positivistica nella ragione. Nell’ambito estetico e culturale Borodin si dimostrò sempre un abile e sensibile utilizzatore del linguaggio piuttosto che un battagliero musicista propugnatore di innovazioni.

Nel 1885-1886 Borodin soggiorna in Belgio dove è accolto con successo; le sue opere sinfoniche si eseguono più volte e per iniziativa di diverse istituzioni: i viaggi che intraprende, richiamato anche da occasioni scientifiche, lo stimolano, e puntualmente, al ritorno, riprende con lena la composizione, soprattutto di Il Principe Igor.

Ma il 27 febbraio 1887, a cinquantatre anni e neanche quattro mesi, durante una festa da ballo organizzata da allievi e professori dell’Accademia, Borodin cade a terra fulminato da un infarto. Si interrompe così l’esistenza di un uomo buono e intelligente, altruista e creativo, che avrebbe lasciato, a corredo della propria memoria, un’opera di grande merito.

Filantropo, scienziato e artista, Borodin è stato un grande protagonista della più feconda stagione che la Russia abbia conosciuto nell’epoca moderna, con l’avvicinamento massimo all’Europa, prima della plumbea, drammatica involuzione che ha fatalmente portato a quel degrado che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Riferimenti bibliografici utili:

Id. e D. Lloyd-Jones, in Grove, vol. VI, Londra, 1980

B. Cerchio, in DEUMM, vol. I, Torino, 1988

G. Gavazzeni, Musorgskij e la musica russa dell'800, Firenze,1943

M. Bortolotto, Est dell'Oriente. Nascita e splendore della musica russa, Milano, 1999

Umberto Padroni