Trimestrale d'informazione dell'Associazione culturale

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La Pagoda

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Località Quercia Grossa,33 -Pieve a Socana 52016 Castelfocognano (Arezzo)

 

 

Anno V n° 2 ( Aprile - Maggio - Giugno )

La percezione della Realtà

di Antonio Caso

Istintivamente è facile dire ciò che è reale. Reale, viene spontaneo, è ciò che esiste, quindi che ha vita, ma anche quello che non è vivo come noi usualmente intendiamo, ma comunque ha un’identità oggettiva come ad esempio una pietra, un pezzo di metallo, una conchiglia. Meno facile è connotare come reale il mondo immateriale, virtuale - cioè quello che i nostri sensi non possono percepire - che si cela dentro di noi, e cioè la trasmutazione soggettiva, spesso illusoria, delle influenze e condizionamenti che l’ambiente familiare, di relazione, educativo, culturale hanno contribuito a formare. Eppure questa realtà c’è, e ci condiziona pesantemente, perché costituisce la lente deformata con cui entriamo più o meno in empatia con l’altro da noi, e che spesso, anzi quasi sempre, neanche riusciamo a penetrare più a fondo dando origine al senso di vuoto e insoddisfazione che tanto tormenta l’uomo di oggi. Da questa premessa, si capisce che l’uomo che non si conosce, non si ascolta, non si ferma, annichilito com’è dalla velocità della vita di oggi, molto difficilmente percepirà correttamente ciò che lo circonda, finendo per chiudersi sempre di più all’interno del proprio inconoscibile, anche a se stesso, spazio emotivo. A questo si aggiunga l’inarrestabile ascesa della cosiddetta realtà virtuale, dove la tecnologia del finto, dell’apparente ha ora un posto così importante nella nostra vita quotidiana da far sì che possiamo tranquillamente dividere la nostra giornata in una occupazione reale, dove siamo in gioco e in relazione con l’ambiente che ci circonda, e un’altra - che possiamo chiamare interattiva - con uno strumento tecnologico che ci può far entrare in una dimensione che non c’è e che oggettivamente non può esistere. Dobbiamo capire che questa situazione è stata ed è, per una gran parte dell’umanità presente, tot

almente sconosciuta e che pone di per sé alcuni interrogativi, ad esempio il primo è: questo uscire dalla possibilità di percezione del reale, del concreto può portare ad una svalorizzazione e/o ad una negazione di ciò che invece ci succede a computer spento? Si dirà che questo dipende sempre da chi usa il mezzo, dall’ambiente familiare, dalla scuola, ecc, ecc. Tutto questo è condivisibile, ma a mio avviso, quello che invece è comunque dannoso, in modo più o meno appariscente, è che computer-utente, tele-utente "prendano rifugio", cioè sfuggano da se stessi, sempre più spesso e per sempre più tempo, in un "luogo-altro", non riconducibile al loro mondo, alla loro mente. L’obiezione è che anche scrivere, leggere, volare è qualcosa che fa distrarre, che porta lontano, ma con una importante differenza, e cioè che il contesto, la dimensione, seppur di fantasia o da sogno, rimane il mondo in cui viviamo. Ho l’impressione che invece la possibilità - temporanea ma sempre più frequente - di immersione nel virtuale, nell’inconscio, sollecitando tuttavia delle risposte percettive reali, porti sempre più alcuni soggetti predisposti all’estraniazione, all’alienazione dal proprio nucleo e dall’ambiente che li circonda, rendendo ancora più critico il ritorno alla dimensione "terrestre" fatta come noi tutti sappiamo, anche di sofferenza, noia, dolore. L’antica e immortale saggezza del Buddha ci guida con l’ "Ottuplice sentiero"(la Quarta Nobile Verità del suo insegnamento), a prendere rifugio in noi stessi, perché - come è scritto nel Dhammapada - chi è distratto è quasi sempre come se fosse morto, perché, a ben pensarci, chi e cosa esiste fuori della nostra attenta percezione? Come possiamo avvertire che siamo vivi, in questo mondo, adesso, se ne siamo, con la mente, sempre più spesso fuori? Cerchiamo di capire allora che la consapevolezza è la sola arma che possiamo usare contro il nulla, la sola possibilità che àncora la mente al mondo delle cose e delle persone che amiamo, e il cui amore vorremmo ampliare, dilatare immensamente per vivere in un contesto di veri uomini in pace vera.

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Località Quercia Grossa, 33 Pieve a Socana 
52016 Castel Focognano ( AR )