Antiche melodie

 

Voce come di vento / sale le sette corde: / nella pace odo / il freddo stormire dei pini. / Antiche melodie, è vero / che vi fate amare. / Ma oggi chi vi suona / è raro. (Liu Chang-ch'ing)

Questa delicata lirica del poeta Liu Chang-ch'ing (700 d. C. circa) dal titolo "suonando il liuto" si collega con garbo e proprietà, mi sembra, al nostro momento storico. Ecco perché ho scelto di proporla ai lettori per una breve riflessione.

Grazie al soffio della poesia, il lontano autore di questi versi (sfumata figura di poeta in cui immaginiamo incarnarsi - nella sua giovinezza trascorsa sul monte Sung e nella maturità vissuta a Po-yang nel Kiangsi del nord - la figura sempre attuale dell'antico saggio cinese) evoca in noi "il freddo stormire dei pini". Chi di noi non porta ancora vivida dall'estate appena trascorsa l'impressione della brezza montana o marina, e con essa una molteplicità di risonanze segrete fatte di suoni, profumi, memorie personali ed immaginazioni? Di un mondo, insomma, che allo spirare sommesso del vento attraverso il silenzio si risveglia assieme alla consapevolezza d'essere realmente figli d'un mondo che nella sua radice più intima è armonia. Non per nulla l'antica sapienza degli alchimisti definiva l'essere umano col nome di Microcosmo, ovvero: piccolo Cosmo.

Torniamo però al nostro poeta: "Voce come di vento sale le sette corde". Ecco che il soffio del vento tra i pini è suscitato magicamente nell'ascoltatore dal delicato vibrare delle corde del liuto. Alla Musica, quella che scriviamo con l'iniziale maiuscola, sono attribuiti sia la capacità che il compito di creare delle realtà, sia pure d'ordine interiore. Anzi, delle realtà amabili ("Antiche melodie, è vero che vi fate amare"), tali cioè da riprodurre in noi un senso di perfezione.

Anche se la conclusione del poemetto suona sconsolata (è infatti caratteristica comune a molti lirici cinesi di coltivare un gusto talvolta compiaciuto per l'introspezione malinconica) non vorremmo limitarci ad echeggiare la laconica sentenza finale, "Antiche melodie... oggi chi vi suona è raro". è vero: il fragore disordinato d'un oggi sempre più superficiale e consumistico ingombra con violenza i nostri orizzonti. Eppure finché esisteranno poeti come Liu Chang-chíing (e tutti noi, anche se non poeti di professione, siamo in grado di lasciare che il suono plasmi in noi mondi fatti d'emozione); finché ci sarà nell'uomo sete di poesia, di musica, d'armonia; fino a quel giorno le antiche melodie seguiteranno a risuonare attraverso i secoli e tante nuove "antiche melodie" fioriranno su nuovi strumenti musicali.

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