Connessioni tra il suono e la salute

di Giancarlo Sansoni

 

L'uomo si è sempre servito delle note musicali come mezzo terapeutico. Ne sono testimonianza numerose terapie sugli aspetti benefici della musica, elaborate dalle culture orientali e occidentali nel corso dei millenni, ma riprese anche dalla società contemporanea. Insomma, degli effetti benefici della musica per lo spirito e anche per il fisico umano si è sempre saputo, ma ora si è anche in grado di spiegarne i motivi. Oggi, mediante le più sofisticate tecniche di controllo, possiamo rilevare le variazioni provocate da brani musicali di natura diversa su alcune funzioni vegetative, quali la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e la respirazione. Si è appurato inoltre che la musica influisce sullo spirito in modo diverso, a seconda dell'età e del carattere di un individuo.

Sulle connessioni esistenti tra musica, intelletto e salute, si è tenuto a Milano un seminario dal titolo "Man, Mind and Music", organizzato dalla Royal Swedish Academy of Science e dall'Institue for futures Studies di Stoccolma, in collaborazione con Pharmacia. Un gruppo di studio ha presentato per l'occasione i risultati di uno studio piuttosto singolare delle ninne-nanne che si cantano nei diversi Paesi del mondo. Queste nenie hanno un effetto tranquillizzante e soporifero, perché la respirazione e la circolazione del piccolo si adeguano alla melodia. Più precisamente gli atti respiratori del bambino si allungano e si accorciano, la frequenza dei battiti cardiaci aumenta e diminuisce a seconda del periodo del canto.

Questo ha un riscontro ben preciso in biochimica: si tratta delle endorfine, molecole che vengono prodotte dal cervello e che hanno la funzione di mediare le diverse sensazioni fisiche e psichiche da quelle che danno piacere a quelle che provocano angoscia e dolore. Il rapporto endorfine-musica ebbe il suo primo riscontro sperimentale nel 1979, quando il neurofarmacologo americano Avren Goldestein scoprì un incremento di endorfine in un gruppo di giovani ogni volta che venivano sottoposti all'ascolto dei loro dischi preferiti. Evidentemente la musica non soddisfa soltanto le orecchie, ma è << musica >> anche per le endorfine. Il livello raggiunto dalla ricerca in questo specifico settore della neurobiologia fa presumere che esistano almeno tre possibilità di utilizzare la musica a vantaggio della salute.

La prima consiste nel mantenere sveglio l'individuo quando subentra uno stato di sonnolenza. È noto come dei brani musicali in sottofondo possano essere impiegati proficuamente durante la guida dei veicoli. Anche nell'ambiente di lavoro la musica è utile per distrarre l'operaio dalla noia e dalla ripetitività dei gesti, con minor rischio d'incidenti e un maggior rendimento produttivo.

La seconda applicazione della musica si basa sulla possibilità di sconfiggere situazioni di coscienza negative. Il suo impiego si è rilevato efficace nel riportare alla vita normale pazienti caduti da tempo in coma.

La terza applicazione consiste nel determinare, con l'ausilio della musica, l'ambiente più adatto al funzionamento del cervello. Quest'ultimo intervento, comunque, non si limita a curare le malattie mentali tipiche dell'anziano, ma mira al raggiungimento di una maggiore interiorità anche nelle persone giovani e sane. L'obiettivo finale di questa terapia è quello di rafforzare l'immagine che ciascuno ha di se stesso. Un fattore terapeutico estremamente positivo in una società che spesso valuta il singolo individuo, demolendone le certezze e appiattendone il carattere.

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