Considerazioni filosofiche

di Edgar Willems (L'Orecchio Musicale, vol. I)

 

Accostatosi alla musica da autodidatta, Edgar Willems (1890-1978) divenne insegnante presso il Conservatorio di Ginevra. Profondamente convinto del valore formativo dell'educazione musicale, la utilizzò in vista di una evoluzione globale della persona, rifiutando gli schematismi accademici. Questo scritto offre numerosi spunti di riflessioni, introducendoci al pensiero ed alle idee del suo autore. (Giuseppe Azzarelli)

(...) La musica è stata spesso considerata come una attività a sé stante e non ci si preoccupava dei suoi legami con la natura umana.

Questo atteggiamento deriva in parte da nozioni vaghe o approssimative degli elementi costitutivi della musica o da quelli della natura umana.

D'altra parte, la psicologia moderna ha realizzato un sensibile progresso mostrando gli stretti legami che uniscono il compositore e le sue opere.

Questa concezione, talvolta discutibile, può rendere servizi apprezzabili all'educatore. Uno studio soggettivo della natura umana può aiutarci a capire la natura profonda e complessa della musica.

Allo stesso modo - e questo è un aspetto meno conosciuto - la conoscenza approfondita della musica può illuminarci sulla nostra natura, considerata sia nella sua essenza stessa materiale e spirituale, sia nella sua triplice espressione fisica, affettiva e mentale.

Quando noi parliamo di materia e di spirito, intendiamo due elementi che si compenetrano e sono presenti, in misura variabile, in tutti gli elementi costitutivi della natura umana e per conseguenza nella musica.

Questi due elementi possono essere considerati come due poli, due estremi opposti e complementari: il polo materiale e quello spirituale. Questi due poli ci conducono in un mondo ancora sconosciuto.

Per ciò che riguarda il polo materiale, l'atomo non è più considerato come un elemento materiale indivisibile; esso apre, all'uomo di scienza, un nuovo mondo, il mondo infraatomico, al quale non può più fissare dei limiti.

Allo stesso modo il suono non è una semplice vibrazione materiale sonora; è, da una parte, un principio di vita, un principio di vita sensoriale che noi conosciamo ancora molto male e che ci conduce anch'esso in un mondo sconosciuto, senza limiti.

Il polo spirituale lascia tutte le porte aperte all'evoluzione delle possibilità superiori umane, non escluse quelle artistiche, i cui limiti, un tempo ritenuti insuperabili, a mano a mano che si avanza, vengono storicamente superati. Dove ci porta l'infinito di questi due poli? Senza dubbio ad uno stesso "Tutto", alla "Vita", una e indivisibile, nella quale siamo immersi, noi coscienza parziale di questo grande "Tutto".

Noi non possiamo che intuire, presentire questa totalità, ma non dominarla.

Situando la coscienza umana tra questi due poli, non ,è da una concezione di ordine metafisico che noi partiamo, bensì da una esperienza acquisita mediante lo studio della profonda natura della musica.

 

La natura umana può essere presa in considerazione secondo un triplice aspetto. Diciamo triplice piuttosto che quintuplo o sestuplo, per limitarci al lato più semplice del problema soprattutto perché la musica ci spinge a farlo, analizzando i tre elementi fondamentali: il ritmo, la melodia e l'armonia. Da questo punto di vista la musica ci rende un prezioso servigio. Mi spiego: quando i filosofi trattano della natura umana, si basano generalmente su dati di ordine metafisico che non si applicano affatto alle realtà immediate della vita quotidiana. La nostra epoca, con il suo orientamento scientifico e sperimentale, desidera e cerca delle prove evidenti. La musica ci aiuta a considerare la natura umana dal punto di vista sperimentale.

Possiamo infatti, stabilire dei rapporti diretti tra il ritmo e la vita fisiologica, tra la melodia e l'affettività, e infine, tra l'armonia e l'intelligenza umana.

(...) Il ritmo è l'elemento primo della musica. Definire il ritmo è impossibile; è come definire la vita stessa. Tutt'al più possiamo definirlo approssimativamente con Platone, come "l'ordine del movimento", con S. Agostino, come "un bel movimento".

Personalmente direi che il ritmo è un movimento ordinato. Ciò che importa in musica, senza alcun dubbio, è che il ritmo sia considerato innanzi tutto come un movimento.

Il ritmo è come una corrente vitale che si manifesta grazie al nostro sistema nervoso e muscolare; è la propulsione fisiologica che sta alla base di ogni espressione artistica. Quando questa propulsione manca, siamo in presenza di un ritmo morto, cerebrale o meccanico, e la musica, meno che ogni altra arte, non si accontenta di elementi artificiali o intellettuali.

Dicevamo che il ritmo appartiene, in ordine di tempo, alla prima espressione vitale, quella fisica: prima, nel senso che il fanciullo si presenta a noi come un organismo che ha innanzi tutto una vita fisica e dopo una vita affettiva, poi finalmente una vita intellettuale.

(..) È beninteso che l'elemento primo (il ritmo) è presente anche negli altri due (melodia - armonia), come il numero uno è per forza incluso nel numero due o tre; perciò il ritmo è presente in ogni melodia e in ogni armonia.

Senza vita fisica non c'è emozione, né intelligenza; senza ritmo non c'è melodia, non c'è armonia.

Per rendere ancora più evidente il carattere "fisico" del ritmo, diremo che mediante l'intelligenza possiamo comprendere il ritmo, mediante la sensibilità possiamo sentirlo, ma possiamo viverlo, eseguirlo, soltanto mediante il dinamismo corporale. (...)

Il secondo elemento musicale, originato in gran parte dal primo, è la melodia. Questa è in rapporto diretto con la sensibilità affettiva dell'essere umano.

È infatti la melodia che ci permette di tradurre tutta la gamma delle nostre emozioni: le nostre gioie e i nostri dolori, i nostri timori, le nostre speranze, la nostra venerazione e tutte le espressioni così varie e così sottili del nostro amore. Possiamo anche dire che la musica più che la parola o qualsiasi altra arte permette di esprimere le diverse sfumature dei nostri sentimenti.

Il compositore - a meno che non sia troppo intellettuale - sa fino a che punto il sentimento umano è sorgente viva di ricchezza inesauribile per l'ispirazione melodica.

È possibile approfondire analiticamente i rapporti tra gli elementi melodici e i sentimenti umani; ma ciò condurrebbe troppo lontano in questo momento, poiché bisognerebbe stabilire innanzitutto una teoria degli stati affettivi.

Diciamo solamente che vi è tutta una gamma di bisogni, di desideri, d'emozioni, di sentimenti, che si connotano, da una parte, all'elemento fisico della natura umana, e dall'altra, all'elemento mentale e che, tutti, possono essere sorgente d'ispirazione musicale.

Sarebbe dunque errato accostarsi all'elemento melodico soltanto con l'intelligenza. Nella melodia è soprattutto la sensibilità affettiva che procede alla selezione dei suoni. Noi abbiamo dovuto spesso, con allievi principianti, scartare l'intrusione dell'elemento razionale quando si trattava di cantare una frase di 8 o di 16 misure (vedi Nota).

ingannato dall'intelletto, che pretende di invadere una campo che non è il suo, l'allievo canta una successione di suoni privi di vita interiore; appena si libera da ogni pensiero, la frase scorre, spontaneamente, dolce e armoniosa.

Talvolta però anche i legami naturali tra la musica e l'affettività della vita quotidiana non si stabiliscono normalmente nell'allievo. È risaputo che, ogni sentimento, ogni emozione possono essere tradotti in musica. Non si mette mai troppa sensibilità nella musica, e questa sensibilità - che non bisogna confondere con il sentimentalismo o con la sentimentalità - ha le sua sorgente nella natura umana.

Il terzo elemento costitutivo della musica è l'armonia. stabiliamo a grandi linee il rapporto esistente tra l'elemento armonico e l'intelligenza umana. Nell'essere umano le emozioni suscitano e fanno nascere i pensieri; per la loro diversità essi stimolano la comparazione, dalla loro contrapposizione nasce il giudizio, mediante le similitudini ha origine la sintesi, dalla loro complessità l'analisi.

Vediamo dunque che l'intelletto è continuamente fecondato dagli stati affettivi. allo stesso modo la melodia genera l'armonia che è giudizio, scelta e sintesi. D'altra parte l'armonia è la scienza della concatenazione degli accordi. Ora, l'accordo è una simultaneità di suoni, questa simultaneità può essere realizzata unicamente dal cervello, in quanto capace di operare la sintesi. L'armonia è dunque un terzo stadio nell'evoluzione musicale, come l'intelligenza lo è nello sviluppo umano.

È dunque evidente che nella musica, come nella natura umana, noi siamo in presenza di tre componenti molto diverse. Perciò sarebbe falso attribuire all'intelligenza tutte le espressioni della musica. È questo un errore di eccesso di intellettualismo che non si corregge se non mediante una pratica profonda e completa della musica. L'armonia non può assolutamente fare a meno dell'intelligenza; la melodia può farne a meno ma esige dinamismo e sensibilità, il ritmo può fare a meno dell'intelligenza e della sensibilità affettiva ma non esiste senza il movimento fisico. Resta inteso che, dovendo scrivere e leggere, per fare un'opera musicale è necessario far intervenire l'attività intellettuale.

Come abbiamo già visto è da non confondere la conoscenza intellettuale di una cosa con la cosa stessa. Questa è d'altronde sempre incompleta e non può essere che un riflesso approssimativo della vita musicale, la quale non può né scriversi, né leggersi e soltanto coloro che restano in contatto con la triplice dimensione umana, fisica, affettiva e mentale, capiranno fino a che punto la musica può essere un'attività umana completa e profonda.

Dobbiamo fare una precisazione per quanto riguarda il valore dell'intelligenza considerata come facoltà dominante di tutto l'essere umano. Nell'artista che crea infatti, l'intelligenza e la sensibilità, interagendo, acquisiscono una intensità particolare, e completandosi, realizzano una fusione tale, da essere tentati di parlare di una facoltà nuova, superiore: l'intuizione. L'intuizione, nell'accezione bergsoniana, comporterebbe ad un tempo intelligenza e sensibilità, unite in una sintesi di ordine superiore. Ecco perché nell'educazione artistica del bambino, la sensibilità sensoriale ed affettiva esercitano un ruolo che non hanno in altri settori dell'educazione.

Parliamo qui, molto schematicamente, degli elementi vitali la cui natura profonda sfugge ad ogni definizione. Il lettore non darà dunque alle parole un significato troppo ristretto, troppo letterale. E se il nostro lavoro è presentato, per necessità di cose, sotto un aspetto scarsamente sistematico, dovrà considerarlo, come noi, una introduzione in un mondo che nessun sistema può spiegare.

Se non abbiamo parlato del subcosciente è per non lasciarci trascinare oltre i limiti che ci siamo fissati. Ciascuna delle tre componenti umane di cui abbiamo parlato, implica la presenza di elementi visibili ed invisibili. Il subcosciente ha attinenza soprattutto con i secondi.

Il problema della formazione dell'"orecchio" rapportato alla natura umana si presenterà quindi nelle stesse condizioni di quello della musica e potremo dunque stabilire lo schema sottostante.

Una volta ammesso questo punto di partenza, è ancora necessario insistere sulla sua importanza pedagogica? L'insegnante che vede e capisce soltanto le forme, non insegnerà che le forme, quello che è in contatto costante con la vita, favorirà il manifestarsi della vita! Certo, è meno facile, ma quanto è più interessante per l'allievo e il professore! Perciò questo è il solo mezzo, ci sembra, per penetrare a poco a poco i segreti delle leggi della musica e della educazione musicale.

 

Per informazioni sul metodo Willems:

Athenaeum Willems, via Lazzaretto 19, Milano

tel. 033902958241

 

NOTA

Per misura o battuta si intende uno spazio grafico che sul rigo musicale circoscrive una serie di note la cui somma delle durate deve essere sempre uguale secondo una indicazione di tempo posta all'inizio del brano. L'inizio della misura corrisponde all'impulso ritmico principale che ritorna con regolarità.

home page - indice della biblioteca