Il musicale, il logico, il metafisico

Architetture del pensiero e strutture musicali

introduzione ad una serata del ciclo

"L'arte dell'ascolto nella professione medica"

di Danilo Lorenzini

 

Dopo i primi incontri che sono stati introdotti per mezzo delle mie relazioni, "La natura della musica" e "Il suono creatore", inauguriamo oggi un nuovo modo di procedere. Lo applicheremo, io penso, fino alla conclusione del nostro ciclo "Vivere meglio con la musica". Il commento e lo sviluppo dei titoli programmatici non verranno più affidati alla mia voce, bensì a quella di tante altre persone idealmente convocate per guidarci, attraverso alcuni testi scelti riuniti in modo antologico, in percorsi di ricerca e riflessione il cui punto di partenza e di approdo è naturalmente sempre la musica. Ed eccoci dunque a J.S. Bach, e ad una selezione delle sue numerosissime composizioni clavicembalistiche. "Archittetture del pensiero e strutture musicali": con questa espressione intendo riferirmi ad uno di quei fattori che, a monte di ogni altra considerazione di ordine stilistico, in maniera più spiccata caratterizzano la produzione del sommo compositore tedesco. E' certo che la coerenza della logica costruttiva insita nella musica di Bach colpisce ed impressiona tanto più in quanto essa è connessa e compenetrata profondamente da un interiore dinamismo fantastico di immensa esuberanza. Le strutture musicali di cui il Maestro si serve sono state a ragione paragonate a mirabili architetture, le quali peraltro comparteciperebbero in maniera non del tutto marginale agli ideali formali comuni a tutta l'arte del tardo periodo barocco. L'epifania nello spazio musicale della dimensione contemplativa e metafisica, poi, è splendidamente esemplificata nel programma che ascoltiamo oggi dai Preludi e dalle Fughe estratti dal "Wohltemperierte Klavier", "La tastiera ben temperata" (titolo sovente ed erroneamente tradotto con "Il clavicembalo ben temperato"), immenso repertorio di "tòpoi" musicali bachiani ove assistiamo alla magica fusione in geometrie musicali di assoluta purezza di materiali acustici riscaldati al calor bianco. Fenomeni musicali, quelli bachiani, che attraverso il veicolo di una logica formale assolutamente ferrea - a buon diritto potremmo parlare di "equazioni espresse per mezzo dei suoni" - pervengono alla rivelazione di una realtà dimensionale d'ordine superiore che di essi è prima e suprema scaturigine.

Non del tutto fuori luogo ricordiamo allora qui un curioso trattato indiano di matematica. Il suo titolo sanscrito è "Lililavati", che significa "La bella". L'autore di questo testo è vissuto nel XII secolo, Bhaskara Carya. "La bella"" è anzitutto la matematica, una scienza purissima della quale i passaggi sono sempre armonia e sovente divengono autentica musica. Ma "La bella" è anche la ragazza che del libro è protagonista, che si consola delle sue pene d'amore escogitando esercizi matematici da cui spirino la fragranza del fascino, dello splendore e della vera bellezza.

Alla triade "Musica (fenomeno immanente), Logica (mezzo), Metafisica (realtà trascendente)" attraverso cui ho cercato di analizzare brevemente il titolo di questo saggio (e del nostro incontro odierno), vorrei affiancare una seconda triade, quella costituita da "Pensiero (lo spazio della contemplazione), Emozione (il frutto della contemplazione), Azione o Movimento (la concretizzazione delle potenzialità acquisite attraverso la contemplazione). Essa ha informato l'organizzazione intrinseca del programma musicale di oggi, che si dipana, da una raccolta di danze stilizzate (elemento: Movimento), attraverso tre Preludi e Fughe (elemento: Intelletto, Contemplazione) sino ad un emozionato ed emozionante Concerto alla maniera settecentesca italiana trascritto per clavicembalo da Bach a partire da un originale orchestrale del nostro Antonio Vivaldi. Due raggi creativi che scendono parallelamente da un medesimo punto generatore, dalla sfera di quel "Suono creatore" di cui abbiamo iniziato la volta scorsa a sondare qualche attributo. Punto terminale di entrambi i raggi è la realtà fisica: Azione e Musica (Vibrazione). Apriamo allora questa nostra prima, piccola antologia, e diamo subito la parola ad un medico-musicista che dell'arte di Bach è stato a mio parere, nel suo contesto storico, uno dei massimi interpreti all'organo: il premio Nobel per la pace Albert Schweitzer.

Albert Schweitzer

"Il simbolismo di Bach"

Bach era un poeta e nello stesso tempo un pittore.

Questo sembra un paradosso, perché noi siamo abituati a classificare un artista giudicando dai mezzi di cui si serve per tradurre la propria vita interiore, e chiamiamo musicista chi si esprime coi suoni, pittore chi usa i colori e poeta chi si serve delle parole. Bisogna però riconoscere che queste classificazioni stabilite in base a criteri tanto esteriori, sono arbitrarie.

L'animo dell'artista è tutto un mondo in cui confluiscono insieme i doni del pittore, del poeta e del musicista in proporzioni infinitamente varie. Noi non possiamo erigere a principio generale il fatto che determinate manifestazioni debbano corrispondere sempre a quelle date emozioni ed a quei dati sogni dell'artista, e che ad esemio soltanto coi suoni si possa tradurre ciò che nel nostro intimo si presenta come un'emozione di natura musicale.

Moltissimi infatti sono gli esempi in cui un poeta si vede realizzato coi colori, o quello di un musicista con le parole, e così via; Schiller era musicista, in quanto concepiva le sue opere sotto l'impressione di sensazioni uditive. In una lettera a Körner del 25 maggio 1792, diceva: "Quando mi accingo a scrivere una poesia, nel mio spirito ne sento tutta la musicalità molto più chiaramente del contenuto, sul quale spesso non sono del tutto d'accordo neppure con me stesso." Goethe invece era pittore, tanto che pensò spesso che la sua vera vocazione fosse piuttosto la pittura. Studiò disegno con ostinata costanza e soffrì della sua incapacità a raffigurare ciò che vedeva.

E così divenne poeta pur rimanendo pittore, e compose opere che sono ritratti e paesaggi, la cui originalità è costituita sempre dalla evocazione visiva, segreto del suo genio narratore. Le lettere dalla Svizzera sono altrettanti abbozzi di quadretti e nelle lettere dall'Italia, descrive tutta la sua contentezza "per aver ricevuto il dono di saper vedere il mondo con gli occhi del pittore, e di averne sempre presenti nello spirito i quadri più belli." Visitandola in gondola, Venezia gli appariva come un continuo susseguirsi di tele della scuola veneziana.

Nietzsche era un musicista. Vi fu un momento in cui volle persino cimentarsi nella composizione e fece esaminare da Wagner i suoi tentativi. Questi hanno un valore anche inferiore ai disegni di Goethe, ma ciò non toglie che l'illustre filosofo abbia pensato per un certo periodo di avere il genio di un compositore.

E difatti egli era realmente un musicista che ha saputo introdurre nella letteratura lo stile sinfonico. Ogni sua opera è una sinfonia: se si studia da questo punto di vista "Al di là del bene e del male", vi si possono trovare persino le piccole fughe che caratterizzano le sinfonie di Beethoven.

Nietzsche fu il solo tra tutti gli ammiratori di Wagner che comprese l'anima del maestro di Bayreuth caratterizzando il suo complesso mondo artistico con queste parole così vere: "Come musicista Wagner deve essere posto tra i pittori, come poeta tra i musicisti; come artista nel senso generale della parola si deve porre tra gli attori".

Per stabilire i reciproci rapporti intercorrenti tra le varie arti, bisogna proprio partire della considerazione di questa coesistenza di tendenze artistiche diverse in una stessa personalità. Già da tempo l'estetica si è compiaciuta di formulare delle definizioni dedotte dalla particolare natura delle diverse arti, innalzando teorie e controversie su questo preconcetto arbitrario. Era perciò naturale che ne risultassero affermazioni e giudizi la cui solidità è soltanto illusoria. Quanto si è detto e scritto sulla musica descrittiva!... Per alcuni essa rappresenta il fine ultimo di tutta la musica, per altri essa è solo una degenerazione della musica pura. Ora noi non potremmo giudicare completamente falsa nessuna di queste due affermazioni diametralmente opposte, le quali pertanto racchiudono solo una parte di verità.

Come ci insegna la psicologia, tutte le arti rivelano delle tendenze "descrittive" in quanto ognuna si sforza di esprimere più di quanto non le permettono i propri mezzi espressivi; così la pittura vuol descrivere l'animazione fantastica del poeta, la poesia vuol evocare visioni plastiche e la musica vuole insieme dipingere ed esprimere delle idee; sembra insomma che anche l'anima dell'altro artista, il subcosciente, voglia esprimere i propri sentimenti. L'arte pura dunque è solo un'astrazione, poiché l'opera d'arte per essere intesa deve saper suggerire una rappresentazione complessa in cui si fondono armonizzandosi le sensazioni più diverse.

I più insigni rappresentanti della vera arte descrittiva sono per le arti figurative Michelangelo, per la musica Bach.

L'autore delle Cantante e delle Passioni era un poeta, anche se non si sapeva esprimere con eleganza, e se il suo gusto non era più raffinato di quello dei suoi contemporanei, come si vede dal fatto che tanto gli piacevano i libretti di Picander. Egli era un poeta nell'animo e quando esaminava un testo, cercava soprattutto di metterne in luce la poesia.

La lingua musicale di Bach è la più plastica e precisa che possa esistere perché ha radici e derivazioni proprio come qualsiasi lingua parlata. Nelle sue opere si trova tutta una serie di temi elementari nati da immagini visive, ognuno dei quali dà origine ad una famiglia di temi leggermente diversi a seconda delle diverse sfumature dell'idea che egli vuol tradurre in musica. Spesso la stessa radice appare così in venti o venticinque varianti diverse poiché Bach, per esprimere un'idea, ritorna sempre alla corrispondente formula fondamentale.

Egli può esprimere così ogni idea con sorprendente evidenza, e specialmente per la descrizione del dolore e della gioia la sua musica ha una tale varietà di sfumature che non si trova presso nessun altro musicista.

Quando ci si sia bene impadroniti degli elementi del suo linguaggio, anche le composizioni prive di testo letterario, come i preludi e le fughe del Wohltemperierte Klavier, diventano in un certo senso parlanti, ed esprimono anch'esse delle idee concrete. Se invece la musica è scritta su di un determinato testo, noi siamo in grado di precisarne le idee più caratteristiche ricavandole dalla sola osservazione dei temi, indipendentemente dal testo.

Piotr D. Ouspensky

"Le sette funzioni dell'uomo"

La macchina umana ha sette funzioni differenti:

1) Il pensiero (o intelletto);

2) Il sentimento (o le emozioni);

3) La funzione istintiva (tutto il lavoro interno dell'organismo);

4) La funzione motrice (tutto il lavoro esterno dell'organismo, il movimento nello spazio ecc...);

5) Il sesso (funzione dei due principi maschio e femmina, in tutte le loro manifestazioni).

Oltre a queste cinque funzioni ve ne sono altre due che il linguaggio ordinario non può definire e che appaiono soltanto negli stati superiori di coscienza: una, la funzione emozionale superiore, che appare nello stato di coscienza di sé, l'altra, la funzione intellettuale superiore, che appare nello stato di coscienza obiettiva.

Lo studio di sé deve cominciare dallo studio delle prime quattro funzioni: intellettuale, emozionale, istintiva e motrice.

Suppongo che sia chiaro per voi che cosa intendo per funzione intellettuale o funzione del pensiero. Tutti i processi mentali vi sono compresi: percezione delle impressioni, formazione di rappresentazioni e di concetti, ragionamento, comparazione, affermazione, negazione, formazione di parole, discorsi, immaginazione e così via.

La seconda funzione è il sentimento, ovvero le emozioni: gioia, dispiacere, paura, sorpresa, ecc... Anche se siete certi di comprendere chiaramente come e in che cosa le emozioni differiscano dai pensieri, vi consiglierei di rivedere tutte le vostre idee in proposito. Nel nostro modo abituale di vedere e di parlare, noi confondiamo pensieri e sentimenti.

Le parole "istinto", "istintivo" sono generalmente usate in senso sbagliato e molto spesso senza alcun senso. In particolare all'istinto delle manifestazioni esteriori che sono in realtà inerenti alla funzione motrice, e talvolta a quella emozionale.

La funzione istintiva, nell'uomo, comprende a sua volta quattro specie di funzioni:

1) Tutto il lavoro interno dell'organismo, tutta la fisiologia, per così dire; la digestione e l'assimilazione del cibo, la respirazione, la circolazione del sangue, tutto il lavoro degli organi interni, la costruzione di nuove cellule, l'eliminazione dei residui, il lavoro delle ghiandole a secrezione interna e così via.

2) I cosiddetti "cinque sensi", la vista, l'udito, l'odorato, il gusto, il tatto e tutti gli altri, come il senso del peso, della temperatura, della secchezza e dell'umidità, ecc..., vale a dire tutte le sensazioni indifferenti, sensazioni che, di per sé , non sono né gradevoli, né sgradevoli.

3) Tutte le emozioni fisiche; cioé tutte le sensazioni che sono gradevoli o sgradevoli: ogni genere di dolori o di sensazioni sgradevoli; come per esempio un sapore o un odore sgradevole, e ogni genere di piacere fisico, come i sapori e gli odori gradevoli, e così via.

4) Tutti i riflessi, anche i più complicati, come il riso e lo sbadiglio; ogni genere di memoria fisica, come la memoria del gusto, dell'odore, del dolore che sono in realtà dei riflessi interni.

La funzione motrice comprende tutti i movimenti esteriori, come camminare, scrivere, parlare, mangiare, e i ricordi che ne restano. Alla funzione motrice appartengono ancora quei movimenti che il linguaggio corrente definisce "istintivi", come quello di raccogliere senza pensarci un oggetto che cade.

La differenza tra la funzione istintiva e la funzione motrice è molto chiara e facile a comprendersi; è sufficiente ricordarsi che tutte le funzioni istintive, nessuna esclusa, sono innate e non è necessario impararle per potersene servire; mentre nessuna delle funzioni motrici è innata, e occorre acquisirle tutte, così come il bambino impara a camminare, e come si impara a scrivere e a disegnare.

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