La memoria delle nostre origini

 

All'inizio dei tempi regnava il nulla. / Ma Dio c'era da sempre: / era una melodia. / E la melodia era Dio. / Un rombo immenso squarciò lo spazio. / Divise la melodia / in miriadi di particelle. / Come per incanto, / queste si raggrupparono / e diedero vita al cielo e alla terra, / alla luna e alle stelle, / ai monti e ai mari, / agli alberi e ai fiori, / agli uomini e alle bestie, / e alle note che raccogliamo / nei nostri canti. (Tradizione indù)

"Un rombo immenso squarciò lo spazio", salmodiavano nella lontana antichità i cantori della splendida civiltà fiorita sulle rive lussureggianti del Gange. Così essi tentavano di descrivere in maniera mitica il momento iniziale dell'Universo, l'istante zero che il lessico della scienza moderna definisce, certo meno poeticamente, con l'espressione "Big Bang", "Grande Scoppio".

È interessante notare come la conflagrazione non irrompesse, secondo questi versi, in uno spazio privo di suoni. Al contrario, nel "tempo senza tempo" aleggiava uno spirito divino quasi condensato in melodia, in canto. "Ma Dio c'era da sempre: era una melodia": in tal modo l'autore di questo affresco della genesi si sforza di definire l'essenza più profonda e segreta della divinità. Eternità anzitutto; poi melodia.

Melodia ed armonia: due termini che nel vocabolario della tecnica musicale rivestono significati diversi, accomunate però dal concetto di suoni organizzati secondo una geometria esatta e in certo qual modo comprensibile. Ed è così, come per il disperdersi delle perle d'una collana preziosa quando il filo che le teneva unite s'è infranto, che sarebbero nate tutte le realtà visibili o percepibili, dagli abissi del mare alle vette nevose dei monti, dai cieli stellati ai precipizi alpestri, dal minerale inerte alla vita che pulsa negli esseri del creato. Ciascuna di queste realtà è come una gemma che decorava il diadema primordiale, ciascuna è una nota del canto originario che tenta di ritrovare la sua giusta posizione ed il suo "tempo" in quella musica perduta.

Tutti gli esseri celano nelle loro fibre più nascoste una profonda nostalgia della "melodia che era Dio". E nel canto della voce o degli strumenti musicali noi esseri umani, sospesi nello stupore per un mondo che ci sovrasta con la sua complessità, nel canto dal quale attraverso i millenni è fiorita l'arte musicale sentiamo talvolta echeggiare insieme quella nostalgia ed il ricordo forse sbiadito ma sempre emozionante della perfezione iniziale.

Con la musica, così ci suggerisce dai millenni la voce della sapienza indù, recuperiamo la memoria delle nostre origini. E questa memoria è anche pegno della speranza che illumina il destino degli uomini ed esortazione a cercare instancabilmente il nostro vero posto nella sinfonia del Cosmo.

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