La musica come via verso lo spirito

di George Balan

 

Ascoltare è certamente una delle azioni più comuni attraverso cui l'uomo può mettersi in relazione col mondo. La "spontaneità" di tale azione che apparentemente non richiede alcuno sforzo, ci distoglie dal prendere visione delle innumerevoli sfumature che la possono caratterizzare. Per molti ascoltare è un arte attraverso cui possiamo esercitare attenzione e disponibilità, ossia ricevere ma allo stesso tempo dare. In quest'ottica vediamo già comparire un'orizzonte del tutto nuovo nel nostro porci nei confronti della musica, qualunque essa sia. (g. a.)

 

George Balan, musicologo e filosofo rumeno ideatore della Musicosophia, lavora da anni per lo sviluppo di un ascolto consapevole che riporti all'essenza simbolica e spirituale della musica. Vi proponiamo dunque alcuni stralci di un suo scritto che potranno suscitare nuovi spunti di riflessione per l'approfondimento del nostro rapporto con la musica.

La via che attraverso la musica conduce allo spirito - cioè al nostro essere più profondo, all'armonia con noi stessi e con il Tutto - è solo in apparenza una fantasia d'artista. In realtà traduce una vaga impressione che vive più o meno cosciente nel cuore di tutti, ma che l'uomo non osa prendere sul serio.

Prestiamo un orecchio attento a ciò che ci racconta e ci rivela la nostra grande musica. I suoi autori, sebbene a volte non scevri da vanità umana, erano in fondo sempre umilmente consapevoli di essere solo i mediatori di una potenza misteriosa che si serviva di loro per giungere alle nostre anime. Se ci apriamo nel giusto modo ad una Partita di Bach, a un quartetto di Mozart o a una sinfonia di Beethoven, riconosceremo l'origine sovrumana di tale messaggio.

MUSICOSOPHIA O LA VERA FILOSOFIA

E' solo il nostro ascolto generalmente superficiale che ci impedisce di percepire i contenuti spirituali di cui sono impregnati i suoni. Ma se la-sciamo che la musica penetri nel-le pieghe più segrete della nostra anima, cercando di cogliere l'eco che vi suscita, indoviniamo la profonda saggezza che contiene e che le parole non hanno il potere di esprimere.

Se cessiamo di trattare la musica come divertimento, possiamo scorgere la maestà della sapienza - della sophia - che ci interpella attraverso i suoni. In questa visuale, i sistemi filosofici ci appaiono come pallidi riflessi di un pensiero che supera i limiti umani, di cui solo la musica può farci intravedere la grandezza. I concetti non contengono che "la buccia delle cose", mentre la musica ci rivela il nucleo primordiale, "il cuore delle cose" (A. Schopenhauer Il mondo come volontà e rappresentazione).

La scoperta della saggezza racchiusa nei suoni, che cerchiamo di suggerire col concetto di Musicosophia, conferisce ai nostri rapporti con la musica un senso più profondo. Essa non esiste per il nostro piacere, ma per svelarci una luce che non si può trovare seguendo vie più facili.

LA MEDITAZIONE MUSICALE

Come mai non sentiamo la saggezza che dalle profondità nascoste della musica vuole accompagnarci nella nostra ricerca spirituale?

Semplicemente perché non sappiamo ascoltare. Di solito ci fermiamo a una percezione globale e diffusa, senza cercare di precisare le nostre impressioni sia musicalmente che spiritualmente. Ci accontentiamo di emozioni elementari e passeggere, senza chiederci se la musica ha forse un messaggio più importante da trasmetterci e un dono più prezioso per noi. Chi vuole scoprire il cammino musicale verso lo spirito comincerà perciò con l'imparare ad ascoltare in maniera meditativa, e quindi con la concentrazione e la serietà che la musica ha il diritto di esigere da noi.

Dobbiamo dedicarci alla musica con la pazienza che abbiamo in tante cose della vita. Se è vero che "repetitio est mater studiorum", l'ascolto ripetuto è la madre della meditazione musicale. Attraverso questo ascolto paziente che non si stanca mai di ritornare sui suoi passi, le strutture della musica ci appaiono progressivamente più chiare. I motivi e i temi comincino a delinearsi al nostro occhio interiore con la precisione di una catena di montagne sullo sfondo di un limpido cielo estivo. Mentre penetriamo con questo lavoro di analisi e meditazione nel cuore della musica, questa pare cambiar senso quasi per incanto: da arte di divertimento e riposo è diventata un libro di saggezza che svela i grandi misteri dell'esistenza.

L'accesso a questa conoscenza più alta non dipende dal fatto, come si potrebbe pensare, dal livello di cultura musicale, ma unicamente dalla concertazione con cui si ascolta. Non occorrono studi di conservatorio, la musica stessa provvede ad introdurci negli arcani del suo linguaggio, come dice Bruno Walter: "La musica parla da sé con sufficiente eloquenza dei suoi misteri a chi gli apre spirito e anima". I musicisti di professione o coloro che conoscono la tecnica musicale di solito sono piuttosto ostacolati che aiutati dal loro sapere nella comprensione spirituale della musica. Sono rari tra loro quelli che riescono a superare l'aspetto tecnico per innalzarsi ad una visione semplice, poetica e puramente interiore, e a scoprire così il vero senso di quest'arte che praticavano senza essere consci di ciò che esprimevano. Un ascoltatore modesto, che non sa distinguere tra la chiave di fa e la chiave di sol o tra maggiore e minore, non è costretto a sostenere questa lotta contro gli ostacoli creati dall'istruzione musicale.

MELORITMIA

Quando sentiamo di aver esaurito i suggerimenti e le risposte della nostra mentre possiamo rivolgerci al nostro corpo che possiede una saggezza innata più profonda, in un certo senso, di quella della nostra ragione. Ma il corpo da risposte vere e illuminanti solo se la domanda è posta nel modo giusto, come succede con un calcolatore elettronico. Il che significa che dobbiamo avere chiaramente presenti le idee melodiche, i loro sviluppi e l'architettura del pezzo, che abbiamo scoperto nella prima fase della meditazione musicale. Il confronto interiore con questi elementi è già di per sé una domanda anche se inconscia. Non resta che cogliere le risposte che ha da darci il corpo. I movimenti e i gesti che rendono visibile il contenuto spirituale delle idee melodiche, del fondamento ritmico e dell'organizzazione architettonica costituiscono il fenomeno che chiamiamo meloritmia, cioè il coronamento della comprensione spirituale della musica, che è un meditazione musicale vissuta anche con il corpo.

Tutti coloro che si aprono alla musica sentono, che anche il corpo vuole viverla, gioirne ed esprimere questa gioia, percepiscono delle vibrazioni imperiose in tutte le membra, nella testa, nel petto e perfino nel ventre. Il bisogno del corpo di rispondere a suo modo al messaggio della musica è un segno che va ben oltre la nostra ordinaria facoltà di comprensione.

Se ci si lascia condurre dalle onde sempre mutevoli della musica invece che dal suo spirito profondo, si esce dal campo della meloritmia. Si pratica una specie di danza che può certo dare soddisfazione, ma che non ha nulla a che vedere con l'effetto specifico della meloritmia, cioè l'emersione di una forza che calma, ravviva e rende lucidi.

"Attraverso il tempio della musica arriviamo alla divinità" - questa asserzione di Goethe è esperienza vissuta per un pellegrinaggio musicale dello spirito. La meditazione musicale gli ha dato la possibilità di scoprire la presenza invisibile e consolatrice che chiunque ami la musica sente confusamente nell'ascoltarla, senza però poterci credere. Quando infatti ci applichiamo con la massima serietà all'ascolto e alla comprensione della musica, nel dialogo interiore che con lei si sviluppa, il suo messaggio ci perviene altrimenti che quando la recepiamo in uno stato d'animo sognante, distratto o sentimentale. Ciò che per un melomane abituale è solo una bella illusione che si dissipa non appena la musica tace, ha ben altra sorte nell'animo dell'ascoltatore meditativo: la presenza che aveva confusamente presentita si condensa in una certezza che non l'abbandonerà più.

LA GUIDA MUSICALE INTERIORE

La musica diventa così la nostra guida e non solo per quanto concerne la comprensione del suo linguaggio. Quando seguiamo coscientemente la via musicale che conduce allo spirito, questo fermento delle melodie in noi assume forme via via più chiare e significative: emergono sempre con un compito preciso da compiere e se ne vanno una volta compiuto. Grazie a queste vengono dissipati i nostri dubbi, dominati i nostri timori, risolti i nostri problemi, purificate le nostre gioie, superate le nostre meschinità. Scopriamo finalmente perché la musica è connaturata in noi, perché canterelliamo come respiriamo e pensiamo. Non è per divertirci come la respirazione e il pensiero non hanno la funzione di divertirci: portiamo in noi la musica per esserne guidati, ispirati, protetti.

Dobbiamo perciò prendere sul serio e alla lettera Mozart che, al tramonto della vita, ci lasciava come testamento il dono del "Flauto Magico" - simbolo della musica stessa - e ci diceva: "Il Flauto magico ti proteggerà/e nella disperazione ti sosterrà".

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