La Musica nel vivere quotidiano

di Giuseppe Azzarelli

 

Senza dimenticare come ogni brano musicale abbia un suo carattere, che molto genericamente possiamo definire con aggettivi come "allegro" o "malinconico", ci rendiamo pur conto di come tali definizioni siano limitate rispetto al caleidoscopio di emozioni, sensazioni ed intuizioni che pochi secondi di musica possono evocarci, e di quanto queste sensazioni varino da soggetto a soggetto in base al carattere, la cultura e la sensibilità personali.

Nonostante tutto è scientificamente provata la capacità della musica di influenzare il nostro decorso fisiologico, ad esempio aumentando o diminuendo la frequenza cardiaca, innalzando o abbassando la soglia di attenzione, modificando la tensione muscolare. Ecco allora che nel campo della musica d'ambiente la scelta errata di un brano può concorrere alla comparsa di spiacevoli effetti collaterali quali una cattiva digestione o l'aggravarsi di uno stato di sonnolenza alla guida della propria auto.

Per contro la conoscenza e l'uso corretto di queste sonorizzazioni può produrre effetti positivi come nel famoso caso riportatoci da una ricerca dell'università di Medison, nel Wisconsin, secondo cui "la produzione di latte nelle mucche che ascoltano musica sinfonica aumenta del 7,5 %".

Anche se questo può farci sorridere sono in molti ad impiegare musiche concepite appositamente per un determinato ambiente. Nelle fabbriche per migliorare le condizioni di lavoro e di conseguenza la produttività, nei supermercati per prolungare la presenza dei clienti tra le corsie incrementando le vendite.

Se questi "esperimenti" si possono applicare alle masse per ottenerne una risposta meccanica ed inconscia, è ben più difficile e rischioso elaborare in modo preciso una "panacea musicale" che predisponga adeguatamente il singolo ad affrontare i vari momenti della giornata. Ognuno dovrebbe scegliere quelle musiche che più lo aiutano a "tonificarsi" o a "distendersi" in base alle proprie caratteristiche, non lasciandosi condizionare da quei preconcetti che etichettano un adagio mozartiano come distensivo o i tutti valzer della famiglia Strauss come gai e spensierati.

Le scelte musicali quindi sono del tutto soggettive anche perché la soggettività è una delle principali caratteristiche di tutta la musica occidentale. La ricerca di una musica "oggettiva" che possa avere un'unica valenza per tutti gli esseri viventi è attualmente paragonabile alla ricerca della pietra filosofale, anche se antiche civiltà come quella greca o quella indù codificarono sistemi musicali (straordinariamente simili a quelli del canto gregoriano) aspirando ad una pura oggettività degli eventi sonori ed associando ad una scala musicale (ossia una successione di un certo numero di suoni) la capacità di evocare una precisa sensazione.

Purtroppo essendo queste civiltà lontane nel tempo e nello spazio ci sarà difficile se non impossibile constatare di persona l'efficacia di tali teorie, anche se non possiamo dimenticare come in quelle culture la musica avesse una funzione precisa e primaria nella vita di tutti i giorni, fino ad influenzare le regole ed i comportamenti sociali.

"Se i cinque suoni sono turbati.......la rovina del regno giungerà in meno di un giorno.....In un'epoca di disordine i riti s'alterano e la musica è licenziosa.......Ma quando lo spirito di armonia si manifesta la musica esercita la sua azione: le usanze sono riformate, i costumi sono migliorati, l'Impero è in pace" (dallo Yo-ki, testo sapienziale cinese).

Non ci rimane che sostituire al macrocosmo dell'impero il microcosmo dell'essere, tentando con l'aiuto dei suoni di migliorare lo spirito ed il corpo.

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