Magia della musica

di Danilo Lorenzini

 

Per parecchio tempo la musica è stata considerata una vera e propria scienza, come la matematica, la geometria e l'astronomia. All'inizio del sesto secolo, il filosofo Severino Boezio immaginò una musica celeste, riferibile alle relazioni matematiche riconoscibili nel moto degli astri, ed una musica umana che rappresenta le maniere in cui tali armoniose relazioni si imprimono nell'animo umano.

Nel seicento, dunque molti secoli dopo, Michel Maier, un medico, scriveva: "Come tutte le cose visibili in natura sono rappresentabili in un equilibrio matematico, da cui risulta una musica armoniosissima, così v'è una armonia musicale che con le sue regole rappresenta l'anima e l'intelletto umani."

Nell'antica cultura indiana, invece, alcune successioni di suoni erano utilizzate per la cura delle malattie. Narra una leggenda di questo popolo che quando il musicista Gopala Nayaka fu costretto dall'Imperatore a cantare nel modo del fuoco, l'acqua del fiume Jumna si mise a bollire cosicché tutti perirono tra le fiamme.

In Medio Oriente, invece, si ricorda il medico Mohammed Hafiz, il quale avrebbe codificato una minuziosissima farmacopea sonora. Per i cinesi la musica è intimamente legata alle relazioni essenziali che intercorrono tra gli esseri creati. Per questo il sapiente Ton Tsung Chu diceva che l'armonia fra Terra, Cielo e Uomo non deriva da unione fisica, bensì da un preciso accordo di vibrazioni.

Vediamo così come la musica oltrepassasse per molti popoli antichi il semplice fenomeno "estetico" per diventare piuttosto un tramite tra mondo fisico e mondo psichico o spirituale.

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