Musica e psiche

di Claudio Gevi

 

Parlando dei fattori che permettono ai suoni di agire efficacemente sulla psiche umana, ci troviamo coinvolti in una rete complessa di relazioni, significati e domande nella quale il rischio di perdersi è molto alto.

Ad esempio: nel nostro concetto di psiche che posto hanno il corpo ed i movimenti che la musica può suscitare in esso? E di quale psiche stiamo parlando: di una psiche condizionata dal tempo e dalla cultura, o di una relativamente pura e incondizionata? La nostra idea di "agire efficacemente", poi, quale intenzione sottintende (manipolativa, terapeutica, ecc.)? Ed infine, chi sono i produttori del suono e a quali riceventi si rivolgono?

Queste domande, e molte altre ancora, possono però condurre ad una visione più ampia e relativamente più semplice. Anzitutto occorre ribadire che il suono è costituito da vibrazioni. Il mondo stesso e l'uomo sono costituiti da materia che si presenta a diversi gradi di densità di vibrazioni.

Ad una materia densa e compatta corrispondono frequenze più basse; più sottile diventa la materia, più alte diventano le frequenze. Se consideriamo l'essere umano possiamo osservare che già a livello fisico sono presenti diversi gradi di materialità: ossa, muscoli, articolazioni, organi, liquidi, ecc. Addentrandoci nella sfera delle emozioni o dei pensieri veniamo a contatto con aspetti di materialità differenti, molto più rarefatti. Tutti questi livelli sono collegati tra loro, si influenzano reciprocamente e sono più sensibili a certe frequenze piuttosto che ad altre.

Il suono medesimo, per la sua costituzione complessa in fondamentale ed armoniche (cioè contenendo in se frequenze differenti) può toccare contemporaneamente i differenti livelli cui abbiamo accennato. Continuando a trattare per il momento di suoni relativamente isolati e non organizzati in una forma musicale, possiamo far riferimento, oltre che all'altezza (cioè se un suono sia acuto o grave), agli altri parametri del suono.

L'intensità può essere in certi casi persino più importante della frequenza: pensiamo all'effetto eccitante o di stordimento che possono avere i potentissimi suoni amplificati nelle discoteche o durante i concerti: naturalmente qui gli effetti sono determinati anche dalla relazione complessiva degli elementi (ritmi, suoni, parole, luci, ecc.), ma gli stessi suoni, ad un volume molto inferiore, non avrebbero la stessa "efficacia".

Se consideriamo il suono nel suo svolgersi nel tempo, entriamo nello sconfinato campo del ritmo. A questo proposito possiamo semplicemente fare riferimento ai ritmi presenti nell'essere umano: il battito cardiaco, la respirazione, la circolazione del liquido rachidiano, le curve di attività dei vari organi nelle diverse ore del giorno, ecc. Ci sono ritmi specifici che possono agire sui cicli di queste funzioni e che possono calmarle, eccitarle o armonizzarle.

Un altro aspetto importantissimo del suono in relazione alle sue possibilità di azione sull'essere umano è il timbro, cioè, semplificando, la qualità che dipende dalla sua fonte di produzione: per esempio, gli stessi suoni prodotti da un trombone o da un'arpa celtica, provocano in noi reazioni differenti. Qui però entriamo in un campo altrettanto importante che è quello della cultura.

Finora abbiamo parlato di suoni relativamente isolati e rivolti a dei teorici esseri umani relativamente incontaminati.

In realtà a partire da questo livello per così dire "primitivo" si sono sviluppati modi di costruire ed utilizzare gli strumenti musicali, forme, melodie, ritmi ed intervalli, estremamente differenziati e a volte persino contraddittori tra culture diverse, o persino nella stessa cultura in epoche differenti.

Per chi deve lavorare nel campo della comunicazione utilizzando i suoni è fondamentale tener presenti questi due livelli: quello "primitivo" e incondizionato, e quello culturalmente condizionato, così da poter parlare, secondo i casi, all'uno o all'altro o, forse, ad entrambi.

Nella musica occidentale si sono sviluppate forme musicali, procedimenti melodici ed armonici, maniere di utilizzare gli strumenti che hanno assunto il potere di evocare immagini per capacità associativa o per abitudine, ma che in origine avevano probabilmente un contatto con la psiche più pura e "primitiva".

Per quanto riguarda poi gli effetti subliminali del suono, non penso sia possibile negarli sebbene si renda necessaria una presa di distanze critica da tutti quei processi manipolativi che hanno usato le enormi possibilità dischiuse in questo settore dalle tecniche via via più raffinate di registrazione. Negli anni '70, ad esempio, venivano inseriti nei testi delle canzoni messaggi d'ogni genere: persuasivi, violenti, politici, ecc., che risultavano udibili solo ascoltando il nastro a ritroso e che comunque penetravano ad un livello che, deliberatamente, doveva restare sotto la soglia della coscienza. Tali atteggiamenti manipolativi, che hanno raggiunto modalità assai sofisticate e piuttosto oscure, sono diffusi al giorno d'oggi in moltissime e svariate discipline.

Possiamo dunque affermare che il suono, proprio per la sua struttura di complesso di vibrazioni, agisce su diverse parti del corpo e su diverse sfumature dell'emozione: la maggior parte di queste informazioni sfuggono al vaglio della nostra abituale coscienza di veglia.

Ancor più per i suoni organizzati in una forma musicale i livelli di informazione sono per la maggior parte inconsapevoli sia a chi ascolta e spesso anche a chi produce i suoni, affidandosi a stereotipi più o meno condivisi.

In ogni epoca si è parlato del potere creativo del suono, ria relativamente ai fenomeni naturali che alle potenzialità umane: musica che produce la pioggia, musica per evocare il coraggio in guerra, musica per far crollare le mura nemiche, musica per suscitare l'amore, ecc. Alcuni sistemi musicali sono tuttora impegnati nell'approfondimento di questo insieme di conoscenze, com'è il caso della musica classica indiana.

Risulta evidente che lo sviluppo di pari passo della conoscenza e della sensibilità, della teoria e della pratica, possono permettere sia nel produttore che nell'ascoltatore un uso dei suoni che risvegli in entrambi una partecipazione più consapevole (e non solo sul piano mentale) ai fenomeni sonori.

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