Pensieri sull'origine della musica

di Bruno Walter (Musica e interpretazione)

 

Bruno Walter è stato uno dei più straordinari musicisti della nostra epoca. Direttore d'orchestra, nacque a Berlino nel 1876 vivendo a cavallo tra due secoli, destino che gli permise di essere testimone diretto dei profondi mutamenti che in quegli anni caratterizzarono il linguaggio musicale. Questo scritto è posto all'inizio del suo libro intitolato "Musica e interpretazione" e ci fa comprendere come il pensiero del musicista debba rivolgersi non solo ad un ambito strettamente tecnico, interrogandosi seriamente e profondamente sul significato della musica e sulla sua essenza metafisica. La forza generata dalle sue domande si traduce praticamente in un approccio lucidissimo ed aperto all'interpretazione musicale, schiudendo vie nuove su di una strada che in pochissimi hanno avuto il coraggio di percorrere. (Giuseppe Azzarelli)

 

Venticinque secoli or sono, Pitagora proclamò la dottrina dell'armonia delle sfere; io non ho mai considerato questa rivelazione toccata a un alto spirito quale fantasioso prodotto di un'immaginazione sublime. Credo che a quel grande maestro di umanità si dischiusero nel suono le profondità più remote della natura, e che egli veramente percepì - se anche non con l'orecchio fisico - l'armonia delle sfere. Le sue preziose intuizioni e dottrine nei campi dell'astronomia, della matematica, della fisica - a lui dobbiamo, per esempio, una precisa definizione degli intervalli musicali - attestano la solenne serietà anche in quella dottrina. Quanto sappiamo circa la personalità intellettuale, il destino e i principi di Pitagora smentisce senz'altro che la sua "armonia delle sfere" possa significare soltanto un rapporto di intervalli tra i corpi celesti rotanti aridamente fisico, desunto da teorie babilonesi. Non possiamo mettere in dubbio che Pitagora - figura centrale di una comunità religiosa, annunziatore dell'immortalità e della metempsicosi, vera-mente esperto degli astri e delle loro traiettorie dedito a profonde ricerche spirituali - una mente di così alta ispirazione, non fosse predisposto a percepire con l'orecchio interiore l'armonia delle sfere e a vivere questa commovente esperienza.

Se anche le vibrazioni di quella musica non potevano pervenire ad alcun organo uditivo fisico, possiamo attribuire alla natura di Pitagora, più altamente organizzata, il dono di percepire il suono delle sfere.

Il prologo di Goethe al Faust comincia con le parole: "Gareggia il sole, con l'antico suono,/tra le sfere sorelle, in armonia", e quando Ariel nella seconda parte del Faust dice dell'aurora: "Già l'intimo orecchio, d'attorno,/avverte con immenso clamore/il sorger novello del giorno", non dobbiamo anche qui vedere soltanto metafore poetiche, bensì le rivelazioni di chi con perfetto udito penetra nei processi cosmici. Il mondo normale è per vero incline a trascurare simili cognizioni e manifestazioni di una superiore capacità percettiva, dichiarandole "entusiastiche fantasie", invece di riconoscere in esse, col desiderio di imparare e di venerare, i più ampi orizzonti di più ricche personalità. Però anche tra gli uomini normali non ce , ne dovrebbero essere troppi capaci di restare del tutto insensibili sotto il notturno cielo stellato a una più sublime interpretazione del loro turbamento - anzi, sono quasi sicuro che l'animo di ogni individuo non del tutto apatico si sente commossa in forma armonico-musicale della potenza del firmamento della notte. Forse anche nel celebre motto di Kant il rapporto fra il "cielo stellato al di sopra di me" rimanda a un influsso della rivelazione di Pitagora.

Per me si è fatta sempre più convincente l'idea di una musica originaria non percettibile, è vero, all'udito dei sensi, ma echeggiante e dominante nel cosmo, quale risuonò all'orecchio spirituale di Pitagora e di Goethe, dato che proprio da tale sublime origine io cominciai a comprendere sempre più a fondo il divenire e l'essenza della nostra arte, nonché la sua elementare potenza sull'animo umano. In quanto creatura naturale, esposta agli influssi che gli eventi cosmici esercitano su ogni cosa terrena, l'uomo sin dalla sua più remota origine, dovette subire gli influssi della musica dell'universo: il suo organismo partecipò a quelle vibrazioni armoniche e ne ricevette gli impulsi ritmici. Da quei processi sferici, attestanti l'intima essenza del mondo, e dalla loro efficacia sullo sviluppo umano, deriva certo la predisposizione musicale dell'uomo stesso, disposizione che poté poi, partendo da un alto grado di maturità dei sensi e di coscienza dello spirito, giungere alla manifestazione musicale nel suono vivo.

Di qui deriverebbe il fatto che ogni uomo è per natura musicale - ed è questo che io voglio affermare; ma lo è solo nel senso e nel grado con cui è predisposto dalla natura alla parola e alla comprensione di quanto è parlato. Chi sentisse una semplice frase musicale quale successione di suoni senza nesso sarebbe pianamente negato alla musica, come un individuo sarebbe privo di ragione se vedesse in una frase semplice e chiara non già il suo significato, ma soltanto una serie di vocaboli indipendenti. L'una e l'altra cosa ci appaiono ben rare, e si può quindi definire normale e generale la capacità dell'uomo a comprendere la correlazione di una frase musicale o di una frase parlata. Non voglio già negare la possibilità che qualcuno possa percepire la musica quale incomprensibile rumore. Ma si tratterebbe di una degenerazione, oppure dell'assenza di una dote insita nella natura completa dell'uomo, e tale anomalia dovrebbe venir considerata eccezione a una legge universalmente valida. Che l'uomo d'altra parte abbia disposizioni musicali, non include il talento specificamente musicale, così come la capacità di parlare non implica disposizione poetica. Quello cui io voglio alludere è la musicalità del cosmo - la quale deve naturalmente manifestarsi nelle sue creature superiori, negli uomini - oppure, in altre parole, il rapporto interiore tra natura e musica.

L'evoluzione della musica da un nucleo vivo ed elementare sino all'arte va strettamente unita, nel nostro spirito, alla storia psicologica dell'uomo, e forse permette di scrutare più a fondo lo sviluppo delle sue doti interiori che non il suo progresso in altri campi della cultura. Nel divenire della musica - da quel primo grado di maturità iniziale, sino alla creazione delle nostre grandi opere d'arte - si rivelano contemporaneamente le capacità creative dell'uomo e la sublime origine della musica. Infatti soltanto l'uomo geniale fu in grado di portare a sviluppo le possibilità elementari della musica e di farne nel corso dei secoli il potente ed espressivo linguaggio delle anime; e soltanto dalle energie già originariamente trascendenti della musica si può comprendere la sua decisiva accensione dei suoi istinti musicali creativi, nonché l'indirizzo che dovette portare alla nostra musica. In contrasto con lo scultore, il quale foggia la sua opera d'arte da una materia inerte, il compositore deve foggiare la sua con suoni vivi e non materiali, le cui leggi essenziali trasmettono i loro impulsi alla sua creazione. Nell'opera della fantasia creativa di un compositore echeggiano insieme la natura specifica della musica e un suono non terreno e non personale, il quale, vibrando nel linguaggio armonico dei nostri grandi maestri, legato alla persona e all'elemento terreno, testimonia la sublime sfera della sua origine.

Anche alcuni musicisti hanno fatto testimonianza di questo intimo riecheggiare dell'universo. Il linguaggio musicale elementare di Beethoven, da cui traspare un solenne convincimento, conferma con le parole della lirica di Gellert L'onore di Dio nella natura il messaggio del pio poeta: "I cieli celebrano l'onore dell'Eterno - il loro suono perpetua il suo nome".

Un'analoga testimonianza dell'armonia interiore del mondo ha ispirato un altro compositore, Robert Schumann, a così presaga comprensione da fargli esprimere il suo commosso consenso nella geniale Fantasia in do per pianoforte. I singolari versi di Friedrich Schlegel, ai quali dobbiamo la profonda opera di Schumann, che li ha scelti come motto, dicono: "Per chi in segreto ascolta/nel variopinto sogno terrestre/passa per ogni nota/un sommesso e lieve accento".

Il poeta in tutte le note del "variopinto sogno terrestre" non può che alludere che ai suoni sensibilmente udibili della vita umana o della natura, come il fruscio del bosco, la voce del mare, il richiamo degli uccelli, il tuono, la tempesta, o altri aspetti sonori nella varietà del "sogno terrestre". Ma attraverso queste note elementari chi "segretamente", cioè interiormente, ascolta, percepisce un suono da sfere non terrestri. Ogni attività musicale creativa o imitativa, rimanda alla sua provenienza dalle sfere dei pianeti rotanti, e ciò avviene nelle opere di carattere mosso e vivace, che eccitano l'uomo anche nel corpo, col ritmo e la melodia, facendolo danzare, passando attraverso l'ampia gamma delle frasi musicali per giungere alla trasfigurata limpidezza di un tempo lento di Bruckner. La nostra musica, che pur legata al tempo conserva come suono primigenio la sua eterna essenza, non esercita dunque soltanto un'influenza determinante sulla nostra vita culturale: essa è anche un messaggio che ci proviene da regioni ultraterrene e ci rimanda alla nostra stessa più nobile origine.

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