LA MUSICA CLASSICA

Quelli della classica

Nicola Campogrande



Quel che uno dovrebbe sapere è la storia di questo nome: classica. Perché, a esser precisi, la musica
classica è solo la musica scritta nel periodo del cosiddetto classicismo, che va grosso modo dalla seconda metà del Settecento all'inizio dell'Ottocento e tiene in pancia, per dire, Haydn, (1732-1809), Mozart (1756-1791) e Beethoven (1770-1827). Prima, a esser precisi, si parla di musica barocca, da fine Cinquecento a metà Settecento, con dentro gente come Alessandro Scarlatti (1660-1725), Bach (1685-1750) o Händel (1685-1750). Prima ancora, sempre a esser precisi, chiamiamo la musica rinascimentale, mentre la musica dell'Ottocento, quella di Chopin (1810-1849), Schumann (1810-1856), Brahms (1833-1897) o Tchajkovskij (1840-1893) siamo soliti chiamarla romantica. Per le pagine scritte dopo, gli storici della musica ci hanno insegnato soltanto il nome musica del Novecento, perché il secolo è complesso, le correnti artistiche mescolate, i profili sfuggenti e insomma attaccarci sopra un'etichetta più precisa è dannatamente difficile. La "musica classica", in ogni modo, a rigore è soltanto una parte del repertorio che passiamo sotto questo nome, e tanto vale che uno lo sappia.


Quelli della musica classica sono come gli altri. Hanno due gambe e due braccia, ascoltano Giorgia, vanno in discoteca, leggono i fumetti e fanno l'amore. Sono andati a scuola o ci stanno andando, qualcuno ha studiato in un Conservatorio, qualche altro invece non distingue una viola da un violoncello. Ce ne sono di cinquant'anni e di dodici, abitano in collina e a Mirafiori, sfogliano il giornale al bar e sono campioni di Risiko. C'è una sola cosa che li tiene uniti: a volte ascoltano la stessa musica.
Una volta, per dirmi di raccontare la classica, mi avevano chiesto di parlare di Pavarotti, di cose conosciute. Ma a me non va di nascondere la musica classica dietro Pavarotti, perché sarebbe come dire che Mietta rappresenta la musica leggera italiana, o che la disco-music è un buon esempio di rock. E invece la musica classica è qualcosa di diverso, qualcosa di molto più vivo e vicino alla vita di un sacco di gente di quanto uno magari si immagina. E allora viene voglia di provare a raccontarla bene.
Intanto quella roba lì, la classica, la riconosciamo per il suo sound: se uscite da un concerto di Sting e vi portano all'Auditorium ad ascoltare Vivaldi vi viene il latte alle ginocchia, è garantito. Ma se portate la mia fidanzata ad ascoltare fusion in un club, per esempio, ottenete lo stesso risultato. Questo per dire che, come sempre, è una questione di abitudine, e che le nostre orecchie hanno un modo loro di ascoltare i suoni, e si adattano di volta in volta. E' una cosa fisiologica di muscoli che si contraggono, ma insomma, quella roba lì che non si sente un granché e che poi è tutta uguale, in realtà è molto diversa nei suoi momenti, ma bisogna aver voglia di adattarsi per quattro minuti. Penso sempre alla mia amica Stefania, che quando faceva la mascherina all'Auditorium all'inizio chiedeva di essere lasciata al guardaroba, per poter ciacolare tutta la sera; poi ha ascoltato qualche concerto e da allora ha fatto carte false per restare in sala. Si è abituata, le è piaciuto.
Un'altra cosa che deve conoscere chi si mette a pensare alla musica classica è che quasi sempre chi la ascolta conosce anche altri tipi di musica, mentre quasi mai accade il contrario. Se siete fanatici di Ramazzotti (senza offesa per nessuno), difficilmente vi verrà in mente di accendere RadioTre per ascoltare il Concerto del mattino. Ma se il vostro idolo è Bruckner (sempre detto senza offesa), più facilmente avrete in casa un disco di Paolo Conte, una compilation degli U2 ed il meglio di Ella Fitzgerald. E non perché siate migliori, ci mancherebbe; è solo perché quelle altre cose (Ramazzotti e la Fitzgerald) ormai ci arrivano alle orecchie senza che nessuno ci chieda il permesso, mentre la musica classica spesso bisogna conquistarsela, è roba per orecchie curiose, per gente che ha voglia di controllare se non finisce tutto lì, dietro i Mau Mau.
Ecco, se dovessi dire che cos'è la musica classica a uno che non ne ha idea, direi proprio che è un mondo da conquistare, che si fatica come per una gita in montagna o per portarsi via una ragazza ma, alla fine, ne vale la pena.
 

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Aggiornato il: 28 marzo 2001