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Un'altra
cosa che bisogna sapere della musica classica è che non è fatta da
morti viventi. Che esistano giovani esecutori uno probabilmente lo sa;
che ci siano altri giovani che fanno i compositori, invece, non lo sa
quasi nessuno. Io, quando incontro qualcuno che mi chiede che cosa
faccio, spiego che, appunto, faccio il compositore, ma poi quello,
puntualmente, mi dice che i compositori ormai sono tutti morti oppure
mi chiede che cosa faccio davvero, di mestiere. E io sorrido e ripeto
che faccio il compositore. Il compositore è poi uno che scrive la
musica, ma non si deve pensare che abbia la parrucca bianca e che
scimmiotti Mozart, perché la musica che scrive oggi uno che ha
studiato quella roba lì ed è stato dieci anni in un Conservatorio
assomiglia più a molte altre cose che a una sinfonia di Beethoven.
Eppure - ma è un errore - quella musica, per capirci, la chiamiamo
classica (anche se, personalmente, io avrei coniato l'espressione
"di tradizione classica", ma nessuno la capisce); e se poi
dentro ci trovi una milonga o uno strappo di rap sono cose che non
scopri finché non l'hai ascoltata.
Incontrerete persone che, per spaventarvi, vi informeranno che la
musica scritta dai compositori di oggi non si chiama classica ma
contemporanea e che, come l'arte contemporanea, la letteratura
contemporanea e il cinema contemporaneo, non può che dar fastidio.
Beh, rispondete che d'accordo, certa musica contemporanea non solo dà
fastidio ma è proprio una schifezza; però rispondete anche che c'è
musica scritta oggi molto più bella di quella composta tre secoli fa,
musica che ha su di sé il respiro della modernità e non il rimpianto
dei bei tempi andati, musica arrapante, commovente o gioiosa come
soltanto sanno esserlo le opere d'arte e gli spettacoli che ti nascono
intorno e provano a raccontare il mondo che stai vivendo.
Incontrerete altre persone che vi metteranno al corrente della
presunta difficoltà di ascolto della musica contemporanea, della
necessità di trangugiare prima quantità industriali di Rossini e
Brahms per poter dopo tentare un avvicinamento alla musica di oggi. Mi
ricordo che, da quando mi sono innamorato della musica, c'è sempre
stato qualcuno a spiegarmi che per il momento alcune cose non mi
sarebbero piaciute, perché non le capivo, chiaro, ma che poi, un
giorno o l'altro, sarei impazzito di gioia ascoltando certe pagine di
Schönberg o di Stockhausen (due mostri sacri della musica del
Novecento). Beh, a me certa musica contemporanea continua a non
piacere, anche se sono anni che provo a capirla, e allora comincio a
sospettare che non ci sia niente da capire e che quella musica sia
semplicemente brutta. Anche perché con altra musica contemporanea è
stato un colpo di fulmine, non c'è stato niente da capire, e ho degli
amici che prima si sono appassionati alla musica che si scrive oggi e
dopo sono andati a scoprire le culle rassicuranti di Mozart e
Beethoven. Per ascoltare la musica nuova, insomma, non si deve fare
altro che aprire le orecchie e dare un po' di fiducia ai compositori:
se avranno scritto qualcosa di buono ve ne accorgerete da soli e se
invece uscirete dal concerto disgustati, soprattutto non pensiate di
non aver capito: probabilmente la musica non valeva nulla.
Dopo, quando una musica vi avrà catturato, quando vi sarete divertiti
ad ascoltarla, allora potrete anche mettervi a studiarla, e cercare di
capire tutto quanto ci sta dietro.
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Ma come
campano i compositori è una
buonissima domanda. Tanto che spesso i Maestri se la rivolgono tra di
loro. In teoria esisterebbero i diritti d'autore, per cui chi compra
il biglietto per un concerto o si porta a casa un compact versa il suo
piccolo obolo al tapino che si è inventato la musica. Di fatto le
cifre che si guadagnano sono davvero irrisorie e quel poco che paga la
Rai quando (quando?) trasmette nuova musica alla radio o in tv serve
appena per pagarsi le telefonate che uno fa perché la Rai trasmetta
nuova musica - la propria - alla radio o in tv. Poi ci sarebbero le
commissioni, cioè quei soldini che ti danno quando ti chiedono
espressamente di scrivere una partitura, ma si è diffusa, specie in
Italia, la consuetudine delle commissioni gratuite, che vuol dire tu
lavori gratis un tot di mesi e poi, in cambio, io ti suono la tua
musica (che uno certe volte si chiede…). Insomma, quasi tutti i
compositori per campare fanno anche un altro mestiere. Molti insegnano
nei Conservatori, altri danno lezioni private, qualcuno fa tutto un
altro lavoro (che so, è impiegato di banca, assicuratore o pilota
areonautico) e molti altri provano ad arrabattarsi con quei mestieri
strani dell'indotto culturale italiano (l'articolo per il giornale, la
consulenza musicologica, la direzione artistica e così via).
Beh,
dovreste ascoltare la musica di
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