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Se
suonare è bello, insieme è anche meglio. Una volta imparato a
suonare uno strumento, nasce il bisogno di cimentarsi a farlo insieme
ad altri. Per fortuna la passione per la musica è un forte aggregante
e così si fa in fretta a trovare gente che abbia voglia di suonare in
un gruppo. Qualcuno esaurisce le energie per trovare un nome alla
banda. Non è il caso. Ben altri sono i problemi. Per esempio trovare
un posto per provare. Il luogo deputato storicamente è la cantina.
Segue a ruota il garage. Vi si può far rumore senza dar fastidio a
troppi. Oggi per fortuna esistono anche le sale prova. Ce ne sono di
pubbliche, per esempio nelle circoscrizioni (Torino è stata tra le
prime città ad attrezzarsene) e di private. Dotate di strumentazione
e amplificazione, addirittura non troppo dispendiose (quelle pubbliche
sono veramente a buon mercato), permettono di attentare in assoluta
libertà ai vostri timpani senza devastare quelli altrui. Poi
occorrono gli strumenti e l'amplificazione (ricordatevi dell'usato se
non volete spendere un capitale). Per tirare giù i brani degli altri
bisogna avere orecchio; esistono anche gli spartiti, per chi sa
leggere la musica. Se poi si usano tante orecchie per tirare giù i
brani, tutto diventa più facile.
La tappa successiva è l'esigenza di registrare quello che si suona.
Per piacere un po' narciso o, il più delle volte, per un provino. Il
demo-tape si può realizzare tranquillamente in cantina o nelle sale
prova (spesso attrezzate per una registrazione). Se si mira a una
tecnologia e ad una qualità maggiore ci si può sempre rivolgere a
seri studi di registrazione, che in Torino non mancano. A questo punto
siamo arrivati al capolinea che per ogni band che si rispetti è
rappresentato dall'esibizione dal vivo. L'esecuzione live è la
principale ragione di vita per un musicista, soprattutto se di jazz o
di rock. A Torino ci sono centri sociali, circoli, birrerie, club che
propongono concerti e inoltre esistono le rassegne ed i festival,
altre vetrine da non dimenticare. Il quadro apparirebbe idilliaco: la
realtà lo è meno. Gli spazi attrezzati seriamente sono pochi
rispetto alla domanda e un po' di sensibilità in più da parte dei
gestori nei confronti dei musicisti non guasterebbe...
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Realizzato
il disco, questo può interessare una major (le etichette
discografiche multinazionali) o essere veicolato come autoproduzione
da una etichetta indipendente. Grossi investimenti garantiti nel primo
caso dalla casa discografica che gestisce direttamente artista e
prodotto, maggior controllo da parte del musicista se si preferisce la
seconda ipotesi, ma con le note difficoltà di distribuzione e
promozione. Per crescere artisticamente, sarebbe poi auspicabile
trovare qualcuno che segua la band dall'esterno. I gruppi approdati
alla notorietà o comunque i professionisti, hanno il produttore che
ha il compito di indirizzare o aiutare a sviluppare le idee musicali.
Non basta infatti studiare lo strumento e saper leggere gli spartiti:
occorre innanzitutto aumentare il proprio bagaglio di esperienza
confrontandosi con gli altri musicisti ed operatori del settore. I
jazzisti questo lo sanno molto bene, tant'è che la jam session, il
suonare insieme ad altri musicisti spesso incontrati casualmente, è
un momento peculiare, creativo e costruttivo.
Per
gravitare nell'ambito musicale non occorre essere dei virtuosi
dello strumento: ad esempio sono fondamentali quelle figure
professionali legate all'impiego di sofisticati strumenti
tecnologici o allo sfruttamento commerciale del talento di un
artista. Il producer (produttore), che imprime l'impronta
sonora, sceglie e determina il tipo di suono che deve
caratterizzare un disco. I fonici ed ingegneri del suono, che
sovrintendono in sala d'incisione alla registrazione oppure
seguono durante le tournée l'emissione sonora. Numerosi ruoli
specifici sovrintendono all'apparato di una etichetta
discografica. Ad esempio c'è il label manager, il
responsabile artistico di un etichetta; il promoter, che si
occupa di pubblicizzare un artista o un disco seguendo ogni
fase dell'operazione. Esiste poi anche il management: gestisce
le tournées di un artista, organizzandole e piazzando le date
ai diversi organizzatori locali. E poi ancora ci sono tutti
gli operatori del settore musicale fino ad arrivare ai
giornalisti.
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