LA MUSICA EXTRACOLTA

Il nuovo che avanza

Marco Basso

  
Con la pop music e l'avvento delle nuove tecnologie, si registra un'evoluzione sostanziale di tutti gli strumenti musicali tradizionali. Nel campo delle tastiere si passa dal pianoforte, che fa vibrare le corde meccanicamente con dei martelletti, alla tastiera elettronica che, attraverso una sintetizzazione digitale dei suoni, è in grado di imitare sonorità differenti. Fino al 1967 si parlava di generatori di suoni privi di controlli tonali. Poi l'ingegnere newyorkese Bob Moog inventò il sintetizzatore modulare (che cioè può essere manovrato da una tastiera temperata come quella di un pianoforte che avvia e controlla i suoni) di cui Walter Carlos, nel 1969 con il disco "Switches on Bach", dimostrava le possibilità espressive e di applicazione. In origine la musica elettronica costituisce una branca della classica, ma successivamente trova grande applicazione nella musica pop. L'evoluzione dei sintetizzatori arriva fino al MIDI, ma lo strumento che più di tutti muta rispetto al suo prototipo è forse la chitarra.
Tra la acustica di Segovia e la elettrica di Hendrix c'è un abisso. Tecniche come portamento, bending, leva, non hanno riscontro nel classico. La chitarra elettrica amplificata adopera sonorità assolutamente diverse ed inedite per la acustica. A partire da Rickenbacker a Gibson e Fender, la chitarra elettrica si sviluppò, tra il '31 ed il '48, da semplice strumento amplificato da un apposito microfono a solid body e cioè alla chitarra senza cassa acustica. Lester William Polfus, noto come Les Paul, fu il primo ad applicare alla chitarra l'eco ed il variatore di velocità e altre diavolerie. Diventa così una moda il customizing, l'apportare modifiche personali sullo strumento costruito in serie. Nascono nuove tecniche: il finger-picking, con cui un solo strumentista produce sulle prime tre corde la parte solista e sulle tre basse l'accompagnamento; il bottleneck e lo slide (letteralmente "collo di bottiglia" e "scivolata") in cui le corde vengono stoppate con un piccolo cilindro di vetro o di metallo tenuto dalla mano sinistra (o da un dito) che scorre lungo il manico. Negli anni '70 ed '80 appare la chitarra sintetizzata che trova applicazione grazie al linguaggio MIDI, allargando ulteriormente le proprie possibilità espressive.
La sigla MIDI (Musical Instrument Digital Interface) definisce un codice di comunicazione tra strumenti musicali elettronici, che ha letteralmente rivoluzionato il mondo musicale dagli anni '80. Il MIDI consiste in un flusso di dati che i moderni strumenti elettronici si scambiano attraverso speciali collegamenti. Si può realizzare così una rete illimitata di comunicazioni fra strumenti elettronici e computers cosicchè un solo musicista può controllare un'enorme gamma di timbri sonori che gli consentono di comporre e suonare musica a casa propria con la varietà sonora di un'orchestra digitale. Il successo del sistema è stato favorito dallo sviluppo delle tecniche di campionamento digitale (sampling) che consentono la riproduzione quasi perfetta di qualsiasi suono esistente. Questo, incorporato nella memoria di un sintetizzatore, viene poi tranquillamente riprodotto e suonato.
Il linguaggio MIDI dunque, che permette tramite un computer di manovrare gli strumenti elettronici, ha vastissime possibilità applicative, che rivoluzionano il modo di concepire, comporre e realizzare musica.
Grazie ad esso, ad esempio,
Peter Gabriel ha inserito nelle sue composizioni sonorità etniche che fondono le culture musicali più lontane e sconosciute: una sorta di musica universale detta "World Music". Ed è proprio dall'impegno nella ricerca di nuove sonorità che Gabriel ha fondato dapprima la Real World, un'etichetta che è divenuta la vetrina per le produzioni musicali di chiara derivazione etnica, e quindi WOMAD (World Of Music Arts and Dance), una fondazione che promuove i concerti degli artisti della Real World.
 

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Aggiornato il: 28 marzo 2001