Introduzione
I
cambiamenti climatici, rendendo più intensi i fenomeni meteorologici,
interessano sempre più l’ambiente e le condizioni di vita delle popolazioni
sul nostro pianeta. Oramai sono una realtà da vari anni e la loro modifica in
funzione dell’incremento degli inquinanti (gas serra) prodotti dalle attività
umane, genera danni sempre maggiori. Sono anche un argomento d’attualità, che
affascina ed implica scelte precise da parte dei vari Governi nazionali. Occorre
limitare subito gli inquinanti gassosi prodotti ogni giorno nel mondo, per le
loro influenze negative sull’ambiente. Nel libro sull’erosione costiera che
ho recentemente scritto, ho inserito un intero capitolo relativo ai cambiamenti
climatici, in atto sul pianeta Terra. Questa pubblicazione trae origine da quel
capitolo, n’è una rielaborazione ma anche un’integrazione voluta. Internet,
ha reso possibile la pubblicazione di documenti, che le esigenze per il
contenimento delle spese di stampa, mi hanno costretto a limitare. Termino di
leggere e rivedere questo testo, mentre le varie fonti d’informazione
diffondono l’ennesimo messaggio d’allarme sul riscaldamento
dell’atmosfera, questa volta proveniente da alcuni scienziati inglesi. Negli
ultimi tre mesi, superiore alla media delle temperature dello stesso periodo,
rispetto ai numerosi anni trascorsi presi come riferimento. L’aumento
dell’inquinamento dell’aria, oramai diffuso nel mondo, produce i cambiamenti
climatici e questi, tra l’altro, influenzano l’erosione costiera. Il
fenomeno erosivo è oramai presente minacciosamente su molti litorali
dell’Italia e del mondo. Quest’evento è stato originato in massima parte,
dall’intervento dell’uomo sull’ambiente naturale, stravolgendo delicati
equilibri con le bonifiche del territorio. Erosione, che ha iniziato a
manifestarsi soprattutto con la modifica eccessiva dei corsi fluviali, riducendo
di numero le varie anse naturali che ne rallentavano il deflusso. Le bonifiche
sempre più incisive sul territorio naturale di pertinenza fluviale, hanno
incrementato il valore della corrente idraulica. Causa questa, che alla loro
foce ha generato la corrosione dei fondali marini e l’allontanamento al largo
dei sedimenti fluviali trasportati. In questo modo con le piene fluviali, i
sedimenti sono persi o spostati lontano dalla spiaggia prossima alla foce che
quindi, negli anni, si ritira progressivamente. In Toscana, oltre un terzo delle
spiagge scompare per colpa dell’erosione e secondo recenti studi, per cercare
di fermarla sulle nostre coste, occorrono investimenti enormi (una stima
effettuata lo scorso anno, prevedeva ben 479 miliardi di lire). Ho inserito, in
questa pubblicazione, un capitolo relativo al grave fenomeno erosivo che
interessa oramai da oltre un secolo, il nostro litorale, aggiungendo alcune
notizie storiche sull’erosione della costa pisana. Nella parte finale, sono
evidenziate alcune osservazioni relative al porto che si vuol realizzare a
Marina di Pisa, a Boccadarno. Vi si trovano soprattutto osservazioni di natura
ambientale, relative alla modifica idraulica della foce dell’Arno che si
dovrebbe attuare con la presenza del porto. Le periodiche opere di dragaggio
necessarie alla navigabilità alla foce dell’Arno, fanno perdere
definitivamente quel poco di naturalità ancora presente nel tratto terminale
del fiume. Dragando l’estuario, sarebbe eliminata la naturale barra sabbiosa
alla sua foce, aumentandone in questo modo la corrente fluviale nelle piene.
Durante la magra del fiume si favorirà invece, l’ingresso d’acqua salmastra
nell’Arno, per chilometri, accentuando la salinità nelle falde freatiche del
territorio.
Il
tutto deve essere visto in un’ottica complessiva che collega l’incremento
della corrente fluviale, nelle piene dell’Arno, alle periodiche mareggiate, in
relazione alle opere di difesa costiera progettate ed a quelle già presenti sul
litorale.
In
questa pubblicazione si trovano infine, anche alcune osservazioni relative ai
lavori programmati sul litorale pisano. Al
Calambrone, c’è il progetto presentato nel 1996, di realizzare l’armatura
della foce al Canale scolmatore (in cui confluisce il corso d’acqua navigabile
del Canale dei Navicelli), per favorire lo sviluppo della cantieristica sui
Navicelli.
Per
evitare futuri danni ambientali, deve essere valutato con attenzione anche
l’intervento relativo alla ristrutturazione edilizia dei vari ed ampi edifici
che nel passato erano le colonie marine del Calambrone, volute dal fascismo ed
oramai abbandonate da molti decenni. La trasformazione delle diverse costruzioni
in numerose unità immobiliari private, va a gravare nel territorio del Parco
Naturale Regionale. Le infrastrutture che si renderanno necessarie per le
numerose persone che andranno ad abitarci, possono incidere a fondo sul
territorio. Le dune naturali, ancor oggi presenti al Calambrone, rischiano,
almeno in parte, di subire danni al loro delicato ecosistema. Indubbiamente
servirà spazio per realizzare aree di parcheggi per i futuri residenti o da
utilizzare per la balneazione. Si è letto più volte sulle cronache locali dei
vari giornali, le ripetute violazioni alla loro integrità che hanno subito
negli anni le dune di Tirrenia, custodite dal WWF. Tutto questo testimonia le
difficoltà oggettive di un’efficace protezione in un’area che dovrebbe
essere tutelata in modo assoluto. Da evidenziare infine, che le recenti
strutture abitative a Marina di Pisa, sono state realizzate a pochi metri di
distanza dalla vecchia linea ferroviaria, del “Trammino”, oramai dimessa da
anni. Linea
che rappresenta il confine con l’area del bosco, la macchia e la pineta del
Parco Naturale.
Per
ultimo ho aggiunto alcune considerazioni sulla spiaggia di Marina di Vecchiano.
Un litorale facente parte anch’esso del Parco “Migliarino - San Rossore -
Massaciuccoli”, situato nella cosiddetta “area interna” che quindi occorre
cercare di conservare il più possibile allo stato selvaggio. Senza interventi
che ne modifichino l’aspetto originario, in definitiva mantenendolo
semplicemente al naturale.
Pisa,
12 maggio 2002
L’autore
Est
pablum animorum contemplatio naturae
(Cicerone, Acad., 2, 127)