Papà non vuole... di Mara Minnelli

 

 

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È notte fonda ormai quando mia figlia ed io arriviamo al pronto soccorso.
Siamo in vacanza in un piccolo paesino dell'Abruzzo; mia moglie è rimasta a
casa con il piccolo mentre io e la grande, Elisa appunto, siamo qui ad
aspettare che  il medico di turno si degni di dare un occhiata al gomito di
mia figlia.

Sono già trascorsi alcuni minuti da quando "qualcuno" si è degnato di
rispondere al citofono invitandoci ad attendere.

Attendere. cosa ci sarà mai da attendere, poi, qui.

In questo posto che saranno, si e no, mille anime.

Fosse stato per me n'avrei fatto volentieri a meno di precipitarmi in
ospedale ma tanto ha insistito mia moglie che eccomi qui, con una figlia
appena diciottenne, preoccupata per il suo gomito e soprattutto preoccupata
di dover saltare il saggio di pianoforte di fine anno.

"Elisa, non essere triste. Vedrai che non è niente. Una piccola medicazione,
un massaggio e via! Potrai tornare a suonare il piano."

"Oh, papà! Lo sai quanto ci tengo. Ho studiato un anno per questo saggio."

"Pensa che da oggi, anzi da ieri, sei maggiorenne" provo a consolarla, io.

".e proprio oggi, che è il mio compleanno, dovevo farmi male!?"

"Ti dico che non è nulla. Fammi vedere."

"Che dici, papà, il dottore mi farà male?"

"E perché dovrebbe. Comunque per me non c'era bisogno di venir qui nel cuore
della notte."

"Ma papà."

"Lo sai come la penso: tua madre ha la fissazione per gli ospedali e i
pronto soccorso; basta un piccolo colpo di tosse che."

"Chi dei due?" ci interrompe quello che dovrebbe essere il medico.

"E' lei. Mia figlia. Ha urtato violentemente uno spigolo del tavolo."

"S'accomodi, signorina. Età?"

"Diciotto anni".

"Si accomodi in quella stanza in fondo a destra. No. Lei non può entrare" mi
dice il medico bloccandomi quando faccio per seguirli. "Non si può entrare
più di una persona per volta e solo l'interessato. Tanto più che la
signorina è maggiorenne."

"Veramente, mia figlia. Insomma, a quest'ora. E poi non c'è nessun altro."

"Disposizioni del primario. Se vuole passare il tempo."

"Tempo? Passare? Ma è una piccola botta!"

"Lo lasci decidere a me se il colpo merita attenzione o meno. Ora visiterò
la ragazza e se non c'è nulla, fra un minuto sarà di nuovo qui. Altrimenti.

"Altrimenti che fa? la ricovera?" lo interruppi con sarcasmo.

"Si rilassi, la vedo un po' nervoso. Siamo in un piccolo centro, ma gli
studi che ho fatto sono quelli che hanno fatto tutti i miei colleghi e la
professione che svolgo, la svolgo da due decenni, ormai. Probabilmente dovrò
farle una lastra. Dicevo che nell'attesa potrebbe compilare questo".

Mi rifila una fotocopia di un questionario che a malapena si legge e mi
molla lì, senza neppure una penna.

Dopo pochi secondi, rassegnato, giro e rigiro in quel piccolo ambito a
caccia di una penna.

Ora basta! - mi dico - chi crede di essere? Dottore o non dottore, se vuole
che compili 'sto coso dovrà pur darmi una penna.

Mi avvio con decisione alla stanza in fondo a destra. Per non disturbare,
cautamente, scosto di poco la porta. Il medico, mi volta le spalle e già la
mia risoluzione comincia a vacillare.

Non so più se è il caso di disturbare.

Mi è sembrato così permaloso.

"Bene, signorina. Come si chiama?"

"Elisa"

"Bene, signorina Elisa. Si tolga il giacchetto e la camicetta"

Come! Ha male al gomito, penso io, e la fa spogliare! Ora entro gli faccio
vedere io

"Capisco la sua perplessità, Elisa. Ma per fare la lastra deve togliersi gli
abiti, almeno la parte di sopra, il bracciale ed eventuali collane".

Che scemo sono stato. Ho pensato subito a male. E dire che non sono mai
stato geloso di mia figlia. Ho sempre pensato a lei come una ragazza in
gamba che sa cavarsela da sola. A volte anche con un piglio esagerato di
indipendenza.

Mentre sto riflettendo su questo, mia figlia si è già tolta il tutto ed è
rimasta in reggiseno e jeans davanti al dottore. Un reggiseno senza pretese
sexy; di cotone bianco, semplicissimo.

Caspita. Non è la prima volta che la vedo così. C'è molta confidenza tra
noi. Ma è la prima volta che la vedo così davanti ad uomo. Mi fa uno strano
effetto, devo ammetterlo.

Come se fosse la prima volta che la vedo, mi accorgo di quanto sia graziosa,
attraente, con i suoi capelli castani, lisci, sulle spalle. E il corpo,
affusolato, sottile. Sottile come le sue dita assottigliate dagli esercizi
al piano. Quella sua caratteristica di avere pochissimo seno, poi, me l'ha
sempre fatta vedere un po' più piccola dell'effettiva età.

"Salga qua sopra" le ordina il dottore.

Ma che fa, le misura l'altezza?

"Non si muova"

Questo è troppo: ora anche il peso?

Non faccio in tempo a finire i miei pensieri quando Elisa sfoggia uno dei
suoi sorrisi ammalianti. Quei denti, gli incisivi, un po' grandi, le hanno
sempre conferito un viso da bimbetta, da coniglietto.

Ma quel sorriso, ora, non è da bimbetta.

Anzi.

"Ora pieghi il gomito, lentamente, così. Se tocco qui le faccio male?"

Vedi di non toccare troppo, stronzo.

"Ora anche l'altro"

L'altro? Ma a lei fa male un gomito. Uno solo!

"Non sente dolore, Vero? Bene."

E' l'altro, il gomito contuso. Cretino.

Vorrei esplodere la mia incazzatura e uscire allo scoperto. Ormai ho capito
con che razza di dottore mia figlia ha a che fare.

Ma mi censuro. Non voglio intervenire subito. Ho l'occasione di vedere come
sa cavarsela da sola.

"Ha veramente delle belle mani, lo sa signorina? - le dice sfiorandole prima
un palmo e poi su verso le dita fino ai polpastrelli - mani da pianista"

"Grazie. E' proprio così. La settimana prossima ho il saggio di fine anno.
Che dice mi rimetterò? Farò in tempo a finire di prepararmi?" Di nuovo quel
sorriso che le illumina il volto. Stavolta seguito da un gesto di candore:
incrocia le braccia, quasi a voler nascondere le sue scarse nudità già
coperte dal reggiseno.

"Qui è tutto a posto. Abbiamo verificato che non c'è nulla di rotto."

La penna! Chissà perché mi viene in mente quella caspita di penna, adesso?
Forse perché ormai hanno finito ed io non ho ancora compilato il
questionario. Devo andare.

"Alzi le braccia. Più in alto. Così. Ora si volti"

Appena la schiena di mia figlia mi si para sensuale ed eccitante il medico
con gesto rapido mette una mano sotto il camice . Sento il rumore della
lampo.

Credo che stia armeggiando per tirarsi fuori il cazzo dai pantaloni. La
manovra dura meno di un secondo. Subito dopo comincia a carezzare con
entrambe le mani, le braccia di Elisa per poi scendere fino ai fianchi. Mi
aspetto una reazione di Elisa.

"Verifichiamo come sta' la colonna vertebrale poi le farò un piccolo
massaggio che la farà stare meglio."

Evidentemente, per godere maggiormente del sensuale giovane colore della
pelle, la volta a favore della luce, mettendola involontariamente di profilo
a me .

Le poggia le labbra alla ba
se del collo e lentamente con la lingua le
carezza le vertebre. Scendendo lentamente con la lingua sulla schiena ha
preso a carezzarsi il cazzo molto lentamente. Ripete la carezza con la
lingua un paio di volta, su e giù.

Sono pietrificato. La mancata reazione di Elisa mi sconcerta ancor più che l
'intraprendenza del medico.

Ora è in ginocchio dietro mia figlia. Sfiora il viso da uomo maturo sugli
jeans di mia figlia all'altezza del culetto; culetto che io so per certo
molto sodo e tondo. Ne aspira i profumi, di pelle, di stoffa, non so. So
soltanto che ne pare inebriato. E non è il solo.

Lei ha abbandonato le braccia e abbassato il capo.

Sta con gli occhi chiusi. Respira profondamente e con calma. Non mi sembra
turbata.

Occhi chiusi. Respiro calmo.

Anche ora che da dietro lui le sta slacciando il bottone dei pantaloni; le
tira giù la lampo e lentamente fa scendere l'indumento di tela rigida fino
alle ginocchia di lei. La vista dei suoi candidi slip mi provoca un'erezione
che, senza che me ne fossi reso conto, era già latente. Vedo la mano del
medico, ora in piedi, farsi strada, dall'alto, nelle mutandine bianche.
Mutandine delle quali per un momento mi sembra di sentire il fresco profumo
di bucato misto agli odori del giovane sesso di mia figlia.

Con l'altra mano dopo averle slacciato il reggiseno, senza sfilarglielo del
tutto, si fa strada tra le due mele acerbe per catturarne con risoluzione
una. Alla presa decisa, mia figlia, porge il collo all'uomo che coglie l'
invito e poggia a bocca aperta, le labbra sul tenero collo. Il gioco deve
piacerle molto alla mia piccina. La sento gemere, anche se in maniera
contenuta. La lingua del medico le rotea lentamente sul collo, fin quando,
tolta la mano dall'attività che stava svolgendo negli slip, si passa le dita
sotto il naso e dopo averne aspirato gli effluvi se le infila prima nella
sua bocca poi in quella di Elisa.

Sento la testa che mi ronza, come se stesse per esplodere. Gelosia,
eccitazione, rabbia. Non so neanch' io cosa sto provando in questo momento.

Mi sento arrossire dalla collera.

Vorrei gridare.

Fermare tutto.

Sto per entrare quando mi accorgo di avere il mio cazzo in mano, stretto.

Stretto.

Capisco che lo sto stringendo per la paura inconscia di venire troppo
presto.

Mia figlia si volta o il dottore la fa voltare, non importa, non capisco più
nulla.

Uno di fronte all'altro. Il medico vorrebbe baciarla sulle labbra ma lei,
per un atteggiamento che non capisco, si rifiuta reclinando il capo da una
parte.

Preferisce inginocchiarsi davanti a lui. Guarda il sesso dell'uomo come se
fosse la prima volta che ne vede uno. Lo sguardo tradisce un'estasi covata
troppo a lungo dentro di lei. Stento a riconoscere la mia fanciullina. Ho
addirittura il sospetto che chissà quante volta avrà immaginato di fare
anche a me quel che sta facendo a questo sconosciuto.

Anzi ora che ci penso. una notte che sua madre era di turno. me lo son
sentito prendere in bocca e nel sonno ho goduto continuando a dormire. Ma no
che vado a pensare.

Non faccio in tempo a sondare i miei ricordi che la mia piccola Elisa si
appropria con le labbra di quel sesso pulsante e se lo infila in bocca, fino
in gola.

Lo fa scomparire e poi rimane immobile. Il medico non può trattenere un
grido strozzato di esagerato godimento. Lei lo fa scorrere lentamente fuori
dalla bocca e poi di nuovo, tutto in gola. Che arte, la mia piccolina, altro
che la madre. che neanche in bocca.

Mi sembra di impazzire.

Mi scorre davanti l'immagine di mia figlia che mi riserva lo stesso
trattamento, mentre io sono addormentato.

Smetto di masturbarmi.

Non è vero.

Non voglio pensarlo.

Non ci posso credere.

Non ci voglio credere.

Eppure lei è là, che sta facendo un bocchino ad uno sconosciuto, con un arte
che io posso soltanto averla sognata.

Alla quinta o sesta volta che Elisa se o lascia sparire in gola, vedo il
medico piegarsi in avanti sussultando; lei lo afferra per le natiche e lo
mantiene saldo dentro la sua gola. I mugolii del dottore sono
inequivocabili.

DIOMIONO!

Le sta sborrando in gola!!!!!

La mia piccola Elisa.

Ho smesso da un po' di masturbarmi ma il getto dal mio cazzo esce copioso e
incontrollabile. Non posso far altro che accompagnare gli ultimi sussulti
con il movimento lento della mano. Con l'altra mi detergo il sudore della
fronte. Non riesco a capacitarmi di ciò che ho visto. Ancora ho davanti agli
occhi la visione del bel viso della mia angelica Elisa che gode del piacere
di uno stronzo di dottore che ecco lei porsi in piedi di spalle allo
stronzo. Le se strofina con le natiche contro il cazzo ancora prestante.
Allo sguardo interrogativo del medico lei risponde col candore che le
riconosco: "papà non vuole che lasci le cose a metà" e così dicendo si piega
in avanti poggiando le braccia sulla lettiga di fronte a lei. Lo stronzo non
se lo fa dire due volte e approfittando dell'erezione ancora in atto fa per
montarla ma lei lo ferma.

"No. Lì, no. Voglio mantenermi vergine per il mio principe azzurro."

"Come vuoi tu." disse il dottore prima di sputarsi sul palmo della mano con
la saliva che da li a poco gli avrebbe lubrificato il cazzo, pronto ad
incularsi quella splendida troietta di mia figlia.

....Siamo di nuovo in auto. Stiamo tornando a casa. Io non ho il coraggio di
guardarla in viso, mentre per lei sembra non sia accaduto nulla. Non so
perché non sono intervenuto; perché non sono entrato nello studio medico?
Non lo so e nemmeno lo voglio sapere.

Le parlo adesso?

Bella figura! E' come dire a mia figlia che ho fatto il guardone di mia
figlia stessa.

Non ci capisco piu' niente.



Forse è meglio dimenticare tutto questo e  considerare che, Sisa, questo il
soprannome con il quale ci rivolgiamo a lei in casa, è una ragazza che si
avvia verso l'età adulta.



Poi ci ripenso: che faccio? Le dico che ho visto tutto?

La rimprovero? "Sisa!Non si scopa con gli sconosciuti!"

e la metto in punizione? "Stasera a letto senza cena!"

Sorrido. L'ironia è una buona valvola di sfogo.



Siamo quasi arrivati a casa. Penso a mia moglie, in ansia per quel piccolo
incidente mi rendo conto che  ce l'ho un po' con lei: la ritengo
responsabile di quel che è accaduto.

Mi rassereno quando mi ricordo che lei domani torna a Roma e porterà Elisa e
Paolo con se. Per due giorni me ne starò in santa pace.



Mentre mi sto sforzando a rimuovere il tutto dalla memoria ecco che la
memoria mi gioca uno strano scherzo. Mentre ero imbambolato ad osservare
Elisa che lo succhiava con disinvoltura al medico, mi era riemerso, come in
un sogno appannato, l'immagine di lei, mia figlia, che me lo prendeva in
bocca mentre ero a letto a dormire.

Al momento ho pensato che, forse, nell'esperienza sconvolgente che stavo
vivendo, idee e sensazioni si sovrapponevano, con il risultato di mandarmi
piacevolmente il cervello in pappa.

"Oh, insomma -mi dico- non sono un ragazzino e non è la prima volta che vedo
due che si prodigano in un rapporto sessuale."

Ma forse i tabù, ormai parte integrante del nostro sistema biologico, mi
rendono duro accettare con disinvoltura la cosa. Duro. c'è anche qualcos'
altro che torna ad essere duro.

Guardo le gambe di Elisa fasciate dai jeans mentre lei con lo sguardo scorre
le luci fuori dal finestrino. Mi rendo conto, che ripensando a quel che ho
visto, mi sta risalendo l'eccitazione.



Di nuovo riaffiora quell'immagine, come in un sogno, di mia figlia che gioca
con il mio sesso. Ora si aggiungono anche dei particolari: è estate e sto
dormendo, come è mia abitudine, senza slip. Mi sveglio, ma solo per un breve
istante; ho la testa pesante. La scorgo appena che con una mano sta
carezzando il mio membro mentre con l'altra si carezza proprio lì, in mezzo
alle gambe .



Basta. Devo liberarmi di questo pensiero. È ormai notte fonda e siamo giunti
sotto casa. Spero proprio di farmi una bella dormita.



Quando mi sveglio, l'orologio mi dice che sono passate le dieci del mattino.
Non capisco coloro che dicono che con l'avanzare degli anni si ha meno
desiderio di poltrire a letto. mah! Io ci sto volentieri. Eppoi stanotte,
tra il rientro dal pronto soccorso, le spiegazioni a mia moglie, l'
eccitazione che non avevo smaltito del tutto, mi sono addormentato alle
quattro.



Indugio ancora tra le lenzuola, a godermi questo inconsueto silenzio. Il
silenzio è la cosa che mi ha colpito di più, le prime volte che sono venuto
da queste parti. È anche il motivo principale per cui abbiamo acquistato una
casa quassù.

Mia moglie e relativa prole saranno oramai arrivata a Roma.

Mi siedo sul letto e di nuovo quella specie di sogno; un sogno sempre più
nitido. Ma si! Altri particolari si aggiungono a quelli riaffiorati
stanotte. E 'sto pisello che si erge a caccia di chissà cosa.



Mi alzo e vado verso il bagno e passando davanti alla stanza dei ragazzi,
vedo che Elisa è rimasta a letto; non è andata a Roma con la madre.



"buon giorno, pa'".

Le grugnisco qualcosa che vuol essere un saluto e anche un modo per
dimostrarle il mio disappunto per non essere andata via anche lei. Nudo come
mi trovo ora e per di più in uno stato di erezione mattutina, mi rendo conto
che è la prima volta che provo imbarazzo davanti a lei. Fortunatamente,
forse per l'impaccio, il mio cazzo torna in posizione di riposo.

"sai, la mamma ha detto che tanto non avrei potuto fare gli esercizi al
piano e quindi."

"e quindi sei rimasta qui. A proposito, come va il gomito."

"meglio!"

"E il resto?"

con quella domanda mi rendo conto che sto per confessarle quel che mi ero
ripromesso di dimenticare.

"Il resto..?"

"Ieri sera, al pronto soccorso, cercavo una penna e sono venuto verso la
sala dove tu e il dottore ."



Un pesante silenzio si aggiunge a quello "caratteristico del luogo". Un
silenzio durante il quale Elisa abbassa lo sguardo e arrossendo

"scusami, papà. Non so come è potuto accadere."

"Vedi cara, non è il 'come sia potuto accadere' che mi ha sconvolto, ma il
fatto che sia accaduto davanti ai miei occhi; è il fatto di averti scoperta
donna nel modo più improbabile per un padre; è l'impotenza di poter reagire,
nella quale mi sono trovato nel vedere mia figlia che si adoperava in una
fellatio da pornostar e per di più chiedeva a uno sconosciuto di farsi
sodomizzare."



Forse ho esagerato. La testa bassa e lo sguardo verso il pavimento mi danno
l'idea che, nonostante abbia cercato parole meno volgari di bocchino e
inculare, Elisa deve sentirsi profondamente ferita.



La fisso, incapace di andarmene. Lei è seduta, con le gambe incrociate, sul
letto; la giovane pelle abbronzata crea un piacevole contrasto con le
candide lenzuola. Senza nessuna volontà da parte mia, lo sguardo mi va a
finire tra le sue gambe e la vista degli slip bianchi mi crea uno
scombussolamento terribile. Sento il sangue affluire prepotente verso il mio
pube. Un'erezione incontrollabile sta per tradire la mia istituzionale
figura di padre.



"Oh, papà! Chissà quante volte."



Non le faccio finire la frase, mi ricordo che sono nudo e consapevole di
quanto mi sta accadendo e, anche se ormai evidente anche a lei, mi vado a
rifugiare in bagno.



In casa nostra non ci sono chiavi alle porte, e non ci sono mai stati
problemi nel girare nudi per casa: d'accordo con mia moglie abbiamo sempre
pensato che ciò sarebbe servito a non far nascere un eccessiva malizia nei
nostri figli. "Vaccate", mi dico alla luce di questi ultimi eventi.



E adesso come la metto con il mio uccello, che non ne vuol sapere di
ragionare e che, anzi mi guarda e aspetta un segnale da me.



Come fanno spesso gli uomini, ci parlo. Cerco di fargli capire la
situazione:

"Non puoi fare così! Quella di là non è una ragazza qualsiasi, è mia figlia.
E tu dovresti conoscerla bene, visto che hai contribuito in prima persona al
suo concepimento. Mai sentito parlare di tabù? Ora cerca di calmarti, poi
andiamo a fare colazione e a fare una bella pescata al fiume."



Nonostante le mie buone intenzioni, automaticamente la mano prendere a
scorrere lungo il cazzo. Prima contenendo delicatamente la carne pulsante
nel palmo della mia mano, poi serrando sempre più forte il pugno fino a
distinguere nettamente le varie pieghe e difformità del mio sesso.



Avevo contenuto troppo a lungo l'eccitazione, fin dalla sera prima. Un
piacevolissimo calore mi pervade nel momento che decido di abbandonarmi
completamente a questa liberatoria masturbazione. Sono talmente eccitato che
non mi preoccupo di interrompermi nemmeno quando sento la porta aprirsi e
dallo specchio sopra il lavandino vedo entrare Elisa. Ha una strana luce
negli occhi. Se strano può definirsi la carica di desiderio e consapevole
malizia che traspare dal suo sguardo.

Le movenze sono quasi feline mentre mi si avvicina. Io non posso e
soprattutto non voglio interrompere l'azione della mia mano. La guardo negli
occhi come a dirle: "come vedi sono come un animale che non può
interrompersi. Scusami ma non posso proprio." non faccio in tempo a finire
di pensarlo quando la sua mano si sovrappone alla mia e.



È difficile da spiegare: sento che sto per morire dalla vergogna ma allo
stesso tempo so anche che non me ne importa niente. Lo so che dopo sarà
tutto diverso ma non riesco, non riesco proprio, a  censurarmi.



Dolcemente con la mano faccio pressione sulla sua spalla fino a farla
inginocchiare e una volta davanti al mio sesso le metto le mani tra i
capelli e, senza molta fatica, le faccio capire cosa voglio da lei. La
guardo e tutto si svolge come se fosse una scena al rallentatore: alza lo
sguardo e mentre mi guarda negli occhi apre le sue umide labbra e piano
piano fa sparire il mio cazzo, tutto nella sua bocca. Sento la testa che mi
gira. Ad un tratto sembra voglia scoppiarmi. I sensi di colpa e la strana
eccitazione si mescolano in una miscela dagli echi animaleschi.



Lei sente che sto per esploderle in gola e alza di nuovo lo sguardo verso di
me, come se sapesse di essere osservata.

Si interrompe.

Immobile.

Poi lentamente lo sfila dalla bocca.

Mi sorride e dice: "Chissà quante volte avrei voluto confessarti che. "

"Che..?"

Abbassa solo per un attimo lo sguardo poi si rialza.

"Una notte mentre la mamma era dalla zia, al mare, sono scivolata vicino al
lettone, mi sono inginocchiata davanti al tuo sesso e ho iniziato a
leccartelo."

E' in piedi davanti a me.

"E quanto tempo fa è successo?"

Con le mani non ha smesso un attimo di carezzarmi sia il fallo che i glutei.

"Agosto di due anni fa..."

La sua bellezza, fatta di movenze sinuose e di forme appena accennate e
acerbe mi fa perdere definitivamente il controllo.

"Non avevi nemmeno sedici anni!".

Le afferro un polso per farla voltare verso il muro che ho di fronte. Le
palme contro le piastrelle e il suo culetto verso il mio sesso.



Le sposto i capelli, voglio vedere il suo volto mentre le farò quel che ho
in mente; le carezzo la schiena che, penso, è tanto piccola in confronto a
quella della madre.

Altrettanto minute al contatto delle mie mani, mi sembrano le sue chiappate,
piccole e sode.

Non mi preoccupo nemmeno di lubrificarle il buchino, tanto il mio cazzo
gronda ancora della sua saliva.

Avvicino la punta alla rosellina del suo buchetto. Lei allarga con le mani
le natiche, per facilitarmi l'ingresso.

Ho perso ogni tabù e affondo finalmente il mio cazzo nel culetto di Elisa
che proprio perché così piccolino  mi fa sembrare il mio cazzo enorme. Elisa
non smette di spingersi verso di me fin quando non lo avverte tutto dentro.

Ho le braccia lungo il mio corpo.

Non oso toccarla per paura di disturbare la sua azione.

Si sta movendo in maniera istintiva ma decisa, inesperta ma efficace. Anzi
proprio per questo suo muoversi così naturale e spontaneo arrivo rapidamente
di nuovo vicino all'orgasmo.

Mi sporgo di lato per osservarla almeno di profilo. Ha gli occhi socchiusi.
Geme in un modo che non conosco e che mi eccita ancora di più.



Sono completamente in suo potere.



La sua mano, sotto i nostri sessi, alterna carezze al proprio fiore e ai
miei genitali.



A tratti quando la mia asta è quasi del tutto fuori dal suo orifizio, saggia
con le unghie la consistenza della mia carne. Le affonda quel tanto che le
fa, evidentemente, apprezzare la rigidità e la morbidezza del mio sesso.



"Oh, papà ce l'hai così grosso."



La sua osservazione non mi sembra un banale complimento mi fa pensare:
chissà quanti ne avrà già visti? Un impeto di gelosia, a pensare a tutti
quei ragazzetti imbecilli che, stile toccata e fuga, non sanno apprezzare la
meraviglia che può offrir loro questo gioiello di mia figlia.



Di nuovo quello strano senso di gelosia, dolore misto a piacere, proprio
come la sera prima mentre la spiavo con il dottore,  mi fa esplodere
schizzandole violentemente dentro le viscere. Le contrazioni del suo
sfintere si fanno più veloci e anche lei mi dichiara il suo orgasmo in
gemito simile ad uno stridulo ululato. Non sono del tutto finiti i sussulti
provocati dal prepotente orgasmo quando elisa sorridendo e inginocchiandosi
davanti al mio sesso gocciolante prima di farlo di nuovo sparire tra le sue
labbra mi dice: "Ora ci penso io a ripulirlo per bene. So quanto ci tieni
che non lasci le cose a metà."

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By Mara Minnelli