Il Commesso   di Templar

 

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Che bello sentirlo li, accoccolato ai suoi piedi mentre lei sbrigava le ultime pratiche, in negozio. Quel giorno era stato un continuo andirivieni di clienti; giovani ragazze manager, corse a comperare un paio di esclusivi sandaletti griffati per l’estate, mature signore dell’alta borghesia, ormai affezionate avventrici e divoratrici di decoltè di puro cuoio Italiano oppure insaziabili cultrici dello stivale anche in piena estate. lui, distinto e professionale nel suo gessato le ha servire tutte con professionale distacco e sottomissione, ben conscio della loro superiorità almeno quanto lo erano loro.

 

Ora, inerte, inalava il passionale odore delle sue piante sotto le narici, dilatate come quelle di un cavallo, è legato, immobilizzaato, non può muovere nemmeno un dito. Non che fosse necessario, ma a volte lei ama ancora trasformarlo in un semplice oggetto che respirante, la trova una cosa molto eccitante. L’umidità di questa estate calda è nulla in confrondo alla torrida atmosfera che si è creata li tra le sue gambe, li dove nasconde il tesoro più segreto. Tesoro a lui totalmente precluso.

Povero, piccolo, miserabile; indegno della sua femminilità, deve essere doloroso quel costante afflusso di sangue che gli gonfia l’inutile orpello virile. Il sottile e inesorabile, laccio di delicata lycra, dopo aver baciato la delicata pelle color miele delle sue gambe, ora quasi lo evira, trasformando un soffice pezzo di carne in una scultura violacea solcata da pulsanti bassorilievi venosi.

Le dita dei piedi della donna, si prendono la libertà di aprire la sua bocca, inumidirsi dentro di lei e poi distribuire la sua bava cristallina su tutto il viso sofferente. Può sentire le pieghe della tua fronte sotto la pelle sotto le sue estremità.

Una statuetta di ebano pregiato faceva capolino tra le natiche dell’uomo, una penetrazione dolorosa sicuramente con l’ulteriore preoccupazione di non insudiciare

il prezioso fermacarte orientale

la sua bocca continuava a far andare su e giù le morbide labbra, fellando le sue dita quasi fossero minuscoli membri virili.

i capezzoli della donna, ormai tendono magnificamente la stoffa del vestito di seta rossa, sarà l’aria condizionata o il delicato andirivieni della sua lingua?

Lei non ce la fa più, deve distrarsi o le sue mani scivoleranno inesorabilmente sotto la leggera gonna, a donare sollievo al suo sesso bagnato. Non vuole, tra poco Angie passerà a prenderla in negozio, ci penserà la sua lingua a farle scoppiare il ventre di calore liquido e denso. Pensare alla sua calda amante la fece bangnare di più, chissà se anche lui ci pensava ancora.

Si alza, lui pensa stupidamente per un attimo che lo voglia liberare, ma perchè mai dovrebbe? mentre si rimette i suoi sandali affilati, lo guarda, legato in posizione fetale, nudo come un verme, una visione davero esaltante, un’ennesimo e imporovviso pizzicore invade il suo bassoventre, gli ordina secca di strisciare in mezzo alla stanza, vuole divertirsi ad affondare i gli stiletti sui quali si regge nella sua carne asciutta, nei suoi muscoletti guizzanti e cosi ben delineati.

Questa volta si sente più cattiva, sa che non si fermerà fino a quando una lacrima lattiginosa non formerà la sua microscopica macchia sulla moquette. Non un fiato, sa che se sarà bravo ti permetterò lei le permetterà di guardarla mentre fa l’amore con la sua amante, per un attimo pensò con malinconia quando il propietario del negozio era lui e Angie stava per sposarlo. Ma poi arrivò lei, e tutto cambiò

 

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By Simon Templar