L'ancella   di Dolcezza

 

back    next

 

Ho 35 anni, sono un uomo di successo, ho un buon lavoro, una bella casa e la
tranquillità economica. La mia vita è sempre filata liscia come l'olio,
nessuna moglie, nessun figlio, né una fidanzata e né tantomeno un'amante
fissa a cui rendere conto. Ho sempre goduto il meglio dalla vita
approfittando delle occasioni che mi si presentavano davanti, condividendo
ore e notti di passione con donne disponibili, che il giorno dopo avrebbero
ripreso la loro vita normalmente senza interferire con la mia. Non sono mai
stato bello come Tom Cruise, ma sono un uomo curato, atletico e
affascinante. Come dicevo la mia vita scorreva tranquilla fino a qualche
mese fa. quella sera incontrai una donna che fece vacillare il mio mondo di
sicurezze, una donna tanto innocente da sembrare una fanciulla e tanto
perversa da poter confondersi con la peggiore delle puttane. Incontrai l'
ancella del mio migliore amico.
Cristopher ed io ci conosciamo da quando eravamo piccolini, eravamo compagni
di stanza nello stesso collegio e io conosco tutti i suoi segreti e tutti i
suoi problemi. Non so a dire il vero da che cosa sia dipeso, ma il mio
migliore amico ha sempre avuto grossi problemi con le donne. E' nato da una
famiglia ricca che non gli ha mai fatto mancare niente, è un bell'uomo, i
suoi lineamenti sono sicuramente più belli dei miei, e non dovendo lavorare
per vivere si è sempre potuto dedicare a ciò che più gli piaceva, si è
dedicato a così tanti sport che non potrei elencarli tutti senza
dimenticarne qualcuno, e il suo corpo è sicuramente statuario. Eppure
nonostante tutte queste doti che gli farebbero cadere ai piedi quasi ogni
donna lui non è mai riuscito ad avere una relazione normale. A dire il vero
so di queste cose attraverso i suoi racconti, ma non ho motivo di credere
che mi abbia mai mentito. Ricordo ancora la notte che mi ha fatto passare in
bianco perché al primo tentativo di fare l'amore con una donna non era
riuscito a farselo venire duro, anche se per mesi se lo era smanettato
proprio pensando a lei. Era arrivato a casa mia nel cuore della notte in
lacrime raccontandomi tutta questa storia. Da allora oltre che il suo
migliore amico sono diventato anche il suo confidente. Ho scoperto così che
il bel Cristopher per cui quasi tutte le donne che conosco spasimano, adora
fare il guardone, adora masturbarsi vedendo altri che scopano e soprattutto
ha una passione incredibilmente vivida per il feticismo e il sadismo. Non
che queste cose mi siano mai piaciute, ma ormai sono diventato un esperto a
sentirne parlare.
Quel pomeriggio eravamo andati a giocare a squash, era la nostra solita
partita del venerdì sera, vinse lui come sempre, ma a me non dispiaceva
perdere quando il mio avversario giocava onestamente ed era più bravo di me.
Ho sempre adorato la competizione e sono convinto che misurarmi con persone
migliori di me non può far altro che aiutarmi a migliorare.
"Sai Stuart, ieri hanno terminato i lavori al bagno turco di casa mia. Ti
andrebbe di inaugurarlo con me stasera? Potresti fermarti a cena se non hai
altri impegni." Eravamo appena entrati nello spogliatoio e mentre Cristopher
mi parlava io salutai con un cenno un paio di conoscenti che stavano finendo
di vestirsi.
"Potrebbe essere un'idea, il tuo cuoco è davvero super, e un bel bagno turco
mi rilasserebbe i muscoli da morire. Potremmo vestirci subito e fare la
doccia a casa tua." Risposi io prendendo la mia borsa dall'armadietto.
"E' quello che stavo pensando anche io. Dai prendi tutto e seguimi e in
macchina." Così dicendo prese il suo borsone e s'incamminò verso l'uscita.
Lo seguii come mi aveva detto e nel giro di mezz'ora parcheggiammo davanti
all'entrata della sua villa. Ho sempre pensato che Cristopher fosse un po'
esaltato nella realizzazione dei suoi progetti e questa idea mi si
rafforzava nella testa tutte le volte che andavo a casa sua. Era una villa
enorme a occhio avrebbero potuto viverci dentro cinque famiglie senza mai
incontrarsi. Quando aveva deciso di andare a vivere da solo dopo gli studi
aveva ingaggiato il miglior architetto della città per farsela progettare e
costruire. Era sempre stato appassionato dalla storia di Roma Antica e così
la sua villa era stata progettata e costruita come fosse un'antica villa
patrizia. A vederla da fuori si aveva l'impressione che una meraviglia del
genere fosse sopravvissuta fino ai giorni nostri in perfette condizioni. Ma
non era solo la villa. La servitù, infatti, in casa era abbigliata
esattamente come i servi degli antichi romani, con tuniche lunghe o corte a
seconda della stagione. Tutto era molto suggestivo e tutte le volte che
entravo in quella casa mi sentivo riportato indietro nel tempo.
Entrammo in casa e Cristopher mi fece accomodare in salotto dove c'erano
alcuni triclini e mi offrì del vino da bere "Questo è arrivato stamattina,
senti che sapore corposo." Mi disse versandosene un bicchiere mentre un
cameriere entrava in silenzio "Fai preparare il bagno turco." Gli disse.
Questo annuì e uscì in fretta. Assaggiai il vino assaporandone il gusto
intenso e avvolgente. Era un rosso corposo ottimo da gustare con sapori
forti come cinghiale o cervo. Il suo aroma inebriava e il sapore riempiva la
bocca lasciando il suo sentore anche dopo averlo inghiottito, ogni sorso
invitava ad assaggiarne ancora e prima che il bagno turco fosse pronto avevo
già bevuto due bicchieri e mezzo. Sentivo la testa leggera, ma non me ne
preoccupavo se proprio non fossi stato in grado di guidare avrei potuto
fermarmi a dormire in villa e magari avrei trovato anche la compagnia di una
delle cameriere di Cristopher che di solito erano tanto disponibili.
Devo ammettere che il bagno turco mi rilassò completamente il corpo e la
mente, e forse anche grazie al vino mi sentivo riposato e sereno.
Adesso ripensandoci credo che Cristopher avesse pensato proprio a tutto, ma
allora vivetti quei momenti e ciò che accadde dopo come una serie di
casualità.
Finito il bagno turco arrivammo nello spogliatoio con drappeggiati intorno
ai fianchi degli asciugamani.
Lo spogliatoio era una stanza grande illuminata con un gioco di luce
riflessa che dava una gradevole sensazione di intimità e di calore. C'erano
dei triclini e due delle pareti erano completamente ricoperte da specchi.
Sapevo che una delle cose preferite da Cristopher era quella di guardarsi
riflesso mentre si masturbava, e immagino che nello spogliatoio passasse
parecchio tempo. Credo anche perché dopo il bagno turco un po' di sesso
sarebbe stato piacevole.
Mi tolsi l'asciugamano restando nudo e mi sedetti su un triclinio per
asciugarmi. Lo feci lentamente godendomi la sensazione della morbida spugna
sulla pelle accaldata dal bagno. In quel momento entrò un'ancella che
catturò la mia attenzione.
Era piccola, non più alta di un metro e sessanta, aveva i capelli lunghi
color del miele raccolti in una lunga treccia alla foggia romana, i suoi
occhi erano di un celeste profondo grandi sul piccolo viso. Le sue labbra
erano carnose e rosee, non portava trucco e le sue guance avevano una dolce
sfumatura rosata. Vedendola di sfuggita poteva sembrare poco più che
adolescente, sedici anni al massimo. Ma osservandola con attenzione ci si
rendeva conto che doveva per forza essere più vecchia. Indossava una tunica
rossa molto sottile che le accarezzava i seni evidentemente nudi sotto la
tunica, potevo intravvedere l'aoreola del capezzolo e la cosa mi elettrizzò.
I suoi fianchi erano snelli, ma arrotondati. Quell'ancella che sembrava una
fanciulla era invece femmina come mai ne avevo viste prima di quel momento.
Aveva un che di sensuale e peccaminoso, mischiato ad un aria infantile e
innocente.
"Questa è una delle nuove ancelle, Sari." La presentò Cristopher. Io mi
alzai per salutarla e lei fece un lieve inchino. Le sorrisi e mi parve di
vedere il suo sguardo assottigliarsi, mi sembrava di vedere una fiamma
bruciare dentro quegli occhi celesti. Poi il suo sguardo scese e si fissò su
un punto. Ne seguii la traiettoria e mi accorsi che mi fissava tra le gambe
in maniera sfacciata, quasi spudorata. Mi sentii a disagio, ma stranamente
non feci nulla non presi nemmeno l'asciugamano rimasto sul triclinio per
coprirmi. Rimasi semplicemente fermo sotto il suo sguardo aspettando una sua
reazione. Lei mi osservò attentamente e poi si leccò le labbra. La cosa mi
lasciò senza fiato e senza rendermene conto reagii a quel gesto. Vidi il suo
sorriso trionfante mentre il mio sesso si risvegliava. Mi ero completamente
dimenticato di Cristopher, in quel momento eravamo solo io e Sari. Il suo
sguardo si fece più caldo e si sollevò a guardarmi negli occhi con una muta
richiesta. Io non sapevo che dire o che fare. Mi rendevo conto che era una
situazione strana, ma ero completamente incatenato da quello sguardo, il mio
sesso non sembrava appartenermi più era ritto e teso da farmi male. Di colpo
vidi Sari che mi si avvicinava rapidamente. Alzò un mano sul mio petto e mi
sembrò di sentire la pelle bruciare a quel contatto, restai per un istante
senza fiato succube del volere di lei e quando la sua mano mi spinse non
potei fare altro che sedermi nuovamente sul triclinio con le gambe
spalancate e il mio pene eretto che svettava dal mio inguine. Sari mi
sorrise si inginocchio tra le mie gambe e sentii le sue mani attorno a me.
Credetti di scoppiare, la testa era confusa e dovetti chiudere gli occhi in
preda ad una forte vertigine, mai prima d'allora il tocco di una donna mi
aveva sconvolto così. Sari iniziò a masturbarmi lievemente e io mi rilassai,
almeno così avrei avuto sollievo dal dolore che il mio pene mi stava dando.
Al momento mi tranquillizzai, ricordandomi che le cameriere di Cristopher
erano ben pagate anche per intrattenere i suoi ospiti quando serviva, quindi
cercai di concentrarmi su quella sega inaspettata per godermela come
meritava. Di colpo però mi sentii avvolgere dalle labbra calde e spalancai
gli occhi sorpreso guardando verso Sari, lo aveva preso in bocca e quasi mi
sciolsi a quel calore. La sua bocca era calda e umida e mi circondava. La
sua lingua iniziò a giocare con il glande lanciandomi mille brividi lungo la
schiena, mi accomodai meglio per godermi questo pompino che dava l'idea di
essere fenomenale. Rimasi ad osservarla, la sua mano mi accarezzava l'asta
mentre la bocca indugiava sul glande, l'altra mano si era impossessata dei
miei testicoli e li massaggiava stimolandomi il perineo. Sospirai di
piacere. Sari smise per un attimo di leccarmi e sollevò la testa, rimase ad
osservare il glande per un istante, poi mi guardò e mi sorrise
silenziosamente. Riabbassò lo sguardo e con la mano lo scappellò tutto, solo
a quel punto lo riprese in bocca e ricominciò a succhiarmi. A questo punto
iniziò a muovere su e già la testa, ed ogni volta che saliva, sentivo la
pelle ricoprirmi il glande, quando scendeva lo scappellava di nuovo ed ogni
volta sembrava che sprofondassi nella sua gola un po' di più. Stavo
impazzendo. Osservai meglio quella piccola donna, le osservai la schiena e
la curva delle natiche, mi accorsi che non portava nemmeno le mutandine e
credetti di scoppiare. La volevo! Non ero mai stato tanto impulsivo, ero
capace di controllarmi normalmente, ma quel pomeriggio non resistevo più ,
dovevo scoparla. Non mi sarei accontentato di venirle in faccia o in bocca
volevo scoparla e basta. Stavo per venire, la bocca di Sari mi stava
portando al limite, la allontanai di colpo sorprendendola e mi alzai in
piedi cercando di riprendere il controllo del mio corpo, del mio sesso.
Cercai di concentrarmi per trattenere l'orgasmo imminente e chiudendo gli
occhi riuscii nel mio intento. Sari era rimasta a guardarmi, si era alzata
in piedi e ora aveva il viso rivolto in alto verso di me. Ero più alto di
lei di oltre 20 centimetri. Era così piccola per un attimo temetti di averle
fatto male, ma poi la osservai meglio e vidi le guance arrissate, le pupille
dilatate, i capezzoli turgidi sotto la stoffa della tunica, era eccitata
almeno quanto me.
La sollevai e la feci girare avvicinandola a me, piegai un po' le ginocchia
e lei potè sentire contro i suoi glutei il mio sesso teso al massimo che
reclamava ciò che anche io volevo.
Rozzamente, quasi violentemente da dietro mi impadronii di un suo seno
infilando la mano sotto la tunica e scostandola, rivelando quel globo
pallido e palpitante che ora premeva con la sua punta irriverente contro la
mia mano. Potevo sentire il suo cuore in tumulto, la sua pelle morbida e
liscia mi inebriava. L'altra mano scese prepotente tra le sue cosce, e
attraverso la stoffa della tunica si impadronì della sua femminilità, era
bruciante da quanto calda, e anche attraverso la stoffa potei sentire quanto
fosse bagnata. Sollevai rapidamente la tunica scoprendo le cosce e il suo
monte di venere ricoperto dal peli color del miele, affondai nuovemente la
mano dentro quel boschetto invitante, trovando il suo clitoride gonfio e
palpitante, lo strinsi tra il pollice e l'indice e per la prima volta in
tutti quegli attimi le strappai un gemito strozzato. Le mie dita curiose e
bramose continuarono la loro esplorazione infilandosi tra le sue pieghe e
lasciando che il mio medio scivolasse dentro di lei, Dio quanto era bagnata.
Iniziai a muovere quel dito eccitato saggiando il suo stretto canale e
pregustando la sensazione che avrei provato quando mi ci fossi infilato. Lei
si abbandonò contro il petto ansimante per la prima volta succube anziché
padrona della situazione. In pochi istanti avevo completamente ribaltato la
situazione e da preda ero diventato cacciatore. Intravidi un movimento allo
specchio e per un istante mi girai a guardare ricordandomi di Cristopher.
Era semisdraiato su un triclinio, completamente nudo che mi osservava, c'era
una luce di eccitazione nei suoi occhi, godeva dello spettacolo, mi resi
conto in quel momento che avevo creato uno splendido gioco sessuale per lui,
stavo soddisfando la sua fantasia e vidi di sfuggita il giovane giardiniere
che in ginocchio vicino al triclinio gli stava succhiando il cazzo duro,
mentre Cristopher aveva una mano persa sotto la sua tunica. Decisi di
fregarmene, dopotutto non mi davano fastidio e nemmeno Sari sembrava
disturbata da loro, probabilmente non li aveva nemmeno visti.
Dedicai nuovamente tutta la mia attenzione alla giovane ancella e continuai
per qualche istante quel gioco con le dita attendendo di sentirmi ancora
padrone delle mie sensazioni, non volevo venire appena dopo averla
penetrata. Quando mi sentii più tranquillo la spinsi contro lo specchio
obbligandola a piegarsi di più in avanti. Non lo feci con dolcezza ero stato
brusco, incurante quasi dei desideri di lei. Stentavo a riconoscermi, non
che fossi mai stato un amante da sballo, ma fino ad allora mi ero sempre
preoccupato della mia partner, ero sempre attento ai desideri della donna
che stava con me e mai prima di allora ero stato così brusco. Era come se
Sari avesse risvegliato l'anima animale e selvaggia sopita nel mio spirito.
Afferrai il mio pene alla base, non ricordavo di averlo mai visto così
turgido, mi sembrava anche più grande del solito, ma forse era il contrasto
con la morbidezza e la piccolezza della mia ancella. Piegai un po' le
ginocchia e guidai il glande sotto le natiche di lei verso la fessura che
solo intravedevo. Sentii le sue labbra più nascoste aprirsi sotto la mia
pressione decisa e senza attendere oltre spinsi violentemente affondando il
lei conun solo brusco colpo. Sentii il suo gemito strozzato e la osservai
pensando di averle fatto male, vidi la sua mano e la sua guancia appoggiata
allo specchio, aveva la bocca aperta e mi fissava intensamente attraverso l'
immagine riflessa, poi vidi la sua lingua leccare il vetro con voluttà e mi
persi in quello sguardo. Sollevai una mano a strapparle la tunica liberando
completamente il suo corpo nudo, ora potevo vedere chiaramente l'immagine
riflessa dei seni con i capezzoli turgidi quasi schiacciati contro se
stessi. Iniziai a scoparla selvaggiamente, con spinte rapide e profonde,
ogni volta arrivavo quasi ad uscire da lei per poi rituffarmi senza
dolcezza. Ad ogni spinta la schiacciavo contro il suo riflesso strappandole
gemiti e ansiti. Era calda, stretta, bagnata sentivo il mio sesso avvolto e
stretto da lei con in una carezza selvaggia e profonda. Ero come incatenato,
volevo godere, desideravo scoparla fino a godere eppure al tempo stesso non
volevo porre fine a quell'amplesso. Volevo restistere il più a lungo
possibile per godere pienamente di lei. Continuai a spingere selvaggiamente
finchè non sentii di essere vicino all'orgasmo, a quel punto mi sfilai da
lei e mi allontanai di un passo attendendo di riprendere il controllo di me.
Lei non si mosse, rimase nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata
osservandomi dallo specchio in attesa della mia decisione. Mi chiesi se
sarebbe stata davvero disponibile a tutto, e allora un altro desiderio mi
corse nella mente. Ora respiravo più tranquillamente, l'orgasmo era ancora
lontano ricacciato da dove era venuto.
Mi avvicinai di nuovo a lei e da dietro le infilai una mano tra le cosce, la
passai aperta sul suo sesso lasciando che i suoi umori me la bagnassero ben
bene. Lei sospirò e io le afferrai un seno stringendolo quasi da farle male.
Quando credetti che la mano fosse sufficientemente bagnata gliela passai tra
le natiche giocando con le dita sulla sua rosellina esposta, mi chiesi se
mai qualcuno fosse passato di lì. Passai un dito attorno allo sfintere
massaggiandolo e quando questo si rilassò lo infilai dentro cercando di
lubrificarlo con i suoi stessi umori. Quando mi ritenni soddisfatti mi
avvicinai con il glande e lo appoggiai allo sfintere. La mia mano era scesa
tra le sue cosce scostando le grandi labbra e carezzando il clitoride
gonfio, cercai di rilassarla e quando ci riuscii spinsi lasciando che lo
sfintere si inghiottisse la punta del mio pene. Sari gemette, forse per il
dolore o forse per il piacere. Mi fermai qualche istante e poi ripresi a
spingere. In pochi attimi mi ritrovai immerso nel suo culo, era tutto dentro
e io gioivo di quel possesso. Era strettissima, anche più che davanti. Mi
illudetti di essere il primo a calcare quella via e forse era proprio così,
sembrava troppo stretta per essere avvezza a prendere qualcosa da quelle
parti.
Iniziai a pompare di nuovo come avevo fatto prima per l'altra via,
selvaggiamente e rapidamente. Smisi di stimolarle il clitoride, ora che ero
entrato non era più importante. La afferrai per i fianchi per imprimerle il
movimento che preferivo e continuai a muovermi rincorrendo il mio piacere.
Mai avevo posseduto una donna in maniera così completa. Mai avevo sentito
una donna che era completamente alla mia mercè come questa. Mi sentivo
padrone del mondo e mi godetti ogni movimento di quell'amplesso. Ancora oggi
non so dire quanto durai, a me sembrò infinito, ma mi rendo conto che avevo
chiesto troppo a me stesso ricacciando indietro l'orgasmo tanto agognato per
ben due volte. La terza volta non riuscii a trattenermi e venni grugnendo
come un animale dentro di lei. Mi appoggiai alla sua schiena lasciando che
gli ultimi spasmi dell'orgasmo mi abbandonassero e poi mi tolsi da lei. Mi
sentivo le gambe molli e stanche e senza curarmi di chi avevo intorno,
nemmeno più di lei, mi diressi verso il mio triclinio e mi ci sdrai
chiudendo gli occhi per rilassarmi.
La voce di Cristopher mi riportò alla realtà e mi ricordai di lui aprendo
gli occhi "Sari non hai finito il tuo lavoro!" disse lui seccamente.
Credetti che dopo aver soddisfato me adesso le toccasse soddisfare il suo
padrone al posto del giardiniere e mi voltai a guardare Cristopher. Non
credetti ai miei occhi, lo trovai a i piedi del mio triclinio completamente
nudo. Accovacciato come un bravo cagnolino c'era il giardiniere che mi
accorsi aveva al collo un collare legato ad un guinzaglio che era tenuto
saldamente nella mano del mio amico. L'altra mano teneva uno scudiscio o,
adesso che lo guardavo bene, un frustino da cavallo. Stetti ad osservarlo
sorpreso, era ancora eccitato, il suo pene circonciso era di dimensioni
notevoli, sicuramente 4 o 5 centimetri più del mio e svettava tra le sue
cosce come un birillo. Dopo tutto quel che avevo fatto e dopo il pompino
ancora non era venuto, non sapevo che dire e quindi restai in silenzio. Mi
girai ad osservare Sari che si stava avvicinando a testa bassa. Arrivò all'
altezza del mio triclinio e si inginocchiò nuovamente. La vidi osservarmi
tra le gambe e scesi a guardare dove stava guardando lei, vidi il mio pene
ormai flaccido accoccolato tra i miei peli pubici sporco di sperma e di
umori. La vidi avvicinarsi a lui nuovamente con il viso "Devo pulire tutto."
Mi disse prima di iniziare a leccarmi. Ero troppo sorpreso per dire nulla e
sussultai quando sentii il rumore della frusta sulla carne tenera. La sentii
sussultare, ma poi la vidi riprendere il suo lavoro. Intanto Cristopher
continuava a frustarla ad intervalli regolari e Sari sussultanto e gemendo
continuava a leccarmi per pulirmi. Ero senza fiato, mai mi sarei aspettato
una cosa del genere. Pensavo che dovesse farle male, ma mi accorsi che la
sua foga nel leccarmi pareva aumentare ad ogni frustata, possibile che le
piacesse? Mi convinsi di questo quando all'ennesima frustata la sentii
riprendermelo in bocca. Sari ricominciò a succhiarmi come prima e mi stupii
di sentire che mi stavo risvegliando di nuovo. Ma che cosa mi avevano messo
nel vino? Ero stupefatto di me stesso e del mio amico. Vidi nuovamente il
giardiniere in ginocchio davanti a Cristopher che glielo aveva ripreso in
bocca. Lo vidi accucciarsi un po' e notai qualcosa sotto la sua tunica.
Cristopher seguii il mio sguardo e con un sorriso perverso strappò la tunica
del giardiniere lasciandolo nudo. Restai senza fiato. Aveva una sorta di
laccio legato alla base del pene turgido e un vibratore acceso ben piantato
nel culo e ben legato ai suoi fianchi. Non mi sembrava vero di vivere una
situazione del genere, eppure anziché esserne disgustato mi sentii
stranamente eccitato. Per la prima volta in vita mia vivevo un racconto del
mio amico e ne godevo. O forse era la bocca di Sari che mi rendeva eccitante
tutto ciò. Ero completamente perso e quando il secondo orgasmo di quel
pomeriggio arrivò non riuscii a fare nulla per trattenerlo. Le venni in
bocca. Sari non fece nulla per scostarsi la vidi inghiottire e poi mi leccò
ben bene per pulirmi.
Quando terminò di occuparsi di me si girò verso Cristopher e disse
sprezzante "Ho finito!"
"Tu hai finito solo quando lo dico io piccola puttana!" La frustata la colpì
in pieno petto gettandola a terra supina. Mi sollevai sul triclinio per
difenderla, ma quando la di aprire le cosce lascivamente rimasi stupefatto.
Cristopher continuò a batterla sui seni, sull'addome, sulle cosce, sulle
braccia, inveiva contro di lei e ad ogni invettiva ecco che scendeva una
rumorosa frustata. Sari sussultava e sembrava aprire le cosce di più ogni
volta. Potevo vedere bene ogni segno della frusta, come ben vedevo il suo
sesso esposto, ancora gonfio dal mio passaggio. Arrivò un momento dove ad
ogni frustata la sentivo gemere più forte, si afferrò un seno con violenza
mordendosi le labbra e stringendosi violentemente un capezzolo tra le dita,
e io che credevo di averle fatto male. Stava per godere, lo vedevo
chiaramente, lo intuivo dai suoi sospiri, da i suoi gemiti e dal movimento
dei suoi fianchi che spingevano verso il vuoto. Mi domandai di colpo come
sarebbe stato essere dentro di lei mentre godeva ed in quel momento mi
accorsi di essere ancora eccitato. Seppur incredulo di me stesso e delle mie
capacità fino ad allora sconosciute, non stetti a pensarci più di tanto. Mi
alzai dal triclino, mi inginocchiai tra quelle cosce aperte e prendendola
per i fianchi me la infilai letteralmente sul pene eretto. Scivolai dentro
di lei in maniera fluida, e mentre vedevo le frustate che le si abbattevano
sui seni iniziai a scoparla velocemente. Godette con un urlo liberatorio, mi
immobilizzai dentro di lei sentendo chiaramente le contrazioni del suo sesso
che indicavano l'orgasmo, restai senza fiato, mi sentii il pene attaglianato
da una morsa ad ogni contrazione. Mi sentivo risucchiato più a fondo dentro
di lei ogni volta. Esplosi non riuscendo a trattenermi. Fui lasciato quasi
senza fiato dal mio terzo orgasmo nel giro di poco tempo. Scivolai fuori da
lei e mi sedetti sul triclinio prima che le gambe mi cedessero. Sentii un
gemito strozzato e vidi Cristopher afferrare per i capelli il giardiniere e
spingere la sua testa violentemente contro il proprio inguine, lo vidi
pompare selvaggiamente in quella bocca maschile e poi vidi il suo corpo
squassato da un orgasmo che doveva essere poderoso.
Osservai il giardiniere affannarsi per allontanarsi, forse voleva sputare
ciò che gli era stato riversato sulla bocca, ma il mio amico lo tenne
saldamente contro di se terminando di riversargli in gola il suo seme. Il
poveretto dovette inghiottire per non soffocare. Fu poi costretto a
succhiare e a pulire bene con la bocca e con la lingua.
"Adesso puoi andare a potare le tue rose stupida checca!" gli disse
sprezzante gettandogli in faccia il guinzaglio, questi fece un inchino e se
ne andò rapidamente, camminando in maniera ovviamente un po' buffa a causa
di quel vibratore piantato nel culo. "In quanto a te piccola puttana vai a
darti una ripulita e preparati per servirci la cena."
"Si signore." Sari si alzò accennando un inchino. Poi prima di andarsene si
avvicinò a Cristopher e si alzò sulla punta dei piedi per dargli un bacio
sulla guancia "Grazie signore". Gli disse prima di uscire.
Rimanemmo soli nello spogliatoio, ma nessuno dei due parlò per parecchio
tempo poi Cristopher mi sorrise "Mi pare che sia stato un bagno turco
fenomenale amico mio."
"Già" sorrisi anche io.
"Mi sa che dovremmo fare entrambi una bella doccia prima di cena." Così
dicendo si congedò da me.
Quella sera cenammo chiacchierando del più e del meno mentre la piccola Sari
ci serviva silenziosamente la cena. Ero teso vicino a lei memore dei momenti
trascorsi insieme, ero felice. Non dormii da Cristopher quella sera, tornai
a casa e faticai parecchio ad addormentarmi perché quando chiudevo gli occhi
vedevo i grandi occhi di una piccola ancella che mi toglievano il fiato.
Quella sera per poter dormire mi dovetti masturbare perché il solo pensiero
di lei risvegliava i miei sensi.
Io che mai mi ero innamorato di una donna ora ero succube di una che era
praticamente una schiava.
Quell'ancella, tanto bella e delicata da sembrare una fanciulla era tanto
perversa da soggiogarsi ai giochi più arditi e selvaggi, a patto che alla
fine la si ricompensasse con la sua dose giornaliera di frustate.
Ma ora mi rendo conto che il vero schiavo ero io, schiavo dei desideri del
mio migliore amico, schiavo del volere di una piccola ancella, ma
soprattutto schiavo del mio desiderio per lei.

 

back    next

 

By Dolcezza