Silvia Di Madame70

 

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Avevo 19 anni ed era l'anno degli esami di maturità.
Come tutte le ragazze della mia età, oltre a studiare, impiegavo il mio
tempo a fare esperienza di uomini, e mi piaceva molto...
Un giorno mi recai con i miei genitori in un negozio di rivestimenti e
arredo bagno, per aiutare mia madre a scegliere i materiali per il bagno da
ristrutturare. Era gestito dalla signora Livia, vecchia amica di famiglia,
di cui avevo sentito parlare ma che non avevo mai visto. Separata dal
marito, viveva da sola con una figlia, che in quel momento si trovava in
ufficio con lei. Entrando in ufficio, notai subito la chioma rossa e le
lentiggini della ragazza che, seduta ad una scrivania, scriveva su un
quaderno consultando di tanto in tanto un libro.
Livia ci presentò: "Silvia, lei è Mara, te la ricordi? L'hai conosciuta
dagli zii qualche anno fa..."
"Ciao", fu la sua risposta. Io non me la ricordavo per niente, la salutai e
mi sedetti accanto a lei, mentre i miei genitori continuavano un giro
nell'esposizione con Livia.
Appena furono fuori, lei alzò gli occhi dal libro e mi fissò, ed io la
osservai: aveva una massa di riccioli rossi, lentiggini e occhi verdi. Un
viso da bambina, naso appuntito leggermente allargato, espressione quasi
canzonatoria.
"Cosa studi?" domandai.
"Matematica, ma non mi piace"; spinse il libro verso di me, e sulla
scrivania sbucò un fumetto. Sorrisi.
"Quanti anni hai?" mi chiese, continuando a fissarmi.
Aveva uno sguardo particolare, che non avevo mai notato in nessun altro
prima d'allora. Uno sguardo indagatore...
"19, tu?" "17, ma sono stata bocciata e sono ancora in terza..."
Continuava a scrutarmi, mi sentivo in imbarazzo e fui tentata di trovare una
scusa per raggiungere i miei. Per fortuna sentii la voce di Livia che si
avvicinava, e furono loro a tornare in ufficio ed a togliermi
dall'imbarazzo.
Da quel giorno mia madre iniziò a frequentare Livia, andavano insieme a far
spesa, a cena fuori, ma io non avevo avuto modo di incontrare Silvia, nè ci
pensavo.
Infatti i mesi successivi a quell'incontro furono un susseguirsi di eventi
che mi travolsero: la preparazione per gli esami, la gita scolastica, una
storia con il bamboccio belloccio della classe finita prima di cominciare,
ma che mi aveva lasciata con l'amaro in bocca. Finalmente, gli esami... e
poi libera! Almeno così credevo. Quando chiesi ai miei il permesso di andare
in vacanza con i miei amici, mi fu negato; e, come se non bastasse, mi fu
annunciato che quell'anno saremmo andati in vacanza con Livia e Silvia.
La cosa mi preoccupava molto, temevo che la vicinanza con quella ragazza
"strana" mi avrebbe impedito di divertirmi come mi piaceva; ma quello che mi
dava più fastidio era dover dividere la stanza con lei.
Il viaggio fu un buon inizio.
Silvia venne in macchina con noi, ed iniziammo a fare amicizia. Non parlava
molto di lei, ma faceva un sacco di domande, riguardo la guida della
macchina, gli esami di maturità, i ragazzi... Come una bambina curiosa con
tanta voglia di crescere. Ricordai che mia madre mi aveva raccontato che
Silvia non usciva mai di casa da sola, in quanto Livia, molto possessiva nei
riguardi della sua unica figlia, temeva che le potesse capitare qualcosa.
Poverina! Mi fece molta tenerezza, soprattutto quando, addormentandosi, si
sdraiò sul sedile, appoggiandosi con la testa sulle mie gambe.
Approfittai della situazione per studiarla, senza essere scrutata da quegli
occhi indagatori. Indossava un abitino a sottoveste a fiori tonalità
pastello, che le lasciava scoperte le ginocchia. Era magra, le gambe
affusolate, ma il mio sguardo indugiò sul suo seno, piccolo e sodo, che si
intravedeva dalla scollatura dell'abito, e che andava su e giù al ritmo del
suo respiro.
Mi mancò il fiato, per il pensiero che avevo avuto.
Arrivammo a destinazione in quattro ore, ed alla fine del viaggio mi ero
fatta già un'idea di come avrei potuto trascorrere piacevolmente quelle
vacanze.
L'appartamento non era molto grande, comprendeva una grande cucina/camera da
pranzo e due camere da letto con il bagno, destinate ai miei genitori ed a
Livia. Una scala dalla camera da pranzo conduceva alla mansarda destinata a
noi, composta da una camera e un bagno. Feci scegliere a Silvia il letto che
preferiva, ed procedemmo a disfare i bagagli ed a sistemarci.
La sera, dopo cena, dichiarai subito di essere stanca e di voler dormire,
certa che Silvia mi avrebbe seguita a ruota. Infatti mi raggiunse poco dopo,
come un docile cagnolino, mentre io già ero in canottiera e shorts per la
notte, seduta sul letto a -fingere di- leggere.
Iniziò a spogliarsi, rimanendo in slip e reggiseno, cercando di non
disturbarmi, ma guardandomi insistentemente come per attirare l'attenzione.
Infine venne a sedersi accanto a me nel mio letto. Misi giù il mio libro e
la guardai negli occhi, con aria quasi annoiata, ma con il cuore che andava
a 1000 all'ora.
-Ti dispiace se mi addormento accanto a te?- mi disse -mi sarebbe tanto
piaciuto avere una sorella maggiore...-
-Certo, vieni, ti faccio posto...- Lei poggiò la testa sul cuscino, chiuse
immediatamente gli occhi ed inizio a respirare in maniera regolare, come
qualcuno che voglia dormire, o che già stia dormendo.
Non sapevo cosa fare: avrei voluto continuare a -fingere di- leggere, ma,
anche se non volevo crederci e soprattutto temevo di sbagliarmi, sembrava
che Silvia mi stesse invitando.
Spensi la luce ed accesi l'abat-jour.
Mi sdraiai su un fianco accanto a lei, incerta sul da farsi, guardandola da
vicino per cogliere un segnale, un messaggio... Infine decisi: tesi una mano
verso il suo seno, che si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro, ed
iniziai ad accarezzare lievemente la stoffa del suo reggiseno.
I capezzoli diventarono immediatamente visibili, turgidi ed appuntiti sotto
l'intimo, e il suo respiro ebbe un attimo di esitazione, ma il suo viso era
impassibile, gli occhi chiusi...
Le spostai i lembi del reggiseno lateralmente, in modo da scoprirle i seni,
e le presi con decisione entrambi i capezzoli tra pollice ed indice, ed
iniziai a strofinarli, a tirarli, a sfregarli... I respiri di Silvia
iniziarono a riavvicinarsi, e le sopracciglia ad incurvarsi, ma gli occhi
rimasero chiusi.
Presi delicatamente tra i denti un capezzolo, lo succhiai, lo gustai,
continuando a massaggiare e carezzare l'altro seno.
La mia lingua iniziò a passeggiarle tra i seni, lentamente giù fino
all'ombelico, poi fino agli slip.
Mi alzai, osservandola tutta, completamente abbandonata, ma caparbiamente
"addormentata".
Le presi lateralmente gli slip e li sfilai, per la verità senza troppa
fatica. Le allargai le ginocchia, poggiandole le gambe aperte su due
cuscini, e vidi che era depilata completamente: con le dita la allargai
quanto più potevo e la guardai, era come una rosa rossa, palpitante e
bagnata. Mi accorsi di essere eccitatissima, e di provare quasi un dolore
tra le gambe.
Poggiai un polpastrello sulla parte delicata, il dito era asciutto e le
piccole labbra umidicce, quindi quando lo tolsi era leggermette appiccicato
e Silvia sobbalzò. Conoscevo quella sensazione di sottile piacere. Iniziai a
titillare con i polpastrelli delicatamente, con tocchi leggeri e
distanziati. Sentivo Silvia irrigidirsi e trattenere il respiro, poi
affannare con le labbra dischiuse. I tocchi divennero sempre più insistenti,
il respiro di Silvia era diventato un mugolio sommesso, la sua figa era
bagnatissima. Decisi di bagnarmi le dita e di strofinarle la figa, che
tenevo aperta con le dita dell'altra mano, su e giù, facendomi strada nella
carne tenera, sempre più sensibile, rossa e gonfia. Ma la cosa che mi
eccitava di più era lei: rigida nel godimento, completamente rossa in viso e
sudata, labbra aperte e fronte accigliata, come per sentire meglio e godere
meglio, aggrappata con entrambe le mani alle lenzuola ed ansimante... ma
sempre ed ostinatamente con gli occhi chiusi!!!
I mugolii divennero sempre più forti, meno controllati; temetti che qualcuno
potesse sentirli, ma mi piaceva tanto sentirla, più si lamentava, più
cercavo di farla godere. Ad ascoltarla, non si sarebbe potuto dire se stesse
urlando di dolore o di piacere, ma a guardarla non c'era alcun dubbio.
Ecco d'improvviso sopraggiunse l'orgasmo, un grido soffocato, il suo corpo
si inarcò sul letto, la mia mano rimase inondata dai suoi umori. Poi si
rilassò, il respiro diventò man mano più regolare e si girò su un lato,
sistemandosi per la notte.

CONTINUA

 

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