IN THE SATAN BED

(Already in love)

by Rachel Barnacle

 

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A volte si era sentita più sola di così.

Fuori dal locale faceva freddo e Claudia le aveva infilato le mani sotto
le ascelle abbracciandola. "Prendimi pure il calore" aveva pensato.
"Prendimi pure tutto il calore, io starò bene comunque". Poi Claudia aveva
tolto le mani e le aveva unite come per pregare, le aveva tuffate tra la
stoffa e la pelle delle sue gambe. L'aveva lasciata fare per un pò senza
rispondere ai suoi sguardi in tralice. Faceva freddo, buon dio, faceva
molto freddo.
L'aveva fermata quando aveva smesso di pensare ad altro e si era resa
conto che Claudia cercava di farsela su quel muricciolo. L'aveva guardata
per la prima volta. Aveva i capelli un poco fuori posto e le guance rosse.
Un medio che tentava disperatamente di infilarsi nella sua passera. Era
tutto così totalmente lontano. Così le aveva preso la faccia con le due
mani e l'aveva tirata su, il più gentilmente possibile. "Hai bevuto" aveva
detto a quegli occhi spalancati, e se ne era andata senza sapere dove.

A volte si era sentita più sola di così.

I vestiti erano partiti in fretta, senza tante sottigliezze. Non erano
volati in alto come nei film. Si erano solo alzati un pochino e poi
ricaduti, e le scarpe avevano fatto "Tok!".
Gli si era tuffato addosso senza dire niente, e non c'era niente da dire.
Aveva bellissimi capelli neri e lisci. Era la cosa che le piaceva di più,
e come tentava di guardarla mentre gli si muoveva addosso. Come
disperatamente avrebbe voluto guardarlo anche lei. Aveva girato la testa e
aveva visto il rosso del suo divano, e più lontano la televisione, e aveva
pensato che non poteva essere così merdosa, proprio non poteva. Così si
era raddrizzata e lo aveva stretto con le gambe sulla schiena. Era una
questione di muscoli che si possono usare. Gli aveva sorriso mentre lo
stringeva e lo lasciava, stringeva e lasciava. Non fingeva quando gli
aveva preso quei capelli e li aveva tirati addosso a se. E lui diceva "Ti
amo Ti amo e Ti amo". Con quel nome diverso dal suo che era quasi dolce.
Era quasi benedetto.

A volte si era sentita più sola di così.

Quando Daniele l'aveva raccolta da terra, con una gentilezza infinita.
L'aveva fatta camminare per tutta la spiaggia, su i suoi pantaloni cinesi
rossi. Era in ginocchio più le volte che era in piedi, e lei lo amava. Lo
amava sul serio. Si era alzata sulle zampe solo perché lo amava, per poi
finirgli addosso ma in un altro modo. Avercelo dentro in quel momento era
tutto quel che voleva, perché voleva proprio lui.
Così si era appoggiata sulla sabbia con la schiena e l'aveva guardato
dritto in faccia per quel che poteva. E lui la voleva, la voleva
disperatamente da ore. Un erezione di ore. Le aveva aperto la camicia per
sfiorargli le tette bianche e morbide, le aveva aperto le gambe e gli era
scivolato dentro. Per cominciare. Per fare l'amore. Ma non era bastato.

A volte si era sentita più sola di così.

Sangue. Marco in una mattina qualsiasi dice "A volte succede". Lei aveva
ancora la bocca piena di sangue. No, non succede facilmente. Sangue sulle
tette e sulle mani, sembrava una fottuta assassina a cui era andato bene
il colpo.
Quando raggiunse il bagno era già giorno, così potè vedersi i piedi
scalzi. Piedi che calpestano coppi campagnoli, lui dormiva già nel suo
letto. La luce del giorno era ovunque.
Sputò due volte. Rosso sangue, sangue vivo. Troppo sbronza per
spaventarsi.
Il suo sangue non la lasciò per giorni. Se lo sentì in bocca per giorni.
Mescolato a dentifricio, sapone, bagno schiuma e altre cose del genere. Il
suo sangue non se ne andò facilmente, e sapeva di salato. Come se Marco
fosse un oceano.
Un oceano mancato.

A volte si era sentita più sola di così.

Si era scostata i capelli dalla faccia come faceva sempre, e quando aveva
ritirato su la testa se lo era trovato davanti. Sua sorella sceglieva le
fettine di vitello a due passi da lei. E quell'uomo ce lo aveva proprio
davanti. Indicava gli spiedini sul bancone con aria rassegnata. Fuori
c'era questa specie di cielo grigio, e il vento spazzava i marciapiedi.
Il mondo sembrava avesse perso il suo colore preciso. Lui non l'aveva
riconosciuta, aveva pagato e se ne era uscito. E lei aveva sorriso più del
dovuto mentre usciva.
Ma poi si era fermato, immobile, di fronte a quella vetrina squallida, in
attesa.
"Sì, sono proprio io" aveva pensato. "Sono bella, non credi? Meglio di
allora". Era uscita e gli aveva sfilato davanti cercando di non guardarlo,
ma alla fine lo aveva guardato.
Aveva gli spiedini tutti pieni di rimpianti.

A volte si era sentita più sola di così.

Ma a volte no.



 

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Di  Rachel Barnacle