Un letto robusto         di Moemi

 

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Eravamo in tanti, quella notte, sul letto.
Eravamo due, eravamo dieci, eravamo mille.
C'ero io, che non aspettavo altro che esser presa, tutta intera nelle tue
mani sconosciute.
La donna che ero e poi quella nuova, una continua sorpresa ai tuoi occhi.
Ma ero sempre io e quindi conto come una sola.
Dunque io c'ero, poi c'eri tu, e mi schiacciavi sul letto, premendomi labbra
bollenti sul collo.

Ci saremmo bastati.
Ci saremmo bastati se, chiudendo gli occhi, tutto d'un tratto non mi avesse
soffocato l'abbraccio dell'uomo che mi sedeva accanto fino a poche ore
prima: un uomo che aveva improvvisato musica solo per me, ed ora usava
quelle stesse mani per toccarmi.
Dunque eravamo in tre: io, tu e l'uomo della musica. E mi accorsi subito di
averlo desiderato fin dal primo istante, quel gigante dall'espressione
seria.

Ma non potevo scordare, mentre mi denudavi il seno, di aver desiderato anche
l'uomo che si era dichiarato felice della mia presenza, quando tu non c'eri.
Immaginai nudo il suo corpo snello e fu lì a premersi tra le mie cosce,
intanto che tu ti spogliavi.
Dunque c'ero io a cavallo del tuo viso, c'eri tu che mi leccavi la fica,
c'era l'uomo della musica che mi affondava il viso tra i capelli, e c'era l'uomo
magro che mi guardava godere, con gli occhi grandi e dolci.

Una tua frase un pò arrogante, chiamò su quel letto anche il ricordo di
Emanuele, e i suoi morsi sui capezzoli quando contravvenivo all'ordine di
star ferma e immobile sotto di lui.
Emanuele arrivò, come fa sempre quando faccio l'amore, per controllare che
non tornassi santa e fossi con te la donnaccia che lui ha creato, tanto
tempo fa.

Subito dopo, ci raggiunse Riccardo: fu quando ti scoprii il sesso e mi
chinai a succhiarlo, come facevo con lui, inumidendoti il sesso con la
lingua e poi attirandolo in bocca... fino in fondo.
Riccardo mi chiamava "puttana" godendo, poi mi urlava "ti amo"... delle due
solo una fece eco alle tue parole. E mentre mi urlavate insieme nelle
orecchie, uno schiaffo sulle natiche mi annunciò l'arrivo di Jeremy.
Jeremy che potrebbe anche morire senza mai avermi, ma che mi avrebbe
sculacciata fino a consumarsi le mani.

Fino a quel momento eravamo in sette sul letto. E intanto che mi penetravi,
ne arrivavano altri.
Sentivo il vigore delle spinte di Simone e la sua poesia.
Meditavo sull'indifferenza di Giorgio e la sua abilità nel portarmi all'
orgasmo.
Andrea lo cacciavo sempre, ma tornava a farmi male, stringendomi le grandi
labbra tra le dita.
Tutti gli uomini che mi avevano scopata, si erano dati appuntamento su quel
letto.

Ormai, tra i volti che mi apparivano davanti, non ti trovavo più.
E mi ero persa anch'io.

Quella coppia che mi aveva proposto di partecipare ad un "gioco a tre", era
lì con noi e mi aveva già coinvolto.
E la ragazza dai fianchi stretti e il seno grosso, che mi aveva eccitata
spazzolandosi con cura i lunghi capelli scuri, era sotto di me, nuda e
perfetta.
Affollavano il letto tutti gli uomini e le donne che avevo guardato con
desiderio, e mai più rivisto, sfiorandomi e invadendomi cento, mille volte.
C'erano attori, cantanti, modelli e quel barbone pazzo che vidi vagare per
strada, tanto bello quanto sudicio.
C'era l'amico di quella mia amica, con i capelli acconciati in magnifici
dreadlock, che poi si scoprì essere gay. E non poteva mancare Frank, il
magnifico Frank con le calze a rete e la guepiere, che mi incitava ad essere
e non sognare, sporcandomi la pelle di rossetto.

Eravamo in tanti, quella notte, sul letto.
C'ero io, di certo, tra tanti.
E c'eri anche tu, con me.
Ma poiché non ti avevo guardato davvero fino a quel momento, aprendo gli
occhi non ti riconobbi.
Ed ebbi paura di te, perché eri l'unico ad essere reale.
Ancora adesso, non so davvero chi abbia fatto l'amore con me quella notte.

 

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