STRANI POSTI di sprea

 

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Ricordo di posti strani, ma più che posti, mi ricordo di situazioni.
Ai tempi delle mie prime esperienze era abbastanza difficile avere a
disposizione un letto o un locale tutto per noi. Il più delle volte ci
si appartava in macchina, quando c'era la macchina (che ho acquistato
solo dopo il servizio militare), altrimenti dove poteva capitare.
Ogni tanto mi ritorna in mente un episodio a dir poco sconvolgente. Non
tanto per l'esperienza erotica in sé, quanto per la situazione che
ancora oggi quando la ricordo mi procura ancora grande emozione.
Io avevo poco più di vent'anni.
Uscivo con una ragazzina di forse sedici anni, piccola ma con un
corpicino ben fatto. Era l'impiegata che lavorava nell'azienda
tipografica per la quale io cercavo di vendere i prodotti. Ingenua e
timidissima (anch'io devo dire che non ero molto sveglio) al punto che,
prima di arrivare ad una certa intimità abbiamo dovuto passare molto
tempo sui sedili della mia utilitaria. In quegli anni il rapporto
adolescenziale era molto meno immediato e libero di come lo è oggi tra i
ragazzi.
Io mi ero fatto una grande cultura sulle illustrazioni a colori di un
best seller americano che era appena stato tradotto in Italia con grande
scalpore, un libro dal titolo chilometrico: "Tutto quello che avreste
voluto sapere sul sesso ma che non avete mai osato chiedere", me lo
aveva girato un amico che lo aveva già divorato, dopo averlo
nascostamente sottratto alla sorella più grande.
Ma era l'esperienza in campo aperto che ci mancava, e le ragazze che
conoscevamo erano difficilmente disponibili a collaborare.
Avevo una piccola cinquecento gialla con i sedili ribaltabili com' era
d'obbligo, avevo persino montato un strano marchingegno a baionetta che
mi permetteva di togliere la leva del cambio per fare più spazio
nell'abitacolo, (era venduto dagli autoaccessori come antifurto, ma
naturalmente serviva a ben altro scopo).
Una sera alla settimana la andavo a prendere a casa e dopo aver passato
qualche tempo in un cinema o in una gelateria, finivamo immancabilmente
sui sedili della mia piccola auto. Trovavamo un luogo appartato, di
solito un viottolo di campagna che finiva nel buio e lì, più che fare
l'amore, ognuno scopriva in quei momenti un poco di più il corpo e i
misteri dell'altro.
Una sera dopo il cinema, eravamo sulla provinciale che corre lungo il
fiume, da Monza verso nord. A destra il fiume, a sinistra la collina
boscosa, poco più su la linea ferroviaria che corre a mezza costa verso
Lecco e la Valtellina.
Ho preso un sentiero che conoscevo, a sinistra su per la collina, una
strada sterrata che finiva nel bosco una trentina di metri più sopra. Ci
siamo fermati nel buio e impazienti dopo aver tirato il freno a mano,
abbiamo abbassato i sedili anteriori per dare principio all'opera.
Buio e silenzio, si sentivano a tratti solo le auto che passavano rade
sulla strada più in basso.
Dopo circa una mezz'ora o forse più, mentre ce ne stavamo nell'auto coi
vetri ormai appannati, ho sentito come un brontolio venire da sotto la
macchina. Era come un tuono lontano che pian piano si faceva sempre più
forte e vicino.
Ho cercato di guardare fuori col cuore in gola... in un attimo il rombo
si è fatto fragore e frastuono incredibile e noi eravamo nella paura più
completa, quando...da fuori una luce vivissima ci stava venendo addosso
da dietro gli alberi, velocissima con un fracasso ormai assordante...
In un attimo ho capito e mi sono visto morto e sepolto. Il treno... ci
veniva inevitabilmente addosso e...miracolosamente passava a non più
di mezzo metro sferragliando.
Il macchinista all'ultimo momento doveva aver visto l'auto e dato mano
al fischio aveva moltiplicato il frastuono e il nostro panico. Eravamo
nudi e sconvolti nell'auto mentre il treno continuava a sferragliare
davanti a noi. Vedevamo passare uno dietro l'altro i finestrini che ci
illuminavano con la loro luce intermittente.
Un attimo interminabile, abbracciati tremavamo come foglie mentre ormai
lo sferragliare si faceva sempre più lontano lasciandoci in un silenzio
terribile e pauroso.
Dovevo essere salito lungo il sentiero più di quanto avessi immaginato
di fare, non avevo bene calcolato i metri ed ero arrivato senza saperlo
quasi sui binari che nel bosco erano naturalmente senza protezione. Per
miracolo mi ero fermato poco prima.
Ci siamo rivestiti in un attimo, la passione era andata a farsi
benedire, al ritorno mi tremavano le gambe che quasi non riuscivo a
guidare.
Ancora oggi quando passo da quelle parti cerco di indovinare dove fosse
quel sentiero. Non si vede più, il bosco deve averlo inghiottito
cancellandone le tracce dopo che le auto, di chi cercava uno spazio di
solitudine, forse da anni avevano smesso di percorrerlo.
Il treno invece è ancora lì. Dalla provinciale lo si vede a volte
passare tra gli alberi a mezza costa, sopra il fiume.

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di Sprea