IL GIOCO DELLA BOTTIGLIA di Sabrina

 

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PRIMA PARTE

Mentre attraversava la piccola stradina che portava alla casetta di
Livio, Gianni pensava, sorridendo, a come Livio fosse stato l'unico
a rimanere fregato.
Gianni ripensò al Barone Armando, uomo ricco e generoso che, morendo
senza eredi, aveva donato tutto ai suoi domestici. Una parte al
giardiniere, che era proprio il padre di Gianni, una parte al cuoco,
una al maggiordomo, una allo stalliere, una alla donna delle pulizie
e una alla cameriera.
Sei persone che avevano passato la vita servendo e riverendo il
Barone e che, quando avevano avuto l'eredità (che comunque non si
attendevano), erano ormai abbastanza anziani. Ma erano stati i loro
figli a godere dei frutti di quei soldi, e tra quei figli c'era
anche lui, Gianni.
Grazie alla dote del padre aveva potuto diventare un imprenditore di
successo, pieno di soldi e di potere. Era stato però anche grazie a
Omar, il figlio della cameriera, se aveva potuto raggiungere i suoi
obbiettivi. E adesso, pensò Gianni arrossendo di rabbia, Omar
pretendeva da lui sempre più soldi, per non rovinarlo.
Mentre pensava a questo Gianni arrivò alla casa di Livio, e i suoi
pensieri tornarono da dove erano partiti, da lui, Livio! Era il
figlio dell'autista personale del Barone, ma questo era l'unico
domestico a non aver avuto parte all'eredità. Pochi mesi prima che
il Barone morisse era stato infatti licenziato, perché aveva rubato
molti soldi al Barone per pagarsi i debiti di gioco. Aveva infatti
una vera e propria malattia per il tavolo verde e la roulette in
particolare.
Perciò Livio si era ritrovato con il culo a terra. E pensare che se
avesse avuto la sua parte sarebbe diventato anche lui ricco a
potente come lo stesso Gianni e come gli altri cinque figli dei
domestici. Il patrimonio del Barone era infatti immenso. Invece
viveva adesso in una casa scalcinata, con una ragazza povera più di
lui, e con ancora i debito del padre morto da pagare!
Ma perché Livio l'aveva fatto chiamare? Si domandava Gianni, e
pensava "se è per i soldi se li può scordare, è soltanto per
divertimento che mi sono abbassato a vedere la sua casupola".
Lo stesso spirito di curiosità doveva aver convinto anche Luciano,
il figlio del maggiordomo, anche lui diventato ricco grazie
all'eredità. Con i suoi soldi aveva iniziato la sua carriera,
riuscitissima, di stilista.
Gianni lo guardò male e non lo salutò nessuno, infatti non poteva
sopportare Luciano perché era omosessuale, e per uno virile come lui
l'omosessualità rappresentava un'offesa alla mascolinità. In più
Luciano una volta aveva addirittura cercato di avere una relazione
con lui! L'aveva cacciato via in malo modo.
Luciano era un attivista omosessuale e, da quando aveva avuto quella
disavventura con Gianni, era ancora più arrabbiato con gli
eterosessuali. Per questo neanche lui salutò Gianni, chiudendosi in
un dignitoso silenzio.
Ma in quel momento Livio aprì la porta.
I due entrarono e lo salutarono con un sorrisetto sarcastico.
La casa di Livio era una vera e propria topaia!
Livio stesso vestiva in modo lercio e consunto, e lo stesso dicasi
della sua ragazza, Angela, che era li con lui.
Dentro la casa c'erano già Elena e Maria. La prima era figlia del
cuoco e la seconda della donna delle pulizie. Ma non avevano molto
in comune, a parte la procace bellezza. Elena era infatti
un'avvocatessa ricca e corrotta, che era attratta sessualmente
soltanto dalle donne. Maria era invece diventata direttrice di un
settimanale cattolico di grande successo, che l'aveva resa famosa e
piena di soldi, ma disprezzava l'omosessualità e i vizi. Vestiva
sempre in modo casto e, come si può immaginare, non amava affatto né
Luciano né Elena, che a sua volta la odia cordialmente.
Gianni salutò con molte formalità galanti le due donne. Era infatti
molto bello e affascinante, e sapeva come far colpo sulle donne, ma
Elena e Maria, che naturalmente lo conoscevano, lo salutarono
freddamente.
Anche Gianni le conosceva e sapeva che, da prime donne quali
pensavano di essere, non ci si poteva aspettare di più che una
saccente "ciao".
Ma adesso tutti erano curiosi di sapere da Livio il motivo per il
quale li aveva fatti chiamare.
"È molto semplice, miei cari, per parlare di affari"
i quattro risero all'unisono. Erano dei ricconi nel pino delle loro
carriere, e che affari potevano avere con quel povero pezzente.
Ma a quel punto si sentì suonare la porta. Livio aprì e fece entrare
Omar e Laura.
Omar, figlio della cameriera, aveva usato i suoi soldi per
costruirsi una carriera politica, che l'aveva portato in breve tempo
ai vertici del potere. Questo aveva aumentato ancora di più le sue
perversioni e le sue voglie. Era attratto dalle donne ma, se non
fosse stato per il suo potere, nessuna si sarebbe abbassata ad
andare con lui, grassoccio e basso com'era. Per di più Omar aveva il
classico viso da porco lascivo, in cui si potevano quasi leggere i
suoi pensieri perversi. Ma il suo atteggiamento da sudicione non
aveva potuto niente con Elena, il cui corpo prorompente l'aveva
sempre eccitato. Elena, pur essendo lesbica, aveva finto di
assecondarlo, per poi scaricalo subito tra grasse risate. Questo per
Omar, abituato a comandare, era stato un grosso affronto.
"Stavo dicendo" disse Livio "che vi parlerò di affari"
"Ma che affari dici....." disse Laura altezzosa "guarda che io ho
fretta caro, non posso mica sentire le tue scemenze"
Laura era la figlia dello stalliere, con i suoi soldi era diventata
una donna manager, richiestissima e di grande successo. Un successo
che si univa alla sua bellezza e al suo modo molto sexy di vestirsi,
che facevano di lei una vera donna "mangia uomini". Ed infatti lei
stesa si riteneva superiore a tutti, uomini e donne, e aveva una
saccenza di prima scelta, come abbiamo visto.
"Calmati Laura" disse Livio "vedrai che ti interesseranno le cose
che ho da dirti".
Livio li fece accomodare nella sala, li fece sedere sulla sua
vecchia poltrona e sulle sue sedie bucate, e iniziò a sciorinare
davanti alle loro orecchie stupite una serie impressionante di prove!
In più di dieci anni di lavoro Livio era riuscito a scoprire che
ognuno dei sei invitati aveva compiuto, per arrivare al successo,
una certa serie di azioni illegali. Gianni aveva corrotto uomini
politici, tra cui Omar, Laura aveva ingrandito il suo patrimonio
attraverso l'usura, eccetera. Ma oltre a queste accuse ce ne erano
delle altre, ad esempio contro Omar che aveva cercato di adescare
una quindicenne, o contro Maria che, con minacce e ricatti, aveva
costretto l'editore del giornale cattolico a cedere a lei la
maggioranza.
Queste e molte altre prove, messe insieme, erano più che sufficienti
per rovinare i sei "amici" e decretare la fine dei loro imperi
finanziari.
I sei erano quindi, comprensibilmente, spaventati e infuriati.
"Non credere che mi fai paura!" gli urlò Gianni.
"Si, io me ne vado!" disse Maria, imitata dagli altri.
Ma, alla fine, tutti restarono.
"Che cosa vuoi allora...." disse Laura che era la più pragmatica.
"Vedete... Io ho fatto una vita di merda, non aveva quasi i soldi
per mangiare e voi non mi avete mai steso una mano.... Adesso voglio
una piccola vendetta!"
"Che cosa vuoi stronzo!" disse Elena.
Livio sorrise a quell'offesa e rispose calmo "sapete, anch'io come
mio padre amo il gioco, perciò quello che vi propongo io è proprio
un gioco. Credo che lo conoscete, si chiama "Gioco della Bottiglia",
voi vi mettete in circolo sulle sedie, uno di voi fa girare la
bottiglia e chi esce fa una penitenza".
Tutti e sei si guardarono stupefatti! Che diavolo di stupidaggine
era questa?
"Va bene caro," disse Maria ridendo "faremo questo stupido giochetto
e poi ce ne andiamo, ok?"
"Ma certo!" disse Livio "però chi si rifiuta di fare la penitenza
avrà perso, e io lo rovinerò con le mie prove. Mentre l'ultimo che
rimane sarà libero e strapperò le prove che ho contro di lui!"
"Cosa!?" urlarono tutti e sbiancarono.
"Ma.... È un cazzo di gioco al massacro" disse Omar
"Si, che diavolo vuol dire" disse Luciano "è una cosa da pazzi!"
"Chiamatela come volete" rise Livio "ma è quello che è!" poi
rivolgendosi alla moglie le disse "cara, vai a prendere una
bottiglia".

Dopo un'oretta di reticenza finalmente tutti e sei gli ospiti
accettarono di giocare. Non avevano scelta e lo sapevano.
"Adesso io muoverò la bottiglia, e quello che uscirà farà una bella
penitenza" disse Livio con un sorrisetto perverso "poi sarà quello
che ha fatto la penitenza a proporne una nuova e a far girare la
bottiglia, e così via. Io e la mia ragazza vi guarderemo con
interesse e giudicheremo se le penitenze che proponete sono troppo
deboli o al contrario impossibili".
"Tu sei una mente malata" gli disse Elena
"Come vuoi cara" rispose lui "ma non volete sapere quale penitenza
propongo? Io direi di cominciare da qualcosa di molto soft.... tipo
che chi esce si toglie le mutande davanti a tutti!"
"Che cavolo dici!" disse Maria
"Tu sei pazzo porca puttana" gli urlò in faccia Gianni
Elena e Laura indossavano due minigonne sexy, Maria una gonna lunga
e castigata, ma ovviamente gli uomini avevano dei pantaloni.
Leggendo i loro sguardi infuriati e interrogativi Lvio aggiunse "se
esce un uomo si toglierà i pantaloni e poi le mutande, e poi potrà
rimettere i pantaloni, se vuole" disse con una bella risata.
Tutto era pronto e, davanti agli sguardi impauriti dei sei
partecipanti, Livio fece girare la bottiglia.

SECONDA PARTE

La bottiglia girò per alcuni secondi sul pavimento, nel silenzio
generale. Tutti la fissavano spaventati, soprattutto quando iniziò a
fermarsi e..... Tutti respirarono con sollievo tranne una persona:
Elena! La punta della bottiglia, infatti, indicava
inequivocabilmente la celebre e arrogante avvocatessa.
Lei sentì invadersi dalla rabbia e dalla vergogna, mentre Livio le
diceva "avanti cara, le tue mutandine".
"Si, hai perso e devi pagare pegno..... ah ah" rise Omar guardandola
fissa.
"Siete soltanto degli stronzi.... tutti quanti.... e la pagherete
cara" minacciò Elena, e poi si alzò di scatto dalla sedia e mise le
mani sotto la sua gonna.
La sua minigonna si alzò il tanto che bastava per mostrare i bordi
delle sue autoreggenti, ma Elena sfilò di colpo le sue mutandine per
evitare che si vedesse di piu'.
Elena rimase in piedi con le mutandine appallottolate in mano, ma
Livio le disse "molto bene.... vedo proprio che ci tenete a non
essere rovinati". Livio aveva infatti capito che molto ma molto
difficilmente qualcuno dei partecipanti avrebbe rifiutato di pagare
il pegno, lui aveva troppe informazioni ed era in grado di
sputtanarli.
"Hei.... ma non si vede niente" disse Omar lamentandosi "faccele
vedere bene quelle mutandine"
Elena lo fulmino' con un'occhiata e gli disse "stai zitto tu, lurido
porco, stai al tuo posto o te en pentirai"
"Hmmm... credo che Omar abbia ragione" disse Livio "Elena suvvia,
devi almeno farcele vedere un po'" continuò con un sorrisetto
ironico.
"Questo non è giusto! Tu avevi detto soltanto di togliere le
mutande!" si arrabbio' lei, cercando di non mostrare la sua vergogna.
"Certo, ma io se voglio ti sputtano, cara la mia avvocatessa" rise
Livio "quindi adesso tu mi dai quelle mutandine".
Elena fremeva di rabbia e di umiliazione, ma sepava di non avere
scelta e lanciò le sue mutandine in faccia a Livio. Questo le prese
soddisfatto e le mostrò a tutti. Era un delizioso perizoma nero
semitrasparente, con un minuscolo filino. Gianni e Luciano
guardarono con interesse quelle mutandine,. Omar con viva
eccitazione, ma Maria trovo' l'occasione per lanciare una frecciata
ad Elena, la lesbica che lei non sopportava.
"Proprio delle mutande da svergognata..." rise Maria "Quale tu sei,
anzi tu sei molto di piu'"
Elena la guardo' con odio e non rispose niente, era troppa la sua
rabbia e per la prima volta si rendeva conto di non avere il pieno
controllo della situazione, e quella troia di Maria se ne
approfittava.

"Bene signori, io credo che adesso possiamo andare avanti.... Cara
Elena ora tocca a te a dire il prossimo pegno e a far girare la
bottiglia"
Elena non ci aveva pensato. Adesso toccava a lei, e poteva decidere
la punizione. Non ci penso' molto e disse
"Il prossimo che esce lo voglio a culo nudo.... Si proprio a culo
nudo, e voglio una cinta per frustarlo come si deve, su quel
culo.... ah ah" rise guardando tutti e aggiunse "adesso non ridete
piu' vero stronzi".
"Attenta che la bottiglia non indichi di nuovo te, mia cara, in quel
caso sarai ancora tu ad essere punita" disse Livio
"Ma certo... ah ah... ma non saro' io ad uscire... e mi divertiro'"
rise lei e fece girare la bottiglia.

3a Parte

Elena fece girare la bottiglia con forza e determinazione. Per
questo la bottiglia impiegò un pò a terminare le sue rotazioni, ma
alla fine si fermò e la sua punta indicò proprio Maria!
Questa rimase sconvolta e quasi gridò per la sorpresa, mentre Elena
sentì che una scarica di perverso piacere le attraversava il corpo.
Era stata una fortuna incredibile, e l'avvocatessa pensò che mai
nella vita avrebbe creduto di essere in una tale posizione verso
quella stronza di Maria, verso quella perbenista piena di
preconcetti che la odiava perché era lesbica.
Maria, dal canto suo, quasi si gettò addosso a Elena
gridandole "Brutta lesbicona! Hai barato! È impossibile che ad
uscire sono stata proprio io!", ma Livio e sua moglie la fermarono.
"Ah ah" rise Elena senza scomporsi affatto "è stato il destino, cara
la mia santarellina, che mi ha fatto questo regalo, significa che ti
meritavi tutto quello che ti farò!"
"Tu non mi farai proprio niente, puttanella" le gridò in faccia
Maria "perché io me ne vado!" e si girò per andare verso la porta.

"Mia cara Maria" le fece Livio "sei proprio sicura di voler
abbandonare il gioco? Sai che ci sarebbero conseguenza non molto
allegre per te"
"Vai a quel paese tu e i tuoi maledetti ricatti" gridò lei "non ho
paura di un morto di fame come te"
"Come vuoi cara" disse la ragazza di Livio con voce divertita "sono
sicura che la polizia e i magistrati saranno felici di sapere di
tutte le frodi e tutti i traffici che hai commesso per assicurarti
il potere, e anche i tuoi lettori ne saranno incuriositi"
"Maledetti stronzi!" disse lei con rabbia "ho messo tutta la mia
energia per arrivare dove sono, e non mi farò rovinare da un paio di
pervertiti e da una lesbicona" disse e si rivolse ad Elena "avanti
troia, sono pronta, fai quello che devi fare e poi dammi quella
bottiglia"
"Sta a te cominciare, stronzetta" le disse Elena con sarcasmo e
derisione "togliti gonna e mutande, subito!"
Maria diventò rossa di vergogna, il suo corpo procace era sacro per
lei, e non si era mai spogliata davanti a nessuno quando la luce era
accesa. Qui invece c'erano ben quattro maschi, tra cui quel porco
viscido di Omar, ma la cosa che più la umiliava era farsi vedere da
quella contro natura di Elena.
Ma non aveva scelta e, cercando di dissimulare la vergogna, si
sbottonò la gonna e la fece scivolare ai suoi piedi. Gli occhi di
tutti fissavano le sue gambe, lunghe e carnose, nude e senza alcun
velo. Maria infatti non portava ne calze ne collant, ma soltanto
delle scarpe col mezzo tacco.
Sopra indossava una camicia nera, la cui lunghezza non era neanche
sufficiente a coprire interamente le sue mutandine. Maria cercò di
abbassare il più possibile l'orlo della camicia, ma quel suo
movimento, che ebbe scarso successo, finì per renderla ancora più
provocante.
Maria cercava di non guardarsi intorno, ma immaginava che adesso
tutti la stessero guardando con vivo interesse. Ed era proprio così.
Omar era già eccitato al massimo, Livio la osservava compiaciuto e
Gianni le disse "Mia cara, sei proprio interessante da guardare" e
rise.
"Avanti troietta, non farti pregare troppo" le disse Elena "togliti
anche le mutande..... sempre che tu le porti" disse anche lei con
una risata sarcastica.
Maria cercò di riacquistare la sua abituale saccenza, e rispose "io
non sono mica una svergognata come te, e come voi! E questa me la
pagherete cara!". Maria si rese anche conto che ritardare il momento
della sua umiliazione era del tutto inutile, così si abbassò le
mutande e le lasciò lì a terra. Erano un modello a culotte, ma molto
castigato.
Presa da un forte senso di vergogna Maria si sedette subito sulla
sedia, accavallando le gambe velocemente e tenendole strette, in
modo da coprire il più possibile le sue vergogne.
Era rossa e sudata, e gli occhi erano infuocati di odio.
Ma i suoi "amici" non erano per niente spaventati, anzi. Luciano
prese anche le mutandine di Maria e le osservò con l'occhio esperto
dello stilista, infine pontificò "Oh dio Maria! Che gusti retrò che
hai! Queste le portava mia nonna lo sai? Ah Ah"
Maria esplose come un fiume in piena, ricoprì Luciano di offese e lo
chiamò "brutto frocione", e poi rimase immobile ansimando.
Luciano non si scompose per niente, ma le disse semplicemente che da
una perbenista come lei non si aspettava altro che razzismo e
stupidità, poi disse ad Elena, con un sorrisetto "mia cara, dai pure
inizio alla punizione".
Elena non se lo fece ripetere e ordinò a Maria di alzarsi e di
mettere le mani sul tavolo, con il culo all'insù.
Maria non aveva scelta, e si alzò dalla sedia tremante di rabbia e
di umiliazione. La camicia le lasciava scoperta la parte finale del
suo culo perfetto, e sul davanti lasciava intravedere un pò di peli
del suo "sacro" pube. Maria se ne rendeva conto e avrebbe voluto
scomparire dalla vergogna. E la sua vergogna non era causata
soltanto dagli sguardi da porco di Omar e dalle occhiate di tutta la
compagnia, ma soprattutto ad umiliarla era farsi vedere così da
quella lesbica di Elena,quella pervertita a cui piacevano le donne.
Per arrivare al tavolo, Maria dovette passare accanto a Omar, che se
la sbirciò per bene. Appena lei fu passata Omar si alzò dalla sedia
e le venne dietro, e nel farlo toccò con la mano la sua spalla,
forse inavvertitamente. Maria si girò furiosa e gli urlò "Non mi
toccare porco pervertito!".
"E che sei di cristallo.... ah ah" rise lui "vai a farti fottere,
cara la mia principessina sul pisello, mi godrò tutto il tuo
spettacolino" e rise con la sua risata lasciva.
Maria si sentì svenire dalla rabbia e dall'umiliazione, accresciuta
anche dal fatto che la donna di Livio la guardò con una risatina di
derisione.
A questo punto la direttrice del famoso giornale cattolico si
sentiva completamente umiliata, e sapeva che era meglio sbrigarsi
con la sua punizione, perché ogni istante si sentiva venir meno.
Appoggiò dunque le mani sul tavolo e rimase per un secondo immobile,
mentre tutti la guardavano eccitati. Poi, con uno sbuffo saccente,
si tirò indietro, abbassò la faccia sul tavolo e alzò il culo.
Le sue bellissime gambe unite erano sufficienti per farar eccitare
anche un santo, mentre il culo era ancora coperto dalla camicia.
Elena, con maligna sensualità alzò piano la camicia scoprendo il
culo della sua nemica. Un mugolio di umiliazione scappò alla
santarella Maria, ma era ancora l'inizio.
Elena le ordinò di allargare le gambe e lei dovette ubbidire.
Divaricate le cosce la sua fica si aprì oscenamente davanti a tutti,
mentre i peli pubici spuntavano da dietro, ricci ed eccitanti.
Maria emise un "ohhhhh" umiliato. Era esposta davanti agli sguardi
perversi di quegli schifosi.
Gianni la guardò in faccia e le disse "è proprio uno spettacolo
piacevole, cara la mia suora" ma lei era troppo presa dalla vergogna
per rispondere. Anzi, abbassò lo sguardo sul tavolo e cercò di
estraniarsi dalla situazione. Ma si riscosse subito sentendo che
Omar diceva ad Elena "toh, prendi questa, sarà un onore per la mia
cinta frustare il culo di questa stronza".
Maria si girò e voleva dire a tutti quanto li odiava, ma fu zittita
dalla prima "frustata" che colpì il suo gluteo sinistro.
Non era stata molto forte e Maria emise soltanto un piccolo
gridolino, ma lo stesso la paura si impadronì di lei insieme alla
fortissima umiliazione.
"Zoccola, è quello che ti meriti per la tua ipocrita perbenaggine"
le disse Elena e le vibrò un'altra cinghiata, colpendo entrambi i
glutei.
"Aaaaah brutta stronza te ne pentirai" urlò Maria, ma Elena continuò
a frustarla sempre più forte.
"Sei soltanto una puttanella" continuava a gridarle Elena, come se
non bastasse già l'umiliazione delle frustate "questo ti servirà
proprio di lezione"
Maria gemeva ed urlava di dolore, ma ebbe un sussulto quando vide,
con la coda dell'occhio, che Angela, la donna di Livio, stava
prendendo una macchina fotografica!
"No questo non p nei patti!" urlò Matria girandosi, ma Elena la
frustò con una forza unaudita.
"I patti sono quelli che voglio i, cara la mia stronzetta" le
rispose Livio, mentre lei ancora non si riprendeva dal dolore
dell'ultima frustata.
"Io.... ohhhhh.... maledetti" riusciva soltanto a dire Maria.
"E questi sono per gli articoli anti-omosessualità che pubblichi sui
giornali" disse Elena e le assestò un'ultima serie di frustate,
mettendoci tutta la forza residua, mentre ad ogni frustata un flash
ricordava a Maria che la sua umiliazione veniva ben immortalata.
Elena si era eccitata da morie, aveva addirittura paura che i suoi
umori le colassero fino ai piedi, visto che non aveva più le
mutandine. Gli altri avevano assistito in un crescendo di
eccitazione, e anche Luciano, benché gay, aveva goduto a vedere
quella santarellina frustata ed umiliata.
Omar poi aveva infilato la mano nella tasca destra dei suoi
pantaloni, che teneva sempre bucata, e da li era arrivato a
masturbarsi il cazzone e per poco non era venuto nei pantaloni.

Esausta per la forza immessa nelle frustate Elena si riposò
soddisfatta sulla sedia. Maria cercò di ricomporsi, ma aveva la
faccia rossa e alcune lacrime le bagnavano il viso. Il suo culo era
rosso e con alcune tumefazioni dovute alla forza dei colpi.
"Adesso posso riavere i miei vestiti" disse a Livio guardandolo con
odio
"Ma certo che... no" rise lui "la regola qui è che quando qualcuno
perde qualcosa.... la perde e basta"
Maria se l'aspettava ma fu lo stesso un annuncio sconvolgente per
lei. Si sentì impazzire di vergogna ma, per cercare disperatamente
di mascherare la cosa, girò la faccia a Livio e andò alla sua sedia
senza fiatare. Si sedette e subito urlò di dolore, per il contatto
della sedia con il suo culo torturato.
Immediatamente e velocemente accavallò le gambe, mugolando di
vergogna.
Angela l'aveva fotografata con una polaroid, così fu subito in grado
di dare a tutti i presenti un pò di fotografie di Maria.
Lei sopportò quest'ultima umiliazione cercando di trattenersi, anche
se balzò quasi dalla sedia quando Elena chiese di poter tenere un
po' di foto e Angela le disse di si.
"Così la prossima volta che scrivi qualcosa contro le lesbiche" le
disse Elena "e citi ME descrivendomi come una debosciata, avrò
anch'io un paio di belle notizie da dare ai giornale, con tanto di
foto".
"Te le farò risputare quelle foto, stronza" le gridò Maria, e poi si
fermò a riflettere.
"Molto bene" disse dopo un paio di secondi "Così io sono quella
retrograda e voi siete i grandi viveur, vero? Allora vediamo chi di
voi ha il coraggio di andare a prendere un caffè qui al bar sotto la
via.... completamente nudo!"
Tutti ammutolirono.
"Se siete tanto moderni e disinvolti... beh... voglio vedere che
faccia fate a sputtanarvi davanti a tutti.... sarà un vero piacere
guardarvi"
"Ma.... Tu sei pazza" le urlò Laura echeggiata da tutti "a parte la
vergogna..... chi farà questa cosa verrà arrestato!"
"Ah ah.... i due o tre poliziotti che stanno in questo quartiere di
periferia li conosciamo tutti, da bambini, da quando venivano qui
alla casa del Barone insieme agli altri coetanei. Sono sicura che
chiunque di noi sarebbe in grado di convincerli.... in qualsiasi
modo.... ah ah".
Questa di Maria era proprio una penitenza con i fiocchi, ma tutti
avevano troppo da perdere.
Maria si alzò dalla sedia e, cercando di coprirsi il più possibile,
si chinò e fece girare la bottiglia, che tutti seguirono con gli
occhi e con il fiato sospeso, mentre Livio sorrideva compiaciuto.

4a Parte

La bottiglia girò come impazzita, mentre tutti seguivano con gli
occhi il suo roteare. Infine il suo movimento si fermò, e indicò
implacabilmente... Omar!
Il grande e potente uomo politico quasi urlò per la sorpresa! Ricco
e insolente com'era era sempre stato lui a vedere umiliati gli
altri. Con la sua lascività e il suo sciovinismo aveva sempre
costretto le donne a sottostare alle sue voglie... ma adesso sarebbe
toccata a lui la parte passiva, adesso lui doveva ubbidire al
responso della bottiglia.
E che responso! Andare nudo e senza niente addosso fino al bar...
"È impossibile!" gridò lui "non lo farò mai, io sono conosciuto qui!
Mi rovinerei!"
"Però se non lo fai" gli disse Angela avvicinandosi e guardandolo
con occhi maliziosi "sarai ancora più conosciuto... In prigione!"
"Brutta stronza" le urlò lui e poi restò seduto, muto e con le
braccia conserte.
Pensò per un paio di minuti, mentre tutti lo guardavano incuriositi
e divertiti, e alla fine con un sobbalzo disse "E va bene! La mia
carriera vale di più di questa stupida idiozia!" e iniziò a
spogliarsi stizzito.
Gli altri erano proprio interessati allo spettacolo, ma non perché
nel corpo un pò soprappeso di Omar ci fosse realmente qualcosa di
notevole, quello che li eccitava era vedere quel porco corrotto
umiliarsi per bene.
"È quello che meriti, porco schifoso" lo insultò Maria "e sono
proprio felice di essere stata io a scegliere questa punizione"
"E già, stronzone" ribatté Elena "per una volta sono d'accordo con
questa suoretta... un maiale come te aveva proprio bisogno di una
lezione"
"Però mio caro..." disse Luciano con finta aria di approvazione "ti
spogli proprio da professionista" e finì con una risata.
Omar, che proprio in quel momento stava togliendosi le mutande, si
sentì svenire di vergogna sentendo la voce femminea di Luciano. Quel
frocione, pensò Omar, adesso si gode lo spettacolo.
In effetti il pene di Omar era un pò più lungo della media, ma il
resto del suo corpo, fuori forma e grassoccio, non era, appunto, da
record.
Laura non perse occasione di farglielo notare. "Ha ha... hai proprio
una pancia flaccida... non sei mica un bello spettacolo" e rise
maliziosa.
"Allora non mi guardare, stronzetta" rispose lui arrabbiato e
umiliato.
Intanto il cazzone di Omar penzolava tra le sue gambe, flaccido come
il suo corpo. Ma il colorito del suo membro era di un rosso acceso,
segno che perecedentemente si era eccitato al massimo.
"Cosa c'è mio caro" gli disse Gianni, che aveva molti mortivi di
astio con Omar "ti eri proprio infuocato prima..."
"Già... guardate che cazzetto arrossato" lo derise anche Elena.
"E dimmi" continuò Gianni avvicinandoglisi "ti sei eccitato per le
mutandine di Elena o per il culo nudo di Maria"
"Vaffanculo" gli rispose Omar che, come al solito, non faceva molti
complimenti con le parole. Ma dentro di se bruciava di vergogna.
Gianni non rispose ma si limitò a guardarlo in cagnesco, mentre
Livio sollecitava Omar dicendogli "Avanti stronzone, muoviti verso
il bar... Noi ti verremo dietro.
Omar era diventato tutto rosso, e aprì la porta della casa
sentendosi veramente umiliato.
"Un attimo" disse Maria "anch'io voglio venire con voi al bar,ma
datemi almeno una gonna! Non posso mica venire in queste
condizioni!". Maria infatti era a fica nuda per effetto della
punizione precedente.
"Niente da fare cara" le disse Livio con un sorrisetto "in questo
gioco chi perde gli indumenti non li riacquista, fino al termine
della partita".
"Ah ah" rise Omar "ben ti sta puttanella"
"Stronzo! Ci vengo anche così a vederti umiliato, tanto la camicia
mi copre il necessraio!" rispose laei in un impeto di determinazione.
Effettivamente la camicia lunga di Maria le copriva QUASI
interamente la fica, lasciando però scoperte le sue gambe perfette.
Omar finì presto di rallegrarsi per la situazione di Maria, perché
si rese conto che doveva attraversare tutto il prato senza indossare
niente!
Iniziò a camminare, seguito da dietro da tutti gli altri. Omar
sentiva l'erba che gli pungeva i piedi nudi, e cercava di tenere il
suo cazzone dietro le gambe, per nasconderlo un pò. Intanto sentiva,
con viva e rabbiosa umiliaizone, come gli altri sghignazzavano alle
sue spalle.
Omar passò per il prato senza incontrare nessuno, ma il bar era
pieno e lui lo sapeva. Si fermò un attimo prima di aprire la porta
ma poi, cercando senza riuscirci di trattenere la vergogna e
l'umiliazione, aprì la porta ed entrò.
Tutti ammutolirono alla sua vista. Nel bar c'erano una decina di
clienti, sia maschi che femmine.
Omar aveva pensato che sedendosi subito ad un tavolo forse avrebbe
potuto coprirsi meglio, e così fece. Si sedette sul primo tavolo che
aveva di fronte, mentre tutti lo guardavano stupiti.
Accanto al suo tavolo c'era una signora sulla cinquantina con suo
marito. La donna riguardò Omar (che si sentì svenire di vergogna) e
poi disse al marito "andiamo caro, guarda che svergognati ci sono al
giorno d'oggi" e prima di andarsene lanciò un'ultima occhiata offesa
a Omar.
Intanto Livio, sua moglie e gli altri "giocatori" si sedettero in
alcuni tavoli, distanti il giusto da Omar in modo da poter vedere
cosa gli succedeva senza restare coinvolti loro. Maria, che poteva
coprire la sua nudità soltanto grazie alla camicetta lunga, cercava
di non tradire nessun imbarazzo per non insospettire gli altri
avventori del locale.
Il padrone del bar si avvicinò con passo veloce ad Omar, e gli disse
con sguardo severo "Cosa si è messo in test? Chi cavolo sei? Sei
forse un pazzo? Mi spaventi i clienti! Vai fuori subito dal locale!"
Omar sapeva che se non avesse portato a termine la punizione Livio
glie ne avrebbe potuta dare un'altra ancora peggiore, perciò assunse
(per quanto gli riusciva) un atteggiamento di mediazione.
"Ascolti" disse al barista sforzando un sorriso "prendo un caffè e
poi me ne vado, soltanto un caffè"
Il barista non sapeva se credere a quello che vedeva. "No" rispose"
tu te ne vai adesso"
"La prego" disse Omar a bassa voce, era incredibile per lui pregare
quello che considerava un mezzo fallito "soltanto un caffè".
Il barista era così stupefatto che decise di accettare la cosa,
pensando anche che con un pazzo così era meglio assecondarlo.
"Barbara" urlò e una camerierina con la gonna corta e le calze a
rete si apprestò ad andare al tavolo di Omar.
Lui accavallò le gambe per coprire il suo corpo flaccido e il suo
pene molliccio, sentendosi umiliato al massimo grado.
La cemeriera arrivò con un visetto simpatico ed affabile. Ma appena
si accorse dello stato in cui si trovava Omar sbarrò gli occhi e
assunse un'espressione severa.
"Ma... che cavolo si crede di fare... " disse la donna vedendo quel
tizio completamente nudo che cercava di nascondere il suo lungo pene.
"V... vorrei un caffè... ho già detto al signore" disse Omar,
visibilmente a disagio, indicando il padrone del bar.
La camerierina vide che l'espressione del suo capo era affermativa,
quindi disse ad Omar, con voce stizzita e severa "le porto il caffè"
e se ne andò.
In quella discussione Omar, i cui istinti perversi non conoscevano
soste, non aveva potuto fare a meno di osservare che la camerierina
aveva un corpo formoso. Due grosse tette e, adesso che la vedeva da
dietro, anche un bel culo sodo ed eccitante.
Naturalmente lui, in altre situazioni, l'avrebbe trattata come una
serva e magari, pagandola il necessario, l'avrebbe convinta a farsi
scopare da lui. Tutti potevano essere comprati, era la sua
filosofia, e soprattutto le sciacquette senza soldi come quelle.
Ma adesso la situazione era diversa, era lui ad essere succube!
Quando la cameriera tornò, portando il caffè, poggiò la tazzina sul
tavolo e nel farlo mostrò ad Omar il suo abbondante decolté.
Questo fece attivare la fantasia perversa di Omar, che immaginò
subito di stare infilando il suo cazzone tra quei seni enormi. Ma
questo pensiero, che per una volta lui sapeva di non poter esaudire,
lo umiliò ancora di più, anche perché gli stava quasi per provocare
un'erezione.
Cosa sarebbe fatto se il suo cazzone fosse diventato duro davanti a
tutti?
Omar non sapeva cosa fare, cercò soltanto di non pensare a quelle
tettone e alle labbra carnose di quella cameriera.
Ma il suo tentativo di distogliere lo sguardo e il pensiero dalla
camerierina peggiorò soltanto le cose. Lo sguardo di Omar si
incrociò infatti con le gambe di Maria, perfette e quasi
completamente nude.
Il pensiero di quella stronza moralista che se ne stava al bar senza
mutande stava per farlo eccitare davvero, quindi Omar si sbrigò a
bere il suo caffè e si alzò dalla sedia.
Ma c'era ancora qualcosa in serbo per lui.
Maria, infatti, per superare il suo imbarazzo aveva bevuto un bel
bicchiere di birra, che le aveva un pò dato alla testa. Forse fu per
questo che trovò il coraggio di infliggere ad Omar un bel colpo, da
vera perversa.
Con nonchalance, infatti, accavallò le gambe velocemente, ma fece in
modo che Omar potesse vedere per bene la sua fica, anche se per un
secondo.
Omar fuggì dal bar in preda ad una forte erezione, mentre tutti gli
dicevano "Vergogna!" e la camerierina gli voltava lo sguardo,
stizzita.
Appena fu uscito dal bar Omar si pentì di averlo fatto. Proprio in
quel momento passavano lì davanti il conte Rodolfo e sua moglie, due
signori dell'alta società, distinti e sulla cinquantina, che lo
conoscevano bene.
"Onorevole ma... che cosa fa!" disse Rodolfo ad Omar, mentre sua
moflglie riuscì soltanto ad esclamare "Oh" e a distogliere lo
sguardo (o almeno a fare finta di farlo).
Omar non riusciva a parlare e si copriva a malapena il cazzone in
erezione con le mani. Nudo ed esposto proprio davanti a quei due!
Mentre intanto gli altri suoi "compari" assistevano divertiti alla
scena.
Il nostro povero Omar non riuscì a far altro che a scappare, dopo
essersi accomiatato con un semplice "Scusate".
Mentre tornava nella casa di Livio Omar si sentiva umiliato al
massimo, e pensava "Ohhh adesso quelli lo diranno a tutti! Sono
sputtanato!" e continuava a pensare come avrebbe fatto a vendicarsi
di Livio e degli altri stronzi.

Quando furono tornati nella casa Omar si sedette subito sulla sedia.
Sapeva che sarebbe stato costretto a rimanere sempre nudo, quindi
non oppose resistenza, benché si vergognasse lo stesso a mostrarsi
così a quegli stronzi.
Ma adesso il suo pensiero era tutto sulla prossima punizione.
Omar amava sottomettere e trattare gli altri come burattini, forse
per questo la sua passione erotica più accesa non era rivolta
all'azione, ma all'osservare. Per questo disse "Adesso farò girare
questa cazzo di bottiglia, la farò girare due volte, e i due stronzi
che escono, che siano di sesso diverso o dello stesso sesso,
dovranno scopare qui davanti a noi, e io dirò cosa devono fare e in
quali modi devono fare sesso".
Era una punizione diabolica!
Elena cavillò su cosa sarebbe accaduto se uno dei due estratti fosse
stato proprio lui, Omar.
Ma il noto politico rispose che in quel caso l'altra persona uscita
avrebbe dovuto scopare con lui, con le modalità che lui voleva.
Erano proprio condizioni pesanti da sopportare, e i nostri sei amici
aspettavano con comprensibile anzia il responso della bottiglia che
Omar aveva iniziato a far girare.

 

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Di Sabrina