Un mio Sogno. di Sognatrice

 

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Eravamo sedute sui gradini nel giardino di casa mia. Era mezzanotte
passata. Maggio filava verso la sua fine. Faceva caldo. A Kavala la
primavera è sempre calda e umida. Nel buio sentivo lo stormire del
fogliame. Il respiro del vento sulle fogle e sul mio volto. Che strana
prova che sono ancora viva...
Non parlavamo più. Avevamo parlato troppo. Avevamo bevuto un po'. Quel
"ti amo" che ultimamente esisteva sospeso tra di noi ora si era fatto
ancora più forte, più tangibile. Forse per l'alcool che avevo bevuto,
forse per il vento e le foglie e le fragranze del giardino. Per il suo
profumo che sentivo nel buio. Per il calore della sua spalla
appoggiata alla mia.
Mi alzai e barcolando leggermente andai a prendere il cd player. Ho
messo il suo ultimo album. "Besame mucho como si fuera esta noche la
ultima vez..." Che invito superfluo... Certo che volevo baciarla. In
questi ultimi giorni non pensavo ad altro. "Oye la confesion de mi
secreto..." Mi voltai verso di lei.
Indossava un vestito che le lasciava le braccia e le spalle scoperte.
La pelle, bianca e liscia, le brillava leggermente nel buio, come se
avesse assorbito le miti luci del mio giardino notturno. Le ho messo
la mano sul braccio. Delicatamente. Le accarezzai la spalla. "Musica
argentina. Paglia per pamele. Ritrovarsi altrove, lusinghiera idea..."
L'amore omosessuale... Che tormento... Che delizia... E se l'avevo
frainteso? I suoi sguardi fugaci e timorosi. Le lunghe pause di
silenzio... E se la disgustavo? Mi ero guadagnata la sua amicizia e
non è stato facile. E se la perdevo? E se ingannavo la sua fiducia?...
Ma non importava. Tanto la sua amicizia non mi bastava più.
La abbracciai. "E sarà un'altra acrobazia. Un'alchimia di
possibilità..." Magia di fisarmonica e di notte. La baciai sul collo.
Molto leggermente. La sentii tremare. Come se si risvegliasse. Mi
appoggiò la testa sulla spalla. La strinsi più forte. Le accarezai i
capelli e la baciai sulla fronte. Poi sulle sopraciglia. Poi le
palpebre... "Ma quanta luce che c'è negli occhi come il sole..." Le
cinsi il collo con le braccia. Le baciavo tutto il volto. Aveva chiuso
gli occhi. Si era lasciata andare. Pochi centimetri ci separavano le
labbra. Sentivo il suo alito. Odore leggero di vino. Le sfiorai le
labbra con le mie. Il cuore le batteva all'impazzata. Volevo gridare.
Volevo piangere. Volevo stringerla fino a romperle le costole.
Mi raccolsi in un attimo. Le accarezzai la vita. Baciai le sue labbra
socchiuse. La attirai più vicina a me e le scorsi la lingua lentamente
sulle labbra per gustarmele meglio. Le infilai la lingua. Mi
sentivo... come se sprofondassi in lei. Come se mi perdessi un lei. Le
misi le mani sulle spalle e spingendola leggermente la allontanai da
me per un attimo. Le guardai i seni. Volevo e non volevo far scivolare
le mani su quelle rotondità magnetiche. Volevo allungare il più
possibile quel magico momento di attesa, di presentimento.
Sentivo il suo cuore che scoppiava. Lo stormire delle foglie. Il
miagolio lontano di un gatto. La fisarmonica di Richard Galliano nel
buio. Volevo conservare quel momento ipnotico finché vivo. Tirarlo
fuori nei momenti di buio, di freddo e di paura. Tenerlo intatto nella
mia memoria, così come questo cd aveva racchiuso la sua voce, volata
via libera e dolce in un giorno di febbraio, pochi mesi prima. "Fossi
un tango lo so ti ballerei..."
Cominciai a sbottonarle il vestito. Molto lentamente. Scoprii le due
sporgenze appena sotto il collo e le sfiorai con le dita. Poi mi
inchinai e le baciai. Spostai le labbra sulle spalle, tenere e
rotonde. Le misi le mani sui fianchi, accarezzandoli, palpandoli,
graffiandoli leggermente. All'improvviso si alzò, si mise davanti a
me, mi prese il volto delicatamente tra le mani e mi attirò a sé. La
strinsi e sprofondai il viso nell'abbondanza voluttuosa dei suoi seni.
I secondi passavano. Non ce la facevo più. Il desiderio di lei
cresceva ansioso e prorompente. Lo sentivo come un dolore quasi
fisico. La tenevo tra le braccia, ma non mi bastava. Volevo
possederla, il suo fisico, la sua mente, i suoi desideri più oscuri...
La scostai di nuovo e continuai a sbottonarle il vestito. Le mani mi
tremavano. Gliele posai sui seni. Le cercai lo sguardo, ma aveva gli
occhi di nuovo chiusi. Si mordicchiava le labbra. Cominciai a palparle
i seni. Le accarezzai il collo e sentii il cuore che le batteva nelle
vene... Le tolsi il reggiseno e le sollevai leggermente i seni,
misurandoli, valutando il loro peso tra le mani. Le mie dita
sprofondavano in quella carne pallida e delicata. In quel momento lì
la sentivo soggetta a me, il suo corpo reagiva alle mie carezze, la
sentivo ansimare. Le baciai i capezzoli e li sentii indurirsi. Li
sfiorai con la lingua. Tremava tutta. Le sollevai le falde del vestito
e le infilai la mano tra le cosce, accarezzandone la parte interiore.
Discostò le gambe lasciandomi fare. Avevo una mano sui seni e l'altra
tra le cosce. Sollevai il viso e le sussurai "Le labbra... Dammi le
labbra..."
La mattina quando mi svegliai lei non c'era. Pian piano mi resi conto
che non c'è stata mai. Avevo fatto lo stesso sogno. Chissà lei dove
era. A Milano? In un'altra città? Preparava un concerto? Non
immaginava neanche che da qualche parte nel mondo una donna la volesse
più di qualsiasi altra cosa. Mi alzai. Ero fradicia di sudore...

 

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