Tre minuti. di Gosuto Raita

 

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Solito Albergo. Stanza 542. Vieni alle 17 precise. Se arrivi prima aspetta. Se arrivi dopo, torna a casa e non farti sentire mai piu'. Ecco il testo integrale della sua e-mail. Non ho mai capito il momento esatto in cui sono diventata cosi' arrendevole ai suoi ordini, cosi' solerte, cosi' assolutamente priva di ogni varieta' di risposta che non fosse l'ubbidienza totale. Continuo a sforzare la mente alla ricerca di quei ricordi, mentre mi preparo adeguatamente all'incontro -- cosa vorra' ? Non mi ha dato alcuna indicazione; desiderera' che mi vesta da casta signora ? Mi vorra' sbarazzina o sportiva ? O vestita da puttana ? Rosa dal dubbio e impaurita dal deluderlo opto per quest'ultima soluzione. I cliche' ci sono tutti, perizoma, autoreggenti, corta gonna e giacca in tinta sopra al reggiseno pizzato. Alti tacchi sotto le scarpe, trucco leggero ma intenso. Quindici minuti all'ora dell'appuntamento. Sono seduta al bancone del bar dell'albergo. Ordino un whiskey in un bicchierino da grappa. Ingoio il liquido color tabacco d'un colpo, sperando che cozzi e vinca il gomitolo che mi sento nello stomaco. Il barista mi sorride, mi riempie nuovamente il bicchierino. "Questo lo offre la casa.". Deve apparire logico a tutti che sono li per un incontro di sesso. Non vorrei scadere in un pensiero banale ma chissa' quanti ne vedono tutti i giorni. Mi piace provare a fantasticare sui loro pensieri -- saro' una moglie infedele ? Un'ingenua sedotta ? Una prostituta ? Mancano dieci minuti. Mi siedo su un divanetto di fronte all'ascensore. Fumo tre sigarette accendendole con il mozzicone della precedente. Esami, colloqui di lavoro, presentazioni, conferenze -- niente puo' paragonarsi all'ansia, al dolore fisico e mentale che mi attanaglia in questi momenti. La matassa nello stomaco si sta lentamente sciogliendo spargendo i suoi caldi filamenti in tutto il corpo, dai lobi delle orecchie alla punta delle dita. Comincio a sentire le mie labbra scivolare tra di loro accogliendo il sottile tessuto del perizoma. Un minuto prima dell'ora stabilita sono di fronte alla porta della stanza. Aspetto fremente che la lancetta dei secondi completi il suo ultimo giro. E capisco che non importa quando o come e' cominciato tutto questo. Comprendo che la cosa importante e' quello che sto provando ora. La ragione per cui continua questo sordido e strano rapporto. L'eccitazione diffusa in tutto il corpo, il tremolio delle gambe e delle mani, la lenta sensazione di calore al ventre che cresce lievemente ad ogni scatto della lancetta rossa. Quando mancano 15 secondi devo appoggiarmi con una mano al muro per non cadere. La testa mi gira, sono tesa al massimo. Due secondi, afferro la maniglia con la mano sudata. Scattano le cinque, entro spedita senza poter respirare, strozzata dal mio stesso cuore. Lui e' in piedi, nudo, in fondo al letto. Sopra le coperte c'e' una donna a quattro zampe. La sta scopando velocemente, non capisco neanche in quale buco. "Vieni qui". Mi avvicino. Mi fermo a pochi centimetri da lui. "In ginocchio". Cado sulle mie stesse gambe incurante del dolore dell'urto contro il pavimento, sfioro col viso le sue cosce tese nello sforzo del continuare a pompare in quella donna. Le braccia tese lungo i fianchi. Sembro la caricatura di un manichino che qualcuno si e' divertito a sistemare in una posizione stupida. Lui fa mezzo passo indietro roteando verso di me. Lo sperma schizza dal suo glande su tutta la mia faccia, colando sul mio vestito. Non mi ha neanche chiesto di aprire la bocca. "Vattene." Mi richiudo la porta alle spalle. Le porte dell'ascensore scivolano una contro l'altra di fronte a me. Appoggio la schiena alla parete e lentamente scivolo fino a terra; tengo le gambe larghe tanto quanto mi permette la gonna. Prendo un fazzoletto e mi pulisco il viso. Porto la mano sotto la gonna e lo infilo nel perizoma, a contatto con il clitoride. Godo piangendo e ridendo come una pazza. Riesco a rialzarmi giusto un attimo prima che le porte si riaprano. Mentre la grande porta rotea conducendomi all'esterno guardo l'orologio scattare sulle 17 e 03. E penso che vorrei non poter godere. E farlo durare per sempre.

 

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