Asso di picche di Gusuto Raita

 

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Le ultime mani. Quelle in cui si decide tutto. Il momento in cui posso ribaltare questa serata disastrosa. I tre assi mi fissano strafottenti, solo Picche manca alla riunione coi suoi compagni. Cambio le due carte e il mazziere me le getta sopra i miei ultimi 500 che, irrispettosi, mi ricordano quanto ho già perso questa notte. "asso di Picche, asso di Picche, asso di Picche ..." la mia mente continua questa stupida litania come se potesse influenzare le carte ormai servite. Leggo più velocemente di quanto dovrei e il cuore mi si ferma. "200" esordisce Claudio alla mia destra. "200 più 300" rispondo istantaneamente. Non sento neppure Gianni che se ne va. Guardo fisso Silvio negli occhi di fronte a me. "500 più 1000" Bastardo, coglione, stronzo, figliodiputtana Silvio. Mi hai già portato via tutto quello che avevo e ora vuoi completare il lavoro lasciandomi senza i soldi manco per un caffè domattina. Claudio butta le carte sul tavolo. Scarabocchio nervosamente un pezzo di carta e glielo porgo. "Vedo." Silvio legge con sufficienza il foglietto. "Il culo di Chiara, qui, ora." Lo stomaco urla nella mia pancia, supplicandomi di essere vomitato fuori, il sudore mi cola negli occhi ma non abbasso lo sguardo fiero e sicuro godendo di come, per la prima volta questa notte, Silvio lo stronzo ha un tentennamento. Ma la bocca leggermente aperta a stupore si stira in un sorrisino beffardo. "Va bene." E comincia a disporre le carte sul tavolo. Una donna, due donne, tre donne, un dieci ... la quarta donna! Sono una statua di ghiaccio. Non riesco a muovere neanche un muscolo. Mille pensieri mi scrosciano nella mente turbinanti, senza che la mia razionalità possa capire quello che sta succedendo. Passano solo pochi secondi, ma dentro di me una vita intera scorre. Compatto le mie carte, le appoggio coperte sul tavolo e mi alzo dirigendomi verso la camera da letto. Claudio e Gianni abbozzano qualche parola mentre esco dalla stanza. "Ma ...." "Penso che la serata sia finita qui, ragazzi" "Ma ci deve ..." "Lasciate stare, andate, copro tutto io domani." Sento il figliodiputtana mormorare spingendo gli amici all'uscio. Cinque minuti dopo Chiara entra in sala. La vestaglia stancamente indossata, le movenze di chi ha perso, anche se a perdere sono stato io. Silvio è vicino al bar, un bicchiere di Whiskey colmo più del dovuto. "Dove ?" "Lì, sul tavolo, sulle carte." Chiara si sposta fino a toccare con le cosce il bordo del tavolo. Infila i pollici sotto la stoffa e si abbassa le mutandine fino ai piedi. Si accascia col busto sul panno verde alzandosi l'orlo della vestaglia fin sopra la testa, lasciano scoperte in bella vista le gambe, il sesso e il culo nudo, come se fosse un oggetto inanimato. Silvio non si fa attendere, non perde tempo neanche a calarsi i pantaloni, premunendosi solo di abbassare la zip per poter far uscire l'uccello già in erezione (probabilmente da quando ha letto il foglietto). Si sputa un po' di saliva sulle dita e massaggia il buchetto di mia moglie, ma non indugia, punta il glande e spinge senza moderazione. Lei lo accoglie con un gorgoglio soffocato. E lui comincia a pompare. Non penso abbia raggiunto i trenta secondi. Le viene dentro, in fondo, quasi rovinandole addosso mentre le contrazioni dell'orgasmo lo fanno vacillare. Si accascia sulla sedia dietro di lui dove è stato tutta notte. Fa per dire qualcosa ma Chiara, raccogliendo le mutandine, lo zittisce subito: "Scusami, sai dove è la porta." E se ne va. Io sono qui, in cucina, in piedi di fronte al tavolo su cui ogni sera ceniamo. Mi sono allontanato dal buco da cui ho spiato tutta la scena, ma è come se fossi ancora li. Nella mia mente ogni singolo fotogramma di quello che sta succedendo in questo momento è chiaro e nitido. Vedo Silvio che si pulisce con un fazzoletto, si riassetta meglio che può e tronfio e sorridente prende il soprabito e il cappello. Ma non resisti, caro vecchio figliodiputtana Silvio, e tendendo l'orecchio per essere certo che io non stia tornando ti avvicini di soppiatto al tavolo. Giri con bramosia le mie carte. Ed è nel momento in cui l'asso di Picche ammicca malizioso verso di te che le sussurro all'orecchio "Ora." E Chiara può finalmente ansimare il suo godimento smettendola di torturare il suo labbro stretto tra i denti. E tu la senti, e ti avvicini alla porta socchiusa e guardi dentro. E mi vedi lì, in piedi, mentre la scopo con foga, vedi le sue gambe intrecciate sulla mia schiena mentre gode e urla: "Scopami, scopami, scopami, fammi godere che quel cazzetto non l'ho neanche sentito !!!".

 

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di  Gosuto Raita