IL MARE    di Ilaria

 

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ho scritto questo racconto dopo aver amato il mare di sera, sognando
una notte che non e' mai avvenuta e che forse sono stata troppo
codarda per lasciar succedere. spero che possa portare anche a voi le
stesse emozioni che ha fatto sognare a me.


-.-.-.-

Il tramonto aveva danzato per noi in colori di fuoco, fino a quando il
mare non ne aveva bevuto anche l'ultima scintilla. Per tutto il tempo
del suo morire, eravamo rimasti in silenzio sulla sabbia, uno accanto
all'altro. La notte stava nascendo, e nel raggio di chilometri non
c'era nessun altro oltre a noi.
Avevamo bandito i vestiti dai nostri corpi gia' da qualche ora,
godendo della carezza del vento sulla pelle nuda. Per celebrare il
giorno che moriva stappammo una delle bottiglie che avevamo portato
con noi: dolce vino bianco, frizzante come lo erano state quelle ore
di luce passate a correre nel mare e a ridere dei nostri scherzi, dei
nostri abbracci e delle tenerezze. Dopo aver brindato, ne aprimmo
subito un'altra, di scuro vino dai molteplici sapori, complicato e
raffinato come il manto di stelle che si stava accendendo sopra di
noi.
Fu quest'ultimo nettare a donarci il bisogno di intimita' e a
spingerci a stare piu' vicini. I nostri corpi si toccavano, gli
sguardi si gettavano l'uno nell'altro, ma ancora con moltissima
tenerezza e dolcezza. Avevo passato le ultime ore quasi sempre
abbracciata a Laura, i nostri capelli e i nostri odori che si
mescolavano, mentre Nicola aveva scherzosamente dato piu' volte la
caccia alla virtu' di Sabrina.
La notte avanzava portandoci nuove sensazioni e un nuovo modo di
vedere la spiaggia e il mare. Mi trovai a pensare a come doveva essere
stato quel luogo migliaia di anni fa, senza nessun essere umano nel
giro di moltissimi chilometri. Le onde continuavano a muoversi da
allora, non si erano mai fermate. Il vento era nato in quegli anni
lontani, e da allora aveva sempre cantato.
Avevo lasciato andare Laura, la quale voleva unirsi ai giochi amorosi
di Sabrina e Nicola. Avevo trovato nella sua assenza una sorta di
solitudine che mi aveva fatto prestare maggior ascolto al canto del
mare; mi sentivo quasi ipnotizzata. Ora tutti e tre erano a poche
decine di centimetri da me, stretti, e ridevano piano per qualche
battuta che non potevo udire. Mi alzai.
Sabrina mi noto' e disse: - Dove stai andando, Ilaria? -
- A fare l'amore con il mare. - risposi.
Camminai nuda sulla sabbia, lo sguardo fisso su quella sottile linea
cosi' lontana e cosi' aliena. Quando raggiunsi il bagnasciuga il mare
mi bacio' i piedi, leggero e lento come un amante devoto. Mi
inginocchiai sulla sabbia bagnata e poi mi sdraiai nel sottile velo
d'acqua dove le onde venivano a morire. Allargai le gambe verso il
mare e mentre tenevo lo sguardo inchiodato su di lui cominciai a
toccarmi il membro, masturbandomi lentamente. Avevo le labbra
socchiuse, non riuscivo a chiuderle e il profumo del mio sconfinato
amante mi entrava in gola con la forza del vento notturno; l'acqua mi
lambiva piano le cosce e si infilava in avanti fino a solleticarmi
l'ano, quasi a convincermi di lasciarla entrare.
Mi masturbai avvolta dal mare e dalla sua presenza. Mi toccavo con la
mano sinistra i capezzoli, li accarezzavo scatenando in me ondate di
eccitazione e li stringevo come se fosse il vento a guidarmi la mano.
Mi accorsi d'un tratto della presenza di Sabrina di fianco a me,
inginocchiata nella sabbia, lo sguardo affascinato.
- Voglio vedervi. - fu la sua preghiera.
Annuii, incapace di parlare. Se il buio le aveva impedito di vedere il
movimento della mia testa, intui' sicuramente il mio consenso dagli
spasmi che continuavano a scuotermi, e dai miei mugolii di piacere.
Il mare ruggiva, la sua voce proveniva da miglia di distanza, la' dove
non esiste nulla se non vento e cielo sconfinato. Sentivo la sua forza
accettare il mio amore e il mio omaggio, pretenderlo, e ad un tratto
fui sicura che non avrei potuto fermarmi, nemmeno se lo avessi voluto.
Mi teneva inchiodata a lui, qualcosa di troppo antico e lontano che
rispondeva a bisogni altrettanto irresistibili. Mi ero offerta ed ora
sentivo il suo desiderio: mi voleva ed io volevo donarmi.
Il piacere mi fece inarcare i fianchi e sentii i miei gemiti diventare
piu' forti. La mia mano si muoveva veloce e stringeva il mio membro di
carne con forza, le ondate di energia che partivano dai capezzoli mi
arrivavano al cervello come aghi arroventati. Sentivo il mio ano
contrarsi nello sforzo di bere l'acqua delle piccole onde, e i miei
piedi infilarsi sempre piu' a fondo nella sabbia cedevole ed umida.
Gridai, l'orgasmo scoppio' dentro di me scagliando nel cielo un lampo
di energia troppo primitiva e grezza perche' possa darle un nome. La
vista mi si annebbiava e si chiariva a ripetizione, istante dopo
istante, ma fui acutamente consapevole del mio seme che cadeva in
parte sulle mie gambe e sul ventre; avrei tanto desiderato che potesse
lanciarsi avanti, lontano, perche' il mare potesse berlo. Ma il
piacere mi aveva incatenata facendomi sua, e non potevo fare
null'altro che affogare in esso e gridare.
Gli spasmi del mio corpo si affievolirono pian piano, finche' non
giacqui esausta, immersa nel basso bagnasciuga. Ero a mala pena
consapevole di me stessa, perche' l'energia dell'orgasmo era stata
incredibile e mi aveva prosciugata. Sentii una mano sul corpo e
alzando lo sguardo vidi Sabrina che stava raccogliendo il mio sperma;
lo prese con entrambe le mani, poi si alzo' graziosamente in piedi,
cammino' nelle onde e lo immerse nell'acqua scura. Agito' le mani un
poco e poi torno' da me, chinandosi nuovamente al mio fianco e
mormorando: - Cosi' il vostro amore e' completo. -
Mi sorrise e si chino' a baciarmi lievemente sulle labbra. Le sorrisi
a mia volta, poi la sentii alzarsi e tornare dagli altri.
Chiusi gli occhi e la notte si serro' attorno a me.

Quando mi svegliai ero ancora distesa nel bagnasciuga, e il cielo era
colorato dalle ore piu' profonde della notte. Non avrei saputo dire
quanto avevo dormito, cosi' stesa nell'acqua. Mi alzai mentre udivo la
voce monotona del mare dichiarare il proprio stanco dormire; gli avevo
dato me stessa, lui mi aveva presa e ora aveva gia' dimenticato tutto,
come se quel momento non fosse mai esistito. Sorrisi: qualcosa di
cosi' antico poteva amare solo al presente, e sarebbe stato assurdo
pretendere diversamente. Mi sentivo piu' che appagata; era stato
meraviglioso, e d'ora in poi avrei sempre saputo di essere stata sua,
almeno per una volta.
Tornai piano sulla spiaggia. Vidi solo Nicola, disteso con le mani
dietro la nuca ad osservare il cielo nero. Mi sdraiai al suo fianco,
rannicchiandomi contro di lui e posandogli il viso sul petto.
- Sabrina e Laura? - gli domandai a bassa voce.
Lui mi guardo' e poi accenno' con la testa al molo di pietroni alla
nostra sinistra. Nelle tenebre mi parve di vedere due sagome sedute
vicino alla punta, molto vicine. Non le invidiavo affatto: le rocce
erano dure, mentre la sabbia dov'eravamo noi era morbida e leggermente
calda.
- Mi avete lasciato solo. - mi rimprovero' lui con voce pacata.
Sorrisi e mi strinsi di piu' al suo corpo. Povero caro. Gli accarezzai
piano il petto e poi feci scivolare la mano giu' verso il ventre e
l'inguine.
- Mi dispiace. - mormorai. - C'e' un modo in cui potrei farmi
perdonare? -
- Un bacio potrebbe essere un ottimo inizio. - replico' lui.
Mi sollevai sul gomito e posi le mie labbra sulle sue. Con la lingua
lo costrinsi ad aprirle ed entrai in lui, dolcemente.
Quando finalmente mi ritrassi lui rimase immobile. - Non intendevo
riceverlo li'... -
- Oh. - mormorai. Scivolai nella sabbia fino ad avere il viso proprio
davani i suoi fianchi. Gli baciai la pelle e la sottile peluria che vi
cresceva, e con la mano esplorai il territorio tra le sue cosce. Notai
subito che il suo pene era gia' duro, e questo mi inorgogli'.
Glielo accarezzai piano, sentendolo vellutato e ben rigido; mi
sorpresi nell'atto di inumidirmi istintivamente le labbra. Continuai
ad accarezzarlo, violentando me stessa per il desiderio, fino a quando
lui non si arrese e lascio' scappare un piccolo gemito. Allora mi
lasciai finalmente andare e lo accolsi piano nella mia bocca. Con la
mano destra lo tenevo stretto alla base, senza alcuna intenzione di
lasciarlo andare. Sentivo il vento accarezzarmi piacevolmente tra i
glutei, mentre cominciavo a succhiare. Mi costringevo a farlo
lentamente, nonostante qualcosa dentro di me volesse divorarlo
avidamente. Fui premiata, perche' dopo poco tempo lui mi afferro' i
capelli con le mani: comincio' a muoversi di sua volonta' dentro la
mia bocca, e io sentivo la dolce carne prendere a pulsare forte sotto
la mia lingua.
Gli occhi chiusi e i pensieri banditi dalla mia mente, mi lasciai in
balia del desiderio di divorargli l'anima succhiandola fuori dal suo
membro. Sentivo i suoi ansiti aumentare di ritmo, nel sottofondo del
vento notturno, e i suoi fianchi non ce la facevano quasi piu' a
trattenersi dal chiavarmi usando le mie labbra come una vagina umida e
pronta. Lo sentii a un tratto irrigidirsi e mi preparai: comincio' a
chiamarmi piano, poi grido' il mio nome nella notte mentre io lasciavo
un poco il suo pene tenendo le labbra ben aperte. Gli schizzi del suo
piacere mi invasero la bocca e mi sporcarono il naso e le guance; il
suo sperma aveva il sapore salato dell'acqua marina, e in quel momento
seppi che il mare aveva ricambiato il mio dono.
Inghiottii il suo seme, mentre lui gemeva accasciato sulla sabbia
nera. Il suo pene cominciava gia' a rilassarsi, ancora umido. Mi
chinai e lo leccai fino a pulirlo, invadendomi del sapore e dell'odore
di Nicola, che era lo stesso di quello del mare. La mia lingua
ritardo' il suo rilassarsi, ma a un certo punto mi fermai e rimasi a
guardarlo fino a quando fu piccolo e dolcemente assopito. Lo baciai
piano piu' e piu' volte, con amore, lievemente per non svegliarlo
ancora.
Poi mi sollevai e tornai a stendermi accanto a Nicola. Lui mi sorrise
e mi bacio' sulle labbra ancora morbide del suo stesso piacere. Mi
rannicchiai contro il suo corpo e gli dissi: - Abbracciami. Tienimi
stretta. -
Lui lo fece, avvolgendomi nel suo abbraccio forte. Sentivo la notte
tutto attorno, il vento spirare duro e freddo dal largo, il mare
cantare piano una ninna nanna per noi, i suoi amanti. Chiusi gli
occhi, e lasciai che la notte mi rapisse pensiero e volonta'.

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Ila
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