L'immorale. di TheOnlyLuniX

 

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Il fatto stesso di amare è talvolta più importante di chi o come ami.
Anonimo innamorato.

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Riagganciò il telefono soddisfatto: lei, la sua compagna, lo credeva ad
una cena di lavoro, una di quelle dove fingi di divertirti mentre in
realtà vorresti essere da tutt'altra parte.
Quindi si alzò, tirò lo sciacquone ed abbottonandosi i pantaloni uscì
dal bagno.
In fondo al corridoio, terza porta a sinistra, supina sul letto in
camicia da notte trasparente e perizoma nero c'era l'altra, attraente
come non l'aveva mai vista, e per di più disposta a concedersi,
interamente, a lui solo.

-Come mai ci hai messo così tanto?- gli chiese con sguardo languido e
voce profonda.
-beh, vedi, non riuscivo a tirar giù la lampo dei pantaloni...- rispose
lui tra il serio e il faceto.
-Vieni qui che ti do una mano...- gli disse ammiccante e mentre lui,
avvicinatosi al letto, la lasciava fare, sentendo inevitabilmente
l'erezione montare, si abbandonò al pensiero che la sua donna, quella
"ufficiale" e perciò vera, lo credeva al lavoro, e sotto le coperte del
loro letto, sognante, col cuore e la mente gli stava vicino, mentre
l'altra, sveglia e ardente di desiderio di fronte a lui, aveva già preso
il suo sesso tra le labbra e con dolcezza aveva iniziato a leccarlo.

Si sentiva un verme, un traditore, un fedifrago, ancora di più per il
fatto che Beatrice, colei che ora gli stava succhiando l'anima, lo
credeva un uomo libero, con una storia alle spalle che gli aveva
lasciato una ferita profonda, ma anche la voglia di ricominciare con
lei.
Ma Ciò non faceva altro che rinvigorire il suo lubridio, facendogli
montare ancora di più il sangue alla testa, fino a fargli esplodere il
suo piacere nella bocca di colei che, ignara, credeva di accogliere un
nettare destinato ormai solo a lei.

-Ehi, quanto ardore, stasera! Non hai lasciato nemmeno che ti slacciassi
i pantaloni.- gli disse guardandolo dal basso verso l'alto, mentre un
rivolo biancastro le colava morbidamente dall'angolo sinistro delle
labbra, donandole un'espressione al tempo stesso infantile e maliziosa.
Lui si chinò verso di lei, occhi negli occhi, e le diede un bacio, non
senza leccare quel rivoletto capriccioso; il suo seme, assurto alla
bocca di Bea, aveva un sapore decisamente forte, che gli ricordava un
po' quello del succo d'ananas con una spruzzatina di limone, decisamente
diverso da quello che assaggiava dalla bocca di Amanda, quelle poche
volte che lei glielo concedeva, almeno.

Amanda era la "sua" Amanda, quella ufficiale, quella vera. Amanda era la
compagna della sua vita. Era l'affetto, la stabilità, la sicurezza
-talvolta anche noiosa- di una vita che ha una sua direzione ben
precisa, che procede, lenta ed incessante, sempre uguale a se stessa,
sempre sicura di quello che vuole e di come fare per ottenerlo.
Amanda era il dovere, Amanda era la piattezza ed allo stesso tempo la
monotonia di una vita fatta di punti esclamativi, dove non c'era spazio
per l' incertezza e la sorpresa, dove tutto era già dato sapientemente
per scontato: in cinque anni di convivenza, di ricordi da condividere ce
ne sono tanti, e molti di essi erano diventati ormai rifugio dal tran
tran e dalla vita quotidiana. Cinque anni di convivenza non avevano
emancipato molto quella coppia dal punto di vista sessuale; anzi, si
direbbe che col passar del tempo, fatto salvo l'ardore iniziale, tutto
era stato rinchiuso in dei canovacci ben consolidati e sempre uguali: la
posizione del missionario -poche le varianti- di tanto in tanto una
fellatio, raramente la sodomia -e sempre con tanta sofferenza da parte
di lei.- ed ecco che in Sergio si era fatto strada il sospetto,
impronunciabile eppure sempre presente, di essere impotente, di non
provare più gioia in una sessualità che sembrava non appagarlo, a parte
rari momenti di erezione che si risolvevano in pochi minuti di
preliminari ed una decina di spinte pelviche.

Ed ora pensava al suo fiorellino: Amanda la dolce che lo stringeva, che
lo baciava, che si accontentava anche di una castità forzosa, pur di
averlo vicino, pur di sentirsi stringere dalle sue forti braccia, pur di
essere protetta dal suo uomo, quell'uomo che lei sentiva solo suo e dal
quale traeva un senso di indicibile sicurezza e protezione. E scorreva
con la mente quegli interminabili momenti in cui la sua piccola
desiderosa d'affetto lo baciava e lo leccava, percorrendo con la sua
esile lingua centimetro per centimetro tutto il suo corpo, nella segreta
speranza che "il miracolo", ossia il risveglio, seppur fugace, del
desiderio del suo uomo per lei, si ripetesse.

E mentre queste immagini si affollavano nella sua mente, i suoi occhi
gli trasmettevano altre immagini: quelle di una stanza in penombra,
quelle delle sue mani che stringevano i glutei turgidi e sodi di una
giovane donna dalla carnagione olivastra che, esile e sensuale, col
sesso madido incastrato nel suo rinnovato vigore, le mani poggiate sulle
sue spalle, si lasciava cadere sul suo inguine in fiamme, per poi
risalire e di nuovo cadere, come in una danza solenne e maestosa.

Nella frenesia della danza, con l'orgasmo che si faceva strada e col
ritmo che incessante aumentava la sua corsa come un fiume in piena in
una notte di tempesta, lui si rese conto di aver perso i sensi, e la
ragione, di essere diventato un tutt'uno con questo essere che lo stava
possedendo e che per ciò stesso era suo come lui lo era di lei e che
nessun altro al mondo c'era, né mai c'era stato.
Così ragionando prese a spingere più e più forte, guidando con le mani i
movimenti di lei su di lui, e spingendo sempre più in profondità il
sesso nel suo, quasi volesse arrivare a toccarle l'anima, fino a
raggiungere, insieme, un'estasi magica e profonda, che li lasciò
incapaci di reagire per un tempo che a loro parve infinito: lei si
accasciò su di lui e lui le cinse con una mano la schiena e con l'altra
il solco fra le natiche scure.
Domani sarebbe stato un altro giorno.

 

CAPITOLO  2


La felicità è un cammino, non un punto d'arrivo
Antico proverbio cinese

Sergio si immerse nell'aria fredda del mattino accendendosi una
sigaretta e pensando a quello che era accaduto la notte precedente:
diamine, aveva promesso ad Amanda che sarebbe tornato presto, ed invece
si era svegliato alle sei con il cazzo ancora nella figa di Beatrice,
che aveva approfittato della involontaria erezione mattutina per
spremergli ancora qualche goccia di piacere.
Già presagiva la burrasca che di lì a poco ci sarebbe stata e
mentalmente passava in rassegna tutte le possibili scuse che avrebbe
potuto inventare. Tra i mille pensieri che si affollavano nella mente,
talvolta discordanti, uno solo rimaneva fisso ed immutabile: negare,
negare sempre, negare anche l'evidenza, se fosse stato necessario.
Con questa certezza girò la chiave nella toppa ed entrò in casa. Un
invitante odore di caffè caldo gli invase le narici avvolgendo i suoi
sensi in un dolce torpore: era questo che in fondo amava della sua vita
con Amanda, il fatto che in qualunque posto si trovasse, lui con lei,
quello lui avrebbe definito "casa".
La trovò intenta ai fornelli, a preparare la colazione, con indosso
l'aria arruffata del mattino che se non aveva certo nulla a che vedere
con la mise delle grandi occasioni, provocò a Sergio una stretta al
cuore.
-Ah, sei qui.- gli disse lei senza nemmeno voltarsi.
-Eh, si; purtroppo abbiamo avuto un contrattempo ed alla fine la ditta
ci ha pagato il pernottamento in albergo- rispose lui avvicinandosi a
lei cingendole la vita.
Lai fece per scostarsi, in modo stizzito. Evidentemente non aveva per
niente mandato giù l'accaduto.
-Dai, non fare così- prese lui -Era già tardi quando il capo ha dato
l'ok per il pernottamento ed ho preferito non chiamarti per non
svegliarti. Tanto più che alle sei mi sono alzato e mi sono rimesso in
viaggio.
Nel mentre aveva preso a scostarle i lunghi capelli color oro ed a
baciarle dolcemente il collo come piaceva molto a lei.
Amanda si lasciava fare. Sapeva che il suo amante in questo era
bravissimo e sapeva anche che talvolta lui ne approfittava, soprattutto
quando aveva da chiederle qualche favore.
Ma quando le labbra lasciarono il posto alla lingua, che malandrina si
intrufolava nel suo orecchio e quando nel solco delle natiche iniziò a
percepire chiaramente la sua erezione, sentendo anche che di lì a poco
avrebbe perso il controllo, spense i fornelli e sdegnosamente, con una
gomitata, lo staccò da sé, si girò ed urlandogli contro lo apostrofò:
-Cazzo, Sergio, ti ho aspettato sveglia tutta la notte. Una cazzo di
telefonata me la potevi pur fare. Uno squillo, un messaggio, almeno.
Tanto più che ti presenti ora, con questa scusa del cazzo e questo
sorrisino da ebete e pretendi che io ti creda. Ma vaffanculo Sergio!-
Ed imprecando lo lasciò solo in cucina e si diresse in camera da letto.
Sergio rimase interdetto. Una reazione così non se la aspettava, non
dalla sua Amanda, almeno, sempre disposta, in nome di quell'Amore forte
e profondo in cui credeva, talvolta ostinatamente, a passare sopra a
molte cose. Presentì che la situazione si stava facendo critica e la
seguì in camera da letto, dove la trovò a fare le valigie sul letto
intatto.

Si fermò sull'arco della porta, indeciso su come comportarsi.
-Dai, Amore, ragiona, ti prego. Ho sbagliato, lo ammetto, ma se l' ho
fatto è stato solo per eccessiva premura nei tuoi confronti, solo perché
ti amo troppo-
-No Sergio, questa non te la perdono. Mi hai stufata col tuo fare
libertino e strafottente. Me ne vado, hai capito? Me ne vado: d'ora in
poi potrai portarti le tue puttane direttamente a casa piuttosto che
arrangiarti da loro!-
Sergio si sentì punto nell'orgoglio. D'accordo, era un fedifrago, un
traditore, ma il fatto che questo lo pensasse anche lei era
inammissibile: Amanda doveva crederlo innamorato e fedele, perché il
solo fatto che lei lo pensasse, bastava a far sì che lui un po' si
sentisse tale.
La prese per un braccio, lasciando cadere a terra una pila di intimo
plissettato che si sparse disordinatamente ai piedi del letto, la
strinse a sé con veemenza ed agitandole l'indice in faccia le disse con
fare risoluto: -Ascoltami bene, signorina. Per tua norma e regola io non
frequento nessuna puttana, e non tollero assolutamente che tu mi venga a
dire quello che devo o non devo fare, visto che sgobbo dalla mattina
alla sera, e talvolta anche oltre, per mandare avanti questa baracca. Il
fatto che io lavori gomito a gomito con delle belle donne, che tra
l'altro sanno bene come comportarsi quando sono in compagnia di altre
persone, non ti autorizza a pensare che io scopi con loro. E se anche
fosse vorrebbe dire che in fondo loro hanno qualcosa che tu non riesci
ad immaginare nemmeno lontanamente.-
Pronunciò quest'ultima frase in modo perentorio, quasi con sdegno, e nel
mentre si sentiva l'uomo più fedele del mondo, e sentiva lei, Amanda, la
sua unica e vera donna, alla quale non avrebbe permesso per nulla al
mondo di oltrepassare la soglia di quella casa, distruggendo così un
Amore il cui fuoco, d'un tratto, sentì divampare profondamente anche
dentro di sé.
-Sei uno stronzo, un puttaniere. Tu non hai mai creduto in me. Mi hai
sempre usata quando ti faceva comodo ma mi hai sempre trattata come una
bambina, come un essere inferiore e non alla tua altezza.Ti odio, ti
odio!!!- gli urlò contro Amanda agitando le braccia cercando di
svincolarsi dalla sua stretta. Sergio la lasciò ed ella, singhiozzando,
gli diede le spalle, trafficando nell'armadio con fare convulso nel
prendere gli ultimi capi di biancheria.
Sergio le si avvicinò da dietro con passo felpato e le cinse il grembo
con le mani, poggiando delicatamente il capo sulla sua spalla destra e
prese a sussurrarle nell'orecchio.
-Scusami tesoro mio, non volevo farti del male, credimi. Lo ammetto, a
volte sono talmente pieno di me stesso da non accorgermi che ci sei tu
al mio fianco tanto bisognosa di cure e di affetto. Ti prego, dai, dammi
un'altra opportunità. Cerca di perdonarmi se puoi e fare in modo che io
cambi, stavolta sul serio-
E mentre le sussurrava le sue scuse nell'orecchio, le carezzava con una
mano la pancia mentre con l'altra prese lentamente a salire verso il
seno sinistro, che sapeva il più sensibile.
-Non possiamo buttare cinque anni di vita insieme per i nostri errori.
Siamo due persone adulte, con una intelligenza e parlando riusciremo a
risolvere i problemi che ci sono tra noi- le diceva mentre la mano
destra prese ad insinuarsi sotto l'elastico delle mutandine e la destra
prendeva d'assalto la coppa del reggiseno.
Le morse delicatamente il lobo dell'orecchio, leccandolo con quella sua
lingua che recava ancora tracce della saliva di Bea, e riprese a
sussurrarle dolcemente: -Dai tesoro, lo sai meglio di me che il nostro è
un grande Amore, qualcosa più grande persino di noi due e non possiamo
rischiare di sciuparlo per la nostra stupidità.-
Sottolineò la parola "stupidità" con una stretta dolce ma decisa al
capezzolo destro, che teneva tra l'indice ed il medio, e accarezzandole
dolcemente le piccole labbra, all'ingresso della vagina, senza sfiorare
minimamente il clitoride.
Sentiva che l'eccitazione di lei stava per arrivare, che ben presto
copiosi umori le avrebbero lambito il sesso e che allora sarebbe stata
in suo potere.
Accostò l'inguine al suo culo onde farle percepire la sua erezione e
riprese, in tono remissivo: -Hai ragione, sai, sono stato proprio uno
stronzo; dovevo chiamarti e se non l' ho fatto è perché avevo paura di
una tua reazione.-
Col palmo della mano poggiato sul pube, le grandi labbra di lei strette
tra l'indice ed il medio, che iniziavano a divenire vieppiù scivolose
per la spropositata quantità di umori che lei aveva preso a grondare, la
spingeva verso l'erezione che prepotente svettava attraverso la stoffa
dei pantaloni, intuendo con le falangi il clitoride che timidamente
iniziava a gonfiarsi da sotto il cappuccio di carne che lo avvolgeva.
Le leccò ancora una volta l'orecchio e respirando affannosamente le
disse: -Mi fai paura quando ti arrabbi, lo sai. Io ti amo e non ti
voglio sentire arrabbiata. Promettimi che non ti arrabbi più con me,
dai, dai.-.
Accompagnava ogni incitazione con una spinta pelvica ed una stretta al
sesso di lei. Ora sentiva distintamente il clitoride gonfio sotto le
dita e le labbra scivolare perfettamente al suo tocco sapiente.
-Tesoro Amami, ti prego!- le urlò quasi nell'orecchio con un rantolo
mentre scostava le grandi labbra ormai allagate infilandovi il medio, in
modo da stimolare con la prima falange il clitoride e con l'ultima
l'imbocco della vagina, cosa che, lo sapeva bene ormai, la mandava in
orbita.
Intanto lei, perduta nell'abbraccio del suo uomo, non sapeva che fare,
non sapeva che dire,e si perdeva nella stretta rassicurante e protettiva
di lui, che le stava donando tanto calore, come non faceva ormai da
molto tempo.
Questo era il momento che lui stava attendendo. Le sfilò d'un tratto la
mano dal capezzolo, la fece girare ed infilandole stavolta un secondo
dito tra le pieghe del sesso la baciò appassionatamente d'un bacio
profondo ed affamato, dolce e sensuale. Un bacio impetuoso che le stava
scavando l'anima, unitamente a quelle due dita che le tormentavano il
clitoride facendole perdere completamente i sensi in un deliquio di
passione.
E mentre la lingua di Sergio lottava con quella di Amanda, la quale
spesso soccombeva sotto gli incessanti fendenti che lui le infliggeva, e
le dita di Sergio duellavano col clitoride di Amanda, gonfio di piacere
fin quasi a scoppiare, il respiro di lei si faceva più corto ed
affannoso, e Sergio con la mano dietro la schiena la stringeva forte a
sé, sincronizzando il suo respiro suo, sentendo i capezzoli di lei,
durissimi, spingere contro il suo torace,
Fu così che Sergio, sentendo che oramai la sua preda era cotta a
puntino, con uno strattone spinse Amanda sul letto, e mentre lei col
viso in fiamme e sguardo interrogativo lo fissava, in men che non si
dica sfilò il cazzo teso dalle mutande ed in un sol colpo lo infilò
nelle intimità di lei, facendola trasalire per la sorpresa.
Ebbe così inizio la corsa verso un tormentato orgasmo, nella quale i due
contendenti - Amanda supina a cosce dischiuse, Sergio seduto con una
gamba piegata a V sul letto ed una che toccava terra a sostenere il
ritmo delle stoccate- gareggiavano onde far valere ognuno le sue
ragioni, in uno scontro di anime, oltre che di corpi, che si
intrecciavano.
Sergio prese a guardare Amanda fisso negli occhi, tenendole saldamente
la caviglia sinistra in modo che la gamba, piegata leggermente, seguisse
il ritmo delle sue stoccate, mentre con la destra si sosteneva al
ginocchio di Amanda, che per ciò stesso era costretta in una posa
oscenamente aperta che non faceva altro che accendere ulteriormente i
sensi del suo amante.
Le stoccate si facevano ad ogni colpo più profonde, precise, alla
ricerca di quel punto fatidico, nascosto nel ventre di Amanda, che la
avrebbe portata a capitolare, esplodendo la sua volontà in un orgasmo
sconquassante e liberatorio che avrebbe fatto cedere, una volta per
tutte, le sue velleità.
Un colpo, poi un altro, poi un altro ancora. Il tronco del cazzo di lui
che lambiva le sue intimità, la punta di quel cazzo che prepotente le
esplorava il sesso, erano divenuti i protagonisti incontrastati di
quella scena. -Dimmi che d'ora in poi ti comporterai bene! Dimmi che
d'ora in poi non farai più queste scenate da vecchia sgualdrina
tradita!- Le gridò Sergio sottolineando ogni frase con un colpo
particolarmente sostenuto in cui strusciava il suo pube col clitoride
gonfio di Amanda.
-Tu sei mia, mia sola e solo mia! E non ne devi dubitare. Mai!- le urlò
ancora Sergio, dopo di che estrasse completamente il cazzo teso dal
sesso di Amanda, sì che il suo vertice lucido le puntasse
minacciosamente contro, per poi infilarlo di nuovo dentro, senza
preavviso e con forza.
Amanda ebbe un sussulto, nel quale quel colpo le si ripercosse fino al
cervello.
Sergio ripeté la manovra, lasciando Amanda con un profondo senso di
vuoto al basso ventre, e di nuovo le infilò il cazzo teso nel sesso
dischiuso, provocando in lei una nuova, profonda scossa, che la lasciò
senza fiato.
A cazzo fermo, ben piantato in fica, Sergio prese a spingere sempre più
la radice del cazzo verso l'alto strusciando oscenamente il suo pube
contro quello di lei, stimolando con la base del cazzo il clitoride
congestionato.
Si chinò su di lei per rendere più agevole l'operazione e proseguì
dicendo: -Allora, tesoro mio, mi prometti che d'ora in poi cercherai di
comportarti bene e di fare la brava bambina?-
Il tono dolce e melenso non lasciava dubbi sulla risposta che Sergio si
aspettava, e fu così che Amanda, intrecciate le sue gambe snelle ai
fianchi del suo amante, in modo da guadagnare una certa mobilità ed
avvinghiare il sesso ancora di più al suo, gli rispose trasognata: -Si
tesoro. tutto quello che vuoi. Si, ti amo; ti amo. Ti sento dentro di
me. Tu sei in me ed io in te. Io sono solo tua e tu sei solo mio. E'
vero che sei solo mio? Che io sono l'unica donna della tua vita?-
E mentre parlava, ansimante per la fatica, Amanda aveva ripreso a
cavalcare -benché si trovasse sotto- il cazzo del suo amante, in modo da
stimolare, con una maestria tanto consumata quanto inconsapevole, quel
punto tanto sensibile che si trovava a pochi centimetri dall'imbocco del
suo sesso e che le donava vere e proprie ondate di piacere se carezzato
amabilmente dal glande del suo uomo.
Sergio si rese conto di quello che la sua donna stava facendo, e di dove
voleva arrivare con quelle parole. Si puntellò sulle ginocchia per
facilitarle l'operazione -d'ora in poi avrebbe dovuto essere solo cazzo
per lei- le prese la testa con una mano e le infilò appassionatamente la
lingua in bocca, mentre la donna, succhiandola avidamente, continuava a
dimenarsi alla ricerca del proprio piacere.
-Dimmi che questo cazzo è solo mio, unicamente e solamente mio! Dimmelo
Sergio! Dimmi che sono l'unica donna della tua vita. Ti prego tesoro
mio. Amore!!!- gli urlò staccandosi dalla sua stretta mentre
furiosamente continuava a trafiggersi il ventre infiammato sul suo cazzo
rovente.

Ecco. Era così che Sergio avrebbe voluto la sua Amanda. Sempre. Era
questa la Amanda che lui voleva. Pronta a battersi per lui. Pronta ad
imporre prima a lui stesso e poi ad altri, la sua volontà. Avrebbe
giurato che se fosse stata così, sempre, lui mai e poi mai sarebbe
riuscito a sfiorare un'altra donna. Nemmeno a guardarla. Ma così non
era. Sapeva che, passata la tempesta, Amanda sarebbe ritornata quella di
sempre; che sarebbe ritornata la sua compagna di sempre, razionale, con
i piedi per terra ed uno spiccato senso del dovere, pronta anche a
sacrificarsi per una stabilità ed un equilibrio che ella riteneva
fondamentale in un rapporto di coppia.
Sergio si sentì incredibilmente triste e solo, ed ebbe voglia di
terminare al più presto quella che per lui era diventata oramai una
farsa.

-Certo, tesoro: tu sei l'unica donna della mia vita, e non esisterebbe
per me amore, se non ci fossi tu- mentì spudoratamente, prendendo ad
assecondare i movimenti di lei col suo cazzo onde accelerare l'orgasmo.
Sergio le strinse forte le natiche bianche tra le mani, sincronizzando
così le sue stoccate ai movimenti ritmici che lui infliggeva al suo
corpo, stimolando ad ogni sferzata gli anfratti più sensibili della sua
vagina congestionata fino a che, accortosi che l'orgasmo di lei era
prossimo, si concentrò per eiacularle in vagina tutto il suo disprezzo,
cosa che, ne era certo, lei avrebbe preso per un gesto di indicibile
amore.
-Sto per venire Sergio. Ti prego godiamo insieme, Amore. Insieme! Ah, si
tu dentro di me ed io dentro di te. Che bello Amore. Si ecco, si dai.-
-Ultimo atto. Signori, si va in scena!- Pensò Sergio e le ansimò in un
orecchio: -Tesoro mio, amore mio, tu sei mia ed io sono tuo ed ora
saremo una sola cosa! Vieni amore mio. Insieme a me. Adesso. Ora!!!-
Sergio dovette concentrarsi molto per non restare indietro. Quando
iniziò a sentire gli spasmi dell'orgasmo che invadevano la fica di
Amanda ripercuotendosi attorno al suo cazzo, Sergio dovette concentrarsi
molto per spruzzarle in grembo quel po' di sborra che avrebbe decretato
la fine della commedia. Pensò allora a Beatrice, a quando appena poche
ore prima aveva aperto gli occhi e si era trovato il suo corpo maestoso
e fiero impalato sul suo cazzo, alla sua fica calda che lo accoglieva in
un abbraccio morbido e caldo, quasi fosse una bocca che con dolcezza gli
lambiva l'uccello fino a farlo sborrare fiotti di sperma in un orgasmo
delirante.
Fu così che venne, sussurrando con gli occhi chiusi e la bocca impastata
parole che Amanda credé rivolte a lei, sentendosi la donna più felice
del mondo: -Amore mio, fica mia. Ti godo dentro.-

Un forte odore di sesso, misto a sudore, permea la camera da letto
illuminata dal primo sole del mattino. Due corpi, avvinghiati, giacciono
l'uno sull'altro ancora ansimanti per le fatiche d'amore sostenute.
L'uno soddisfatto, felice, per aver ritrovato quell'amore che credeva
perduto; l'altro triste, affranto, per aver perduto quell'amore che, per
pochi istanti, credeva di aver ritrovato.
Il silenzio surreale di quella scena, cadenzato dal ritmo regolare dei
loro respiri, viene rotto dal trillo del cellulare di Sergio.
Sipario.

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 By TheOnlyLuniX