La via dell'Oregon.   Di TheOnlyLuniX

 

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Non è come nasci, ma come muori, che rivela a che popolo appartieni.
Alce Nero.
La vita è dura nel selvaggio West.
Ancora più dura se, costretto a fuggire dal vecchio continente dopo aver
lasciato parecchi conti in sospeso, sei al seguito di una carovana che
attraversa l'Oregon, alla ricerca della Terra promessa, quella dove
iniziare una nuova vita e rifarti, possibilmente, una nuova identità.
Questo, più o meno, doveva pensare il nostro Bruce, dopo un mese passato
in sella guidando i carri per quelle vie desertiche e spopolate, dove la
monotonia era spezzata solamente dall'ululato triste del coyote e dal
gracchiare malinconico della civetta.
Era una vita dura, certamente, ma era anche il suo salvacondotto verso
l'impunità, dove non avrebbe più avuto gendarmi alle costole né
questurini alle calcagna.
Ma di strada da fare ce n'era ancora tanta, e c'era da sbrigarsi,
maledizione, che l'inverno era alle porte e si rischiava di rimanere
bloccati nei pressi di Julesburg per altri tre mesi, quel tanto che
bastava affinché qualche sbirro da strapazzo gli mettesse le mani
addosso, facendogli sfumare tutti i suoi piani, concludendoli magari con
una bella cravatta di canapa attorno al collo.

E proprio mentre era assorto in questi cupi pensieri, il capo
carovaniere diede l'alt, dando l'ordine di preparare il campo per la
notte che sarebbe sopraggiunta di lì a breve.
Bruce ne approfittò per espletare i suoi bisogni fisiologici nella
prateria che di lì a due passi si stendeva a perdita d'occhio.
Dissellò il suo cavallo, lo fissò alla meglio ad uno dei carri, e con
fare noncurante si allontanò dalla carovana. Arrivato nel posto che
dovette giudicare abbastanza riparato si slacciò il pesane cinturone che
raccoglieva oltre alle sue colt una buona dose di munizioni e,
slacciatosi i pantaloni, si calò sui talloni cercando di concentrarsi.
Fu proprio mentre era lì, sforzandosi onde liberare il suo intestino che
scorse da lontano una capigliatura bruna intrecciata di piume e di
perline colorate che si allontanava. Doveva appartenere certamente ad
una donna indiana, pensò Bruce, tant'è che aguzzando la vista scorse
chiaramente altri due piccoli indiani, certamente bambini, che chiassosi
le giravano attorno, ed un infante, che sembrava appeso alle sue spalle
per mezzo di una strana imbracatura.

Non c'era tempo da perdere e l'occasione andava sfruttata: questi
indiani sono dei selvaggi ed il fatto di aver trovato una delle loro
donne, da sola, era una buona occasione per sfogare quegli istinti che
in un mese di viaggio erano ormai alle stelle.
Bruce era di maniere spicce, uso a far pesare prima gli istinti che il
cervello, e non ci deve parere strano che non gli passò nemmeno per la
testa il sospetto che lì vicino dovessero esserci altri indiani, e che
probabilmente tra di essi ce ne dovevano essere anche di maschi, adulti,
ed armati fino ai denti i quali certamente gliela avrebbero fatta pagare
se solo avesse osato mettere in pratica quello che stava pensando.

Fu così che, incosciente, si allacciò alla bell'e meglio le brache e col
cazzo già in tiro, senza nemmeno raccogliere le colt, si fiondò verso
l'indiana, che dovette scorgerlo, visto che un istante dopo prese ad
accelerare l'andatura, incitando i pargoli nel suo strano dialetto.
Bruce prese ad imprecare mentalmente dopo che, presa una buca, quasi non
cascò a terra, fino a che, raggiunta la donna, l'afferrò per il collo,
facendola rovinare a terra e sciogliendo l'imbracatura che reggeva
l'infante. Intanto che i due ragazzini, più grandicelli, si erano dati
alla fuga ed il piccolo si profondeva in un pianto dirotto, Bruce fece
girare la donna, incrociandone lo sguardo terrorizzato, e tenendola
saldamente per il collo con una mano, con l'altra le sfilò la pezzuola
di pelle di daino che le ricopriva il sesso ed in un sol colpo le infilò
il cazzo dentro, a forza e con tutto il disprezzo possibile per quella
"selvaggia" che giaceva sotto di lei.

Coda Macchiata -questo il nome della giovane- sentì una fitta dolorosa
al basso ventre, ben diversa da quella che dovette provare quando fu
deflorata dal suo uomo, Schiena Alta, il giorno che fu data a lui come
seconda moglie.
Intanto il ritmo dell'uomo su di lei si faceva via via più forte. L'uomo
spingeva e spingeva e le provocava dei dolori terribili, accentuati dal
fatto che il suo sesso non era per niente lubrificato.
E mentre il cazzo dell'uomo incalzava, sprezzante, dentro di lei, e
quella morsa tenace al collo le faceva mancare il respiro, le vennero in
mente le parole di un'anziana del villaggio, Colei Che Vede Nel Buio, la
quale consigliava alle giovani donne in età da marito, quando, una volta
sposate, nelle notti d'inverno il loro uomo si fosse accostato a loro
nel buio del tipì, per scaldarsi e godere della moglie, nel caso che il
loro sesso non fosse ben lubrificato, di sforzarsi ed emettere un getto
di urina, allo scopo di lubrificare il canale e rendere l'inserzione più
facile.
Fu così che Coda Macchiata, con uno sforzo indicibile, prese ad urinare
quel poco che bastava per lenire il dolore e trovare un po' di sollievo
alla sofferenza che le si stava infliggendo.

Perso nel lubridio per la atrocità che stava compiendo, Bruce
stantuffava sempre più forte quella fica asciutta ed impaurita quando
una sensazione di calore gli pervase il pube e lo scroto, e gli sembrò
che l'antro che stava bersagliando di stoccate si facesse più stretto ed
al tempo stesso più viscoso, facilitandone la penetrazione ed al tempo
stesso accentuandone il piacere.
-Ti piace, vero, cagna- la apostrofò con la bava alla bocca e gli occhi
fuori dalle orbite, mentre con la mano libera le tormentava un capezzolo
gonfio di quel latte che sarebbe altrimenti servito a sfamare il suo
bambino e forse anche altri, più sfortunati, della stessa tribù.

Mentre il cazzo dell'uomo stantuffava imperterrito, il dolore diminuiva
sensibilmente, e Coda Macchiata prese a raccomandarsi al Grande Spirito,
intonando una di quelle nenie che le avevano insegnato da piccola,
pregando di essere accolta nel cielo delle mille tende quando, di lì a
poco, avrebbe oltrepassato la soglia del regno delle ombre.

-Sei una troia, un animale da monta, ti sto sfondando la fica e tu stai
gemendo come una puttana- le urlò negli occhi Bruce, scambiando le sue
preghiere per gemiti di piacere.
Coda Macchiata non capiva quello che l'uomo le urlava contro, ma si rese
conto dal tono che il suo orgasmo era prossimo e con esso la fine delle
sue sofferenze. Accrebbe il ritmo delle preghiere e nel contempo l'uomo,
perso ormai nel delirio dei sensi, incrementò il ritmo e la potenza dei
colpi.

-Ora ti riempio di sborra! Cagna, baldracca. Ah, Ahhrghh.- furono le
ultime parole, incomprensibili a lei, che Coda Macchiata poté udire
prima che l'uomo si accasciasse su di lei e diversi fiotti di sperma le
si riversassero nell'utero.

Poi, quando le contrazioni finirono -la stretta al collo era ormai
allentata e l'uomo giaceva con la testa rivolta su di un fianco- osò
alzare il capo e con sua enorme sorpresa intravide un tomahawk con i
colori del suo clan conficcato nella schiena del suo stupratore: era il
tomahawk di Tashunka Uitko, suo cognato, che era accorso lì avvertito da
Orso Che Dorme e Lingua Tagliente, i due bambini che erano con lei
quando era stata assalita.

10 anni dopo.
Alle falde delle Colline Nere, nei pressi della Torre dell'Orso, la
tribù dei Lakota è in fermento per la preparazione del campo in attesa
dell'inverno ormai alle porte. Mentre la prateria prende a colorarsi di
bianco, i cervi e i daini appaiono sempre più raramente e la temperatura
sensibilmente si abbassa, tutti gli adulti del villaggio si danno da
fare per sistemare le riserve di pemmicam che serviranno a sfamare la
tribù per tutto l'inverno, ad innalzare i tipì che serviranno per le
singole famiglie oltre che per le riunioni dei vari clan, ed organizzare
l'accampamento, mentre i bambini festosi schiamazzano tutt'intorno,
sgridati ogni tanto da qualche vecchia, ma mai troppo severamente.
Tra questi bambini ve ne è uno, dai capelli piuttosto chiari, quasi
castani, e dalla carnagione quasi pallida, ben diversa dalla tinta di
cuoio antico degli altri Lakota, che si distingue da tutti per la sua
esuberanza, sempre pronto ad intrufolarsi di nascosto nei tipì dei
vecchi, col rischio di prenderle di santa ragione, per ascoltare i loro
discorsi o anche le loro storie.
Questo ragazzo, per il quale sua madre Code Macchiata si dà tanta pena,
lamentandosi spesso con il suo secondo marito, Tashunka Uitko per tutte
le preoccupazioni che le dà questo suo figlio esuberante e sconsiderato,
sarà un giorno Cavallo Pazzo, il nemico giurato dell'invasore bianco.

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