La Dea del sesso. Di Alessandr0

 

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"Va via pazzo!" esclamò il Re, "Mai senza quello che mi spetta" rispose l'
invasore.Dai fori sulle pareti penetravano le luci di primo mattino nella
sala del trono, qui fievoli raggi non bastavano comunque ad illuminare
completamente la sala del trono.
"Proteggetemi padre da quel folle; ve ne prego!" la principessa cercava di
rifugiarsi dietro le spalle del re, che in ogni caso indietreggiava molto
più velocemente di lei. L'inconfondibile rumore delle spade che urlavano il
proprio dolore nell'abbattersi le une contro le altre riempiva la sala.
"Desisti dalla tua follia, questa tua scelleratezza condannerà tutti noi!"
ammonì il re, che ormai sentiva vicina il timore della sconfitta, "risparmia
le tue idiozie per qualche ragazzino timorato, vecchio! Io prenderò in sposa
tua figlia, che tu lo voglia o no".Piccoli gruppi di due o tre soldati si
dirigevano in una sola direzione: verso l'unico invasore rimasto nella sala.
"Lasciate in pace il nostro castello cavaliere! Io non ho amore per voi" la
principessa aggiunse le sue preghiere a quelle del padre, "E che possibilità
ho avuto di mostrarvi il mio? Mi è stato persino impedito di recapitarvi una
lettera, il minimo di grazia che si concede ad un cuore infelice".
Ormai sentiva di aver raggiunto lo scopo, solo qualche guardia e suo padre
lo divideva dalla sua futura Regina.
Giorni fa aveva messo insieme un piccolo gruppo dei suoi uomini più fedeli,
aveva detto loro di preparasi ad una guerra di conquista, non sarebbero
andati lì per conquistare feudi o fare razzie, ma per conquistare la loro
Regina; ora, tutti i suoi uomini erano morti, era rimasto solo a testimone e
portatore della sua impresa.
"Desisti dal tuo folle crimine! O saremo tutti spacciati" nel veder cadere
le sue ultime guardie la paura ora copriva il volto del Re, "Hai già detto
questo vecchio! La mia risposta non cambia".
All'avvicinarsi dell'invasore il Re si rifugiò dietro un tavolino, lasciando
la povera principessa isolata con lui."Padre! Vi prego!" disse mentre
cercava di raggiungere il Re suo padre.In quest'istante ella sentii un
braccio che le cingeva la vita. Nella paura di essere persa gridò
"lasciatemi mostro! Non voglio aver nulla a che fare con voi, mi disgustate!
Lasciatemi!". Ormai esultante per la conquista non considerava quello che
diceva la propria amata, la caricò sulle sue spalle in modo poco
reverenziale e si mise a correre verso l'uscita.
Fuori il castello tutto era dominato da un silenzio innaturale, fino a
quando due figure vennero fuori dalla porta principale che dà sul cortile.
"Lasciatemi vi dico, non siete degno d'esser considerato cavaliere.
Lasciatemi orribile creatura!", venne fuori anche il re, sempre tenendosi a
opportuna distanza "Voi commettete un grave crimine agli occhi dei nostri
dei." si zitti subito temendo di aver detto troppo.
Ignorando completamente le voci dell'una e dell'altro, l'unica cosa che
desiderava ora era di tornare al proprio castello con quella che sarebbe
stata presto la sua regina. Si avvicinò ad un cavallo che aveva perso la
sella: era uno di quei pochi cavalli sopravvissuti alla lotta, ferito e
stanco l'animale non pareva in grado reggere un lungo viaggio, ma questo non
importava. Avrebbe affrontato il resto del viaggio anche a piedi se fosse
stato necessario.
Mise la principessa a modo d'amazzone sul cavallo, questa posizione le fece
scoprire le gambe della principessa che poverine cercava di coprirsi alla
belle e buona, stava per proferire altri anatemi a destinazione del suo
rozzo aguzzino quando sentii le sue spalle prese d'assalto.
Lei si senti prendere per la vita in modo vigoroso, istintivamente iniziò a
lottare poi si rese conto che quella presa era dovuta perlopiù a evitarle
una rovinosa caduta da cavallo che una fuga, il cavaliere ora che le era a
cavallo dietro di lei le si abbassò verso la sua gamba sinistra "che.che
intenzioni avete?!" disse cercando di coprirsi in modo nervoso, "portarvi al
mio castello, e da lì fare in modo che nessuno possa più impedire che voi
siate mia moglie".Detto questo afferrò i finimenti del cavallo e lo sprono a
partire fuori da quel posto.
Due ore dopo il viaggio la principessa non parlava più, era stanca in più
sentiva che anche le forze del suo rapitore iniziavano a mancare, questo non
la rese più tranquilla senza il poderoso abbraccio del suo nemico ora
rischiava veramente di cadere da cavallo, in più esso si poggiava
pesantemente sulle sue spalle mettendola incredibilmente a disagio.
La principessa aveva sempre vissuto per tutta la sua vita nel castello di
suo padre nulla di quello che avrebbe dovuto avere le era mai mancato, per i
suoi 24 anni dalla sua vita era bandito ogni male finché era nella sua casa:
la miseria, la malattia, le delusioni, la passione.non le era mai
interessato (o per meglio dire le era stato fatto capire che era una cosa di
cui e meglio non interessarsi) la differenza da uomini e donne, a parte
quelle intuibili dalla testa, le mani, e forse qualche volta anche dai
piedi, del possibile rapporto che offre il tatto oltre il discorrere
deliziosamente, il tatto ora lo sentiva; diverse volte in questa orribile
giornata. In modo prolungato ora quasi opprimente oggi "sentiva", poteva
rifletterci su.
Qualcosa iniziava a sciogliersi nella mente della principessa, non in modo
brillante, non come quando se ne conosce lo scopo e si viene infastiditi da
questo. Qualcosa si scioglieva nella sua mente e si raccoglieva nell'ignoto.
"vorrei." la voce le era debole, umile. Lei non era mai stata umile nella
sua vita, né avrebbe mai avuto avere bisogno di esserlo "Vorrei!."
rapidamente si schiarì la voce ritrovando il suo nobile tono ".che
considerasse una pausa, naturalmente se non vuole che facciano un matrimonio
alla nostra memoria!", "credo." la stanchezza ora aveva effetti anche sul
prode cavaliere ".che abbiate ragione" la voce rimase pateticamente debole,
una guerra poteva aver effetti devastanti su un uomo, come perdere la voce
verso la propria futura moglie (l'altro credo sia quello di perderla contro
la suocera) "in questa radura credo che andrà benissimo". Il cavaliere prese
la sua principessa per la vita mentre lei gli cingeva il collo col braccio
sinistro, per più di una volta temette che il cavaliere la facesse cadere;
la mano tremante per la stanchezza del cavaliere non era più un appiglio
sicuro.
Come pose i suoi piedi a terra la principessa si sentì finalmente di nuovo
in possesso della sua vita, se fosse corsa via ora nella foresta dove il
cavallo non poteva passare di corsa sarebbe stata salva, iniziò il movimento
verso la sua libertà quando un tonfo secco sull'erba la scosse.
I Dei giocano e perseguitano gli uomini, il destino e l'arma più fine per
piegare le libertà, la somma di queste cose impone scelte agli uomini: far
pagare la propria libertà ad altri per una cosa che ci spetta di diritto, o
cedere al desiderio di migliorarsi permettendo ad altri di nutrirsi delle
nostre libertà.
Il cavaliere era a terra, il leggero cigolare di ferro faceva intuire che
respirasse in modo debole, l'armatura e utile perché il braccio di un
soldato possa durare a lungo in battaglia, non per garantirgli la
sopravvivenza. Allora benvenuta principessa nell'arena delle scelte: il più
elementare diritto di ogni uomo non può neanche sperare di essere messo in
dubbio, a meno che i Dei non sono annoiati oggi; allora il destino gira.
Non sapeva nulla di soccorso, che bisogno avrebbe mai avuto di soccorrere
qualcuno o se stessa? Nonostante questo fece quello che si fa istintivamente
per impedire ad un simile di morire, gli tolse l'armatura e prese a curarlo
come meglio poteva per molto tempo.
Passarono giorni, lei non sapeva quale dio era in ascolto, forse quello che
governava la medicina probabilmente a conti fatti sui nostri protagonisti
colui che proteggeva i presuntuosi e gli sciocchi.
Dopo tre giorni il cavaliere era finalmente in grado di alzarsi, la
principessa ora non aveva più il desiderio di ritornare nella sua gabbia d'
orata che era la sua casa ma non voleva dimostrare al cavaliere di essere
smaniosa di passare il resto della sua vita con lui; "siete rimasta con me!
Questo vuol dire che forse ora posseggo un po' del vostro amore?" quando ci
rimette dall'essere quasi morto non si può sperare che la propria voce sia
cristallina, "non confondete l'amore con la compassione", "amore" e
"compassione" fino a qualche giorno fa le conosceva tramite un libro, ora
"sapeva" quelle due parole.
Appena il cavaliere fu di nuovo in piedi i due ripresero il viaggio.
Finalmente arrivarono al castello di lui che era notte, appena entrati un
servitore riconobbe il suo re si avvicinò prendendo le briglie del cavallo
si mise a dire, "nuove monsignore, il re del castello da voi attaccato si è
presentato qui in vostra ricerca", "voi non l'avrete scacciato spero, esso e
il padre della vostra futura regina!", "signore." riprese il servitore con
un leggero imbarazzo nella voce "dal principio era proprio quello che
volevamo fare!.ma poi vedete e uscito il sacerdote del tempio, il. padre
della nostra futura regina e accorso immediatamente appresso a lui e dopo
aver parlato un po' si sono diretti dentro il tempio, che non abbiamo osato
dire nulla", "il sacerdote?." riprese ora il cavaliere con un sentore di
stizza nella voce ".cosa centra quel vecchio?" ora sentendosi
particolarmente preoccupato aggiunse rivolgendosi alla principessa,
"scendiamo da cavallo amata, e tu servitore porta immediatamente il cavallo
nella stalla", "lo farò subito monsignore, e subito dopo andrò a dare la
notizia del vostro ritorno nel tempio", "già senti immagino che il vecchio
ti abbia ordinato di avvisarlo subito quando e se fossimo tornati vero? Bhè
non lo farai, e non dirai a nessuno che siamo tornati intesi?", "come volete
monsignore" sentendo questo il cavaliere si tranquillizzo e si rivolse
nuovamente alla regina "venite mia amata, questa sera farò in modo che
nessun uomo o divinità si possa mettere legittimamente tra di noi".
Girarono per le vie oscure del cortile si infiltrarono nel castello, dove
volevano che sparissero le guardie veniva fatto passare il servitore con
ordini importanti da parte del tempio, finalmente arrivarono nelle camere
del cavaliere.
Fece cenno alla principessa di sedersi sul letto, il cavaliere si avvicino
alla porta, la chiuse a chiave e rimase lì sulla soglia con l'orecchio teso
sulla porta, dopo un po' non sentendo più nulla e certo che il servitore
avesse compiuto a tutto quello che gli era stato ordinato si stacco dalla
porta si avvicinò al letto si sedette affianco alla sua futura promessa e li
stette, immobile, affianco a lei aspettando che la notte si facesse più
fitta e che il resto del castello dormisse.
E la notte arrivò, intensa, silenziosa, ogni anima che non dormisse poteva
finalmente ascoltare il proprio respiro. Il cavaliere si alzò e la
principessa trasalì, lui si diresse verso la torce e la accese, poi ritornò
dal lei, fissò il volto di lei, ombre rosse e gialle danzavano sul suo
volto, il cavaliere avvicinò a lei, e vi pose le sua bocca.
Non fu il bacio a creare della nebbia nelle idee della principessa; era il
tatto, poteva non interessarle il fatto che la sua bocca era poggiata a
quella del suo rapitore, no; la causa era che una parte cosi sensibile di
lei saggiasse il tatto di un'altra anima. Ora accettava che accettava
pienamente questo come un'esperienza nuova ma non spiacevole, lei sentii che
il senso degli avvenimenti mutavano ancora. Il cavaliere con la propria
lingua forzò nella bocca di lei mentre con una mano le si avventava sul
petto cercando i suoi seni, volle interrompere immediatamente queste
molestie con la sua mano, quel gesto che doveva respingere la mano di lui
mutò intenzioni, non si pose sulla mano di lui ma scorse per tutto il suo
avambraccio fino a raggiungere le spalle di lui. Così stettero per un po'
sino a che lui lasciò andare completamente la sua amante, si alzò in piedi
di fronte alla principessa che era ancora seduta mentre respirava
affannosamente per qualcosa che non era in grado di identificare. Il
cavaliere slaccio la sua camicia restandole di fronte a brevissima distanza,
poi a torso nudo si libero della parte bassa dei suoi vestiti mostrando alla
principessa la più concreta differenza tra lui e lei.. Avrebbe certamente
trovato disgustoso quello che vedeva se ora non fosse cosi confusa, non
poteva levare lo sguardo da quel arnese che le stava di fronte a pochi
centimetri dal suo volto. Il cavaliere prese in mano il muscolo semi duro
che aveva tra le sue gambe, e pose la punta sulla bocca della principessa
che rimase basita da quello che le stava facendo, ma che per qualche senno
del suo istinto non ritrose la testa per liberare le sue labbra, il
cavaliere cercò di penetrare la sua bocca, ma al momento la sua mollezza e
le resistenze della sua amata non gli permettevano questo, fece scorrere la
sua punta sulle labbra carnose della sua amata come se fosse stato un
rossetto fino a che la sua durezza non gli permise di forzare nella bocca di
lei, che poverina non avendo nessuna esperienza di questo si senti rubare il
respiro dalla presenza massiccia di quel muscolo che le riempiva la bocca.
Il cavaliere movendo il bacino avanti e in dietro si mise cosi a fottere il
volto della sua futura regina che ora muoveva in contro tendenza la sua
testa moltiplicando l'effetto di quell'arnese nella bocca. Il cavaliere
finalmente poi si decise a liberare la bocca della principessa che ora
ansimava pesantemente per degli effetti che non era in grado di comprendere,
poi si senti portare all'indietro dalle braccia di lui, e che quelle stesse
gli strappassero via la gonna, la principessa cercò di lottare senza troppa
convinzione contro di lui ma alla fine si ritrovò ad indossare solo la parte
superiore dei vestiti, gli stivaletti, e le sue mutandine di pizzo. Di
seguito il cavaliere sfilò via le mutandine della principessa liberando alla
sua vista ciò che nascondevano; ella sentendosi così umiliata si dispose su
un fianco, in posizione semi fetale cercando di coprirsi ma ottenendo solo
di offrire una visuale ancora più deliziosa del suo fiore tra le gambe.
Vedendola disporsi su un fianco il cavaliere si mise a credere che gli
venisse offerta una richiesta particolare, e abbassando la testa in un gesto
di assenso afferrò la gamba esterna della principessa, poi la avvicinò a se
stesso serrando la gamba vellutata della principessa al suo petto, facendo
cosi combaciare il sesso della principessa al suo. Ora che con un braccio
teneva la gamba della sua amata con l'altro afferrò la sua erezione facendo
entrare la sua punta dentro la sua principessa.
Trovando la resistenza che si era aspettato il cavaliere non cerco subito di
penetrare, ma anzi si mosse facendo entrare e uscire la punta fino a quando
la principessa non avesse reso pronto il suo cavaliere con la sua umidità.
Finalmente il cavaliere si decise e iniziò a penetrare questa volta con più
decisione fino a quanto la resistenza era maggiore, arrivato a quel punto
tirò un profondo sospiro: era per quello che finora aveva lottato, quello
era il gesto ultimo che avrebbe concesso a lui di coronare il suo più
profondo desiderio, quello che avrebbe impedito a ogni uomo o divinità di
avere il diritto di dividere le loro vite. finalmente nessuno poteva
intromettersi tra il loro (e anche il lettore meno smaliziato si sarà reso
conto che lo voleva anche lei) desiderio di passare il resto della loro vita
insieme; e curioso notare come alcuni legami profondi da cosa nascano: si
mosse allora il cavaliere con il suo bacino a completare il movimento. La
principessa credeva che oltre non sarebbe potuto naturalmente andare, quello
che si aspettava e che ora tornasse indietro, ma così non fu. Quando si rese
conto che il cavaliere ora stava forzando dentro di lei cerco istintivamente
di lottare per cercare di liberarsi dalla presa. Solo alla fine si rese
conto che non avrebbe potuto liberarsi dalle poderose braccia del cavaliere
che serravano la sua gamba al petto di lui. Immediatamente senti come una
ferita che le si apriva dentro, la paura in quel momento era forte, ma anche
la confusione. Un'altra sensazione ora stava prendendo il passo ora, non
"copriva" o "attenuava" il dolore semplicemente era generato da esso facendo
svanire gli effetti scoraggianti di quest'ultimo. Ora la principessa era
poggiata sul bracci di fianco, ansimava velocemente ad ogni colpo che le
veniva inferto da dietro, il cavaliere si sentendo il dolce e eccitante
respiro della sua amata aumentò il ritmo cercando di aumentare la sua
eccitazione non solo con la pressione della sua carne che penetravano quelle
della principessa, ma anche con le vibrazioni dell'ansimare della donna che
ora stava possedendo. Dopo un po' che gli amanti continuavano così e che la
voce della principessa era ora meno sommessa, il piacere diventava sempre
meno appannato, più cristallino. Il cavaliere movendosi dentro la
principessa sentiva ora avvicinarsi il culmine del desiderio. Dalle risposte
della sua amata intuiva che doveva essere cosi anche per lei, infierì con
ultimi colpi venendo all'interno di lei, ancora non aveva finito di liberare
la sua carne quando si senti avvolto dagli effetti dell'orgasmo della sua
amata, poi finalmente i sensi appannati ritornarono nelle loro menti;
aprirono gli occhi. Finalmente il cavaliere sentii la sua vita
indissolubilmente legata alla sua regina, la principessa si senti
soddisfatta dell'essere stata saziata dalle carne del suo cavaliere,
chiedendosi quando il cavaliere si sarebbe deciso un'altra volta a
soddisfarla.

 

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By Alessandr0