Maio di il Poeta Scongelato

 

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C'era un pittore nella valle rinascimentale di un posto lontano.

Il suo nome era Maio.

Maio si impegnava nella sua arte come fosse stata l'unica cosa reale di
questo mondo, dedicava notte e giorno ai pennelli, ai colori, alle trame,
alle forme, dimensioni e luci.

La moglie di Maio era Monna Lisa, in un certo senso la donna più bella che
avesse mai posato i piedi nudi sulle fresche erbe della valle.

Monna Lisa era semplice, tonda e burrosa, con forme sode e generose, e un
viso dolce che non chiedeva altra sciocca espressione che quella di
esistere.

I suoi occhi non chiedevano altro che di poter contemplare la bellezza della
valle, dei suoi fiori, del suo cielo-- in silenzio, con profondo, dovuto,
rispetto.

Monna Lisa era giovane, sedici anni a dire tanto.

Maio, era affascinato e impaurito da Monna Lisa, la sua essenza andava ben
oltre ciò che l'occhio potesse vedere, ben oltre forse, ciò che il suo
pennello potesse esprimere?

Decise di provare e chiuse Monna Lisa in casa, e iniziò a dipingere,
dipingeva lei, la sua nudità, la dipingeva sul letto, un po' alla volta,
cercando di osservare la sua luce, la trama infinita dei suoi capelli, che
lo rese pazzo, e quasi cieco, la sua pelle, una pelle così infinitamente
ricca di dettagli, le unghie, la carnosa morbidezza dei suoi seni, si
impegnava, si impegnava, buttò via diversi dipinti, ricominciò da capo, ci
vollero tanti anni mentre lei stessa cambiava ma non accennava a diventare
meno bella di quanto fosse.

E poi Maio, ancora, non riuscì, a comprendere il mistero fitto del suo
sesso, dell'emanazione del suo calore.

Buttò via altri quadri, tanti altri, nella speranza vana di rendere vero
anche solo il tessuto scarlatto delle sue coperte, un tessuto ricco di una
trama infinitesimale, composta da infiniti fili, peli, molecole di seta,
lino e quanto d'altro potesse esserci, nascosto li dentro.

Divenne ben presto pazzo, ma non prima di aver finito il dipinto più bello.

Del genio sapeva trasparire da tutto quello che c'era, bisogna ammetterlo, l
'intera vita, l'intero potenziale di saper osservare, era racchiuso in quel
unico quadro.

Monna Lisa non poteva capire, quella follia, ma a lei, come sappiamo,
bastava contemplare.

Il quadro divenne famoso, in tutto il mondo, la gente non poteva fare a meno
di togliergli gli occhi di dosso, guardavano Monna Lisa, potevano vederla.
Scrissero fiumi di parole sul quadro di Maio, molti cercarono di imitarlo
senza successo.

Tutti, tutti videro gli occhi di Monna Lisa attraverso quel quadro, ma la
sua anima rimase chiusa, nella casa del suo villaggio, li nella valle.

In un giorno di sole, quando i raggi erano più fitti e intensi, passò un
giovane, non particolarmente dotto, ma con due occhi vispi e luccicanti, e
uno sguardo che denotava un'intelligenza fresca, naturale, uno stupore per
le foglie e le nuvole.
Il giovane tra i dettagli dei mattoni intravide nella finestra della casa,
un volto familiare, quand'anche non fosse mai stato li.

Spinse la porta ed entrò.

Davanti a lui si manifestò Monna Lisa, avrà avuto poco meno di trent'anni,
bella, più bella di come gli occhi del mondo l'avessero vista decine di
volte, nuda su quel letto come nel dipinto.

Il giovane rimase abbagliato e non poté fare a meno di manifestare una
sciocca osservazione: "sembrate la donna del quadro".

Monna Lisa ribatté solamente, con la voce dolce che pochi avevano avuto il
privilegio di ascoltare: "no, è la donna del quadro che assomiglia a me".

Poi una lacrima rigò il suo viso.

Nessuno disse più niente, nessuno avrebbe mai più avuto il coraggio di
sprecare ancora una sola parola, una sola misera, viscida, cosa inutile come
una parola, come un suono, come una pennellata di colore.

Il ragazzo si avvicinò, si avvicinò sempre di più, vedendo dettagli,
particolari sconosciuti al mondo, si avvicinò al suo volto e vide il
brillare, vivo, vide il suo corpo, sentì il suo calore, il suo profumo di
donna.

La baciò profondamente, in bocca e sentì il suo sapore, e, non sazio,
incominciò a baciarle il collo, partendo da sotto l'orecchio, scendendo,
seguendo la riga della sua arteria, giù, fino alla base del collo.

Sentì l'odore, autentico, della sua pelle, del suo sudore e ascoltò il suo
respiro, finalmente mobile e rotondo, aumentare di intensità, seppure
strozzato in piccoli impercettibili gemiti.

Indugiò solo per un attimo a fissarsi ancora negli occhi, ma per fortuna non
una sola parola fu sprecata.

Riprese a baciarla, sempre più giù, sulle spalle, sulle clavicole, poi passò
alle braccia, baciò ogni centimetro, scendendo fino all'incavo interno del
suo gomito, dove indugiò con le labbra, poi proseguì nel suo tragitto, fino
alla parte interna dei polsi e poi baciò tutta le sua mano e le sue dita,
una ad una.

Poi tornò indietro, perdendosi tra quelle colline, risalì la vetta dei suoi
seni, contemplando estasiato il panorama, salì sul monte, sentendo infine i
capezzoli, sotto la sua bocca, i suoi denti, la sua lingua-- ora capì il
senso recondito della sua bocca, dei suoi denti, della sua lingua.

Le sue mani intanto si perdevano, sui fianchi, sulla pancia, carezzando in
ogni modo, prima piano, poi più veloce, poi più forte, la sua pelle, la sua
dolcissima pelle.

Continuò a scendere con la sua testa, fino all'ombelico, lo baciò e lo
leccò, poi ancora, dopo qualche minuto i loro respiri si fecero più arditi e
il giovane uscì dalla trappola dell'ombelico, scendendo ancora, tenendo la
lingua fuori e tracciando una invisibile scia di umida frescura, una linea
retta che da quell'ombelico disegnava la strada per una nuova valle, una
valle fitta e morbida, con un piccolo fiume che scorre proprio nel mezzo,
una valle piena di sole, di odori, una valle viva dove il giovane si perse.

Si perse ad esplorarla tuffandosi in quelle acque e camminando sulle colline
erbose fino al picco centrale, dal quale si poteva dominare tutta la valle,
e da li si poteva respirare un senso di pace e di euforia.

I venti si fecero più impetuosi, sempre di più, e tutto ciò che successe
quel giorno da ora in poi non voglio e non posso più spiegarlo, ma, per
quanto ne so, i due giovani da quel giorno in poi non parlarono più, mai
più, a dire il vero credo che non abbiano nemmeno più pensato una sola
parola, si siano limitati a vivere e a contemplare, in silenzio, la gioia di
tutto questo.

 

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By Il Poeta Scongelato