TI  TAGLIO  LA  LINGUA ! Di Nico

 

 

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Salve a tutti,

scrivo su questo newsgroup perché ho una confessione da fare. Tempo
fa, mentre davo un'ultima occhiata al giornale prima che andasse in
stampa (Si, lavoro in un giornale e di notizie ne vedo tante), fui
colpito da un titolo in particolare: "Donna taglia la lingua al suo
amante".

Allo stato delle indagini, non era ancora chiaro quali motivi avessero
portato la donna a quel gesto.  Mi sembro' una cosa così assurda e
fuori dal comune che mi fermai a rifletterci. In genere, una donna
taglia altro, emblematico è il caso "Bobbit"; oppure ferisce, uccide,
come si legge spesso in cronaca, ma un taglio di lingua mi risultava
del tutto nuovo.

Avvalendomi del fatto d'essere un giornalista, decisi sfruttare la
mia posizione per soddisfare la curiosità che era intanto nata in
me. Cominciai ad indagare sull'identità della donna, scoprì che
abitava in una cittadina non lontana da quella in cui lavoravo e che
al momento si trovava agli arresti domiciliari.

Colto da non so quale raptus di pazzia, senza pensarci molto sopra,
presi la mia macchina e cominciai a spingere sull'acceleratore per
andare a trovarla, nella speranza che mi concedesse una "intervista".
Nonostante mi fossi dotato di una cartina stradale del luogo, la mia
proverbiale inettitudine stradale ebbe la meglio e non fui in grado di
trovare l'abitazione della donna. Rassegnato, dopo ore di giri a
vuoto, tornai a casa a cercare il conforto e ristoro della notte.

Come al solito, mi svegliai non prima di mezzogiorno, intontito,
intorpidito, alla vana ricerca anche di fondi di caffé. Una doccia mi
rimise in sesto, quel tanto che bastò per riuscire a farmi raggiungere
il bar sotto casa, dove la caffeinizzazione mi avrebbe rimesso in
sesto. Mentre gustavo quel caffé così amaro e forte da bucarmi lo
stomaco, ricordai quanto accaduto il giorno prima. Non riesco a
capirne ancora il perché, ma ancora una volta mi sembrò naturale
andare a ricercare la tagliatrice.

Anche se dopo un enorme consumo di pneumatici, la seconda volta fui
più fortunato e trovai la casa. Rimasi diversi minuti in macchina ad
aspettare di trovare quel momento di follia che mi spingesse ad
entrare. Alla fine, nuovamente guidato da non so cosa, presi il
coraggio a circa quindici o sedici mani ed andai a suonare al
campanello di quella graziosa villetta.

Mi rispose una voce di donna, mi sembrò una voce stupenda, ricca di
sfumature, ma è probabile che mi fossi lasciato solo suggestionare
dalla singolare situazione in cui mi trovavo. A rispondermi, comunque,
era stata lei; le dissi più o meno la verità, ovvero che ero un
giornalista e volevo intervistarla. Dopo poche insistenze, la donna
accettò.

Percorsi il vialetto lastricato, dove ciuffi d'erba incorniciavano
ogni pietra e arrivai alla porta d'ingresso. Per tutto il percorso,
non feci altro che fantasticare sull'aspetto della persona che mi
sarei trovato davanti: alta, bassa, bionda, scura? Conclusi che era
meglio non immaginarla, così non sarei rimasto deluso se non fosse
stata come l'avevo dipinta.

Ad aprirmi fu una donna non particolarmente bella, di media altezza,
capelli ed occhi castani, seni pronunciati. Indossava un golf di lana
leggera celeste, dei pantaloni marroni piuttosto larghi ed un paio di
pantofole. Non era truccata. Ci presentammo e mi disse di darle del tu
e chiamarla per nome, Antonella.

Mi fece accomodare nel suo salotto e mi offrì un caffé,
l'ennesimo. Scoprì che Antonella era una donna estremamente
intelligente, aveva una cultura quasi enciclopedica, era il direttore
di una biblioteca di una fondazione privata. Parlammo per più di
un'ora e devo dire che rimasi affascinato da lei.

Con molta fatica, visti gli interessanti discorsi in cui ci
avventurammo, mi ricordai del perché fossi andato a trovarla e cercai
il modo più indolore per cercare di portarla a raccontarmi
dell'accaduto. Capì subito dove volevo andare a parare e mi disse che
per capire bene avrebbe dovuto raccontarmi un po' della sua vita.

Iniziò a raccontarmi del suo passato, in particolare dei suoi amori,
tutte storie un po' tragiche, storie di uomini che prima ne
approfittavano, di lei e dei suoi soldi, e poi la lasciavano e non si
facevano più sentire. Mi disse che ormai ci si era abituata e non si
faceva illusioni, aveva capito come fossero fatti gli uomini e non si
aspettava di trovare l'amore della sua vita, le bastava solo del buon
sesso, dei momenti di piacere. Mi sembrò quasi di capire che ormai era
lei, in un certo senso, a sfruttare gli uomini per il suo godimento.

Negli ultimi mesi, però, le era accaduto qualcosa di strano, non un
innnamoramento, ormai non era più capace visto il dolore patito, più
che altro una bramosia ossessiva. Conobbe, infatti, un uomo che la
eccitava e la prendeva come nessuno aveva fatto mai. Mi disse di avere
un'incredibile attrazione sessuale per lui perché la faceva vibrare e
suonare come una corda di Stradivari.

Forse per pudore, non si dilungò nel parlarmi dei dettagli dei loro
incontri, ma mi disse soltanto che il suo amante aveva una
caratteristica in particolare che lo distingueva da quelli già avuti:
era abilissimo con la lingua. Stando a ciò che mi riferì, passava i
minuti più belli di loro rapporti sessuali proprio quando lui iniziava
ad amarla con la lingua.

Questo suo racconto, anche se piuttosto castigato, cominciò ad
eccitarmi e questa eccitazione, nonstante i miei sforzi, si faceva
sempre più evidente. Comunque sia, continuò col racconto, e mi disse
che quando le cose con lui cominciarono ad andare male, non riusciva a
sopportare l'assenza di quegli amplessi così intensi, di quel piacere
così maestoso, le sembrava quasi di rivivere il suo passato di
abbandoni e così in lei scattò la follia, che la portò al gesto
estremo di tagliare la lingua al suo uomo, nella falsa speranza che in
questo modo il suo piacere potesse ancora rinnovarsi.

Dopo un'ultima unione, fece bere al suo amante un potente narcotico e,
sotto il suo effetto, gli tagliò la lingua con un affilatissimo
coltello.

Ero quasi rapito da quel racconto, non mi ero accorto che più lei
parlava, più si avvicinava a me. Alla fine me la ritrovai vicinissima
che si strusciava al mio corpo ed prese addirittura ad abbracciarmi ed
a baciarmi. Ero già eccitato e, dimenticandomi di tutto, mostrai
gradire le sue attenzioni. Cominciammo freneticamente a spogliarci e
ci unimmo lì sul divano.

Era davvero un'ottima amante, ci sapeva fare sul serio. Mi fece venire
dentro di lei e poi mi pregò di leccarla. Non ci pensai sopra ed
soddisfai la sua richiesta.

Credo che lei pensasse di poter ritrovare in qualche modo quel piacere
linguistico perduto. Probabilmente con ogni uomo che avrà in futuro,
andrà alla ricerca di quelle sensazioni che tanto la estasiavano.

Continuavo, intanto, ad assaporarla con la mia lingua e lei sembrava
gradire, spingendomi il viso con le mani contro il suo sesso. Mi venne
in faccia, ansimante e poi cominciò a baciarmi, ringraziandomi per
come l'avevo fatta godere.

M'invitò a restare a cena ed accettai, ma, giunta mezzanotte, decisi
che per me era ormai ora di andar via. Si mostrò un po' contrariata,
ma non insistette più di tanto, mi fece solo promettere che sarei
tornato a trovarla. Stavo per andare via, quando mi disse di
aspettarla un attimo; andò in cantina e la vidi nascondere qualcosa
ditro la schena. Con un sorriso smagliante, mi offrì una bottiglia di
vino, come regalo. Contento, feci per ringraziarla con un bacio, ma,
mentre la stavo abbracciando, sentì una forte botta al capo.

Ed ora eccomi qui a scrivere. Si, scrivere, perché d'ora in poi per
comunicare dovrò usare la scrittura.

 

 

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By Nico