I L     R A B D O M A N T E di Nico

 

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Lo ammetto, sono uno schiavo del sesso, ricorro ad ogni mezzo pur di

dare soddisfazione ai miei appetiti. La mia condizione, tuttavia, mi

diverte perché mi porta quasi sempre a contatto con le novità e le

sorprese.



Ho una particolare predilezione per le brave ragazze, quelle che hanno

il sorriso gioioso sulle labbra, quelle che hanno l'aria da sante

inviolabili. Farsele è una sfida sempre nuova che mi stimola e mi

spinge a dare tutto me stesso.



Tutto sta a creare la situazione adatta, portarle ad aver fiducia, ma

soprattutto suscitare un certo interesse in loro. Le donne, spesso,

sono ingenue, basta far credere loro di amarle per ottenere tutto ciò 

che si vuole.



Un giorno, uno di quei giorni in cui il caldo attanaglia l'aria, ero

in preda ad una delle mie solite crisi, bramavo per una donna efacoltà

quell'afa, inoltre, non faceva che aggravare la situazione,

annebbiando le mie residue capacità decisionali.



In un barlume di ragione, decisi di andare in una libreria, una di

quelle grandi librerie con marciapiedi di scaffali, zeppi di libri, e

con i condizionatori al massimo; mi sembrò il luogo ideale per

ritemprarsi.



Non mi sbagliavo, ero entrato solo da pochi secondi e già mi sentivo

meglio, sentivo che la ragione stava pian piano riprendendo il

controllo e che il respiro si calmava. Mi misi a girare tra gli

scaffali, kilometri e kilometri di libri, molti dei quali

interessanti. Persino in libreria divento pericoloso, spenderei il mio

intero stipendio in libri.



Anche questo luogo ritemprante, tuttavia, nasconde le sue insidie, non

solo di natura economica, e me ne accorsi presto. Frotte di fighette

leggiadre rallegravano l'ambiente ed i miei sensi non riuscirono a

rimanere indifferenti. Tra le tante, mi piacque una in particolare,

una figliola tipicamente mediterranea, dalle belle forme e,

soprattutto, con un'aria da brava ragazza.



Era intenta a scegliere un libro, visto il genere che controllava,

penso fosse una lettura da ombrellone, leggera e poco impegnativa. Mi

avvicinai a lei, interessandomi a ciò che sceglieva e, facendo finta

di conoscere il libro che stava per prendere, glielo sconsigliai,

dicendole che era una delle solite storie e che già dalle prime pagine

avrebbe capito come sarebbe andato a finire.



- Se mi permette, le consiglio qualcosa di piacevole. Un libro

  potrebbe essere "L'amore dura tre anni" di Frédéric Beigbeder;

  oppure potrebbe leggere qualcosa di Miller o Bukowski.



- Non li ho mai letti, che genere di autori sono?



- Diciamo che sono molto aderenti alla realtà. Visto che non li

  conosce, le regalerò un libro.



Arrossì, ma non si dimostrò contrariata. Decisi di essere sfrontato e

scelsi "Opus Pistorum", di Henry Miller. Le brave ragazze spesso sono

tali perché mancano di "cultura" e quello era il modo migliore per

istruirla.



Acquistai il libro e le chiesi il nome; prima di darglielo, le scrissi

una dedica e, sotto, il mio numero di telefono, fiducioso in una sua

chiamata.  Poco dopo ci lasciammo e seguimmo le nostre strade.



Passò circa una settimana e la sua chiamata arrivò; nel mentre non

rimasi certo ad aspettarla, mi diedi da fare con altre ragazze, ma lei

era una preda prelibata. Mi disse che il libro le era piaciuto molto e

ne voleva parlare.  "Parlare?", mi dissi, "cazzo c'è da parlare su

quel libro?". Era palesemente chiaro quali fossero le sue intenzioni.



Decidemmo di incontrarci in un piccolo bar e, dopo qualcosa di fresco,

andammo in un parco a passeggiare. Era il momento, il venticello che

frusciava tra gli alberi, l'ombra, il clima torrido erano il giusto

contorno.  La presi per mano, ci fermammo e l'avvicinai a me, le cinsi

i fianchi e la baciai.



Fu un bacio appassionato, sembrava affamata. Non mi fermai lì, presi a

succhiarle le labbra, erano deliziosamente carnose e pian piano scesi

sul suo collo, mentre l'eccitazione di entrambi saliva. Le mie mani si

insinuavano in lei e percepivo il suo desiderio. Eravamo andati, sia

io che lei volevamo unirci, godere di noi stessi e dei nostri sessi.



Lei era ormai mezza nuda, le avevo spostato, complice l'assenza di

sguardi indiscreti, le vesti leggere, arrotolandole sulla sua

carne. Le spostai anche il reggiseno, i seni gonfi caddero, schiavi

della gravità e cominciai ad adorarli; li leccavo, le mordevo i

capezzoli tirandoli verso me, li stringevo, mentre sentivo i suoi

gridolini e più la sentivo gemere, più mi impegnavo in questo

gioco. Lei non proferiva parola, era troppo impegnata a godere, a

sentire le mie mani che le percorrevano il corpo. Non mi saziavo di

lei, il suo culo era maestoso, due bei glutei tondi con cui ci si

poteva riempire le mani. Le tolsi completamente le mutandine, mi colpì

il fatto che fossero degli slip molto coprenti, delle coulottes; è

raro oggi, in quest'epoca di perizomi, trovare chi le porta e la cosa,

non so perché, mi eccitò ancor di più. Forse, quelle mutandine così

castigate la facevano apparire ai miei occhi ancor di più una "brava

ragazza", che ossessione!



Non ce la facevo più, avevo il cazzo che mi scoppiava e lo

liberai. Non appena lo vide, la notai riemergere dal suo trance. Con

titubanza, si abbassò e se lo mise subito in bocca, forse per evitare

di cambiare idea. Era sicuramente il suo primo pompino, non era

esperta, ma ci metteva impegno. Mi stancai presto di questo suo

lavoretto, volevo possederla. Le feci poggiare le mani su un albero,

facendola piegare in avanti. Avevo lo spettacolo del suo culo tutto

per me; era bello in carne, come piace a me. Presi il batacchio in

mano, puntandolo verso la sua umida apertura, ed entrai dentro con un

sol colpo. La vidi inarcare la schiena per lo shock, ma si sforzò di

non gridare più di tanto.



Ero in lei, non era vergine, doveva aver già provato altri cazzi, ma

era stretta e mi piaceva. Le cinsi i fianchi con le mani,

aggrappandomici e cominciai a darci sotto. Era bello vedere l'effetto

che ogni mio colpo aveva su quelle belle chiappone, sembravano

vibrare. Lei, intanto, godeva, godeva, godeva come una matta, ma, dopo

tutto, non è che me ne fregasse più di tanto. Mi interessava solo

farmela. Continuavo a fotterla, con colpi sempre più forti,

accompagnati da schiaffoni sui suoi glutei; prese a gridare

oscenamente. Probabilmente qualcuno ci avrebbe potuto sentire, ma chi

se ne fregava! Cosa avrebbero visto poi? Uno che si stava scopando una

femmina, niente di più.



Le venni dentro, senza preoccuparmi più di tanto di ciò che sarebbe

accaduto, d'altronde neanche lei disse qualcosa a riguardo. Tolsi il

cazzo e, prendendola per i capelli, la costrinsi a pulirmelo per bene.

Era in ginocchio, ancor più nuda, con il culo rosso dagli schiaffi, il

mio seme che le colava per le gambe, gli occhi congestionati.



La cosa finì lì, ci rivestimmo e ce ne andammo.



Di avventure come queste, me ne capitano spesso; d'altronde, sono come

un rabdomante. Come lui cerca, ad esempio, l'acqua con il suo

bastoncino, così io cerco la figa con il mio bastone.

 

 

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By Nico