Avventura per 4   di Egon Schiele

 

 

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Eravamo partiti per un weekend insieme ad una coppia amica. La meta
prescelta era la mia casa in montagna: un ambiente piccolo ma
accogliente, adatto per qualche giorno di relax.
Le nostre coppie erano molto affiatate. Da quando stavo insieme ad
Elisa infatti, avevo avuto modo di conoscere profondamente Giulia e
Daniele. Ero così diventato amico di Daniele, e confidente di Giulia:
ruolo che risultava decisamente sgradito alla mia ragazza, reputando
la mia vicinanza con la sua migliore amica, un'invasione della sua
sfera personale di affetti. Ma c'era dell'altro. Era manifesto ormai
da parte di entrambe, il desiderio dell'una verso l'altra:
l'attrazione che le avvicinava si faceva sempre più pressante e non
c'era modo ne motivo per nasconderla. Più volte Elisa mi aveva
confidato di voler accarezzare e baciare ogni centimetro della pelle
della sua amica, e spesso, fantasticando intorno a questi pensieri, si
era eccitata, concedendosi a me con una passione tale da confondermi.
Allo stesso modo Giulia, raccontandomi le difficoltà della sua vita
sessuale con Daniele, sperava di trovare sollievo in un incontro
profondo con l'amica. E confesso che questo contribuiva ad accrescere
il mio malcelato desiderio nei suoi confronti--
Arrivati alla nostra meta, ci sistemammo come meglio potemmo: io ed
Elisa nell'unica camera provvista di ampio lettone, posta al primo
piano ed adiacente all'unico bagno; i nostri compagni invece avrebbero
diviso l'ampio divano-letto al pianterreno. Mi ero premurato inoltre
di sistemare un grande specchio all'interno di una nicchia che
troneggia proprio davanti al letto della nostra camera, ben conoscendo
la passione di Elisa per gli specchi.
Troppo stanchi per uscire quella prima sera, decidemmo dopo cena di
restare in casa. Abbastanza brilli per il vino sorseggiato durante la
cena, scaldammo ulteriormente l'atmosfera con un paio di canne, come
di consueto, così nel pieno dell'ebbrezza, ebbi la strampalata idea di
giocare ad uno di quei giochi di società pieni di domande, in cui si
diventa campioni acquisendo "lauree" nei vari settori specifici. Le
squadre erano composte da me e Daniele contro Giulia ed Elisa--
Ancora non potevo saperlo, ma quella sarebbe stata la svolta della
serata--
La prima partita durò non più di 10 minuti, e le ragazze ce ne
proposero subito un'altra per riscattare la loro sconfitta.
Accettammo, posi però una condizione per dare un po' più di pepe al
gioco: per ogni domanda di laurea sbagliata (e ce ne sono 6 prima di
arrivare al domandone finale), la squadra si sarebbe dovuta togliere
un indumento. La condizione fu accolta senza eccessivo clamore.
Iniziammo subito, e dopo poco le ragazze si cimentarono con la prima
domanda di laurea. Per nostra fortuna (e con grande entusiasmo) la
risposta era errata--
"Via i pantaloni ragazze" fu la mia replica alla loro risposta.
La cosa che ritenevo più innocente, scatenò invece non poco imbarazzo
in loro, perché entrambe indossavano della lingerie che lasciava poco
all'immaginazione--ma dopo qualche titubanza, Elisa sbloccò la
situazione cominciando a spogliarsi.
Portandosi le mani sulla cerniera, cominciò a muoversi sinuosamente e
lentamente si voltò, offrendoci la visione del suo culetto; abbassava
lentamente i pantaloni, facendoci gustare ogni momento, spingendo le
natiche nella nostra direzione. Indossava un perizoma rosso che le
avevo regalato giorni prima. Mi piaceva il suo culetto: il solco delle
natiche evidenziato dal segno dell'abbronzatura, le natiche stesse
sode ed allo stesso tempo morbide che conoscevo bene, più in basso le
cosce che tante volte mi avevano tenuto prigioniero. Si voltò
nuovamente offrendoci lo spettacolo del triangolino delle mutandine
dal quale potevo immaginare la sua passerina depilata: esattamente
come la desideravo. Sculettò un paio di volte ancora e poi diede
spazio all'amica: Giulia si posizionò a pochi passi da noi, e con
lieve imbarazzo, fece scivolare lentamente la sua mano sulla lampo,
con una lentezza infinita, come se sognasse. Attendevo quel momento
con ansia. Ne emerse tutta la sua carica erotica: mentre si denudava
con fare da spogliarellista la sua espressione rimase di imbarazzo,
come di una bambina, contrastando con la visione dl suo corpo. Le sue
cosce lunghe si ergevano sopra un triangolino lilla, completamente
trasparente, che mostrava un ciuffetto di peli appena sopra la sua
fessurina. Si voltò, offrendoci il culetto e, piegandosi verso il
basso, ci mostrò tutta la passerina avvolta da quel tessuto
trasparente lilla. Non l'avevo mai vista così. Si sedettero. Per me e
Daniele, tra un apprezzamento ed una battuta goliardica, l'aria
cominciò a farsi pesante. Doveva però essere proprio la nostra serata
quella, perché dopo pochi minuti le ragazze sbagliarono ancora, e lo
spettacolo ricominciò.
Questa volta si posero una fianco all'altra ed insieme si sfilarono la
maglietta rivelando i loro seni e anche la loro eccitazione per la
situazione, dato che, ancora grazie alla lingerie trasparente di
Giulia, potevo notare i suoi capezzoli turgidi. Notai inoltre che lo
sguardo di Daniele si era soffermato sulle tette di Elisa, una quarta
misura molto allettante, paragonata al seno dell'amica, piccolo ma con
due capezzoli ritti e delle adorabili piccole areole.
Ricominciammo a giocare, e dopo aver conseguito la prima laurea,
incappammo anche noi nell'errore. Senza troppe formalità ci sfilammo
le magliette, anche se i commenti erano tutti per Daniele, con un
fisico sicuramente più allenato del mio.
Notai lo sguardo di Giulia posato sul mio collo, come spesso faceva:
diceva che la faceva impazzire. Non c'era mai stato nulla tra di noi,
ne eravamo così fortemente affascinati l'uno dall'altra, c'era
semplicemente un'attrazione sessuale che, in altre circostanze, ci
avrebbe portato a letto insieme.
Ripreso il gioco ci imbattemmo in una situazione di stallo che non
fece altro che aumentare il desiderio--desiderio che fu puntualmente
soddisfatto dall'ennesimo errore delle ragazze. "Ora il reggiseno"
esclamò compiaciuto Davide.
Si posizionarono così una dietro l'altra. Giulia slacciò il reggiseno
di Elisa, poi con le mani le coprì il seno dalla caduta
dell'indumento. Daniele era attentissimo alla scena e anche lui si
accorse che in quel movimento Giulia sfiorò i capezzoli dell'amica che
svettavano verso di noi. Cambiò espressione quando tolse le mani.
Avevamo di fronte le tette di Elisa, che, una volta eliminato il
sostegno, non si erano scomposte di un millimetro e parevano anzi più
sode. L'operazione fu ripetuta per Giulia e finalmente potevo ammirare
quelle piccole areole senza nessuna barriera: i capezzoli pareva che
mi chiamassero per essere leccati. Il sorrisetto lascivo completava
l'opera.
L'eccitazione in me era cresciuta di pari passo con ogni centimetro di
pelle nuda che le due avevano scoperto, e la loro complicità allo
stesso modo: proprio come desideravo. In quello stato di eccitazione e
soddisfazione, si misero nuovamente sedute come se nulla fosse e
mentre ancora le osservavo mezze nude, continuammo il gioco.
Attendevo il prossimo passo falso, preoccupato per il nostro prossimo
errore che ci avrebbe portato, senza pantaloni, a tradire la nostra
eccitazione. E proprio mentre pensavo a questo, Daniele sbagliò
risposta. In quell'istante lo maledii--ma ripensandoci era proprio
quello che volevo: riscaldare ulteriormente l'atmosfera, e quale
miglior modo che mostrare i nostri arnesi eccitati a due ragazze
smaliziate?
Messi di spalle ci spogliammo dei pantaloni senza ulteriori indugi.
Quando mi voltai, cercai di non insistere con lo sguardo sulle
ragazze, anche se stavolta i commenti erano tutti a mio favore:
Daniele infatti non era poi così eccitato, a differenza di me, e le
ragazze se la ebbero un poco a male. Elisa poi mi disse che dai boxer
si vedeva benissimo la sagoma del mio uccello duro imprigionato dalla
stoffa, e che questo  aveva contribuito a farle venire voglia di
essere presa.
Il gioco riprese lentamente, e una volta seduti, con il mio piede nudo
sfiorai per caso quello di Giulia, che con estremo imbarazzo lo
ritrasse, guardandomi con uno sguardo indecifrabile.
Mentre noi ci guardavamo bene dall'affrontare domande di laurea, le
ragazze si erano fatte più temerarie cercando di colmare la distanza
che le separava da noi. Elisa intanto si era fatta più temeraria anche
sotto il tavolo e aveva allungato il piede sul mio uccello,
cominciando un massaggio che mi mandò in estasi. Adoravo i suoi
piedini, ed ancora di più quando li usava in questi giochini audaci, e
più di una volta ero stato tentato di abbassare l'elastico dei boxer
che teneva imprigionato il mio membro. Resistetti con a fatica a
quella stimolazione, ma il mio sforzo risultò vano: Daniele si era
affrettato a dare una risposta che si rivelò nuovamente errata.
L'imbarazzo stavolta era enorme: dopo il lavoretto di Elisa il mio
uccello era completamente eretto, duro come il marmo e altro non
aspettava che essere liberato. Non sapevo come reagire--ma non ci fu il
tempo di pensare che Daniele si alzò e si tolse anche l'ultimo
indumento rimasto, mostrando alle ragazze il suo uccello semieretto
accolto da sguardi di soddisfazione.
"Allora? Forse ti vergogni--?" sussurrò Giulia suscitando il sostegno
ilare dell'amica. Mentre mi osservava impaziente, mi alzai in piedi e
sfoderai il mio sorriso migliore; le attenzioni delle ragazze erano
concentrate sul mio basso ventre, e questo mi inorgoglì. Con una mossa
rapida abbassai l'elastico e il mio uccello scattò fuori come una
molla nella loro direzione, a non più di 40 centimetri dalle loro
bocche. Avevo un unico desiderio: che Davide sparisse e che si
dedicassero a me con le loro lingue e le labbra.
Mi risedetti e notai con mia enorme sorpresa che non solo Elisa aveva
subito riposizionato il piede dove l'aveva poco tempo prima, ma anche
che Giulia mi sfiorava il piede ed anche il polpaccio senza più
ritrarsi. Daniele era come uno spettatore divertito ma inconsapevole.
Nuovamente riprese il gioco: Giulia fece cadere il dado e mentre si
chinava per raccoglierlo, spalancai le gambe, per offrirle
indifferentemente la visione del mio uccello. L'avvenimento si ripeté
a parti inverse, e quando mi chinai ricevetti lo stesso trattamento:
le gambe aperte, e una mano che sistemava l'elastico del perizoma, la
quale mi offri un'anticipazione della sua passerina.
Finalmente le ragazze sbagliarono ancora, ma quasi appositamente,
quasi volutamente.
Entrambe si alzarono e si misero di spalle contro il muro. Prima
Giulia, piegandosi verso il basso, spinse il suo culetto verso di noi,
ma ad una distanza tale che quasi potevamo sentire l'odore della sua
micetta. Il perizoma scese, rimanendo unito alla sua passerina: le sue
natiche sode ci affrontavano a viso aperto, e da quella posizione, una
volta eliminato l'ultimo lembo di stoffa potevamo ammirare la sua
fessurina e il buchino del culetto. Si girò offrendoci tutta la sua
nudità, mostrandoci il ciuffetto rossiccio dei suoi peli e lanciò il
suo perizoma verso di me: cadde sul mio viso. Diedi un'annusata
velocissima prima che cadesse dal mio naso: era eccitata.
Elisa invece non si chinò ma fece cadere giù le mutandine molto
dolcemente mostrando due natiche piene e morbide anche alla vista.
Fece quest'operazione molto vicino a Daniele, scatenando in me
un'irritazione rinvigorita dal lancio del perizoma (come da copione)
sul suo viso. Uno sguardo ammiccante di Giulia nei miei confronti sopì
ogni risentimento. La micetta di Elisa era splendida, così depilata e
lucida degli umori scatenati dall'eccitazione: si mostrava nuda ed
eccitata ad un altro senza nessun pudore. Ero ammirato e meravigliato
da questo suo atteggiamento.
Il gioco proseguì ancora, in preda ad enorme eccitazione (e deciso a
soddisfarla in tempi brevi), presi in mano il gioco, per terminarlo
nel più breve tempo possibile; e ci sarei riuscito, se non fossi stato
interrotto da un altro errore delle ragazze che ci spiazzò: eravamo
ormai completamente nudi--si decise per una penitenza. Decretammo che
avrebbero dovuto "avvicinarsi l'una all'altra", cercai così di forzare
un po' la mano, ben conoscendo i loro reciproci desideri.
Ciò che ne ricavammo fu il più eccitante bacio tra due donne che
avessimo mai visto: le loro lingue che si rincorrevano sul collo,
nella bocca, sulle labbra, e le loro mani che accarezzavano le cosce
dell'altra. Non sortì l'effetto che avevo immaginato, ma contribuì a
surriscaldare l'atmosfera.
Chiudemmo lì il gioco perché ci confidammo l'eccitazione e la voglia
reciproca. Così nudi come eravamo, ci appartammo ognuno nelle "proprie
stanze". Mentre mi avviavo, desiderai possedere Giulia, anche Giulia,
e di trovarla nel mio letto anche accanto ad Elisa. Ci scambiammo
sguardi interminabili nello spazio di pochi attimi: così intimi,
profondi, univoci nelle nostre intenzioni, non lo eravamo mai stati--ma
ciò non fu sufficiente per mutare la situazione.
Giunti al piano superiore, Elisa chiuse la porta dietro di sé si
precipitò subito di fronte al grande specchio. La raggiunsi e la
afferrai da dietro, premendo il mio bastone ancora duro al suo
culetto; le afferrai le tette con entrambe le mani: le sentivo piene,
i suoi capezzoli turgidi tra le mie dita. Le pizzicavo i capezzoli, li
titillavo e stuzzicavo: sapevo che le piaceva e questo la eccitò
ancora di più. Con la mano destra percorsi i suoi fianchi, le sue
cosce e giù attraverso il solco delle natiche, con il dito medio mi
avventurai verso la sua fessurina: appena la raggiunsi un brivido la
percorse da capo a piedi e quasi non si resse sulle ginocchia. Era
bagnatissima, ma volevo di più: la piegai in avanti e scesi fino ad
insinuare la testa fra le sue gambe, il mio naso proprio sotto la sua
rosa, cominciai a leccarla con lunghi movimenti verticali, partendo
dalle natiche per arrivare all'inguine e facendo attenzione a non
sfiorare i suoi orifizi: assaporavo gli umori che le colavano, ma
volevo che si esasperasse. Difatti tentava invano di portare la mia
lingua a portata del suo clitoride. La sentivo gemere e mi piaceva.
D'improvviso smisi. Ad una breve pausa seguì un unico ed ultimo colpo
di lingua: partii dal clitoride, affondai nelle labbra carnose e
giunsi fino al buco del culetto. Mi sollevai e la piegai del tutto
sulla nicchia: la penetrai con un colpo secco tanto era fradicia. Un
gemito più forte, profondo, fu la sua risposta: si osservava allo
specchio ed io non staccavo i miei occhi dai suoi. Mentre la pompavo
con foga la afferrai per i capelli e lei gemeva, mugolava e mi
incitava a dargliene ancora di più. Strinse le natiche chiudendo le
gambe, perché la sentissi di più, mi prese un dito e se lo infilò in
bocca, cominciando a succhiarlo--le bastò poco per dirmi di fermarmi:
si sfilò e mi buttò sul letto, seduto a gambe aperte. Le piaceva
assaporare il mio uccello bagnato dei suoi umori e così fece. Assestò
un colpo di lingua da maestra, partendo dalle palle lungo tutta l'asta
dura e quando arrivò alla cappella cominciò a dare dei colpetti sul
filetto che mi facevano impazzire--mi accasciai sul letto, e avvicinai
a me il suo culo. Avvolse tutto il glande con le sue labbra e
succhiava come con un ghiacciolo: lo ingoiò tutto quanto e cominciò a
farsi scopare la bocca. Nel frattempo allungai le mani sul suo culo.
Mi bagnai le dita nella sua micetta e le avvicinai all'altro buchino.
Mi bastò pochissimo per infilarne due dentro: per fortuna, o
purtroppo, il culetto di Elisa era facilmente dilatabile. Cominciai a
stantuffare prima due poi tre dita nel suo culetto, riscuotendo il suo
gradimento. Lei continuava la sua opera fellatoria in maniera favolosa
e se non si fosse fermata sarei potuto venirle in bocca in poco tempo.
Mi misi seduto, la presi e la posi sopra di me. Entrai senza nessuna
resistenza, il suo culetto era dilatato e caldo, ma avvolgeva
pienamente il mio uccello in tutto il suo diametro. Prese in bocca le
mie dita succhiandone avidamente il sapore, e cominciò a muoversi su
di me, prima con dei movimenti circolari che la facevano sussultare,
poi cominciò a ritmicamente a salire e a scendere. Io godevo di tutto
questo: le cacciai le dita dalla bocca e le morsi i seni, afferrando i
capezzoli con i denti. Iniziò ad mugolare sempre più forte, mentre con
una mano si stimolava il clito; sentivo la passerina bagnata sbattermi
addosso e il piacere aumentava ad ogni colpo che assestavo. Lei
intanto mugolava ed emetteva gemiti sempre più alti, fin che il
piacere non sfociò in un grido quando raggiunse l'orgasmo. La presi
allora e la sdraiai sul letto: volevo essere io ad impartire le
sferzate. La cavalcai da sopra, spinsi l'uccello dentro la sua passera
senza nessuna delicatezza: con forza, e in tale modo cominciai a
pompare. L'eccitazione ed il piacere che mi dava quel lago bagnato e
la sua espressione di goduria, mi trasmettevano delle scosse per tutto
il ventre. Ci guardavamo negli occhi leggendo uno il piacere
dell'altro. Assestai un colpo più forte e lei piegò in dietro il capo
gemendo più forte. Aumentai l'intensità delle mie spinte. Sentivo il
mio cazzo pulsare, avvolto dalla sua fichetta e più lei gemeva, più
aumentavo velocità e intensità delle spinte--finche godemmo insieme. Le
schizzai dentro un'enorme quantità di sperma mentre lei gridava per
l'orgasmo che la stava sconquassando.
Mi accascia sul suo seno.
Sdraiati sul letto, immersi nel piacere ci godevamo quel momento,
cercando di capire se i nostri compagni erano ancora all'opera; ma da
basso non proveniva alcun suono. Trassi a me Elisa e la abbracciai.
Mordicchiandole le orecchie e baciandola appassionatamente. Il profumo
che assumeva la sua pelle dopo le nostre scopate, mi piaceva, mi
inebriava e non potevo fare a meno di baciarla. Mi precipitai lungo
tutto il corpo fino ai suoi piedi, annusandola intensamente. Li
baciavo con ardore, e attraverso le gambe e le cosce, arrivai al
pancino. Dal basso ventre all'attaccatura dei seni la leccavo con
movimenti circolari, e mi soffermai a lungo nell'ombelico, sentendo
crescere in me l'eccitazione. Ma lei improvvisamente si alzò per
scappare in bagno.
Uscita nuda dalla stanza lasciò aperte entrambe le porte. Dal silenzio
e dal buio delle scale spuntò Daniele. Anch'esso nudo si diresse in
bagno, socchiudendo alle sue spalle la porta. In quel momento non
diedi peso al fatto, tanto più che eravamo stati nudi tutti insieme
fino a poco prima. Ma mentre pensavo quelle cose, spuntò anche Giulia.
Si soffermò in piedi sulla porta della camera. Io seduto sul letto, in
stato di semierezione, rimasi colpito: mi mostrava il suo corpo con la
massima naturalezza, scrutando inoltre il mio. A differenza di quanto
feci io che mi affrettai nel cercare qualcosa con cui coprirmi.
"Ancora ti vergogni?" sussurrò avvicinandosi al letto mentre coprivo
il mio cazzo con un cuscino. Non riuscii a blaterare alcuna parola,
solo "No, no--è che--"; "Siamo stati nudi fino a poco fa-- - mi
interruppe - ed io, ancora lo sono--". Io sul letto, nudo e con un
cuscino sull'uccello che si stava risvegliando; lei accanto a me in
piedi nuda, che mi scherniva per la mia vergogna; i nostri rispettivi
partner a pochi passi chiusi in bagno, entrambi nudi. Tolse il cuscino
guardandomi fissa negli occhi, con un sorriso smaliziato-arrapante;
poi prese a fissare il mio membro. "Mmm--lo ricordavo più grosso", mi
sussurrò all'orecchio chinandosi sul mio collo. Restando in quella
posizione, sentii che appoggiava la mano sul letto, tra le mie gambe e
piano la faceva risalire verso il mio uccello. Mi si accelerò il
battito, ero in preda allo spasimo quando giunse alla meta e lo prese
tutto in mano: cominciò a massaggiarlo, sia l'asta che le palle, e il
mio arnese le cresceva in mano. Mi diventò duro e ritto come non mai.
"Ecco--così andiamo meglio", disse con voce calda, cominciò a segarmi
dolcemente ed io rimasi immobile. Era successo tutto così rapidamente
che non capivo: ero immobilizzato dal piacere che mi stava dando. Non
capivo più nulla. Aumentò di velocità, sapeva che avevamo pochissimo
tempo. Mi baciava il collo ed io il suo. Poi scese e se lo infilò
tutto in bocca. Io impazzii e trattenni malamente un gemito. Assestò
dei colpi rapidi e profondi tanto da farmi esplodere, e lo feci
copiosamente nella sua bocca, non perse neanche una goccia. Deglutì
tutto e mi guardò ancora fissa negli occhi, voleva esprimere mille
cose, ma non poteva, non c'era tempo: fece appena a tempo a ritornare
sulla porta che Elisa e Daniele uscirono dal bagno.
Entrò Giulia, e lui scese, seguito poco dopo dalla ragazza.
Elisa venne sul letto che ero ancora choccato per l'accaduto, ma non
dissi una parola e quando fummo nuovamente soli mi raccontò quello che
le era successo in bagno. Era seduta sul water, quando alzando la
testa si ritrovò davanti l'uccello di Daniele. Lui si scusò per
l'intrusione, ma lei gli disse di restare. Si mise allora di fronte a
lei osservandola mentre pisciava e poi si puliva, borbottando un
ironico "Allora, come è andata?". Poche chiacchiere. Poi, date le
dimensioni del bagno ne approfitto per premere il suo uccello sulla
coscia di lei quando si alzò. Elisa rimase turbata. Si posizionò di
fronte allo specchio per sistemarsi, dando le spalle (e offrendo
l'immagine del suo culetto)  a Daniele, che si era seduto sul water.
La guardava, lei poteva sentire i suoi occhi misurare ogni centimetro
della sua carne: questo non le dispiaceva. Continuò a specchiarsi e
d'improvviso Daniele si alzò, e la cinse da dietro, premendo sul suo
culo tutta la sua erezione. Si scambiarono delle occhiate tramite lo
specchio: era confusa, disorientata, mentre lui sembrava fuori di sé.
Daniele rimase così, spingendo il suo bastone duro nel solco delle sue
chiappe, senza fare altro e la cosa sembrava cominciare a piacerle,
voleva di più.
Ma d'improvviso come si era alzato, Daniele si stacco di lei e come
imbarazzato le sussurrò un "Scusa--non so cosa mi sia preso", ed uscì
dal bagno, seguito poco dopo da Elisa.
Le cose tra noi quattro stavano cambiando--

 

 

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By Egon Schiele