GIULIA E RICCARDO di Magenta e il Fantasista

 

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DAILY USE

Avevano deciso finalmente di incontrarsi in un hotel dopo interminabili mail
e telefonate piene di desiderio.
C'era stato un incontro di un'ora in cui si erano scambiati impressioni e
veloci emozioni racchiuse in un bacio pieno di passione e per quel giorno
speciale avevano scelto Bologna che era una sorta di porto franco che non
apparteneva a nessuna delle loro vite.
Un'anonima pensilina della stazione era il luogo del loro incontro; le loro
frasi e i loro sogni erotici finalmente diventavano realtà.
Giulia era bellissima, radiosa come sempre e illuminata da mille raggi di
sole aspettava Riccardo sotto gli occhi incuriositi dei maschietti che
passavano veloci.
Stupenda la sua gonna bianca con quelle righe oblique gialle rosse e
marroni.
Riccardo l'abbracciò e la prese per mano.
Qualche passo, un bacio e si fermarono in un bar a fare colazione.
Lo sguardo di lui non poteva fare a meno di fermarsi sul culetto di lei
fasciato nella gonna bianca.
Si intuiva il profilo del perizoma e sapere che le sue gambe erano fasciate
da un paio di autoreggenti lo rendeva ancora più impaziente tanto che
gustare la colazione con lei stava diventando una dolcissima tortura; tra
poco sarebbero stati liberi da quegli indumenti e immaginarsi le forme di
Giulia mentre beveva il suo cappuccino era veramente eccitante.
Arrivare all'hotel fu quasi un problema perché non potevano fare a meno di
scambiarsi baci ogni tre o quattro passi; un incredibile gioco di lingue
vogliose di altre parti corpo.
Un altro bacio e si trovarono di fronte all'hotel; era la prima volta per
entrambi e il portiere sorridente li informò che in "daily use" occorreva
liberare la camera entro le quindici e quarantacinque.
Sorrisero fortemente imbarazzati sul "daily use" ma le loro menti già
pensavano ad altro, Giulia esordì dicendo:

" Avrà pensato che sono una puttana!"

Riccardo spingendola nell'ascensore le sussurrò che non stavano facendo
niente di male.
Una volta dentro si baciarono ancor più profondamente stringendosi forte e
socchiudendo gli occhi; i loro corpi si attiravano come due magneti.
Giulia sentiva la voglia di Riccardo farsi sempre più ingombrante e lei
stessa era quasi imbarazzata nel sentire quanto le sue minuscole mutandine
non fossero più in grado di contenere il laghetto che le si stava formando
tra le cosce. Arrivarono alla porta della camera, la chiusero dietro di loro
e continuarono a baciarsi e stringersi con foga e desiderio oramai
incontenibile.
I vestiti finirono a terra e si ritrovarono sul letto. Riccardo era in boxer
e Giulia indossava uno splendido perizoma pieno di fiori. Il seno stupendo
ed enorme era stato liberato dal reggiseno multicolore e la bocca di lui
cercava i capezzoli per suggerli e coccolarli.
Si ritrovarono uno sopra l'altro sul letto, la lingua di lui stava lambendo
le sue cosce e lei si liberò in fretta dello slippino.

"dolcissima .. la tua fica è dolcissima Giulia .. miele di acacia e zucchero
di canna .. fantastica"

"Oh amore .. anch'io voglio leccarti"

Riccardo velocissimo si sistemò supino e l'attirò sopra di se; leccava
deliziato, passava la sua lingua tra le grandi labbra e raccoglieva il suo
nettare, lo gustava, insisteva sul clitoride succhiandolo e baciandolo e poi
tornava a scoparla con la lingua. La sua fica era incredibilmente bagnata,
meravigliosamente morbida e burrosa, profumatissima; lui le strusciava il
naso lungo la fessura annusandola a pieni polmoni e non poteva immaginare
profumo più inebriante per i suoi sensi mentre sentiva che lei stava
gustando il suo cazzo.
Lo leccava sapientemente poi lo inghiottiva, succhiava per un po' e poi
ricominciava a leccarlo, insisteva con al sua lingua sul filetto appoggiava
le sue labbra morbide sul buchino ed aspirava lentamente, quasi a voler
suggere un po' di sborra da quella cannuccia di carne, per poi rimetterselo
tutto in bocca fino a sbattere sul palato mentre la sua lingua lo avvolgeva
per tutta la circonferenza. Si capiva che le piaceva leccare il cazzo, era
come un premio agognato a lungo e stava dando a Riccardo infinite
soddisfazioni con i suoi copiosi umori.

"Oh . Riccardo ti voglio dentro .. voglio scoparti . vieni "

E già si era messa in ginocchio sul letto; anche lui si inginocchiò; si alzò
per cercare il profilattico e lo indossò velocemente mentre lei accaldata
sfilava le autoreggenti. A gambe aperte lo aspettava sul letto  mentre
guardava il suo cazzo perfetto, grosso, turgido degno compagno di una fica
così bagnata e vogliosa.

"Come vuoi che mi metta?"  chiese Giulia eccitata

"Così va benissimo!"  rispose Riccardo incredulo delle dimensioni che aveva
raggiunto il suo cazzo; gli sembrava più grosso del solito!

Dolcemente entrò dentro di lei e subito si rese conto che la sua fica era
fatta apposta per il suo cazzo. Lo accarezzava e lo coccolava anche
attraverso il preservativo; si scioglieva come burro fuso facendolo passare;
fino in fondo.
Iniziò a muoversi su e giù e lei gemeva e sospirava; quello non era sesso
era il Nirvana, la perfezione racchiusa in due corpi che si incastravano a
meraviglia.
La cappella di Riccardo stimolava ad ogni colpo la fica di Giulia, l'asta
del cazzo strusciava con regolarità quasi insopportabile, tanta era
l'eccitazione che il clitoride si stava gonfiando sempre più quasi a
diventare un piccolo cazzo che cercava la peluria di lui; i capezzoli erano
turgidi e rosei, puntavano diretti sul petto dell'uomo che affondava i colpi
sempre più veloce.
Fu un crescendo tale che i gemiti  di Giulia divennero urla; partì
sussurrando il nome di Riccardo per poi urlarlo e non le importava nulla se
le cameriere al piano stavano rifacendo le camere.

"Riccardo . Riccardo . oh Riccardooooooo"

Venne gridando quel nome.

Giulia si abbandonò per qualche secondo sul letto mentre quel cazzo
fantastico continuava a muoversi avanti e indietro nella sua fica ed era
incredibile come lui continuasse a sentire il suo cazzo coccolato da quelle
pareti nonostante quella meravigliosa e copiosa colata di succhi poi lo
rigirò sul letto.

"Adesso voglio che mi sborri in bocca!"

Lui tentò di opporre qualche vana resistenza dicendole:

"No . saprà di caucciù . non è un profilattico aromatizzato..."

Lei lo aveva già sfilato e lanciato a terra e la sua bocca avida succhiava
determinata a portare a termine quanto annunciato in precedenza. Si era
messa di fianco a lui per permettergli di vedere tutto, lo guardava negli
occhi e vedere nel suo volto tutta quell'eccitazione la faceva arrapare di
nuovo.
Tetragona ma dolcissima lo stava spompinando alla grande e lui aveva
abbandonato ogni residua volontà di opporsi perché le stava dicendo:

"Sei una gran pompinara .. come me lo succhi bene .. oh ."

Lei si aiutava anche con le mani accarezzando per bene l'asta mentre leccava
la cappella e poi lo affondava tutto in gola succhiando come un'ossessa.
Le piaceva il suo cazzo che le riempiva la bocca ed i suoi occhi verdi
sconvolti dall'eccitazione rendevano il suo uomo ancora più sensuale.

Sentì che cresceva nella sua bocca e si preparava a schizzare; lui l'avvertì
della prossima esplosione e lei determinata come non mai lo guardo dritto
negli occhi quasi a raccogliere la sfida.
I primi schizzi furono potentissimi e copiosi e ne seguirono altri ma lei
non mollò la presa; lo tenne dentro la sua bocca finche sentì che non si
contraeva più; deglutì un paio di volte e prima di staccarsi provvide a
leccarlo per bene tutt'intorno.

Lui la attirò verso di se e la baciò profondamente; la sua bocca era
dolcissima come sempre e non riuscì a sentire il sapore del proprio sperma
perché lei aveva ingoiato tutto fino all'ultima goccia.

Rimasero distesi fianco a fianco, solo allora si accorsero che le pareti
della stanza erano giallo intenso e videro realmente quanto era grande e
come era arredata. La loro attenzione cadde sull'enorme specchio appeso
sopra la scrivania.


LO SPECCHIO


Quel grande letto era come un prato per loro; si rotolavano, raccoglievano
margherite, le mettevano in bocca, parlavano scherzavano e ridevano.
Mille parole e cento sorrisi e poi di nuovo la voglia di fare l'amore.
Giulia cominciò ad accarezzarsi il seno guardando fisso negli occhi il suo
ragazzo. La mano scese lentamente giù mentre gli diceva:

"Adesso voglio che mi guardi .. so che ti piace guardare . voglio farti
vedere come mi dono il piacere con le mie dita . "

"Oh Giulia .. la prossima volta che sentirò i tuoi gemiti al telefono
proietterò nella mia mente questo film ... mi piace ..."

e mentre si metteva seduto il suo sguardo cadde di nuovo sullo specchio
appeso alla parete; era molto grande e guardava la stanza da sempre;
sicuramente avvezzo a riflettere visi di donne che davano l'ultimo colpo di
rossetto o frettolosi manager che con un'occhiata approvavano la piega dei
loro capelli.

Riccardo si alzò e controllò come fosse fissato alla parete scoprendo che
aveva due ganci come un quadro. Lo sollevò staccandolo; era estremamente
pesante e l'impronta lasciata dall'oggetto sulla parete confermava che non
era mai stato tolto da lì.
Lo appoggiò alla testata del letto infilandolo fra questa e il materasso per
tenerlo nella giusta posizione.

Giulia si mise seduta al centro del letto e Riccardo si inginocchiò dietro
di lei; riuscivano a specchiarsi interamente; era volontà di entrambi
guardarsi allo specchio quasi a voler confermare che finalmente erano
insieme come una sorta di assicurazione visiva a suggellare il loro incontro
nelle loro menti.

C'era la voglia di guardarsi in silenzio per far tesoro di quelle immagini
rubate per riempire i momenti vuoti l'uno dell'altra.
Nudi, liberi di qualsiasi orpello che ricordasse vite reali e
responsabilità; solo la loro immagine riflessa.

"Come sei bella Giulia."

Neanche riusciva a respirare da quanto lei era desiderabile con il suo corpo
morbido, il suo seno così pieno, la sua fica così invitante e dolce.

"Ti piaccio?"

Sussurrò lei sorridendo e mettendosi a sedere sul letto di fronte allo
specchio.

Riccardo le si mise dietro le spalle in ginocchio e cominciò massaggiarle il
seno. Giulia appoggiò la sua testa sul ventre di lui abbandonandosi alla
piacevolissima sensazione di calore che le si stava sviluppando per il
corpo, le sue cosce si allargarono ed entrambi si persero nella visione del
miracolo femminile. La fica di Giulia era rosa scuro ed emergeva tra i suoi
peli castani chiari come un fiore di ninfa che sboccia tra le acque ferme di
un laghetto in un giardino fatto di desideri di caramelle di zucchero e
stelle filanti.

Gli occhi di Riccardo erano fermi su quella visione, gli piaceva vedere la
sua donna così aperta, disinibita e vogliosa di essere ammirata in tutta la
sua eccitazione: lo rendeva fiero e emozionato.
I suoi occhi verdi diventavano la ragione di quella visione: erano per lei
abeti su un lago ghiacciato, la macchia mediterranea che guarda la Maremma,
la foresta vergine che forse mai vedrà.
Smeraldi, giade, malachite, ma nessuna pietra sarebbe mai stata così
preziosa agli occhi di lei che lo ricompensava con una moneta fatta di umori
con un preistorico sapore marino.

Il suo sguardo adesso aveva un che di selvaggio, i suoi occhi di gatto
selvatico la desideravano come non mai, le sue mani scendevano ad aiutarla
dell'orgasmo, lei si teneva le grandi labbra aperte completamente esposta
agli sguardi frettolosi rimasti su quello specchio e lui affondava le sue
dita in quella ferita così piena di vita e di desiderio. Continuarono quella
danza giocando con le rispettive dita negli anfratti più eccitati di lei.

La bocca di Giulia era leggermente aperta e lasciava passare i suoi gemiti
che diventavano tutt'uno con i sospiri di Riccardo; gli sguardi dei due si
perdevano nello specchio o forse oltre lo specchio; i gemiti sospiri di lei
erano sempre più intensi il cazzo teso di lui premeva contro la schiena di
lei, le dita sfioravano, accarezzavano e penetravano.

"Oh Riccardo, ti voglio . Prendimi!"

Lui si alzò mettendosi in piedi al bordo del letto; lei si mise carponi
offrendosi a lui schiacciando la testa sul letto e tenendo il culo bene in
alto; lentamente rinculò verso di lui che l'aspettava col cazzo fremente in
mano.

Sentì che le prendeva le ginocchia la trascinava verso il bordo del letto;
alzò lo sguardo verso lo specchio e vide quello del suo uomo che stava
puntando il cazzo sulla sua fessura umida.
La penetrò lentamente appoggiando le sue mani sui fianchi, lo specchio
rifletteva i loro visi accaldati ed eccitati.

Si guardavano e guardavano oltre lo specchio mentre il piacere aumentava
sempre più.

Il cielo era sempre più azzurro e le nuvolette bianche lo incorniciavano
meravigliosamente; era un'opera d'arte che diventava fondale per quei due
corpi frementi che si stavano fondendo.
Le montagne erano sempre più verdi ed il mare di quel colore si poteva
vedere raramente.

Giulia pensò che gli occhi del suo ragazzo non erano mai stati così belli
mentre lui continuava a muoversi ritmicamente; sentiva la cappella premere
sulle pareti della vagina proprio lì dove ogni donna raggiunge l'estasi
suprema.

Si guardò nello specchio; il suo volto era sfigurato e sconvolto dal
desiderio; le piaceva vedersi così porca, voyer del suo stesso godimento: la
protagonista di quel film era lei.
Ogni suo senso era stimolato: l'odore del sesso nella stanza era buono come
quello del mare la mattina presto e il suono dei gemiti di Riccardo era il
vento che soffia nelle conchiglie.

La sua pelle più segreta sfiorava ogni piega della carne del ragazzo come un
guanto sulla mano di una dama di un quadro di Monet e lei si vedeva come una
delle Bagnanti di Picasso.

Era libera in quello specchio, libera di urlare il suo piacere ora che i
suoi sensi avevano contemporaneamente raggiunto il nirvana e come spesso
accadeva il suo orgasmo fu accompagnato dal chiamare il nome del suo uomo.

Questo rendeva ancora più significativo il momento per i due amanti, era
come se ogni volta nella loro intimità segreta si sposassero davanti al
mondo.

"Riccardo.. Riccardo .. Riccardooooo . vengooooooooooo..."

I gemiti e le parole sempre più alti nella stanza si perdevano e scemavano
negli immensi spazi oltre lo specchio e per lui quelle grida erano il
migliore degli afrodisiaci; lei aveva goduto perché lui la stava suonando
come fosse un violino tra le mani del Maestro e questo non poteva che
portarlo all'ennesimo devastante orgasmo; i suoi colpi si fecero ancora più
veloci e schizzò il suo piacere nella stanza segreta dentro di lei.

Giulia si distese sul letto e lui si appoggiò sopra di lei senza uscire fino
a che i respiri non tornarono alla loro regolarità.

Uniti come Adamo ed Eva; quello era il loro paradiso e lo specchio non li
rifletteva più.

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By Il Fantasista