[eroe] (beh le favole non prendono sempre il nome dell'eroe?) di Rubicande

 

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C'era in tempi cui sarebbe opportuno obliterare e in luoghi che è
preferibile non segnalare tal vile gente di cui ora vi narro.
                                           (ehm "Uno o diversi", credo)

Il rischio nel sedurre la figlia di un ricco mercante è sempre maggiore
rispetto a quella di uno povero, per [eroe] ora l'esempio era
<c>pratico</c>.
"Circa mezza dozzina di guardie ben armate al vostro inseguimento: questa è
la differenza" avrebbe potuto dirvi, ma non ora... troppo affannato a
correre, sapete.
L'essere poco vestiti è senza dubbio un buon vantaggio nel correre rispetto
alle lucenti e cigolanti armature, tuttavia le guardie sino a qualche minuto
fa sedevano quietamente all'ombra di un pergolato: [eroe] per amore non si
era risparmiato, in conclusione, la stanchezza rubava un bel po' del
vantaggio ottenibile sulle guardie.
La fuga nella città era stata burrascosa, da manuale, passarono per il
mercato in cui fu anche rovesciato il banco di mele (di certi cliché e
difficile liberarsi). Tuttavia arrivati all'esterno della città le guardie
non demordevano.
- Ora sono nello stabbio fino al collo - si disse [eroe] cui piaceva non
essere volgare, nondimeno nel pensiero che nelle parole (giacché lo era
nella pratica). Decise allora di inoltrarsi nella foresta misteriosa a poca
distanza da lì.
Senza essere notato si gettò dietro un cespuglio appena intravise il gruppo
d'orchi che proteggevano il limitare della foresta, questa precauzione non
fu presa dalle guardie che letteralmente finirono in mezzo a loro. Eviterò
ora di rendere il racconto troppo violento descrivendo le varie contusioni e
lacerazioni che ne derivarono, mi limiterò a riferire di [eroe] che vista
così chiusa la via d'entrata decise d'inoltrarsi nella foresta.

Ricordava che tempo addietro da quella foresta era uscita una ragazzetta
vestita con cappuccio e manto rosso con la mania per le cose grandi, e che
ebbe un interessante incontro con lei per diverso tempo fatto d'esplorazioni
sulla grandezza d'alcuni dettagli corporei: decise quindi che il posto non
dovesse esser poi malaccio!
Era quella, infatti, la foresta delle prove che sovente tormentano le virtù
d'eroi e d'eroine desiderosi di dimostrare la loro maturità nei test
chiamati da Propp "rito dell'iniziazione".
Passò per le vie della prova del coraggio, tuttavia deserta perché i demoni
persecutori erano andati a gustarsi lo spettacolo degli orchi che pestavano
le guardie; lì trovò anche una via alternativa che gli permise di passare
inosservato almeno due "testatori" di varie virtù.

Errò per la radura della strega e lì fu catturato con una stupida trappola
che per dignità dell'eroe è meglio tacere. Allora la strega gli disse:
- Bambino non sei, bene, avrò di più da mangiare da uno quasi adulto -
Al ché egli rispose - Sarà un incredibile logorio per la tua dentiera
divorarmi, senti che t'offro: se mi fai uscire ti mostro qualcosa che puoi
succhiarmi -
Così appena la strega aprì la gabbia, egli con un balzo e uno spintone corse
via.
Transitò per vari luoghi nel fitto della foresta, trovando quasi per
malefica fortuna il modo di aggirare qualsiasi prova atta a migliorarlo.
Vagò quindi per labirinti di dubbi e incertezze, passando indenne da
qualsiasi lezione del giusto e del buono semplicemente ignorando il
"fastidio" d'esse.

Arrivò quindi ai limiti della foresta: ancora qualche passo e finalmente la
libertà. Solo un lago dalle acque incredibilmente cristalline lo divideva
dai raggi che penetravano radi sul limitare della foresta.
- Benvenuto - sentì da una voce femminile, allora guardò al centro del lago
e vide tre ninfe che erano sommerse fino a metà spalle.
- In verità la tua venuta e piuttosto insolita: nessuno ci aveva avvertito
dell'arrivo di un eroe - insistette la voce.
Osservò le tre: la ninfa più giovane che aveva il cipiglio malizioso lo
valutava dall'attacco delle braccia e più insistentemente quello delle
gambe; quella che pareva avesse la sua stessa età era al centro, attendeva
che l'eroe le rispondesse; infine, quella più grande che come l'altra gli
poneva gli occhi addosso, ma ogni qualvolta [eroe] la ricambiava ella
fissava più intensamente spingendolo voltare la testa d'altra parte.
- Va bene, dammi gli oggetti che provano il tuo successo - cosi la ninfa al
centro rosse gli indugi, vedendolo tuttavia a mani nude esclamò:
- Ah! Sciagura! Cosa hai combinato maledetto? Ingannate tutte le prove!
Vergogna, fallimento: l'intera foresta sarà d'ora in poi il suo sinonimo!-
sentendo questo la più grande si decise a bisbigliarle qualcosa
all'orecchio. Ragionando un po' sulla cosa la ninfa al centro le rispose:
- Sia come dici tu sorella - poi rivolta all' - ...eroe! Entra in acqua e
unisciti a noi -
Poiché all'eroe pareva che il suggerimento della malvagia sorella fosse "fai
sparir le prove del fallimento" si sentiva combattuto sull'eseguire il
comando (la morte per annegamento non era, infatti, a quanto più aspirava).
- Per quale ragione? - si volle premunire [eroe]
- Puzzi... - fu la laconica risposta della ninfa più grande.
Sinceratosi della verità della cosa, e che tale pareva un rimedio migliore
per levare i cattivi odori rispetto al frizionarsi con erbe di dubbia natura
iniziò la sua calata verso il gruppo.
Dopo un po' di passi e nuotate arrivò di fronte loro.
- ...A questo punto ogni eroe che abbia mostrato la propria maturità avrebbe
meritato un oggetto magico, le nostre preghiere al migliorarsi sempre di
più, e un bacio in fronte con i nostri più sentiti auguri: il tuo fallimento
porta vergogna su tutto questo! - iniziò la ninfa al centro.
"Aia, paternale in arrivo" pensò in poco eroico umore quando la ninfa
concluse - ...eventi insoliti portano conseguenze insolite: noi provvederemo
ora a maturarti eroe! -
La più piccola intese è già trascinava il confuso eroe verso riva per
prendere <c>posto</c> prima delle avide sorelle.
Appresso la ninfa al centro pensava "Mi dovrà certo qualche servizio,
tuttavia sarà sempre di più quel che gli concedo" infine "spero ch'abbia la
lingua allenata" riferendosi certamente alla dialettica diplomatica che ogni
eroe s'obbliga il sapere.
L'eroe era in piedi sulla riva con l'acqua alle ginocchia e la lingua della
ninfa più piccola alla base dell'inguine. [eroe] cercò di incrociarne lo
sguardo ma tutto quello che poteva vedere erano i suoi occhi socchiusi
concentrati nel più intenso massaggio orale che mai avrebbe potuto sperare
di subire; cercava ora fornirsi una parvenza di lucidità respirando
affannosamente quando fu raggiunto dalle due sorelle più grandi. Posero
entrambe le mani sulle sue spalle, e mentre la più grande gli girò dietro
l'altra rivolse prima parole di malizia verso la più piccola. Poi avvicinò
la bocca all'orecchio destro dell'eroe e sussurrò:
- Ora non ti dispiacerà certo se per un po' sarai nostro vero? - detto
questo tornò sui suoi occhi, poi congiunsero le labbra. Il bacio fu
ondeggiante a causa del movimento imposto dalla ninfa più piccola in basso.
Intrappolato dalle due avanti avvertiva ora sul collo la bocca della più
grande.
 Poi sentì la mano di ella scorrere sino al suo inguine, quindi poggiatasi
alle sue spalle in modo che i seni le si pressassero mosse scorse la mano
sino al suo inguine; quel tatto esperto, quelle dita con crudele malizia
invitava l'eroe a penetrare con maggiore decisione tra le dolci labbra della
cara sorellina.
Ora, l'eroe era totalmente <c>guidato</c> dalle tre. Con le mani staccate
dal bacino a penzoloni era lì: quanto più di questo avesse mai potuto
sperare di avere, ora c'era, ma non è così semplice. Non basta che il tatto
venga esaudito, se non si possiede una natura passiva questa non vi può
essere indotta (be' suppongo che dipenda dai metodi di "convinzione"),
l'eccitazione quindi si sciolse, l'irritato pensiero sulla differenza dal
fottere ed esserlo intimava a [eroe] di seguire il primo partito (ha... bei
tempi quando si scopava fregandosene della politica). Infine si decise
(almeno provare) a prendere il controllo della situazione. Quindi si pose di
lato interrompendo ogni movimento che gli era addosso, ma nell'interrompere
un desiderio collettivo senza aver nessun senso della guida porta alla
solita conseguenza...
Imbarazzo, in piedi, di fronte a dolcissimi occhi che parevano inquisire ma
soprattutto nudo d'ogni motivazione (beh... anche) era così tornato dalla
nebbia inebriatrice per ragioni che parevano ora vuote.
Guardava incerto le tre, aveva spesso fantasticato sulle ninfe: mai avrebbe
creduto che una passione femminile avesse potuto spingersi molto più
velocemente della sua (ci si aspetterebbe "...di una maschile": la verità è
che [eroe]...non che sia egocentrico, solo... be' diciamo che quando seppe
delle teorie di un certo Galileo su come gira l'universo rispose che stava
imparando ad accettare anche critiche come questa (il che è una cattiveria,
[eroe] non che creda che l'intero universo gli giri attorno...giusto la
galassia che frequenta)).
La ninfa con cui aveva fatto lottare la lingua (no, non quando hanno
parlato...dopo) <c>intentendo</c> quello che passava per la testa dell'eroe
gli rivolse queste parole:
- Non preoccuparti, non vogliamo portarti a dubbi di sorta, solo, pensa a
sdraiarti, qui ecco - l'eroe fiduciato dal nuovo tono si sdraiò con le
spalle che poggiavano sulle rive umide del lago, quindi ella iniziò passare
dolcemente la mano sul suo torace e molto lentamente lì scorse anche con la
lingua fino a raggiungergli la bocca, e lì permettergli di confrontarla
nuovamente alla sua.
La più grande si sedette in ginocchio vicino a lui e sollevatagli la testa
se la pose sulle sue cosce, cosi che potesse vederne i seni anche senza
fissare. Questa posizione era straordinariamente rilassante, quasi non fece
caso alla più piccola che ora con avanzare felino gli scorreva sul corpo,
non valutò neppure tanto ella che si fermò giusta da far sentire al suo
inguine il calore della sua interno coscia (mah, non ci fece caso! (mi
chiedo come fa a sedurre figlie di mercanti ricchi e poveri un pirla del
genere)). Rimase giusto un po' <c>sorpreso</c> quando ella ad un tratto con
un unico movimento si eresse su di lui, portò indietro i suoi capelli, e gli
rivolse un delizioso sorriso smanioso di continuare quella avventura. In
quel frangente la ninfa che stava baciando, quasi come se fosse tutt'una con
l'altra si tirò dalla sua bocca di lato sino all'orecchio; così facendo
permise di mirare il corpo della cara sorellina: la vide (e la sentiva)
mentre sedeva sul suo cazzo duro, con una mano ancora sulla fronte per il
gesto di liberarne il viso dai capelli, l'altra mano leggermente piegata
all'esterno per offrire orgogliosa la vista delle sue tette coperte da
strani disegni tracciati dalla luce attraverso la fronde degli alberi.
Avrebbe ora voluto toccarle; sollevarsi e leccargliele, ma non poteva: era
dolcemente serrato a terra dalla lingua e dal corpo dell'altra, pareva fosse
proprio questa l'intenzione, quasi ad impedire che con quei gesti potesse
dissolvere la magnifica visione creata dalla sorellina.
Con un taglio irridente della bocca ora la più piccola glielo strinse tra le
dita. Non gli rimase che fissarla mentre s'impalava volontariamente fino al
contatto estremo, per poi tornare su e così ripetere: imponendo la sua
velocità preferita senza che lui non potesse in null'altro che maggiore
spinta. I disegni di luce sul corpo di lei ora parevano ora danzare. La più
grande delle ninfe ora era stanca di essere semplicemente spettatrice:
dilatò le gambe poggiando leggiadramente la testa di lui tra esse, quindi
sollevatasi face trovare che tra la bocca di lui e tra le gambe lei vi era
solo la distanza di una lingua, distanza che fu avidamente coperta appunto
così da [eroe]. Addirittura la ninfa che l'aveva tanto guidato con parole
gli era ora a cavalcioni sul suo torso, attendendo, ormai lo sapeva, il suo
turno.
Il gruppo a terra era ora preso da un ritmo caotico: talvolta lento da un
lato, poi rapido dall'altro. Il resto, be' e solo storia.

Fine.

....
vabbe', per i nostalgici:
....e fotterono felici e contenti fino a tarda notte.
FINE.

 

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By Rubicande