Il silenzio     di Ingegnereo

 

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Silenzio . Solo quello è rimasto. Ti ho regalato via posta un biglietto del
treno sola andata per raggiungermi un week end. E per rimanere. Sei arrivata
e mi sei saltata addosso già in stazione con quello che chiamavi l'abbraccio
totale, quello fatto con le braccia e le gambe. Non ti sei finta sorpresa
quando hai visto che avevo la mia casa in ordine, compresi i vestiti ed il
bagno. Ti ho sorpreso ancor di più quando ho tirato fuori una cena da
leccarsi i baffi, compreso l'alianico, un vino che non conoscevi ma che hai
amato per il suo gusto e per il suo profumo. E poi d'inverno fa piacere bere
un po' di vino specie se ci si trova fra le montagne. Sei venuta dal sud,
dal mare, a trovare un ragazzo che hai scoperto essere un buon padrone di
casa.

Abbiamo cenato, bevuto, chiacchierato. La cucina era come un contenitore
delle sensazioni più belle: il profumo di vino, il gusto di lasagne al sugo
di cinghiale, il calore del camino, del pavimento di legno naturale, la
splendida visione di te che sorridi come non ti vedevo più fare da prima che
partivo. I tuoi capelli neri che ti scendevano mentre mangiavi, mentre le
tue guance lavoravano il doppio, fra i sorrisi ed il masticare. Ridevi ad
ogni mia battuta(poche in realtà), come fosse stata la cosa più divertente
del mondo, molto meglio anche dei comici in tv. Era il vino che faceva il
suo effetto?

Non ti ho presa in giro per i piatti, ti ho detto che li lavavo io domani.
In realtà avevo paura che me li avresti fatti rompere tutti con i tuoi
soliti giochini divertenti.

Giochini che hai fatto dopo che ti sei venuta a sedere su di me. Hai
incominciato ad accarezzarmi il viso, allargandoti alle orecchie, ed hai
preso a baciarmi. E non sono stati certo cinque secondi. Credo che il suono
del mio cd di atmosfera abbia letto un paio di tracce. E come in una scena
di Matrix, lo spazio ed il tempo erano divenuti solo qualcosa di
estremamente relativo.

Dopo di che ti sei alzata e ti sei girata su te stessa. Volevi sapere se eri
dimagrita, se eri bella. Anche se x me lo sei sempre stata ti ho mentito
dicendoti di aver sentito il tuo culetto più sodo dall'ultima volta. Lo so
che adori i compimenti sul tuo corpo. Specie per tutto ciò che fai per
sentirti più bella per me. Mentre giravi su te stessa in realtà guardavo i
tuoi capelli che cercavano di essere un plesso staccato della gonna ampia
che portavi. Volevi fare una doccia e ti ho offerto il mio aiuto. Mi hai
ordinato di fare la doccia insieme e così abbiamo fatto.

Abbiamo iniziato lì, in bagno a giocare. Completamente insaponati,
scivolosi, bagnati, nudi, veri. Abbiamo giocato ad accenderci ed ognuno
aveva i segni dell'eccitazione più turgidi che mai. Sia il mio sesso che i
suoi capezzoli sbattevano, carezzavano, venivano schiacciati, sfiorati dalle
dita dell'altro, protesi verso l'altro. Sembrava che fossero solo loro i
protagonisti del gioco. In realtà ognuno di noi aspettava l'altro per
sentirsi dire uno  "smettiamola adesso, ho voglia di te". Alla fine, pur
essendo stata abbastanza forte, il vino ebbe il sopravvento. Eri davvero
piccolina nel mio accappatoio. Ti ho asciugato con cura. Adesso sei
diventata mia schiava perché hai ceduto alla voglia. Ti ho presa in braccio
e ti ho posata delicatamente sul letto. Ho aperto i tuoi capelli, coprendo
per intero il cuscino. Solo al momento di slacciare l'accappatoio ho
staccato gli occhi dai tuoi. Ho cominciato ad assaporare il tuo corpo
baciandolo e sentendo un po' di quella umidità che l'accappatoio bagnato
lascia sulla pelle. Profumavi di bagno schiuma al gelsomino. Ho cominciato a
baciarti il sesso e li è stata la tua fine. I tuoi ansimi, i tuoi sospiri si
confondevano e miscelavano perfettamente con la musica di sottofondo.

Intanto ti sei liberata delle maniche dell'accappatoio e ti sei avvicinata a
liberare il mio. Ho sempre pensato che sia a dir poco sublime l'atto orale
perché i due sessi che si compenetrano sono comunque organi non volontari.
Invece sentire la propria donna impazzire sotto i colpetti e delle carezze
della propria lingua aiuta a sentirsi sicuri in se stessi. E mentre pensavo
a queste cose ho sentito il calore della sua bocca avvolgere voluttuosamente
il mio sesso. Ti sei fermata un attimo e mi hai detto di salire sul letto.
Ma non abbiamo continuato. Siamo stati a guardarci mentre eravamo disposti
uno a capo e l'altro a piedi del letto per un tempo indefinito. Mi hai detto
che la montagna mi fa bene e che mi trovavi rinvigorito. Poi ti sei  alzata
e sei venuta da me. Pur rimanendo coricato da un lato, semplicemente aprendo
una gamba, mi hai obbligato ad entrare dentro di te. Anche se in quella
posizione non avevamo tutta la libertà di movimento, vidi che ti piaceva
molto. Me ne sono accorto sulle mie braccia in cui ho sentito conficcare le
tue unghie quando poi ad un tratto, con una mossa di chissà quale arte
marziale, mi hai fatto rigirare e mi hai fatto stendere sotto di te. Seduta
su di me, al centro del letto, ho sentito la tua calda feritoia che inizia a
spostarsi in movimenti lenti e ampi lungo il mio sesso. Ho guardato i tuoi
seni. Ti ho incitata, ed allora è sembrato che i seni avessero un modo di
muoversi ed un ritmo tutto loro, quasi staccandosi dal corpo. I tuoi capelli
hanno preso a volteggiare nell'aria come se la gravità non esistesse.

Oh no, arriva la bomba. Non voglio. Non voglio che tutto finisca. Ma la
bomba non la comando. E' inutile che mi sforzi. Sento il mio sesso
completamente contratto. Non voglio. Voglio vederti  godere.

E' stato allora che ho sentito la tua caverna calda collassare sul mio sesso
ed ho visto dei guizzi incondizionati percorrere tutto il tuo corpo. E per f
ortuna non c'era più di che preoccuparsi della bomba. Nello stesso istante
in cui l'estasi ti ha fatto ballare libera da ogni pensiero ed azione, il
mio piacere è esploso dentro di te.

Ti sei distesa su di me inerme ed indifesa come una amazzone felicemente
schiavizzata e mi hai baciato a lungo. Intanto dalla finestra iniziava ed
entrare la prima luce dell'alba. E' stato molto bello vedere il giorno che
nasce con la cosa più bella che abbia mai avuto a fianco, dopo avervi
condiviso l'atto più bello del mondo. Intanto tu ti sei alzata e sei andata
in bagno.

Sei tornata vestita. Già pronta per ripartire. Davanti alla colazione non
eri più tu. Mi hai detto che non tornerai più. E che questa era l'ultima
volta. E che dovevo farmi una ragione. E che non sopportando di starmi
lontano, ti sei accontentata di un amico di vecchia data che si è fatto
avanti in mia assenza. E che lui è uno che ti riempie di mille attenzioni. E
che ti fa sentire amata davvero. E che mai in cerca di carriera e della
propria vita ti avrebbe lasciata a 700 Km di distanza. E che anche tu sei
dispiaciuta ma non ci puoi far nulla. E che non sei nata per sopportare la
solitudine. E che  poi bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla

Mi sono rivestito, ho inforcato gli occhiali da sole e non li ho tolti
nemmeno quando credevi di potermi salutare come hai sempre fatto in stazione
altre volte. Quando sei salita sul vagone non ho aspettato di vederti
spuntare dal finestrino. Ho voltato le spalle e sono tornato a passare la
prima domenica triste da che ti ho conosciuta. Mi resta solo il ricordo del
silenzio durante la maggior parte della cena, a letto, di tanto in tanto
interrotto dai gemiti e dai sospiri. Il silenzio durante le occhiate che ci
siamo scambiati. Il silenzio che era l'unica risposta in merito a quello che
hai servito come amaro, dopo il dolce più bello che ognuno di noi poteva
offrire all'altro.

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By Ingegnereo

 


"...Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa ed il cuore di
simboli pieno..." (Incontro, Francesco Guccini)