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Autore: Julius Evola
Editore:
Ulrico Hoepli,
Milano
Anno:
1937 (prima
edizione)
La mancata ripubblicazione
o diffusione
negli anni successivi di un testo connotato da un tale carattere di
riceca, può essere spiegato esclusivamente con la paura
atavica
e
l'impatto emotivo derivanti dalla scoperta degli orrori di carattere
razziale causati dallo scoppio della seconda guerra mondiale e dal
rifiuto incoscio degli stessi nella coscienza collettiva.
In ogni caso, come particolare spunto di rifelssione, appare opportuno citare alcuni passaggi peculiari dello scitto di Evola.
"...
si ha un razzismo giudizioso che, pensato a fondo, verrebbe
necessariamente a spostare sempre più il centro del piano
biologico a quello spirituale" (pag. 75).
"Già
la Bibbia parla di 7 popoli che avrebbero concorso a formare il sangue
ebraico ... Come da questo composto etnico abbia potuto sorgere un
sentimento così vivo di solidarietà e di
fedeltà
al sangue ... tale da far pensare che il popolo ebraico praticamente
sia stato fra i popoli più razzisti della storia - questo
è un mistero ... La formula, in ogni modo, è che
gli
ebrei non sono una razza ma solo una Nazione" (pag. 204).
"E'
ben possibile che in questo stato il razzismo avrebbe potuto aver la
possibilità di sviluppare più proficuamente gli
elementi
valevoli che esso può comprendere in se. Invece, con
l'assurgere
a ideologia ufficiale di una rivoluzione [quella
nazionalsocialista germanica n.d.r.],
il razzismo ha finito con il pregiudicare siffatti elementi ..."
(pag. 241).
"...
l'idea razzista da parte dello Hitler ... quanto a idee nuove rispetto
a quel che finora abbiamo conosciuto, non ve ne è quasi
nessuna"
(pag. 242).
Ai pochi fortunati che
riusciranno ad
entrare in possesso di una copia del presente libro - scordatevi nel
modo più assoluto di poterlo reperire in qualche biblioteca
(ci
dovrebbe essere in circolazione una ristampa del 1974 di Edizioni AR),
auguro di cuore una
buona lettura.