La NUOVA FERRARA

IL RESTO DE CARLINO (20/05/99)

La NUOVA FERRARA (20/05/99)

CULTURA SPETTACOLI

Sommario Rassegna Stampa

 venerdì 21 maggio 1999, S. Valente

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Dall'oblò esce il grande Falstaff
Oggi c'è la prova generale
con Abbado e Raimondi

di Alessandro Taverna
FERRARA. E oggi - ore 18 - prova generale per "Falstaff" al Comunale con Claudio Abbado sul podio e Ruggero Raimondi, regia di Jonathan Miller. Poi due giorni di riposo prima del debutto di lunedì per concludere la Stagione Lirica 1999 con il pubblico delle grandi occasioni.
La scena è un grande oblò sul mondo tutto sghembo di Falstaff che siede ad un tavolo in pericolosa inclinazione. E anche il palcoscenico - il nastro del proscenio - sembra che ti venga addosso perché nel cerchio dell'oblò il mondo è sottosopra. Herbert Kappmuller non si fa scrupoli di aprire una grande porta nel cielo azzurro o di lasciare che le case di Windsor galleggino nel vuoto. Benvenuti al Falstaff secondo Jonathan Miller che - ha dichiarato - sogna già un nuovo Falstaff molto diverso da questo. Il Falstaff futuro sarà ben piantato sulle aie e nei cortili stile Albero degli zoccoli. Il Falstaff per Abbado si sforza di essere più leggero. È come disegnato in una prospettiva continuamente riflessa in un vetro infranto, fra tulle e scene dipinte e ci riporta - anche con i costumi - ai tempi di Shakespeare o di Enrico IV. Si prova al Comunale fra il via vai dei tecnici che spariscono dietro il grande sipario che cala ad ogni cambio di quadro. Si prova con le telecamere che spiano nella buca dell'orchestra e fra le quinte sotto l'imponente batteria di luci piazzate un po' ovunque da Guido Levi. Si prova con l'irresistibile Falstaff di Ruggero Raimondi che sguscia dal Tamigi intirizzito e con Lucio Gallo che balza fuori dall'oblò con un salto da atleta. Le comari di Windsor parlano italiano quasi tutte. Sono Carmela Remigio, Sara Mingardo, Valeria Esposito ma anche Stella Doufexis che è nata a Francoforte. Alla sua ultima opera Verdi è come se avesse esaurito la musica per tenori. Ce n'è poca - ma bellissima - per l'amoroso di turno, il giovane Fenton - qui interpretato da Steve Davislim. Ce n'è tanta e altrettanto bella per quegli strepitosi pezzi d'assieme in cui il compositore ottantenne tutta la sua perizia contrappuntista. E forse è vero quello che dice Savinio, che Verdi è come se non volesse smettere di scrivere musica per questa ultima opera. Si prova il finale del secondo atto. Gli uomini cercano Falstaff che le comari hanno nascosto nella cesta del bucato. Un pezzo d'assieme dove le voci si incastrano e volano su cascate di crome e biscrome. Una vertigine o un delirio leggero.
E Abbado che interrompe e corregge perchè tutto sia più luminoso e leggero. E allora si stacca il suono del flauto e l'ottavino inseguendo la linea di canto di Sara Mingardo mentre l'oboe intercetta quella di Stella Doufexis. I corni lavorano per le esclamazioni degli uomini. È un Falstaff che ti sorprende per il vitalismo che a ondate Abbado riesce a imprimere nella Mahler Chamber Orchestra. "Pronunciate più chiaro" chiede ai cantanti. Lo ripeterà al finale dell'opera quando tutti infieriscono sul povero Falstaff "Pizzica Pizzica".

Spettatori al Ridotto

In prima fila, al centro, Nicola Aldi (IV K)
e diversi altri studenti in sala