La Nuova Ferrara (29/03/2000) Ferrara

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mercoledì 29 marzo 2000, V di Quaresima

Sommario Rassegna Stampa

MUSICA & POLITICA
A lezione dal professor Vecchioni


FERRARA. Ieri mattina alla sala Boldini si è tenuta una lezione particolare. In cattedra c'era il professore-cantautore Roberto Vecchioni, in platea quattrocento studenti delle scuole superiori di città e provincia. Particolare anche il tema: la musica e la poesia. Ma è stato un pretesto per parlare di "qualsiasi cosa", compreso la scuola con i suoi problemi e con le possibili soluzioni.
La musica come "pretesto per parlare di qualsiasi cosa". E per scoprire, nella storia della canzone italiana, la storia di un intero paese, del suo costume, di un linguaggio "simile ma non uguale a quello della poesia, ma capace di comunicarci qualcosa di indefinibile, quasi un momento di contatto con l'eternità". Un'intuizione, forse. Un "anello che non tiene", direbbe qualcuno che di poesia se ne intendeva. E' stata una vera lezione, non ortodossa ma una lezione, quella tenuta ieri da Roberto Vecchioni a 400 studenti delle superiori ferraresi sul tema Musica e Poesia.
Vecchoni il professore, e non il cantautore, ha incontrato ieri al Boldini i ragazzi di diversi istituti secondari di tutta la provincia. Un progetto, quello che lo vede impegnato da diversi mesi in tutta Italia (ha ottenuto dal Ministero il distacco dall'insegnamento per questo anno scolastico) che ha trovato l'appoggio del Provveditorato agli studi (era presente il professor Giuseppe Inzerillo) e degli assessorati all'istruzione del Comune e della Provincia. Ed è stata proprio l'assessore provinciale Rita Cinti Luciani a dare parola (e microfono) all'autore di Samarcanda. Che, in jeans, camicia azzurra e gilet blu, ha dato il via a un'appassionata conferenza, un vasto contenitore di spunti e riferimenti incrociati, da leggere e "usare" come un lungo suggerimento, un invito a continuare (o ricominciare) da soli, piuttosto che come un discorso compiuto. Per due motivi: per la vastità dell'argomento (Vecchioni è partito dalle romanze ottocentesche per galoppare fino a Vasco Rossi e Ligabue, in una girandola "densa" di riferimenti dotti e flash back nella nostra storia più recente); e per il parziale "smarrimento" di parte (immaginiamo) della platea di fronte a figure non solo come Juliette Greco, Edith Piaf e Brassin, ma anche Ivano Fossati, De Gregori e Fabrizio De André, conosciuti, ci hanno confessato alcuni ragazzi delle file vicine, di nome ma un po' meno dal punto di vista del lavoro discografico.
A ribadire che non sono solo canzonette Vecchioni si è impegnato per quasi due ore, interrotto solo da una parentesi del collega (professore) e amico Mauro Orlandi, che ha ricordato la differenza già operata da Platone tra la filosofia come "campo" della ragione e la poesia come ambito della sensibilità. Due ore per proporre ai ragazzi un diverso modo di ascoltare la musica, perché "senza un sistema, una educazione all'ascolto ci si limita alla punta dell'iceberg, senza cogliere il senso al di là delle apparenze, senza entrare in contatto con la nostra interiorità".

E se la musica altro non è che una delle possibili poetiche (e la poesia "non è solo quella che leggiamo sui libri, quella di Omero e Leopardi"), è necessario conoscerne l'alfabeto e la sua evoluzione. Da qui l'individuazione di un percorso che va appunto dalle romanze d'opera, il primo esempio di un'emozione personale espressa in pochi minuti, per approdare successivamente alla canzone d'amore nazional popolare (a sua volta in parte mutuata dal repertorio tematico partenopeo), con la sua retorica, i suoi buoni sentimenti e le sue favole consolatorie. "Fino agli anni Cinquanta - ha spiegato Vecchioni - non si inventerà niente". Eterogenee e provenienti da molteplici direzioni saranno le leve capaci di scardinare questi schemi. Non solo la rivoluzione novecentesca nell'arte (che non descrive ma esprime) e la rottura delle unità di spazio e tempo, ma anche i fermenti d'oltralpe (con il repertorio delle cave, delle cantine, francesi di Brel, Brassin, Piaf, Greco) e d'oltreoceano (il jazz e il rock innanzitutto). Novità colte e metabolizzate, prima ancora che dalla scuola genovese (Tenco, Paoli, Lauzi, Bindi, fino allo stesso De Andrè), dal quel "rivoluzionario" omino blu e dalla sua favola (vera, questa volta) espressionista: "Con "Volare" (o "Nel blu dipinto di blu"), presentata al Festival di Sanremo del 1958, Modugno ha lanciato una sfida, vincendola, nel tempio della canzone italiana, inventando inoltre l'intreccio, fino ad allora inedito, tra musica, testo e teatralità". La lezione ha in seguito toccato la canzone d'impegno politico (il Cantacronache del torinese Fortini e i lavori dei milanesi Fo e Jannacci, ma anche La Locomotiva di Guccini), la delusione della fine degli anni Settanta ("brani come Banana Republic danno l'impronta a questo momento di semplificazione") e la restaurazione degli anni Ottanta. Il tutto supportato da spezzoni di video e canzoni. E condito da un "peccato d'ingenuità" da parte del relatore: la scelta di un approccio a un pubblico giovane che ha lasciato troppo spazio alla parolaccia, e al tempo stesso non ha evitato durezze evitabili ("non mi piacciono questi urletti da str...", ha detto a un gruppo del "loggione" che si era abbandonato a qualche wow! in omaggio alla Vita Spericolata di Vasco Rossi). Nessun problema da parte dei ragazzi, comunque, che non hanno esitato con le domande: Ciro Marangoni (liceo Ariosto) ha chiesto a Vecchioni di parlare di sè ("sono pignolo ed esigente con me stesso. Quando scrivo mi isolo anche per mesi"); Andrea (un infiltrato del Dams) ha sollecitato una battuta su Piero Ciampi ("era vita e arte insieme, ha cantato l'impossibilità di trovare l'amore e l'armonia con se stessi. E come spesso succede alle cose belle, non ha avuto il grande successo"); Giorgia (Dosso Dossi) ha ricordato che l'arte del '900 è stata in realtà legata al mercato; Tatiana (Ariosto) ha offerto l'occasione per citare (e proporre alla lettura) "La Tabaccheria" di Pessoa, mentre uno studente ha chiesto un parere sulle colonne sonore degli spaghetti western. "Non ci capisco niente", ha ammesso con un sorriso Vecchioni. Ma non proprio in questi termini.

Ha partecipato anche la IV Y d Bondeno
(nota di Enzo Padovani)


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