CRISTIANO
DE ANDRÈ
Scaramante
Malgrado
Cristiano De André abbia iniziato in giovanissima età la sua attività
professionale, con il gruppo dei Tempi Duri, la sua carriera non si può
certo definire prolifica: una manciata di CD dal 1987 ad oggi e ben sei anni di
distanza fra questo nuovo album e il precedente “Sul Confine”. Lui è
artista di notevole spessore, un polistrumentista (chitarre acustiche, violino,
bouzouki, tastiere, tromba sinth, piano rhodes) con gli attributi e di classe,
musicista nel senso più ampio del termine. Il titolo del CD non è riferito
solo alla scaramanzia. “Scaramante” è, infatti, anche il nome di un
germoglio che tenta di nascere in una terra arida, chiaramente rappresentato
sulla copertina. Tutti i brani sono caratterizzati da un’interessante ricerca
sonora impregnata di atmosfere etniche, di world music, di voci e cori
particolari, amalgamati con contaminazioni derivate dalla musica rock ed
elettronica. In questo progetto i musicisti diventano dei “complici”
impegnati a tessere tessuti sonori da ascoltare con attenzione. Spiccano in
particolare Giovanni Imparato (percussioni), Roberto Melone
(basso), Rocco Zifarelli (chitarra classica ed elettrica), Stefano
Melone (tastiere e programmazioni), Sergio Barlozzi (batteria). Da
segnalare che nel coro di Le quaranta carte compare la sorella Luvi.
Alla stesura delle liriche e delle musiche hanno collaborato tra gli altri Oliviero
Malaspina, Danny Greggio, Rudy Marra e Mauro Pagani. Le
canzoni che compongono il disco, pur essendo tutte indipendenti, sembrano fare
parte di un discorso unitario e omogeneo, soprattutto per quanto riguarda i
testi, quasi tutti legati dal filo comune della “scaramanzia”. Molto
interessante è quello di Fragile scusa, una specie di confessione
autobiografica delle proprie responsabilità e degli errori commessi, una presa
di coscienza per il futuro. Un personale omaggio al padre è contenuto in Il
silenzio e la luce, dove la voce è accompagnata unicamente dal piano.
Verranno fatti paragoni con Fabrizio, ma nel caso di Cristiano non è giusto
parlare di eredità artistica, ma di “dote”, di un lascito di cultura,
passione, background, atto a costruire una carriera che ormai brilla di luce
propria. Non è un’eredità immeritata e sfrutta: in questo album tutte le
canzoni meritano una particolare citazione ed un ascolto attento.