Il Patrimonio Ritrovato

Archeologia tra scavo e collezioni


 
L'esposizione al pubblico nella sede di Palazzo Sinesi, a Canosa, di una scelta di ceramiche prodotte e diffuse in Daunia, appartenenti ad una collezione privata, si inserisce nell'ambito delle attività promozionali perseguite dalla Fondazione Archeologica Canosina in favore dell'archeologia di quella antica regione che ebbe in Canosa il suo più importante centro politico e culturale.

Oinochoe trilobata a tecnica "mista suddipinta e policroma, decorata con quadriga; produzione di Canosa, fine IV secolo a.C.
oinochoeNon secondario rispetto a questa finalità divulgativa è l'intento di sensibilizzare l'opinione pubblica, non solo locale, sui problemi della tutela del patrimonio archeologico di questa città, oggetto di sistematiche attività di scavo clandestino e tra le fonti primarie di alimentazione del mercato antiquario.
È impossibile "quantificare" la portata di questo fenomento, che coinvolge, purtroppo, altre città pugliesi ricche di storia, ma è sufficiente scorrere le pagine dei cataloghi d'asta o confrontare le nuove immissioni dei musei esteri per avere chiara l'idea della vastità dell'opera di spoliazione delle antiche necropoli anche canosine, da cui provengono pregevoli ceramiche dipinte particolarmente ambite dai "collezionisti" moderni.

Askós a decorazione policroma e plastica con appliques a forma di oranti e cavalli rampanti; produzione di Canosa, III secolo a.C.
askosConseguenza di questa attività di saccheggio non è solo la sottrazione di "cose" che la legge 1089 del 1939 attribuisce invece allo Stato, e quindi alla collettività, ma la distruzione dei tessuti insediativi soprastanti o sottostanti le antiche tombe, intere stratificazioni storiche perdute per sempre allo studio e alla fruizione. Questa iniziativa, fortemente voluta dalla Fondazione e condivisa nelle finalità dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia, in collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico, intende sottolineare come una complessiva azione di tutela passi attraverso momenti di conoscenza dei segni della propria identità culturale, alla cui opera di conservazione e valorizzazione la comunità locale è chiamata a partecipare in modo attivo e consapevole.

Loutrophoros apula a figure rosse con naiskos ed offerenti; seconda metà del IV secolo a.C.
loutrophorosNon a caso l'esposizione ha inteso privilegiare quei reperti che per tipologia formale e tecnica decorativa rappresentano le espressioni più peculiari dell'artigianato ceramico canosino, al quale sin dalle prime fasi produttive si riconosce capacità inventiva e gusto per la sperimentazione di nuovi generi stilistici.
Manifestazioni tipiche del VI e V secolo a.C. sono i vasi a decorazione geometrica, resa con l'uso di colori opachi nero e rosso, fra cui l'olla con ampio labbro ad imbuto ed il vaso-filtro che rappresentano le forme tradizionali del culto funerario.

Askós a decorazione policroma e plastica con ippocampo dipinto sui lati e applique a forma di mostro anguiforme; produzione di Canosa, fine IV - III secolo a.C.
askosDal primo ellenismo le officine locali si specializzano in filoni produttivi di maggior impegno, acquisendo tecniche esecutive e modelli iconografici dalle coeve esperienze ceramiche del mondo magnogreco.
Nei decenni finali del IV secolo a.C. operano a Canosa i principali maestri ceramografici dello stile a figure rosse, mentre dal III secolo a.C., con l'esaurirsi di questa tradizione vascolare, si avvia l'originale produzione della ceramica a decorazione policroma e plastica, nota anche con il nome di Vasi di Canosa, manifatture di lusso destinate ad una committenza di alta estrazione sociale formata alla cultura greca.