Spettacoli - novità: "In fondo a destra" di Raffaello Baldini
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RASSEGNA STAMPA
IN FONDO A DESTRA
di Raffaello Baldini
con Lorenzo Anelli
regia di Gaddo Bagnoli
NOVITÀ' ITALIANA
genere: grottesco
atto unico durata: 65 min.
 
INDICE DEL SITO
 
 

 

gennaio 2001 - Critica radiofonica di Ira Rubini
Per parlare di "In fondo a destra", in scena allo spazio Zazie di Via Lomazzo (uno spazio che sta diventando progressivamente sempre più importante a Milano), bisogna prima di tutto ricordare chi è Raffaello Baldini. Un poeta di lingua romagnola, pluripremiato e amico di Tonino Guerra. Quello che molti forse non sanno è che Raffaello Baldini, oltre ad essere appunto un grande poeta, ha scritto tre monologhi teatrali, uno dei quali è appunto "In fondo a destra", l'unico scritto in italiano e non in romagnolo. Questo ha spinto Gaddo Bagnoli, toscano, e Lorenzo Anelli, lombardo, rispettivamente regista e interprete, a metterlo in scena. Di cosa parla "In fondo a destra"? E' la storia di Renato, un mezzo intellettuale che potrebbe vivere in qualunque epoca, adesso come nell'epoca della gioventù di Baldini, che si perde in un labirinto forse creato dalla sua mente e che, apparentemente, non ha senso: potrebbe essere la vita, potrebbe essere la morte, potrebbero essere i sotterranei della storia d'Italia, insomma ci sono mille ipotesi; ma la scoperta più interessante che fa Renato è di non essere solo in questo labirinto, perché con lui ci sono decine di altri personaggi che anche loro sono finiti lì dentro per caso o piuttosto per destino. Renato infatti ci fa notare che tutti ormai fanno tutto per caso, e il destino nessuno ha più il coraggio di affrontarlo. I personaggi si trovano ad affrontare questo percorso, di cui non conoscono esattamente la mappa, attraverso una serie di oggetti e di situazioni assolutamente quotidiane riprodotte in una situazione semi-surreale. Il problema è uno solo: dove si esce? Perché se è un labirinto un'uscita ci dovrebbe essere. E Renato, almeno in questo spettacolo, l'uscita non la trova, però, forse, trova l'amore, il che tutto sommato non guasta. Bagnoli e Anelli per mettere in scena questo testo hanno fatto un grosso lavoro di drammaturgia: il lavoro dura circa un'ora da due originali e ne esce veramente benissimo. Un'altra scelta interessante riguarda il percorso fisico dell'attore, nel senso che il monologo, che di per sé crea sempre il problema dell'eccessiva immobilità del personaggio, viene reso attraverso un continuo percorso: l'attore cammina ininterrottamente per tutto lo spettacolo alla ricerca dell'uscita e ci aiuta a camminare con lui. Infatti questo monologo è piuttosto faticoso per l'interprete, ma ne valeva la pena. A livello scenografico il labirinto è reso con dei pannelli rettangolari di policarbonato trasparente che pendono dal soffitto e che diventano le pareti di questo infinito percorso. Questi pannelli hanno il vantaggio, movendosi e ruotando su se stessi, di cambiare angolazione e così da poter tracciare infinitii percorsi possibili. Oltre a questo solo qualche oggetto di scena: biciclette, telefoni, qualche cubo dove sedersi, ecc. Il grande merito dell'operazione è che non si crea neanche per un attimo quella stanchezza che si potrebbe, soprattutto con un testo che è molto filosofico, che gioca sulla surrealtà e che quindi potrebbe rischiare in qualche momento di essere un po' distante dal pubblico. Una prova coraggiosa, promettente, un testo veramente impegnativo da vedere e sostenere, anche per i molti debutti più pubblicizzati che gli fanno concorrenza.
6 gennaio 2001 - Renato, un intellettuale che si perde in fondo a destra
La lunghezza delle maniche delle camicie ha un senso? O meglio ancora: l'importanza del senso del destino e l'assenza del caso, hanno un'importanza fondamentale nella vita quotidiana? Le fotocopie possono provocare degli incubi? Parliamoci addosso, perdendoci nel labirinto della logica e del non sense. Basta un monologo, e andare "In fondo a destra", magari con la regia di Gaddo Bagnoli, la scrittura scenica di Raffaello Baldini e l'interpretazione di Lorenzo Anelli e il mistero potrà a noi profani svelarsi, naturalmente nell'inquietudine. Un soliloquio che parte da dubbi di quotidiana sopravvivenza capace di approdare a sofismi filosofici dotti e maniacali.
9 gennaio 2001 - Penso, dunque mi perdo - "In fondo a destra" lo Spazio Zazie si trasforma in un labirinto
"Il mio è un gradito ritorno da Zazie - dice Anelli che interpreta Renato - il testo è sicuramente diverso dagli altri, è strano, difficile, impegnativo, colmo di stati d'animo, di ricordi, di incubi. Non è una pièce drammatica, anzi: in essa finiscono con l'alternarsi riso, disperazione e perfino momenti surreali". "All'inizio pensavamo fosse impossibile. - aggiunge Bagnoli - E' stato costruito sul monologo principale di Renato; il problema era fare emergere gli altri personaggi, costruire un'impalcatura sulla quale si potessero muovere ed incontrarsi. Ho parlato con l'autore e dal discorso è emerso che i personaggi sono e non sono in questo labirinto. Ho lavorato per mesi sulle battute, sulle parole, senza spingere troppo nella caratterizzazione. Il testo è limpido, delicato, l'unico in italiano di Baldini, che si è sempre espresso in dialetto romagnolo". Per l'occasione Zazie si trasforma, allestito con quinte trasparenti sospese che girando creano lo strano percorso, nella "zona franca" di Renato. Il protagonista, sceso nei camerini di un teatro per regalare un mazzo di fiori all'amica attrice, si perde in un labirinto: esiste davvero? "La risposta a tutti questi quesiti - spiega Bagnoli - si trova nello spettacolo. Baldini mi disse, un giorno, che sia nella sua poesia, sia nei suoi lavori, ama le situazioni nelle quali non c'è via d'uscita, e io aggiunsi: come nella vita?".
9 gennaio 2001 - Renato e il labirinto della vita dove tutti parlano ma nessuno ascolta

Nella società della comunicazione parlare sembra la cosa più semplice. In fondo, tutti parlano. Ma poi quando davvero si sente il bisogno di dire le cose, di tirare fuori le angosce che tolgono sonno e pace non si sa a chi rivolgersi. Appena si comincia , ci si accorge che si sta parlando a vanvera, rischiando di far ridere. Ma in fondo chi l'ha detto che dalla disperazione si può solo piangere? A dimostrarci il contrario è il regista Gaddo Bagnoli con lo spettacolo "In fondo a destra", un monologo del poeta Raffaello Baldini. Lorenzo Anelli interpreta la storia di Renato, un intellettualoide così sicuro di sé da smarrire quel limite sottile che separa realtà e finzione. A poco a poco la figura dell'uomo tutto d'un pezzo si sgretola, perdendosi nel labirinto della vita.

Uno scambio di mail sullo spettacolo con Oliviero Ponte di Pino

La scheda dello spettacolo

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