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Sarebbe
impossibile, nei limiti di una nota di presentazione,
tentare di incasellare lopera di Luciano Sopelsa in
una categoria estetica. Diremo subito che la sua pittura
oltre che essere frutto di una lunga esperienza tecnica e
umana (e se si vuole anche di necessità interiore)
prende avvio sempre da uno stato emozionale
che si traduce in forma, in segno, in colore; si
concretizza in visioni tra noi e la realtà. |
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Presentazione ..Omissis
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Venezia,
1950 La famiglia Sopelsa (da
sinistra: Annamaria, il padre Enrico, Ciani
Pier Luigi, la madre Lucia, Teddy, Luciano,
Liana) |
Tra le varie
persone che frequentavano la nostra famiglia cera
un cugino di mio padre, certo Duillio Corrompaj, pittore,
noto per essere il ritrattista delle belle donne
veneziane. Veniva spesso per casa e, un giorno si
interessò molto a me quando vide i miei primi tentativi
di pittura e disegno, tanto da invitarmi nel suo studio. Ricordo
perfettamente la forte impressione che ricevetti da
quella visita, quellambiente pieno di colori, di
persistente odore di acquaragia, di manichini in strane
posizioni, lampade schermate, luce proveniente da un
grande abbaino sul soffitto, fiori secchi in vasi antichi
dalle forme sinuose, drappi di broccato appoggiati su
cavalletti
tutto era insolito, affascinante e colpì
molto la mia fantasia di ragazzino Formulai allora un
preciso desiderio: da grande, farò il pittore!
e da quel momento dedicai sempre più tempo ed energie in
quellattività. |
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Mio
fratello Pier Luigi, in famiglia Ciani, più vecchio di
me di tre anni, aveva già intrapreso gli studi allAccademia
con maestri di grande prestigio, come gli scultori
Martini, Bellotto e Baglioni, interessandosi anche alla
pittura, e sviluppando una vera passione maniacale per il
teatro e la musica. Naturalmente
portava in famiglia i fermenti delle nuove espressioni
artistiche e, questo, scatenava vivacissime polemiche con
nostro padre, più tradizionale. Così i dopocena (per
fortuna non cera la televisione) si trasformavano
in vere e proprie dispute appassionate tra chi difendeva
le diverse posizioni: mio padre arroccato nel suo mondo
classico-romantico e mio fratello ed io che volevamo
scoprire i valori delle realtà allora attuali. Nel
frattempo, anche il mio altro fratello Teddy, il più
giovane, che aveva iniziato a studiare canto al
conservatorio, entrò a far parte delle nostre dispute
serali, che si ampliavano specialmente grazie alla
presenza frequente di quanti avevano fatto della nostra
casa, un punto di riferimento. |
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Venezia,
1942 Luciano Sopelsa
nella sala centrale della casa di famiglia |
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La
sua competenza e la sua delicatezza, hanno saputo
ordinare e dirigere in maniera costruttiva, il mio amore
per il mondo musicale. Questo suo importante insegnamento
mi ha permesso di affrontare la poetica del mondo
artistico partendo dalleducazione progressiva e
tecnica, dove il non saper fare diventa una remora
insormontabile. Già suonavo il pianoforte, distribuendo
il mio tempo, tra lo strumento ed il pallone, altra mia
grande e mai trascurata passione e, lincontro e la
frequentazione del maestro Amendola, mi ha portato ad
approfondire le mie tendenze, quelle rivolte alla musica!
Ovviamente! Inoltre il grande palazzo dove
abitavamo alla Madonna DellOrto, aveva grandi
capacità ricettive e molti furono i musicisti e gli
artisti che si unirono al gruppo. Più aumentavano i
personaggi, più le discussioni diventavano accese,
istruttive e interessanti. Purtroppo anche nel vivo di
una disputa accesissima, dovevamo controllare lorologio
per evitare che mio padre arrivasse, come un sergente
inflessibile anche se in camicia da notte, a mostrarci
che il tempo a nostra disposizione era scaduto: a
mezzanotte cera la ritirata obbligatoria e
inderogabile! Era tuttunaltra
storia, e succedeva spesso quando, in occasione di
qualche serata alla Fenice, dove tutto il gruppo
partecipava, al rientro si tirava tardi, tra soste in
osterie aperte, o negli accoglienti campielli deserti.
Non vi erano allora limiti di tempo alle discussioni
anche se, oggi, più degli argomenti discussi ricordo la
magia e il fascino stupendo di una Venezia silenziosa e
solenne nelle sue splendide e sempre suggestive
scenografie. Spesso
ritornavamo quando albeggiava e, giunto al Campo dei
Mori, a pochi passi da casa, non potevo trattenermi da
qualche minuto speso in raccoglimento al pensiero che su
quelle stesse pietre aveva passeggiato il mio grande
maestro ideale. Nella casetta dangolo era nato
infatti il grande Jacopo, lì era vissuto e, a pochi
passi e un ponte, aveva lavorato ed era morto, nella
magnifica chiesa
di Madonna DellOrto. Anche i
miei genitori, molto religiosi, frequentavano per altri
motivi, la stessa chiesa e avevano stabilito un rapporto
molto vivo con i frati, in particolare con uno giovane
che mi aveva preso in simpatia e che, approfittando dei
ponteggi allora eretti allinterno della chiesa, mi
ha dato lopportunità di esaminare da vicino le
opere del grande pittore ricevendone unimpressione
che mi è rimasta vivissima ancor oggi. Grazie
alla confidenza instauratasi con frate Andrea, diventato
quasi un amico, potei affrontare, su un piano più
approfondito, un argomento che mi appassionava e che mi
lasciava pieno di dubbi e interrogativi. I miei
genitori, con amici e parenti, praticavano con quotidiana
naturalezza, lo spiritismo, accettandolo come fatto
normale, mentre io, dallatmosfera che si era creata
in famiglia, restavo profondamente scioccato anche se
incuriosito dai fenomeni inspiegabili che accadevano. Con padre
Andrea affrontai largomento degli spiriti perché,
in una delle ultime sedute era arrivato il
mio idolo: Jacopo Robusti detto il Tintoretto. Purtroppo
alcune sue risposte ai miei precisi interrogativi circa
la sua arte e la sua produzione, ad esempio se aveva
dipinto prima la presentazione della Vergine al tempio
o La Cena a San Giorgio Maggiore, furono vaghe o,
addirittura, non ci furono. Mi sarebbe piaciuto arrivare a
delle certezze, purtroppo ancora oggi i dubbi rimangono,
anzi lo scetticismo è più accentuato, ma non posso
negare che una traccia, forse inconscia, è rimasta
dentro di me. da
A tu per tu con Jacopo di L.Sopelsa in Artisti in famiglia
ed. Terra Ferma s.r.l., 1999 Vicenza |
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