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"Fu su suggerimento di Luigi Gedda che Pio XII
dette inizio alla recita pubblica domenicale dell'Angelus": è solo
uno degli innumerevoli ricordi che affiorano alla memoria di Agostino
Maltarello, successore di Gedda alla presidenza generale dell'Azione
cattolica nel 1959, e suo amico da sempre. I1 sodalizio tra i due,
iniziato a Torino nel 1932, non si è mai interrotto.
La svolta decisiva avvenne per entrambi nel 1934,
quando Pio XI chiamò Gedda a Roma conferendogli la presidenza centrale
della Gioventù di Azione cattolica. Gedda, "dimostrando la sua totale
dedizione alla Chiesa e il personale disinteresse" abbandonò la
carriera universitaria e partì. Maltarello - classe 1912, dieci
anni meno dell'amico - lo segui dopo esser stato da lui indotto
a lasciare Giurisprudenza per Medicina.
"Giunto a Roma Gedda impresse un impulso fortissimo
alla Giac. Già allora si palesarono le sue doti: un'intelligenza
eccezionale, una formidabile capacità di lavoro e di organizzazione
del tempo, una grande facilità di scrittura, un'oratoria trascinante
e, da ultimo, un'indiscussa abilità organizzativa".
Gedda restò alla presidenza della Giac fino al
1946, quando passò a dirigere l'Unione Uomini di Ac. "La sua grande
capacità organizzativa gli permise nel 1948 in appena due mesi di
metter in piedi i Comitati civici, la struttura che si diffuse capillarmente
e si rivelò decisiva per la vittoria della Democrazia cristiana
nelle elezioni del 18 aprile. Lo slogan era: "Votare e votare bene",
cioè per la Dc. C'era in Gedda - e in Pio XII che lo aveva incitato
all'impegno diretto - la consapevolezza che l'Italia era di fronte
a una scelta di civiltà".
Nel 1949 Gedda diventò vice-presidente generale
dell'Ac e Maltarello gli subentrò all'Unione Uomini. Tre anni dopo
Gedda fu nominato presidente generale e in breve emerse un forte
dissidio con la componente giovanile dell'associazione, con quel
"Carlo Carretto che peraltro era legato a Gedda in maniera addirittura
romantica". Al presidente veniva rimproverato di mantenere simultaneamente
la presidenza dell'Ac e quella del Comitato civico, senza una distinzione
netta tra il piano religioso e quello dell'intervento in campo politico.
La vicenda finì con l'espulsione dei giovani, mentre Gedda mantenne
il suo incarico fino al '59, quando passò il testimone ancora una
volta a Maltarello, tenendo per sé il Comitato civico, oramai alquanto
indebolito.
Nonostante un attivismo senza requie Gedda restò
sempre medico e scienziato: "Non interruppe mai l'approfondimento
della materia che più lo appassionava. Fondò nel 1953 l'Istituto
Mendel per lo studio dei gemelli; nel 1962 vinse i1 concorso per
la prima cattedra italiana di Genetica medica: anche in questo campo
un autentico precursore. I1 suo istituto ora è passato all'Opera
di Padre Pio e sarà diretto dal professor Dalla Piccola".
Incredibile il numero delle iniziative avviate
da Gedda: "Fu lui a fondare nel 1944 l'Associazione medici cattolici,
che diresse per oltre trent'anni; si devono a lui l'Internazionale
dei Medici cattolici, ll Centro Sportivo Italiano, l'Editrice Ave".
Le molte opere non andarono a scapito di un'intensa vita spirituale.
Nel 1944 fu promotore della Società operaia, "un movimento costruito
attorno alla sollecitazione evangelica: "La messe è molta ma gli
operai sono pochi", che assunse come riferimento la spiritualità
del Getsemani, realizzando anche due case di esercizi, una a Casale
Corte Cerro (Vb) e una a Paestum, per le quali passarono migliaia
di giovani". "A lui si deve anche la costruzione, - sempre su progetto
del suo storico collaboratore Ido Avetta -,della parrocchia di Vitinia
alla periferia di Roma, della chiesa di Cafarnao in Palestina e
di un edificio a Gerusalemme, originariamente destinato all'Istituto
Mendel, donato alla Santa Sede".
Un ultimo ricordo? "Parlando di Gedda non si
può non far memoria della sua amatissima sorella, sempre vissuta
con lui, che è morta nel 1985 e per la quale è in corso la causa
di beatificazione".
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